«A questora Corrado avrà già sentito la notizia e starà salendo dallorto con nostro padre.» rispose Michele.
«Che uomo sarà il Qāid?» chiese Apollonia, più a sé stessa che al fratello.
Michele la guardò perplesso, quindi, preso da gelosia, rispose:
«Forse dovresti restare in casa come fanno molte donne maomettane.»
«Non conosco nessuno qui al Raba che tenga sottochiave la sorella.»
«La sorella di Umar non si vede in giro da un pezzo, e se lo fa è a volto coperto.»
«Vuol dire che esiste un fratello più geloso di te. E poi bastano gli occhi di Nadira per attirare gli uomini.»
Le ultime parole di Apollonia erano il perno di molte cose che da lì in avanti sarebbero successe...
Il Qāid avanzava per le stradine tra il tripudio generale della folla. Ali ibn Nima, più comunemente conosciuto come ibn al-awwās, era molto amato dalla gente. Il suo medesimo nome significava il Demagogo, colui che si attira i favori del popolo. E daltronde la sua stessa ascesa non avrebbe potuto avere luogo se non grazie al sostegno della gente e alle sue doti carismatiche; uno schiavo di stirpe berbera che si era affrancato allo stato di liberto ed infine era divenuto Qāid dellintera Sicilia centrale.
Ibn al-awwās veniva avanti cavalcando un bellissimo cavallo baio bardato di finimenti gialli e verdi. I pensieri di Apollonia vennero delusi quando si accorse che il signore di Qasr Yanna non era giovane e prestante come se lera immaginato, ma di mezzetà, brizzolato e leggermente in sovrappeso. Tuttavia non si può dire che il suo aspetto fosse sgradevole; per certo molte di quelle ragazze che lo osannavano al suo passaggio avrebbero fatto di tutto per ricevere le sue attenzioni.
Oltre alla ventina di uomini armati che scortava il Qāid, attirava lattenzione una donna in abito nero. Questa cavalcava allamazzone il destriero immediatamente successivo a quello del suo signore e veniva accompagnata da un paio di ancelle. Inoltre vi era un tizio ben vestito, per lusso secondo solo ad ibn al-awwās.
Umar si fece trovare sullingresso, fece gli ossequi e invitò il suo padrone ad entrare nella sua indegna dimora; così chiamò casa sua. Ed Ali, il Qāid, fece presto a presentare la gente al suo seguito appena scesa da cavallo.
«Mia sorella Maimuna e Bashir, il mio Visir18.»
Allorché Umar fece un segnale con la mano per indicare ai suoi congiunti, che osservano dalla porta, di avvicinarsi.
«Mia madre, Jala mia moglie Ghadda e i miei figli Rashid e Fatima; questa è mia sorella, Nadira.»
Ognuna di quelle donne accennò un inchino a mani giunte di fronte al Qāid e questultimo rispose:
«Farò mandare dei doni per premiare la bellezza di questa casa.» soffermando comunque più di uno sguardo sugli occhi di Nadira.
I tappeti più belli e i cuscini più pregiati erano stati preparati in quattro e quattr'otto sul pavimento della stanza più grande, affinché vi si sedessero gli uomini per conversare tra loro. Nelle cucine era stato perfino riacceso il tannūr19 per cuocere le focacce, mentre i giovani correvano alla sorgente più vicina per portare acqua fresca e corrente agli ospiti. Si sedettero tutti attorno al centro della stanza, mentre le donne di casa invitarono Maimuna ad unirsi a loro da unaltra parte, sul retro, sotto una sorta di tettoia delimitata da una siepe formata da rose.
Una fila di donne della servitù cominciò a portare il cibo, frutta, ma anche dolciumi al miele, pane, datteri appena raccolti e succo di melograno. A questo punto, il Visir, lisciandosi la barba dalla strana forma a punta, cominciò con le sue riflessioni e domande tecniche sulla gestione del villaggio:
«Il luogo è piacevole e la gente è devota al suo Qāid; va a te il merito?»
