Legami Di Sangue - Amy Blankenship 3 стр.


Il suo sguardo acuto si posò su un club chiamato ‘Silk Stalkings’ e si accigliò sapendo che era qui che il caduto, Kriss, lavorava come ballerino. Era una scelta di carriera interessante per un caduto, ma Kane non poteva giudicarlo. Sospirando con rassegnazione, attraversò la strada ed entrò nel club per riportare Tabatha a casa, prima che si cacciasse in altri guai.

Capitolo 2

Tabatha varcò l’ingresso del Silk Stalkings e si guardò intorno. Era andata lì per cercare Kriss...e pregò di trovarlo. Era sparito da qualche giorno senza neanche chiamare...e aveva iniziato ad evitarla già da prima. Le mancava ed iniziava a preoccuparsi. Quando in passato spariva per un po’ almeno telefonava per farle sapere che andava tutto bene.

Il solo vederlo di sfuggita avrebbe scacciato il suo timore che Misery lo avesse divorato o rinchiuso in una grotta da qualche parte.

Sedendosi ad uno dei tavolini alti, continuava a guardare il palco sperando che Kriss uscisse e facesse il suo numero. Quasi un’ora dopo si rese conto dell’orario e capì che Kriss avrebbe dovuto essere già sul palco a quell’ora. Uno dei camerieri le si avvicinò e lei lo toccò sul braccio per avere la sua attenzione.

“Ha bisogno di qualcosa, signorina?” le chiese.

Tabatha sorrise. “Spero che tu possa aiutarmi. Sto cercando Kriss Reed. Puoi dirmi quand’è il suo turno?”

Il cameriere sospirò e scosse la testa “Lei è la sesta donna a chiedere di lui, questa settimana. Purtroppo se n’è andato da un po’ di tempo, da allora nessuno lo ha visto.”

Tabatha si sentì come se avesse ricevuto uno schiaffo. Una sensazione di affogamento le esplose nello stomaco e lei abbassò la testa per nascondere le lacrime che iniziarono a salire...aveva perso il suo migliore amico.

“Sta bene?” chiese gentilmente il cameriere.

Tabatha lo guardò e sorrise, asciugando le lacrime che minacciavano di rovinare il mascara. “Sì, sto bene. Puoi portarmi un Malibu con ananas?”

Il cameriere le lanciò un’occhiata interrogativa prima di sospirare e tornare al bar. Riconobbe Tabatha come una delle amiche strette di Kriss e immaginò che lui avesse lasciato la città senza dirglielo. Era un peccato...sembrava simpatica, e Kriss l’aveva ovviamente ferita.

Tabatha tirò fuori la cipria dalla borsetta ed esaminò il suo trucco. Se n’era andato senza nemmeno salutare...quando erano andati in Florida con Devon ed Envy aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata. Si erano anche avvicinati dopo il rapimento...e molto.

“Ecco a lei.” annunciò il cameriere e mise il drink davanti a lei.

Tabatha abbassò la cipria e gli sorrise. “Vai e segnalo sul conto...ho intenzione di stare qui per un po’.”

Il cameriere annuì ed iniziò a girare intorno ai suoi tavoli per assicurarsi che tutto filasse liscio, guardandola di tanto in tanto per assicurarsi che la sua nuova cliente non si ubriacasse.

Tabatha tracannò rapidamente il drink e posò il bicchiere sul tavolino. Perché era preoccupata? Kriss era un caduto...aveva cose migliori da fare che incasinarsi con gli umani...soprattutto con gli umani che erano suoi amici. Dio, odiava essere imbronciata e arrabbiata allo stesso tempo...turbava le persone.

Le fu portato un altro drink e bevve rapidamente anche quello. Dopo sei drink era cotta. Guardando verso il palco, si imbronciò vedendo un ragazzo uscire con indosso solo un paio di ali e un tanga argentati. Si chiese dove fosse il piagnone Guru ubriaco quando ne aveva bisogno e strinse gli occhi, odiando il ballerino che inconsapevolmente si faceva beffe di lei.

