Legami Di Sangue - Amy Blankenship 4 стр.


Tabatha se ne stava sul sedile del passeggero con le braccia incrociate sul petto. Si rifiutava con forza di pensare a quel bacio e non avrebbe affatto pensato a quanto lui fosse sembrato sexy, chino su di lei...era arrabbiata e non solo.

Appena entrò nel suo vialetto Kane sospirò, passandosi una mano tra i capelli quando lei scese dall’auto e scappò via come se fosse stata morsa. Trovò la cosa piuttosto ironica, considerato che l’aveva già morsa in precedenza. Scendendo dall’auto, la seguì in silenzio sapendo che era la cosa sbagliata da fare.

Tabatha sbatté la portiera dell’auto dietro di sé e si precipitò verso la porta d’ingresso del suo appartamento. Non appena chiuse la porta dietro di sé, si voltò e in pochi secondi bloccò tutte e quattro le serrature, poi accese la luce in soggiorno.

“Per ora un corno!” Guardò la porta sentendosi finalmente al sicuro...finché non si voltò. Tabatha gridò quando vide Kane seduto sul divano come se fosse a casa sua, e gli lanciò la borsetta.

“Tu non sei stato invitato!” sbottò lei, poi aspettò di vedere se sarebbe svanito. In realtà era una cosa positiva che lui non lo fece, perché lei sarebbe stata ferita dalla risata isterica che ne sarebbe seguita.

“Dannazione, perché sei ancora qui?” gli chiese e gli lanciò le scarpe, soddisfatta quando lui dovette spostare una gamba per schivarne una.

Con suo stupore, Kane se ne stava seduto lì a fissarla con un’irritante espressione che sembrava un misto tra divertimento e rabbia. Lui brillò e scomparve per un secondo, poi lei sentì il rumore di qualcosa che colpiva la porta da ogni lato. Tabatha non riusciva a muoversi perché lui la teneva ferma contro la porta dietro di lei. Udì un tuono e sentì la propria paura aumentare a quel rumore.

Kane si chinò un po’ in avanti fin quando la propria guancia non toccò quasi la sua e inalò il suo odore misto di rabbia e paura. Era come un afrodisiaco e servì a ricordargli perché non aveva posseduto la sua anima gemella appena l’aveva trovata. Al contrario, lui lottava contro la voglia di possederla lì contro la porta...rapido e impetuoso.

Gli dei potevano averli uniti, ma avevano sbagliato il loro abbinamento. Per il bene di Tabatha...dovevano essersi sbagliati. Quando lui si scostò abbastanza per vedere il suo viso, fu soddisfatto nel vedere che la sua rabbia e la sua paura erano ancora lì.

Tabatha sentiva la sua frangetta muoversi ad ogni respiro che lui faceva mentre la guardava con quegli occhi infiammati. Rimase affascinata guardando le sue pupille ametista dilatarsi e poi sentì la delusione vibrare dentro di sé...lei non voleva dimenticare.

“Prima di farmi abracadabra...dimmi qualcosa di vero.” sussurrò lei. “Una verità sincera.”

“Una verità, tesoro?” Kane posò lo sguardo sulle sue labbra e abbassò la testa fin quando le proprie labbra non sfiorarono le sue...non con un bacio ma con qualcosa di molto più intimo. “Sono più pericoloso per te di quanto possa esserlo qualsiasi altro demone.”

A letto, Tabatha sbatté le palpebre per la luce del sole che ora filtrava dalla finestra e si mise a sedere. Tirò su le ginocchia e vi avvolse le braccia intorno, guardando la luce del giorno che quasi sembrava prenderla in giro. Ringhiando tra sé, sbuffò soffiando via la frangetta dagli occhi.

“Pericoloso un corno.” brontolò. “Così pericoloso che mi ha messa a letto prima di andarsene.”