«Va ad ogni abitante del Raba e al giogo piacevole riservato loro dal nostro amato Qāid.»
«Quali sono i numeri della coscrizione del giund20?»
«Quarantuno uomini, già armati.»
«I dhimmi ti sono sottoposti?»
«Vi è una sola famiglia di cristiani contadini tra i più mansueti.»
«Una sola? Altrove, nelliqlīm21 di Mazara, i cristiani sono raggruppati in comunità, seppur spesso modeste.»
«I predoni avete subito attacchi?» chiese a questo punto Ali ibn al-awwās.
«Non subiamo attacchi dai tempi di mio padre. Lultimo si ebbe quando Jirjis Maniakis imperversava sulla costa orientale, vent'anni or sono. Perché me lo chiedi, mio Signore?»
«I sudditi di Mohammed ibn al-Thumna, mio cognato, non sono così mansueti come gli abitanti di questo villaggio e il Raba è un fragile avamposto ai piedi di Qasr Yanna, dove risiedo.»
«Dobbiamo prepararci a qualcosa, mio Qāid?»
«Ti dico solo di organizzare la guardia e un pronto fuoco di segnalazione per dare lallarme alle nostre sentinelle.»
Sotto la tettoia, allaperto, Jala intanto intratteneva la sua illustre ospite con lo stesso trattamento riservato al fratello. Sedute su degli sgabelli conversavano di frivolezze e banalità.
«A quando il parto?» chiese Maimuna a Ghadda, fissandole laddome.
«Fra tre mesi Inshallah22!»
«E tu Nadira è davvero inusuale trovarti ancora in casa di tua madre. È forse la piccolezza di questo villaggio la causa per cui non annoveri corteggiatori?»
«A dire il vero, mia Signora, vi sono stati molti corteggiatori ma Umar ha ritenuto che non siano degni.»
«Della tua bellezza? Tuo fratello ha ragione.»
«Non ho nulla che la metà di te non abbia.»
Allora Maimuna si scoprì i polsi svoltando le maniche; apparvero delle cicatrici, appena rinsaldate e ancora piene di rossore.
«Non hai queste che invece ho io...»
Nadira e le altre la guardarono perplesse, pensarono subito che la sorella del Qāid si fosse tagliata le vene. Ma Maimuna spiegò:
«Non pensate che io sia una peccatrice; è stato qualcun altro a farmi segare i polsi.»
«Chi, mia Signora?» domandò con quasi le lacrime agli occhi Nadira, la quale quel giorno portava un piccolo dipinto a forma di palma sul mento, un lavoro minuzioso fatto con l'henné23.
«Mio marito, Mohammed ibn al-Thumna, Qāid di Catania e Siracusa.»
«Perché, mia Signora? Che gli hai fatto?» chiese ancora Nadira, sporgendosi in avanti e afferrandole le mani.
«Esiste qualcosa per cui una moglie vada trattata così?»
Nadira quindi lasciò la presa, sentendo la risposta quasi come un rimprovero.
«Appartenevo ad ibn Meklāti, già signore di Catania, con cui ero sposata, ma Mohammed gli tolse la vita e gli rubò la città e la moglie. E come se non bastasse linfamia di essere sposata allassassino del mio primo marito, Mohammed volle farmi questo regalo facendomi tagliare i polsi allo scopo di dissanguarmi. Inoltre, sapete come mio fratello si sia fatto da schiavo a Qāid con le sue mani e per questo Mohammed non faceva che ricordarmi il mio stato di plebea.»
«Appartieni ancora al Qāid di Catania, mia Signora?» domandò Ghadda.
«Mi chiese perdono quando smaltì la sbornia del vino della sera prima poiché Mohammed fa parte di coloro che bevono e si danno agli eccessi e poi se ne dolgono e pentono il giorno dopo. Io comunque chiesi di potermi recare da mio fratello e lui me lo concesse ma se non fosse stato per il giovanotto della servitù che mi volle salvare, io oggi non sarei qui a discorrere con voi, sorelle care.»
