IV.
LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA
NEL 1859, durante la guerra per la liberazione della Lombardia, pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino,54 vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci, in una bella mattinata del mese di giugno, un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo55 andava di lento passo, per un sentiero solitario, verso il nemico, esplorando attentamente la campagna. Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente, e tutti guardavano lontano, davanti a sè, con occhio fisso, muti, preparati a veder da un momento all'altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici. Arrivarono così a una casetta rustica, circondata di frassini, davanti alla quale se ne stava tutto solo un ragazzo d'una dozzina d'anni, che scortecciava un piccolo ramo con un coltello, per farsene un bastoncino: da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore: dentro non c'era nessuno: i contadini, messa fuori la bandiera, erano scappati, per paura degli Austriaci. Appena visti i cavalleggieri, il ragazzo buttò via il bastone e si levò il berretto. Era un bel ragazzo, di viso ardito, con gli occhi grandi e celesti, coi capelli biondi e lunghi: era in maniche di camicia, e mostrava il petto nudo.
Che fai qui?gli domandò l'ufficiale, fermando il cavallo.Perchè non sei fuggito con la tua famiglia?
Io non ho famiglia,rispose il ragazzo.Sono un trovatello. Lavoro un po' per tutti. Son rimasto qui per veder la guerra.
Hai visto passar degli Austriaci?
No, da tre giorni.
L'ufficiale stette un poco pensando; poi saltò giù da cavallo, e lasciati i soldati lì, rivolti verso il nemico, entrò nella casa e salì sul tetto.... La casa era bassa; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna.Bisogna salir sugli alberi,disse l'ufficiale, e discese. Proprio davanti all'aia si drizzava un frassino altissimo e sottile, che dondolava la vetta nell'azzurro. L'ufficiale rimase un po' sopra pensiero, guardando ora l'albero ora i soldati; poi tutt'a un tratto domandò al ragazzo:
Hai buona vista, tu, monello?
Io?rispose il ragazzo.Io vedo un passerotto lontano un miglio.
Saresti buono a salire in cima a quell'albero?
In cima a quell'albero? io? In mezzo minuto ci salgo.
E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c'è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli?
Sicuro che saprei.
Che cosa vuoi per farmi questo servizio?
Che cosa voglio?disse il ragazzo sorridendo.Niente. Bella cosa!56 E poi se fosse per i tedeschi, a nessun patto; ma per i nostri! Io sono lombardo.
Bene. Va su dunque.
Un momento, che mi levi le scarpe.
Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell'erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino.
Ma badaesclamò l'uffiziale, facendo l'atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso.
Il ragazzo si voltò a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti, in atto interrogativo.
Niente,disse l'uffiziale;va su.
Il ragazzo andò su, come un gatto.
Guardate davanti a voi,gridò l'uffiziale ai soldati.
In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell'albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d'oro. L'uffiziale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù.
Guarda dritto e lontano,gridò l'uffiziale.
Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dall'albero e se la mise alla fronte.
Che cosa vedi?domandò l'uffiziale.
Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, rispose:Due uomini a cavallo, sulla strada bianca.
A che distanza di qui?
Mezzo miglio.
Movono?
Son fermi.
Che altro vedi?domandò l'uffiziale, dopo un momento di silenzio.Guarda a destra.
Il ragazzo guardò a destra.
Poi disse:Vicino al cimitero, tra gli alberi, c'è qualche cosa che luccica. Paiono baionette.
Vedi gente?
No. Saran57 nascosti nel grano.
In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l'aria e andò a morire lontano dietro alla casa.
Scendi, ragazzo!gridò l'ufficiale.T'han visto. Non voglio altro. Vien giù.
Io non ho paura,rispose il ragazzo.
Scendiripetè l'uffiziale,che altro vedi, a sinistra?
A sinistra?
Sì, a sinistra.
Il ragazzo sporse il capo a sinistra: in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l'aria.Il ragazzo si riscosse tutto.Accidenti!esclamò.L'hanno proprio con me!58La palla gli era passata poco lontano.
A basso!gridò l'uffiziale, imperioso e irritato.
Scendo subito,rispose il ragazzo.Ma l'albero mi ripara, non dubiti.59 A sinistra, vuole sapere?
A sinistra,rispose l'uffiziale;ma scendi.
A sinistra,gridò il ragazzo, sporgendo il busto da quella parte,dove c'è una cappella mi par di veder....