*****

Zachary stava guardando la mappa sul muro con la testa piegata. Avevano segnato ogni evento strano avvenuto negli ultimi mesi, cercando di capire se formassero uno schema. Avevano iniziato con poche puntine ma, quando erano state trovate altre prove, le puntine avevano iniziato a formare uno schema.

Angelica prese un pennarello nero e disegnò un cerchio attorno alla zona malfamata e all’area circostante. “Misery agisce in questa zona.” dichiarò. “Gli altri eventi segnati sembrano essere opera di altri demoni che hanno preso coraggio e sono usciti dalla tana.”

“E quello che è successo al Love Bites?” chiese Trevor. “Non era conforme al suo modus operandi.”

“Potremmo dover ampliare il raggio a breve.” disse Chad. “E il corpo che abbiamo trovato oggi?”

Tutti tremarono ricordando la scena. Avevano ricevuto una chiamata dalla polizia riguardo il corpo di un giovane che secondo loro dovevano vedere. L’uomo aveva vent’anni e indossava i resti di una maglietta con il nome dell’università locale.

Quando erano arrivati, la polizia aveva perlustrato l’intera area e circa cento metri tutto intorno. A Chad era sembrato strano ed era andato a parlare con un paio di suoi compagni, al ritorno il suo colorito era notevolmente pallido.

“Che succede?” gli chiese Zachary.

“Hanno detto che dobbiamo vedere di persona...è brutto come quello che hai descritto tu sull’autobus l’altro giorno.”

Mentre i quattro si avvicinavano, Trevor dovette respirare con la bocca per evitare che il tanfo lo facesse vomitare. La cosa peggiore era che poteva sentire l’odore acre ed era altrettanto cattivo. Zach gli diede una mascherina chirurgica estraendola dalla tasca della giacca...ne teneva sempre alcune a portata di mano per situazioni del genere. Quando videro il corpo, persino Zachary dovette voltarsi e fare dei respiri profondi.

Il corpo era stato letteralmente sventrato e tutto quello che era al suo interno adesso era fuori. La cosa peggiore era che tutti avevano notato che era stato divorato, poiché mancavano interi pezzi. Lunghi segni di artigli ricoprivano quel po’ di carne rimasta e le ossa erano in vista, alcune delle quali rotte e sporgenti.

Le cavità oculari furono la parte più brutta quando essi alzarono lo sguardo...gli occhi erano stati cavati. Parte del cuoio capelluto era stato strappato e il cranio era coperto di materia cerebrale che fuoriusciva ancora dal buco lentamente. La bocca era aperta e la lingua anch’essa divorata.

Erano stati asportati grandi pezzi di carne da tutto il corpo e lo stomaco era sventrato. Angelica voltò le spalle alla scena e si coprì la bocca con una mano per evitare la nausea...non servì a molto.

“Povero disgraziato.” sussurrò Zachary e si inginocchiò accanto al ragazzo. Quest’ultima settimana era stata piena di attività demoniache e la situazione non sembrava migliorare. “Qual è la versione ufficiale?”

“La polizia dice che è stato un attacco animale.” rispose Chad.

Angelica scosse la testa “Non è stato un animale.” stridette lei, e si diresse verso la macchina. “È stata la tomba.”

Zachary si destò dai ricordi e guardò Angelica, distogliendo lo sguardo dalla mappa. “Cosa intendevi quando hai detto che era stata ‘la tomba’?”

Angelica aggrottò la fronte. “È tutto quello che sono riuscita a sentire dal corpo. Le ferite erano quasi troppo vecchie già solo per percepire quello. Non so come altro descriverlo se non dicendo che è stata ‘la tomba’ ad ucciderlo.”

Zachary si allontanò dalla mappa e andò al suo portatile poggiato sul tavolino. Collegandosi con il PIT, inviò un messaggio a Storm riportandogli gli ultimi eventi...la sua risposta fu immediata.

“Sembra che Storm stia per sguinzagliare i pezzi grossi del PIT.” Zachary informò gli altri e si interruppe prima di guardare i suoi compagni di squadra. “Ha portato dentro il leggendario Ren...è già qui.”