“Un altro, prima di andarmene?” chiese al cameriere che le girava intorno da quando si era seduta.

Il cameriere sorrise e scosse la testa. “Penso che lei abbia bevuto abbastanza. Vuole che le chiami un taxi?”

“No.” rispose Tabatha, e si alzò afferrando la borsa. “Voglio che tu dica a Kriss che se ricorda chi sono i suoi amici, allora faccia una telefonata.”

Naturalmente non voleva, ma al momento era molto arrabbiata con Kriss...la feriva che lui non desse abbastanza importanza alla loro amicizia per dirle almeno che se ne andava...o che era stato rapito. Aprendo la borsa, prese il portafogli e fece per pagare il conto, ma il cameriere scosse la testa.

“Il conto è stato già pagato.” disse lui. “Adesso vada a casa e dorma...sono certo che la chiamerà presto.”

Tabatha pescò le chiavi dell’auto nella borsetta e le fece cadere a terra. “Cavolo!” mormorò, volendo andarsene prima di fare qualcosa di stupido, come piangere in pubblico.

Si chinò per raccoglierle ma un’altra mano le prese e le raccolse. Tabatha seguì la mano lungo un braccio e poi una spalla. Rimase stupita quando il suo sguardo si posò sul bel viso di Kane.

“Andiamo, tesoro.” disse lui, osservando il modo in cui le luci le brillavano negli occhi azzurri. Stava per piangere. A quanto pare lui non era l’unico di cattivo umore, stasera. “Andiamo a casa.”

Il labbro inferiore di Tabatha si contorse mentre lo guardava e gli afferrò il braccio, sentendo all’istante la sua forza. Il suo principale stalker l’aveva trovata e per una volta...gliene era grata.

Kane fece un cenno al cameriere dietro Tabatha e la portò fuori dal club. Ringhiò dentro di sé, sapendo perché lei aveva scelto questo club. Voleva trovare il bastardo caduto che si nascondeva.

Kriss non si preoccupava del proprio cattivo comportamento verso Tabatha, o si riteneva suo potenziale nemico, invece che suo migliore amico? Kane avvolse un braccio attorno alle spalle di Tabatha e le afferrò saldamente l’altro braccio quando lei quasi inciampò sui tacchi alti.

“Lo hai visto?” chiese Tabatha guardando Kane.

Kane scosse la testa tristemente “No.” Evitò di dirle che, l’ultima che aveva visto Dean, aveva sentito l’odore di Kriss su di lui...il caduto stava bene.

“Se n’è andato.” Tabatha si asciugò la lacrima che finalmente riuscì a scendere. “E se poi Misery lo divora?”

Kane cercò di non ridere alla sua domanda ubriaca ma sincera. “Per Misery il sapore dei caduti è disgustoso.” lui citò le parole di Misery.

“Allora perché non mi ha salutata?” Tabatha abbassò lo sguardo mentre camminavano.

Kane non rispose mentre la faceva salire sulla sua auto e si sedette al posto di guida. Immagini di sé che strappava quelle ali morbide e setose dalla schiena di Kriss gli balenarono nella mente, ma Kane le scacciò. La vendetta poteva aspettare...adesso doveva portare il suo angelo a casa sano e salvo, prima che la porta girevole della sua personalità si aprisse sul lato oscuro.

Tabatha rimase in silenzio durante il tragitto, con i led azzurri nell’auto che proiettavano un bagliore tenue, come se la sfidassero a guardare l’uomo che guidava. Non era mai stata una che rifiutava una sfida e, anche se riusciva a gestire l’alcol meglio di una persona normale...i drink la aiutavano a reprimere una sana paura.

Girò lentamente la testa e guardò coraggiosamente Kane. “Perché Misery ha detto che io ti appartengo?”

La testa di Kane si girò rapidamente per fissarla con uno sguardo duro. Lei non avrebbe dovuto ricordare quello che era successo quella notte...le aveva cancellato i ricordi. Come diavolo faceva a ricordare qualcosa che doveva aver dimenticato? Vedendo le luci delle auto illuminarle il viso, lui guardò di nuovo la strada e sterzò appena in tempo per evitare di colpire un’auto in arrivo.