Un terzo fischio rabbioso passò in alto, e quasi ad un punto60 si vide il ragazzo venir giù, trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami, e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte.
Maledizione!gridò l'uffiziale, accorrendo.
Il ragazzo battè della schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra. Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo; l'uffiziale si chinò e gli aprì la camicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro.È morto!esclamò l'uffiziale.No, vive!rispose il sergente.Ah! povero ragazzo! bravo ragazzo!gridò l'uffiziale;coraggio! coraggio!Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo; era morto. L'uffiziale impallidì, e lo guardò fisso un momento;poi lo adagiò col capo sull'erba;s'alzò, e stette a guardarlo;anche il sergente e i due soldati, immobili, lo guardavano:gli altri stavan rivolti verso il nemico.
Povero ragazzo!ripetè tristamente l'uffiziale.Povero e bravo ragazzo!
Poi s'avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello.
Stettero ancora un momento silenziosi; poi l'ufficiale si rivolse al sergente e gli disse:Lo manderemo a pigliare61 dall'ambulanza: è morto da soldato; lo seppelliranno i soldati.Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano e gridò:A cavallo.Tutti balzarono in sella, il drappello si riunì e riprese il suo cammino.
E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra.
Al tramontare del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s'avanzava verso il nemico, e per lo stesso cammino stato percorso62 la mattina dal drappello di cavalleria, procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri, il quale, pochi giorni innanzi, aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino. La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti. Il sentiero, fiancheggiato da un rigagnolo, passava a pochi passi di distanza dalla casa. Quando i primi uffiziali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo, ch'era tutta fiorita, strappò due fiori e glieli gettò. Allora tutti i bersaglieri, via via che passavano, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori, e uffiziali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando:Bravo, piccolo lombardo!Addio, ragazzo!A te, biondino!Evviva!Gloria!Addio!Un uffiziale gli gettò la sua medaglia al valore, un altro andò a baciargli la fronte. E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva là nell'erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d'aver dato la vita per la sua Lombardia.
Poi s'avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello.
Stettero ancora un momento silenziosi; poi l'ufficiale si rivolse al sergente e gli disse:Lo manderemo a pigliare61 dall'ambulanza: è morto da soldato; lo seppelliranno i soldati.Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano e gridò:A cavallo.Tutti balzarono in sella, il drappello si riunì e riprese il suo cammino.
E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra.
Al tramontare del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s'avanzava verso il nemico, e per lo stesso cammino stato percorso62 la mattina dal drappello di cavalleria, procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri, il quale, pochi giorni innanzi, aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino. La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti. Il sentiero, fiancheggiato da un rigagnolo, passava a pochi passi di distanza dalla casa. Quando i primi uffiziali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo, ch'era tutta fiorita, strappò due fiori e glieli gettò. Allora tutti i bersaglieri, via via che passavano, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori, e uffiziali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando:Bravo, piccolo lombardo!Addio, ragazzo!A te, biondino!Evviva!Gloria!Addio!Un uffiziale gli gettò la sua medaglia al valore, un altro andò a baciargli la fronte. E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva là nell'erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d'aver dato la vita per la sua Lombardia.
EDMONDO DE AMICIS.V.
SOTTO L'OMBRELLO
MANCAVANO ancora più di tre chilometri per arrivare alla villa quando cominciò a piovere.
La signora Susanna guardò in alto, allungò il braccio e ricevette le prime goccie sul dorso della mano e sulla faccia. Poi disse a suo nipote ch'era un ragazzo tra i quattordici e i quindici anni:Ferruccio, va in due salti laggiù dalla63 vecchia Marta; ella avrà forse da prestarci un ombrello. Tu, Cecilia, resta qui.... Non faresti che inzaccherarti tutta.
In pari tempo la signora Susanna aperse il suo ombrellino e disse alla figliuola:Finchè torna Ferruccio, vieni sotto anche tu. Non sarà un gran riparo, ma a qualche cosa servirà pure.Però Cecilia rispose:No, mamma, è inutile, in due non ci si sta.64
Ferruccio non tardò a ricomparire, seguito a pochi passi di distanza da una donna trafelata che teneva sotto il braccio un grande ombrellone rosso.
Non sarebbe meglio che s'accomodassero da me per un quarto d'ora?disse officiosamente la nuova arrivata.Già questo tempaccio tanto non può durare.... Creda, signora, sarebbe meglio.... Se poi non vuole, eccole un ombrello.... Un ombrello da povera gente, ma non ho che questo.