“Sembra che Storm stia per sguinzagliare i pezzi grossi del PIT.” Zachary informò gli altri e si interruppe prima di guardare i suoi compagni di squadra. “Ha portato dentro il leggendario Ren...è già qui.”

Trevor tremò visibilmente sentendo quel nome. Ren era sempre stato il fantasma del gruppo... ...più una leggenda che una persona reale, visto che Storm era l’unico ad averlo incontrato. Una volta aveva chiesto a Storm chi fosse il membro più potente del PIT e lui non aveva esitato a rispondere. Ma se Storm stava inviando il suo vice, allora significava che stava inviando un esercito insieme a lui.

Zachary e Trevor sapevano entrambi cosa significasse...la guerra era alle porte.

Capitolo 3

Durante la sua adolescenza, Ren aveva l’abitudine di accedere alla banca dati del Paranormal Investigation Team per poter seguire gli eventi in corso. Era anche abbastanza intelligente da distruggere il computer che aveva usato in modo da non essere rintracciato. Era elettrizzante sfidare i firewall installati su una divisione del governo che presumibilmente non esisteva.

La squadra di investigazioni sul paranormale, altrimenti conosciuta come PIT, sapeva che Ren seguiva i loro casi e si appropriava delle loro informazioni crittografate, ma finora non lo avevano mai preso e non avevano mai trovato un firewall abbastanza forte da escluderlo dal loro sistema privato. Non solo rubava i loro dati, ma Ren lasciava anche dati dietro le sue indagini paranormali.

Dopo diversi anni, il capo del PIT aveva iniziato a lasciare messaggi a Ren dietro i firewall più potenti e più crittografati che Ren avesse mai visto. Fu dietro quei firewall che Ren aderì in segreto all’elusivo gruppo del PIT, ma solo alle proprie condizioni...cioè lavorare da solo.

Chiunque fosse dietro quel firewall non solo sapeva il suo nome, ma anche altre cose su di lui che nessuno sapeva...come il fatto che non era del tutto umano. Fu solo dopo che lui catturò un demone di livello sette, che aveva originato un culto cannibale in Congo, e dopo che ci furono diversi feriti gravi, che l’uomo a capo del PIT lo aveva incontrato.

Ren era nel bel mezzo di una lotta con il demone e quasi sull’orlo della sconfitta quando una mano gli afferrò la spalla...dopodiché si ritrovò su una piccola isola privata in mezzo all’oceano. Ren si girò per guardare l’uomo che si nascondeva dietro i firewall crittografati...Storm.

Scosse la testa ricordando quei momenti. Storm sembrava il cantante di un gruppo rock degli anni ‘80, anziché la mente dietro il gruppo di persone più segreto al mondo.

Storm sorrise e tolse la mano che gli teneva ancora sulla spalla. “Vuoi ritirarti dal PIT con la scorciatoia più scomoda? Perché non resti per un po’? Mi dispiacerebbe perdere il mio migliore amico prima ancora di avere la possibilità di diventarlo.”

“Cosa?” Ren sussultò, portandosi una mano nel punto in cui il demone aveva tentato di strappargli il cuore.

“Mi dispiace.” Storm sospirò e allungò di nuovo una mano. Improvvisamente si trovarono nella struttura per metà sotterranea e per metà subacquea che era nascosta sotto l’isola. “Non c’è nessuno con poteri di guarigione, ma posso sempre portarti da qualcuno che ce l’ha, se vuoi.”

“No.” annuì Ren. “Se mi dai ago e filo, penso di poter risolvere da qualche parte in pochi minuti.” Si appoggiò ad un mobile cercando di restare fuori dalla portata di Storm. “E se mi tocchi di nuovo non avrai più la mano.”

Storm rise e aprì uno degli armadietti superiori, poi fece un cenno con la mano verso tutte le forniture mediche. Il suo sorriso scomparve quando Ren si sbottonò la camicia e Storm vide le profonde ferite che il demone gli aveva procurato. Ancora pochi secondi e Ren sarebbe morto.