La testa di Kane si girò rapidamente per fissarla con uno sguardo duro. Lei non avrebbe dovuto ricordare quello che era successo quella notte...le aveva cancellato i ricordi. Come diavolo faceva a ricordare qualcosa che doveva aver dimenticato? Vedendo le luci delle auto illuminarle il viso, lui guardò di nuovo la strada e sterzò appena in tempo per evitare di colpire un’auto in arrivo.

La mano di lei si posò d’istinto sulla maniglia dello sportello quando vide la sua reazione a quella domanda, ma si calmò. Non era abbastanza ubriaca da saltare da un’auto in movimento. Il brivido di paura che strisciava lungo la sua schiena servì solo a spingere il suo livello di coraggio oltre la stupidità.

“Scegli una corsia.” sorrise Tabatha, poi sbatté le palpebre con la voglia di prendersi a schiaffi. ‘Merda.’ pensò tra sé. ‘Bel modo di fare, stupida...far incazzare il tipo con i denti aguzzi.’

“Ti ricordi di quella notte?” le chiese Kane prima di fermarsi.

“E allora?” disse lei e scrollò mentalmente le spalle. “Sì, mi ricordo. Beh...una buona parte, almeno. Forse non sei così bravo come pensi a lanciare incantesimi alle persone.”

“Magari la prossima volta non sarò così gentile.” la ammonì Kane e la vide tremare per le sue parole oscure.

Tabatha restrinse lo sguardo per la sua espressione impassibile. Come osava sfidarla?

“Beh, prima che provi a cancellarmi di nuovo la memoria, che ne dici di rispondermi?” chiese lei e incrociò le braccia sul petto, sapendo che stava scaricando su Kane la rabbia per l’abbandono di Kriss...d’altra parte, forse Kane se lo meritava. Per quanto ne sapeva, magari aveva divorato lui Kriss.

“O mi dici che cosa intendeva, o giuro che mi appenderò al collo un enorme e succoso cuore di mucca per attirare Misery, così lo chiederò a lei.”

Lei sussultò e si aggrappò subito al cruscotto quando Kane sterzò bruscamente, fermando di colpo l’auto al lato della carreggiata, sul marciapiede. Inchiodò scivolando sul terrapieno polveroso, facendo fare all’auto un giro di centottanta gradi prima che si fermasse.

Kane si era avvicinato a lei prima che l’auto si fermasse. Tabatha non poté fare a meno di guardare il suo viso e ammirare le sue mascelle, l’ametista dei suoi occhi. Abbassò lo sguardo sulle sue labbra perfette e si chiese se fossero fredde come il ghiaccio o calde come il fuoco.

Kane era più che arrabbiato e voleva strozzarla per aver anche solo pensato una cosa simile. Mordendosi la lingua, aspettò di sentire il rapido flusso di sangue prima di catturare le labbra di Tabatha in un bacio feroce. In circostanze normali avrebbe dato qualsiasi cosa per avere l’occasione di farlo...ma d’altra parte, lei doveva essere sobria perché valesse. L’unica ragione per cui adesso la stava baciando con tale impeto era cancellare dalla sua mente i pericolosi piani dettati dall’alcol.

Calde, le sue labbra erano calde, e quel piacevole calore vorticò in lei fino al nucleo tra le sue gambe. Improvvisamente Tabatha sentì di nuovo la paura che era svanita solo un attimo prima. La pervase con ondate impetuose e lei sentì le dita dei piedi contrarsi nello stesso istante in cui il panico la prese allo stomaco. La sua mente cedette alla paura e lei iniziò a spingersi via da lui più forte che poteva. Purtroppo aveva lo stesso effetto di una formica che prova a sollevare una casa.

Kane sentì le mani di lei spingere contro il proprio petto ma, se questo sarebbe stato il loro ultimo bacio, allora voleva assaporarlo ancora per un attimo. Respirò l’alito caldo di lei mentre rendeva il bacio più dolce solo per intensificarlo di nuovo.