«Appartieni ancora al Qāid di Catania, mia Signora?» domandò Ghadda.
«Mi chiese perdono quando smaltì la sbornia del vino della sera prima poiché Mohammed fa parte di coloro che bevono e si danno agli eccessi e poi se ne dolgono e pentono il giorno dopo. Io comunque chiesi di potermi recare da mio fratello e lui me lo concesse ma se non fosse stato per il giovanotto della servitù che mi volle salvare, io oggi non sarei qui a discorrere con voi, sorelle care.»
«Non temi a tornartene da lui?»
«Non tornerò, con la certezza di non rivedere più i miei figli ma non tornerò!»
«Sei coraggiosa!» esclamò Ghadda.
«Non sono coraggiosa, sono solo la sorella del Qāid di Qasr Yanna. Se fossi stata una delle donne di questo villaggio per certo sarei tornata da buona moglie.»
«E tuo fratello non ti rimanderà indietro?» intervenne perciò Jala, stupita per il fatto che Maimuna sperasse che il fratello potesse appoggiarla in quel comportamento a suo parere indecente.
«Ali me lo ha giurato.»
Vi fu un attimo di silenzio, come se laria fosse carica di preoccupazione per il gesto della donna.
«Nadira, sorella, tuo fratello fa bene a non concederti a chiunque. Hai visto i miei polsi? Hai visto la fine a cui si va incontro quando si finisce tra le braccia delluomo sbagliato? E poi tu meriti molto molto di più di quello che restando al Raba potrebbe capitarti. Gli uomini comuni non ti meriterebbero, figliola.»
«Chi potrebbe interessarsi ad una ragazza del popolo?»
«Perfino un illustre Qāid!» fece con rapidità insolita Maimuna, come se aspettasse di dare quella risposta sin dallinizio.
Nadira rise modestamente, quindi disse:
«Non restano molti qāid importanti in Sicilia, eccetto tuo marito, tuo fratello e»
Non aveva ancora finito di parlare che venne colta da una strana consapevolezza: Maimuna era lì per lei e per conto di suo fratello. Fu colta da ansia, apprensione e da una tensione tale che non riuscì più a parlare.
«Nadira, cara, cosa ti turba?» le chiese Maimuna, accarezzandole una guancia.
Jala, al contrario, avendo capito lantifona ancor prima della figlia, era fuori di sé.
«Nadira, sembra che i complimenti di Maimuna ti diano fastidio.» rimproverò la madre.
«Perché sei qui?» chiese invece seria la ragazza, deglutendo.
«Per appurare se quanto si dice su Nadira del Raba sia vero. Ti dispiace?»
«No!» rispose la giovane, lasciando trasparire un sorriso nervoso.
Era stato concordato tra Maimuna e il fratello che, se il giudizio sulla ragazza fosse stato positivo, questultima avrebbe dovuto servire da mangiare agli uomini nellaltra stanza, e soprattutto il Qāid direttamente dalle sue mani.
«Ti pare che il Qāid di Qasr Yanna venga al Raba senza motivo? Nadira, Ali sarebbe immensamente felice se tu di persona gli servissi da mangiare.»
Non poco riluttante dentro di sé, non perché dissentisse dalla proposta ma per la serietà del gesto, Nadira si coprì il volto, prese dalle mani di una serva dei dolci fatti di mostarda mischiata a miele e senape e li portò nella stanza in cui gli uomini discutevano.
Il Qāid interruppe il discorso non appena vide Nadira avanzare verso di lui; era il segnale, la ragazza aveva passato lesame di Maimuna.
Umar rimase perplesso, tuttavia comprese immediatamente la ragione inerente alla visita del suo signore.