“Secondo me, visto che hai un debole per i demoni, potresti imparare un po’ su di loro prima di sfidarne un altro in una lotta.” Storm distolse lo sguardo dai segni di artigli, sapeva già come sarebbero state le cicatrici. Conosceva Ren da molto tempo...quell’amicizia non era ancora nata.

Ren si avvicinò all’armadietto aperto e afferrò quello che sembrava un kit di sutura sterilizzato, poi si spostò verso lo specchio sulla parete. “Se incontri un demone, li hai incontrati tutti...no?” Non poteva trattenere il sarcasmo nella propria voce mentre cercava di bloccare mentalmente il dolore... ...non funzionò.

“Sbagliato.” lo corresse Storm. “Tu sai solo quello che io ho fatto caricare nel database.” Storm si sedette sul lettino medico al centro della stanza.

Ren guardò l’uomo dietro di lui attraverso lo specchio. Le cose nascoste in quel database erano sufficienti a gettare nello scompiglio il mondo intero...già avere il database era di per sé un pericolo. Era difficile credere che ci fosse dell’altro...ma d’altra parte, sapeva alcune cose che non erano nemmeno nel database.

“Ti ascolto.” E lo ascoltò...per settimane.

Storm faceva bene a tenere fuori dagli archivi le informazioni che condivise con lui, per le stesse ragioni per cui il Vaticano tiene la propria roba in archivi segreti. Se alcune di queste informazioni fossero arrivate alla gente normale, sarebbe stata la fine del mondo che conosciamo.

Ren sapeva senza dubbio che l’uomo continuava a nascondere informazioni, perché qualunque dio gli avesse dato il potere di saltare nel tempo e nello spazio aveva anche reso pericoloso per lui raccontare a qualcuno cose oltre il presente. Avrebbe potuto essere il miglior insegnante di storia del mondo...ma se Storm provava a parlare del futuro con qualcuno, poteva rompere il collegamento spazio-temporale...e quel collegamento era Storm in persona.

Aveva anche ragione riguardo la loro amicizia. Erano stati amici dal primo giorno, e questo la diceva lunga, perché nessuno dei due era il tipo che si fidava di qualcuno. La verità era che...erano entrambi molto simili sotto parecchi aspetti.

La piccola isola di Storm era in qualche luogo nel passato ma Storm l’aveva dotata di tutti i comfort di una dimora moderna e di una base futuristica. Un lato dell’edificio faceva sentire Ren come in un enorme acquario, mentre l’altro lato era stato costruito nella robusta roccia che circondava l’isola. L’aspetto migliore era la totale solitudine. Era l’unico posto in cui Ren potesse andare senza stare a contatto con qualcosa di paranormale, eccetto il potere di Storm. All’inizio aveva pensato che Storm avesse una ventina d’anni ma, trascorsi dieci anni da quando lo aveva conosciuto, non era invecchiato di un solo giorno, quindi si chiese da quanto tempo vivesse Storm. L’invecchiamento di Ren stesso era rallentato, poiché passava molto tempo a contatto con Storm e il suo potere.

Ren sussultò quando una voce lo destò dalle sue riflessioni.

“Ho appena fatto di te l’orgoglioso proprietario di una delle case più antiche di L.A.” annunciò Storm quando apparve alla fine del lungo molo che si estendeva dalla sua isola. Sorrise vedendo Ren quasi morto di paura.

“Dannazione, vuoi farti sentire quando spunti dal nulla in quel modo?” Ren si voltò e si appoggiò alla ringhiera, vedendo lo sguardo compiaciuto sul volto di Storm.

“Aspettavi qualcun altro?” Storm rise.

Ren gli lanciò un’occhiataccia, visto che nessun altro aveva mai messo piede sulla sua isola. “Ok, sentiamo. Perché mi hai comprato una vecchia baracca? Non è neanche il mio compleanno.”

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