Grazie, Marta,replicò con affabilità la signora Susanna.Verrei da voi volontieri; ma è già tardi e il desinare ci aspetta. Accetto il vostro ombrello che vi farò avere più tardi. E grazie di nuovo.
Ferruccio e Cecilia ridevano fra di loro contemplando quell'ombrellone da curato che pareva dover proteggere sotto le sue ali un'intera famiglia.
Tutti e tre a braccetto, tutti e tre a braccetto,esclamò la ragazza battendo le mani.
Nemmen per sogno,65 bimba che sei,riprese la madre.A te il mio parasole, Ferruccio terrà l'ombrellone e farà da cavaliere a me.
Queste disposizioni piacquero poco a' due cugini le cui facce si allungarono di alcuni centimetri. Ma la signora Susanna non se ne accorse, perchè in quel momento ella s'era voltata al rumore di una carrozza che si avvicinava.
Era la timonella del dottor Lonzi.
Signora Mellini,gridò il dottore fermando il cavallo e sporgendo la testa fuori del mantice alzato a metà,vuol salire in timonella? Ho un posto disponibile.
In verità,rispose la signora Susanna,se non credessi di farla deviare dal suo cammino, accetterei.
Si figuri.... Passo anzi davanti alla sua villa. E in ogni caso.... Mi dispiace piuttosto di non potere offrire ospitalità a que' due signorini.
I due signorini vanno a piedi,disse Cecilia tutta contenta.
E restituendo alla madre l'ombrellino si ricoverò sotto l'ombrello rosso.
Quella lì resterà una bimba sino all'estrema vecchiezza,osservò la signora Susanna mentre, aiutata dal dottore, saliva in timonella. E continuò, rivolgendosi ai due ragazzi:Mi raccomando di non far pazzie e di andar subito a casa. Ferruccio, tu sei il più giovine, ma sei anche il più savio. Abbi tu giudizio per tua cugina. Te l'affido.
Il dottore Lonzi scosse le redini sul collo al cavallo che si mise al trotto.
Ha sentito?disse con aria d'importanza Ferruccio.È affidata a me. Dunque rispetto e soggezione.
Oh!esclamò Cecilia.Che cavaliere formidabile! Con un buffetto lo getterei in fosso.
Questa vorrei vederla,replicò Ferruccio piccato.
To', mi negheresti d'esser tre buone dita più basso di me?
È una calunnia. Ci siamo forse misurati quest'autunno?
Quest'autunno no, ma l'autunno passato.
Qui sta il busillis.... In un anno io son cresciuto e tu no almeno in altezza.
Quest'allusione alle curve nascenti di sua cugina parve a Ferruccio un'audacia immensa, ond'egli arrossi e chinò gli occhi a terra.
La ragazza rimase un momento in forse se doveva ridere o arrabbiarsi, e si contentò di borbottare fra i denti:Sguaiato!
Un altr'anno poi ce la conteremo,soggiunse Ferruccio, lieto d'averla passata liscia.66
A proposito di che ce la conteremo?
Oh bella! A proposito della mia statura.
Sicuro diventerai il gigante Golia.... Ma andiamo, grullo, lo sai tenere o no quel famoso ombrello?
È innegabile che Ferruccio lo teneva piuttosto male, costretto com'era a camminare in punta di piedi per non parer meno alto della cugina. Per peggio tirava vento, e ogni tanto una raffica faceva piegare l'asta ora da una parte, ora dall'altra.
Io faccio la doccia dal lato destro,osservò Cecilia.
E io dal lato sinistro.
Vuoi lasciar provare a me?disse la giovinetta.
Lasciarti l'ombrello?
Sì, per cinque minuti.
Ma nemmen per sogno.
Via, sii compiacente.
Ti dico di no.
Ma Cecilia, ostinatella per indole, non voleva smettere e tentava di conquistare con la forza ciò ch'ella non poteva ottener colle buone.67 Tira di qua, tira di là, l'ombrello che non aveva le molle ben salde si chiuse a un tratto pigliando come in una trappola le teste dei due contendenti.
Quando poterono riaprirlo, Ferruccio aveva il cappello a sghimbescio e Cecilia era tutta arruffata; grondavano poi tutti e due come se fossero usciti allora da un bagno.
Colpa tua,gridò la ragazza.Sgarbataccio!
Ah colpa mia! Fosti tu che....
A questo punto però l'ilarità prese il sopravvento e i due cugini si guardarono in viso ridendo a più non posso.68