Contatto Per La Felicità - Serna Moisés De La Juan 2 стр.


«Vuoi dellaglio?» Sentii mia figlia che me lo domandava.

«Pochissimo, sai che non mi sento molto bene» risposi mentre mi stavo cambiando.

Quando tornai in sala da pranzo, aveva già servito il cibo e mia figlia mi disse,

«Sai a cosa stavo pensando? Questo weekend libero, se vuoi possiamo andare io e mio figlio da qualche parte, e ti lasciamo il giorno libero e fare quello che vuoi.»

«Preferirei passare del tempo con voi, da un po che non usciamo come una famiglia da qualche parte, anche solo andare a giocare al parco.»

Deve essere piaciuto a mia figlia, perché si avvicinò a me e mi diede un delicato bacio sulla testa.

«Voglio andare a vedere le anatre» disse mio nipote brevemente.

«Ma devi sapere gli risposi . Che le anatre sono molto intelligenti e sanno chi mangia tutto e chi no, vuoi che sappiano che mangi poco?»

«No, oggi mangerò tutto,» disse con un grande sorriso.

Era meraviglioso perché per la prima volta dopo tanto tempo, noi tre eravamo seduti a tavola per mangiare, quando normalmente mia figlia mangiava in piedi o prendeva qualcosa da mangiare in uno snack bar e lo faceva mentre andava al lavoro.

Ma oggi, anche rubando parte del suo tempo prezioso, si era seduta e mio nipote, con il quale doveva sempre lottare per farlo mangiare, mangiava tutto quello che sua madre gli dava e senza nemmeno protestare. Una volta finito di mangiare, andai a lavarmi e mia figlia andò a lavorare.

Ero già in ritardo, anche se non mi interessava, perché mi era piaciuto molto come la mattina si era conclusa, anche se allinizio ero piuttosto furiosa, perché quando arrivai mio figlio era solo in casa quando mia madre doveva stare con lui.

Quando glielo chiesi, mi disse che era venuto con uno dei suoi piccoli amici, un nostro vicino di casa, e che sua madre li aveva portati entrambi; sebbene mi andasse bene, visto che era a casa sua, non mi piaceva molto, perché se qualcuno è responsabile di un compito, deve compierlo, e di più quando si tratta di mio figlio.

Ma stranamente tutto quel cattivo umore era svanito quando aveva aperto la porta, come se fosse entrata una boccata daria fresca e mi aveva fatto dimenticare tutte le mie preoccupazioni.

Anche se di solito lasciavo mio figlio a fare i compiti, oggi avevo appena avuto il tempo di salutarlo e scappare al lavoro. Per fortuna era vicino a dove vivevo, così dovetti camminare un po più velocemente per recuperare il tempo che avevo speso per preparare il pranzo.

Uscii di casa per andare a lavorare, al supermercato del quartiere, e quando arrivai lì incontrai il direttore che mi disse,

«Salve, signorina, vedo che oggi è raggiante, sono contento, questo è latteggiamento che voglio dai miei dipendenti.»

Raggiante? Non sapevo molto bene a cosa si riferisse, probabilmente avrebbe voluto che facessi gli straordinari, ed è per questo che mi aveva fatto un tale complimento. Non gli diedi molta importanza, mi misi la divisa da lavoro e iniziai mettendomi alla cassa.

«Beh, si può dire che è una bella giornata di oggi,» disse un uomo anziano che vedevo ogni giorno comprare la stessa cosa.

«Sapete, oggi vi consiglio unofferta che abbiamo, se siete interessato potete aggiungerla alla vostra dieta.»

«Come sapete che sono a dieta?» Chiese luomo sorpreso.

«Io sono molto attenta, e voi vi tenete piuttosto bene, quindi fate qualcosa.»

«Oh, grazie, lavete notato, ma non si tratta solo di cibo, percorro circa otto chilometri ogni giorno, potete crederci alla mia età?»

«Se me lo permettete, vi consiglio alcuni integratori che contengono ferro. È bene sostituire i sali minerali che si perdono,» risposi con un sorriso.