Quando Nadira singinocchiò al cospetto del Qāid e spinse la mano col cibo verso la sua bocca, laltro le bloccò delicatamente il polso - tanto che lei temette di aver sbagliato qualcosa - la fissò intensamente negli occhi spalancati e cominciò a recitare:
«Conosci tu quelle fonti dacqua viva, pura e dal color zaffiro?
Dove è possibile specchiarsi, scorgere la propria anima.
Dove si dissetano gli aironi e le fanciulle si scoprono i capelli.
Conosci tu, oh mio Grande, i confini del tuo regno?
Conosci tu quel mare di sconvolgente meraviglia?
Così profondo e ricco di pesci dalle pinne a scaglie.
Così turchese e ciano e azzurro, dove si radunano le reti.
Conosci tu, oh favorito del Supremo, i confini di Sicilia?
Conosci tu quel cielo di incomparabile bellezza e innocenza?
Da cui stilla pioggia nella stagione dei fichi primaticci e dei meloni.
Grazie al quale si rinfrescano gli ibischi, la zagara e le rose.
Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi?»
Sul viso di Nadira scesero rapide due lacrime, che andarono a nascondersi dietro il velo del niqab24. Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che la fama dei suoi occhi avesse oltrepassato i confini del Raba e addirittura fosse arrivata alle orecchie del Qāid.
«Hai mai sentito queste parole, mia cara?» domandò Ali, nonostante sapesse già che la risposta fosse negativa.
«No, mio Signore. Ma devessere fortunata la Nadira a cui le hai dedicate.»
Il Qāid sorrise, essendo positivamente colpito dalla modestia della ragazza.
«Questestate concessi udienza ad un poeta itinerante che era in cerca di una corte, un tale Musab, e questi mi deliziò per due mesi con le sue doti poetiche. Un giorno mi decantò le lodi di un fiore di tale bellezza che finii per supplicarlo affinché mi dicesse di chi si trattasse. Quel fiore aveva un nome: Nadira; abitava al Raba ed era la sorella dellāmil. I versi che ho recitato, mia cara, li ho soltanto imparati a memoria il premio al genio va solamente al poeta Musab, ma il premio alla bellezza di queste parole va a te. Tuttavia, se avessi visto i tuoi occhi prima di sentire queste parole, forse avrei punito Musab per la sua presunzione nel voler descrivere lindescrivibile. Allah ha fatto di te lineguagliabile e linspiegabile, mia cara! Ho aspettato un mese, tutta la durata del Ramadan25, prima di venire a conoscere il cielo di Nadira, il confine dei suoi occhi, anche se ora mi rendo conto che quel confine non esiste.»
Adesso Ali guardò Umar e gli disse:
«Fratello, ti chiedo la mano di Nadira, a qualunque prezzo tu mi imponga.»
Umar ammutolì e Nadira lasciò la stanza, comprendendo che la questione doveva essere affrontata dagli uomini.
Umar in cuor suo acconsentì immediatamente, e gli avrebbe concesso Nadira pure senza un prezzo, visto che sarebbe diventato il cognato del Qāid, tuttavia nascose le sue emozioni e il suo assenso affinché laltro alzasse la posta. Ali assicurò di voler fare di Nadira una delle sue mogli e che non lavrebbe trattata al pari di una concubina per via della sua provenienza popolare. Inoltre promise doni e benefici per lintera famiglia. Umar in quel momento guardò Rashid, suo figlio maggiore di soli otto anni, e non poté fare a meno di pensare a come sarebbe cambiata in meglio la loro vita grazie agli occhi azzurri di sua sorella.
Intanto Nadira era corsa a rifugiarsi nel luogo in cui andava da bambina, sotto la fronda di un grosso gelso sito nella proprietà della casa. Non comprendeva perché proprio a lei dovesse capitare qualcosa di così importante. Non si sentiva allaltezza, in quanto credeva di non aver fatto nulla per meritarsi le attenzioni del Qāid ed una proposta di tale portata. Piangeva e tremava... quindi poggiò la schiena contro il tronco e, ad occhi chiusi, ricordò la causa degli avvenimenti del giorno odierno.