Tabatha fu assalita dal sapore dolce e pungente del sangue di Kane e il travolgente desiderio di avvinghiarsi a lui annullò ogni paura esistente. Quel desiderio si intensificò quando la mano di lui la prese per un fianco e la sollevò dal sedile, premendola a sé tanto quanto consentiva lo spazio limitato del veicolo. Le cosce di lei si infiammarono e, prima che potesse trattenersi, una delle sue mani salì lungo il petto di lui per avvolgersi intorno al suo collo, dove strinse con forza i suoi capelli bianchi come la neve.

Kane rabbrividì quando sentì le unghie di lei affondare nella propria pelle sensibile, facendogli flettere i fianchi e ringhiare nel petto. La voleva...Dio, la voleva così tanto. Udì il clacson di un’auto e Kane ricordò all’istante dove si trovavano. Ci volle più forza di quanto pensasse per lasciarla andare e sprofondò letteralmente nel sedile del conducente.

“Già sobria?” le chiese. I muscoli della sua mascella si contrassero e le sue nocche divennero bianche nel punto in cui stringeva il volante mentre tratteneva la sua fame.

Tabatha si portò una mano alla bocca ripensando a quella strana domanda. Dopo un paio di secondi annuì accigliata. “Sì, ma cosa sei, un caffè vivente?”

“Cosa sei tu?” la derise Kane. “Una pazza sanguinosa, ecco cosa sei...che parla di cuori di mucca e di demoni.”

Gli occhi di Tabatha si spalancarono quando un fulmine catturò la sua attenzione quando illuminò la strada. Si leccò il labbro inferiore assaporandolo ancora, poi si guardò per assicurarsi che le cosce non fossero davvero in fiamme. Ci fu un altro fulmine e lei si sporse in avanti, guardando il cielo in cerca di nubi di tempesta. Non vedendone, guardò di nuovo Kane e si rese conto che era lui a provocare la tempesta.

“Vacci piano. Mi sbagliavo...tu non sei un caffè vivente, sei una tempesta vivente.” gli disse, e si raddrizzò sul sedile. Non l’aveva notato prima ma, quando Kane si era chinato su di lei, il suo vestito era salito su, mostrando quasi il pizzo delle mutandine.

Kane si strofinò la tempia con le dita e chiuse gli occhi...dovette farlo. “C’è solo una cosa che devi fare...stare lontana da Misery.”

“È così che mi hai guarita nell’ufficio di Warren?” sussurrò Tabatha, sapendo in qualche modo che il suo sangue aveva appena cancellato ogni singola goccia di alcol che lei aveva assunto. Le mancava già la disinibizione ma non gli avrebbe dato del guastafeste, visto il suo umore. Però doveva ammettere che se lui non avesse interrotto il bacio avrebbero finito per fare altro.

Dire che lui fosse instabile sarebbe stato un eufemismo, se il modo in cui stringeva il volante voleva dire qualcosa. Dopo quello che lei stava per fare...forse erano instabili entrambi.

Quando lui non rispose ma guardò dritto e scrollò le spalle, Tabatha sentì di nuovo la rabbia. “Bene, portarmi a casa...o meglio ancora, scendi e va’ al diavolo. Adesso posso guidare da sola.”

Tabatha fu spinta di nuovo contro lo schienale quando Kane inserì la marcia e avviò il motore, rimbalzando giù dal marciapiede e reimmettendosi nel traffico...quel poco che c’era a quell’ora della notte.

“Forse dovresti andare a cercare in quale nido si trova Kriss e unirti a lui, visto che ad entrambi ovviamente piace avere dei segreti con me!” disse lei sarcastica.

“Nessuno ti ha mai detto che non è una buona idea inimicarsi un vampiro?” le chiese Kane con voce apparentemente tranquilla, evitando di guardarla.

“Sono ancora viva.” sottolineò Tabatha.

“Per ora.” Kane mentiva, ma si sentì soddisfatto quando il resto del viaggio proseguì in un silenzio teso.

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