«Sapete, sono molto contento che vi state occupando di me, finché verrò mi assicurerò che lo facciate. E in confidenza, se pensate che abbia bisogno di qualcosaltro, non esitate a dirmelo, perché nonostante il detto Più vecchio è più saggio, la verità è che la mia testa è troppo piccola e a volte non riesco a vedere tutto.»

«Perché vi prendete così tanto cura di voi stessi?» Chiesi al quanto stranita.

«Sapete, laltro giorno ad una festa ho conosciuto una donna, ma ho avuto paura di chiederle di ballare. Anche lei sembra un po riservata, e voglio avere un bellaspetto per questo venerdì.»

«Avete unaltra festa?» Chiesi sorpresa.

«Sì, ogni venerdì alle otto al centro sociale, potete venire se volete, di sicuro vi divertirete.»

«Grazie mille, ma non ho un partner,» risposi con rammarico.

«Sarei felice di esserlo mi disse luomo, strizzandomi locchio . Anche se, a dire il vero, sono già interessato a unaltra.»

«Glielo dirà?» domandai a bassa voce.

«Non lo so, è solo che mi vergogno un po,» rispose imbarazzato.

«Provi con dei fiori, che aiutano sempre, e se non li accetta, perderà solo un po del suo orgoglio.»

«Questo è tutto quello che mi era rimasto, signorina, il tempo me lo ha portato via, e qualcosa daltro,» rispose con tono misterioso.

«Ascoltatemi, dei fiori, anche se è solo uno, ma non una rosa rossa,» dissi facendo locchiolino.

«Ah, no! Perché?» Chiese sorpreso.

«Non faccia il birbantello, sapete cosa significa.»

Ed entrambi facemmo quella risata nervosa di complicità che due amici hanno quando affrontano questioni personali e luomo felice se ne andò in direzione del negozio di fiori, come mi disse lui stesso, per preparare il suo colpo di venerdì prossimo.

Rimasi sola per un po mentre nessun cliente arrivava, sorpresa da quello che era successo.

Normalmente, avevo labitudine di non parlare con i clienti, perché era molto stressante per me dover comporre e pensare alla risposta che avrei dovuto dare.

Lunica cosa che usavo dire al cliente era il costo totale dellacquisto, e lo facevo velocemente, dato che di solito cerano uno o due clienti in attesa.

Ma ora, invece, era come se il tempo non avesse importanza, come se la cosa veramente importante fosse dedicare un po di tempo a questuomo che camminava sempre a testa bassa, invece, era entrato allegro e con un grande sorriso.

«Vediamo se è vero quello che il mio capo mi ha detto che ha avuto una buona giornata,» pensai tra me e me.

Il cliente successivo arrivò, era una delle donne più difficili da trattare, perché si lamenta di tutto. Ricordo ancora la discussione di ieri, perché alcuni yogurt avevano la data di scadenza di oggi. Si lamentava e sosteneva che con così poco tempo non sarebbe stata in grado di mangiarli tutti e che avrebbe dovuto buttarne via più della metà, così mi chiese una riduzione di almeno la metà del loro prezzo.

Il giorno prima, era perché mi ero confusa dandole il resto di un centesimo. Si arrabbiò molto dicendo che, se i prodotti erano già costosi, non potevo permettermi di non darle il resto.

Ma stranamente non mi sentivo spaventata o imbarazzata dalla sua presenza come in altre occasioni. Era una di quelle persone difficili da dimenticare e che avresti voluto non avere il piacere di incontrare, di quelle persone che, se le vedi per strada, preferisci cambiare marciapiede per non trovartela davanti. Aveva appena iniziato a indicare quando mi chiese,

«Ehi, quale profumo indossate oggi?»

Sorpresa, glielo dissi e lei mi parlò di nuovo dicendo,

«Ne comprerò una boccetta, sapete mi piace mettermi il profumo, ma in piccolissime quantità, preferisco che il mio odore si mescoli al profumo.»

«In questo modo la conosceranno dal suo odore» dissi con un sorriso forzato.

«Ne comprerò una boccetta, sapete mi piace mettermi il profumo, ma in piccolissime quantità, preferisco che il mio odore si mescoli al profumo.»

«In questo modo la conosceranno dal suo odore» dissi con un sorriso forzato.

«Infatti, non mi piacciono quelle persone che per mancanza di igiene nascondono il loro odore dietro un litro di acqua di colonia.»

«Inoltre, dicono che sia afrodisiaco, intendo lodore personale,» precisò.

«Sì, anchio lho sentito dire, ma dicono che gli uomini siano piuttosto visivi, ecco perché indosso sempre abiti di taglia inferiore alla mia.»

Entrambe ridemmo piacevolmente a quel commento, forse quella donna sconosciuta lavevo giudicata male o forse con troppa leggerezza.

Ora che la conoscevo un po meglio, sembrava una persona simpatica, e naturalmente una brutta giornata può averla chiunque persino lei, il che spiegherebbe gli scontri che abbiamo avuto in passato, niente che si debba ricordare.

Mi salutò con un sorriso e dopo un attimo di silenzio ascoltai attraverso gli altoparlanti che ero richiesta presso il servizio clienti. Ciò mi sconvolse, perché normalmente quando si ha bisogno di qualcosa da una cassiera si manda una ragazza ad avvertire ed evitare così il clamore che comporta luso degli altoparlanti.

Quando arrivai cera il direttore con un enorme sorriso che mi disse,

«Ascolta, abbiamo parlato tra di noi e abbiamo deciso che tu sarai la dipendente della settimana.»

«In tutti gli anni in cui sono stata qui, non lo sono mai stata» dissi sorpresa.

«Bene, guarda dove sei oggi» disse, ammiccando.

«Ma questo significa»

«Sì, infatti, raccogli le tue cose, perché hai il resto della giornata libera.»

Mi sembrava un sogno che si avverava, avevo sempre invidiato la fortuna di alcuni di potersi permettere la giornata libera grazie allessere il dipendente della settimana, ma fino a quel momento non era mai toccato a me.

Mi sentivo fortunata, toccata dalla provvidenza, capace di fare qualsiasi cosa, di realizzare i miei sogni e desideri.

Uscii dopo aver abbracciato i miei colleghi e persino un cliente che incrociai lungo il mio tragitto e regalai a tutti un bel sorriso. Andai in un negozio per bambini, perché volevo che la mia felicità fosse condivisa con i miei, e anche se il denaro non era abbastanza, volevo fare una sorpresa a mio figlio, così andai a comprargli un giocattolo.

Prima di entrare nel negozio, vidi una persona che vendeva i biglietti della lotteria. Ero sempre stata sospettosa di quei giochi che prendono lo stipendio e con esso anche le illusioni, perché gli anni passano senza vincere, né tu né nessun membro della tua famiglia, nonostante le chiacchiere dicano di aver udito di gente che ha vinto ma che nessuno conosce mai di persona.

Comprai un numero e lasciai il resto al venditore, che mi deliziò con una poesia come ringraziamento, questa nonostante fosse breve era molto bella e così glielo dissi.

Poi entrai nel negozio e dopo aver osservato a lungo decisi per un cubo di Ruben, anche se sapevo che mio figlio era più orientato verso i pupazzi di wrestling, ma pensai che fosse un buon passatempo e che lo avrebbe aiutato a concentrarsi sulle attività più complesse.

Beh, a dire la verità, non mi aspettavo che lo risolvesse, perché quando ero più giovane lavevo provato diverse volte e non ci ero mai riuscita.

Chiesi allimpiegato di confezionarmelo come regalo e una volta pagato tornai a casa emozionata. Trovai mia madre seduta su una poltrona a guardare la TV e a lavorare a maglia una sciarpa, anche se non ne avevamo bisogno, perché avevamo già una collezione, ma lavorare a maglia le piaceva e la rilassava.

Dopo averla salutata, andai nella stanza di mio figlio, dove aveva trascorso il pomeriggio. Sebbene non ci fosse nessuno a sorvegliarlo, sapeva che la sera prima di cena gli avrei chiesto quali compiti gli erano stati dati a scuola e che avrei verificato se avesse fatto bene. Così divise il suo tempo come voleva tra lo studio e il riposo, se voleva poteva studiare e poi trascorrere il pomeriggio a giocare.

Quando arrivai stava colorando un album, guardandomi entrare fu sorpreso e guardò un orologio nel caso in cui fosse stato tardi senza rendersene conto e disse,

«Mamma, cosa fai qui a questora? Stai bene?»

«Perfettamente, sono venuta solo per vederti prima, per sapere come stai,» risposi con un sorriso.

«Bene, grazie, ma vai via se no ti diranno qualcosa a lavoro,» disse in fretta.

Ero orgogliosa di scoprire di avere un figlio così responsabile.

«Senti, oggi non lavoro, mi hanno dato il pomeriggio libero, quindi se vuoi possiamo uscire per un momento al parco.»

«Devo fare ancora i compiti,» disse tristemente.

«Non ti preoccupare, ti aiuterò a finirli se mi accompagnerai.»

Lasciò rapidamente la matita colorata e si gettò intorno al mio collo con un grande sorriso e mi disse,

«Ti voglio bene mamma.»

Mi emozionai di nuovo, la verità era tutto ciò che una madre poteva desiderare, vedere mio figlio felice e dirmi quelle cose belle.

«Senti gli chiesi . Dato che ti sei comportato bene, ti ho portato una cosa.»

«Che cosa?» Chiese eccitato.

«Apri la confezione e vedrai,» dissi mentre gli davo il regalo.

Lo fece così in fretta e trovò un cubo a sei facce, ognuno di un colore diverso e guardandolo chiese,

«E a che serve?»

Mi sentii in difficoltà, perché sebbene avessi cercato di risolverlo, non sapevo quali fossero le istruzioni o come si risolvesse, quindi se mi avessi chiesto di fare una dimostrazione, non potevo farla.

«Beh questo dissi prendendo il mio tempo per cercare le parole giuste . Ogni lato del cubo deve avere tutte le facce dello stesso colore.»

Mio figlio lo guardò di nuovo e dopo un attimo disse,

«Mamma, già ce li ha, guarda tutte le facce gialle sono qui e da questa parte quelle rosse.»

«Sì, certo dissi ridendo per la scoperta di mio figlio . Aspetta un momento.»

Presi il cubo, mescolai i pezzi, glielo restituii, e gli dissi,

«Adesso devi sistemarlo.»

Lo prese tra le sue piccole mani cercando di indovinare come si muovevano quei pezzi e si rese conto che poteva fare solo movimenti orizzontali o verticali di una fila o colonna. Dopo averci provato più volte e in preda alla disperazione gli dissi,

«Per facilitarti il lavoro, puoi spostare più colonne o righe contemporaneamente.»

Mi guardò con la faccia di non essere troppo convinto e ricominciò a girare i pezzi. Sapevo che avrebbe trascorso una buona parte del pomeriggio, quindi gli dissi,

«Bene, metti da parte che dobbiamo andare, dirò alla nonna se anche lei vuole scendere.»

Andai in soggiorno e prima di dire qualcosa a mia madre, mio figlio mi chiamò e mi disse,

«Mamma, mamma, guarda.»

Rimasi meravigliata, perché erano passati solo pochi secondi da quando lavevo lasciato, mi voltai e vidi con mia sorpresa che nelle sue mani aveva il cubo sistemato e un grande sorriso. Lo presi per guardarlo da tutti i lati e dopo aver verificato che tutti i colori fossero ben posizionati dissi,

«Perfetto, figliolo.» E lo baciai sulla guancia come ricompensa. Ora prendi la giacca che non voglio che ti raffreddi.»

«Esci anche tu?» Mi chiese mia madre ascoltando quello che avevo detto a suo nipote.

«Sì, andiamo al parco per un momento, mi hanno dato il pomeriggio libero.»

«Che cosa hai fatto questa volta?»

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