Tama si avvicinò a Kyoko e la punzecchiò: «Secondo me ti portano nelle prigioni sotterranee.». Lei gli sorrise da sopra una spalla, «Stiamo salendo, stupido.». «Allora è una stanza vuota e fredda in cima alla torre.» continuò Tama.
«Beh, almeno mi terrò in forma.» pensò Kyoko mentre raggiungevano la fine di unaltra rampa di scale, poi svoltarono in un altro corridoio, e stavolta era bellissimo. Cera addirittura il pavimento di marmo. Le porte erano molto distanti tra loro. Cerano solo tre stanze e lei temeva che Kotaro non sapesse qual era la sua.
Il ragazzo si diresse verso lultima porta. Kyoko era una persona davvero speciale perché non a tutti era permesso di entrare in quel corridoio, e lui sapeva che quella era la stanza migliore di tutto il campus. Si fermò davanti alla porta e aspettò che lei e il suo giovane accompagnatore si avvicinassero.
Vedendola nervosa, Kotaro sogghignò... riusciva a percepire il suo nervosismo. Scrutò i suoi occhi color smeraldo e sentì il cuore fibrillare ma, per ora, si sarebbe limitato a fare come gli era stato ordinato.
Tese una mano con il palmo allinsù. «Ora tolgo il disturbo ma, se dovessi avere bisogno di qualcosa...». Le porse la chiave della stanza e, con uno sguardo che la fece arrossire, le rivolse un inchino galante, poi fece cenno agli altri due ragazzi di seguirlo.
Kyoko e Tama li osservarono esterrefatti, poi Kyoko guardò la porta e sussultò... cera una targa con scritto il suo nome e cognome a lettere dorate.
Tama le diede un colpetto sulla spalla ridacchiando, «Attenta... ti entrano le mosche in bocca.».
Lei alzò gli occhi al cielo e cancellò mentalmente il punto che si era assegnata prima. Poi prese la chiave e aprì timidamente la porta, sbirciando allinterno.
Tama spalancò gli occhi e le passò accanto, «Non ci credo! Questa stanza è grande quasi quanto casa nostra!». La sua voce piena di stupore riecheggiò nel silenzio. «Potresti aprirci una discoteca, qui dentro.».
«Allora, ti piace la mia prigione sotterranea?» gli chiese Kyoko.
*****
Due ore più tardi, dopo aver salutato suo fratello, Kyoko iniziò a sistemare le sue cose sulle mensole in bagno. Guardò la vasca, era grande abbastanza per cinque persone. «Non ci credo.».
Le si drizzarono i peli sulla nuca al pensiero che forse si trattava di un errore. «Sicuro.» mormorò. Tra poco sarebbe arrivato qualcuno per dirle di riprendersi tutta la sua roba. Doveva essere la stanza sbagliata.
Uscì dal bagno e si guardò di nuovo intorno. Non aveva mai visto un letto così grande, era già pronto ed era completo di piumone e quantaltro. La stanza era bellissima, nei toni del viola e del blu che richiamavano il tappeto e il letto. Cera un tocco di rosso intenso qua e là, e larmadio era così grande da perdersi al suo interno.
Entrò nel soggiorno, dai colori nero e oro, che era dotato di tutto quello che una persona potesse desiderare. Aveva già controllato la cucina, era completamente attrezzata. Poi scosse la testa per lennesima volta, «Non può essere.». Si morse il labbro inferiore, chiedendosi cosa fare. Era sabato mattina e le lezioni non sarebbero iniziate prima di lunedì.
«Be, non posso starmene chiusa qui tutto il giorno.» si disse.
Sentendosi quasi come se si stesse aggirando in una zona proibita, aprì la porta della stanza e fece capolino nel corridoio. Non vedendo nessuno, uscì e richiuse la porta, dirigendosi in silenzio verso le scale che portavano al piano di sotto.
Ebbe di nuovo la sensazione di essere osservata e rabbrividì, ma continuò a camminare, non osando voltarsi indietro.
Riesce a sentirmi. pensò Kyou tra sé. Forse i poteri di Kyoko non erano così nascosti come temeva. Lo aveva capito da quando laveva vista uscire dalla sua stanza e aveva inalato, e assaporato, il suo odore.
Ciò gli riportò alla mente altri ricordi. Presto libereremo di nuovo i tuoi poteri, Sacerdotessa. Puoi anche nasconderli... ma non per molto.. Si appoggiò al muro del corridoio, seguendola con lo sguardo finché non sparì dalla sua vista.
*****
Una volta arrivata al piano di sotto, Kyoko respirava più liberamente. Adesso era circondata da coetanei. Sospirando, si scrollò di dosso la sensazione provata al piano di sopra e si fermò per un momento.
Odiava quando i suoi sensi reagivano in quel modo. A volte, desiderava non avere la capacità di percepire le cose. Scrutò lenorme pianterreno delledificio. «Mi servirebbe un interruttore per spegnere la mente in questi casi.» borbottò, continuando a pensare alle strane vibrazioni che aveva percepito poco prima.
Guardò il lato della biblioteca e poi quello opposto, avrebbe iniziato da quellarea. Si era sempre allenata fin da quando aveva memoria, e intendeva continuare a farlo. Negli ultimi due anni aveva praticato arti marziali di qualsiasi tipo, amava la libertà di movimento che le dava un corpo flessuoso.
Attraversando le sale giochi, notò che cerano parecchie aree per diversi tipi di allenamento. Una delle palestre più grandi aveva i vetri trasparenti. Non riuscì a resistere e si fermò a guardare. Cerano due persone che combattevano con le spade. Sentendo il rumore del metallo, alzò un sopracciglio. Avvicinandosi alla porta, finì per origliare.
«Devi fare più attenzione, Suki.» disse la persona vestita di nero, dalla voce maschile, che poi punzecchiò sul sedere laltra persona, ridendo.
Kyoko non poteva vedere i loro volti perché indossavano le visiere protettive.
«Shinbe!» gridò laltra persona, dalla voce femminile e arrabbiata. Poi, senza preavviso, balzò in avanti e colpì laltro alla testa, come per dargli uno scappellotto con la spada, e si tolse la visiera.
I suoi lunghi capelli castani le ricaddero sulla schiena mentre si avvicinava allaltro, puntandogli un dito sul petto. «È difficile combattere seriamente, con te che sei un pervertito.».
Shinbe si tolse la visiera sorridendo. Alzò le braccia in segno di resa e indietreggiò, «Mi dispiace Suki, ma, ecco... era una parte del corpo che non stavi proteggendo.». Sentendo una specie di formicolio sulla pelle, si accigliò e si voltò verso la ragazza accanto alla porta, «Ehm-ehm... abbiamo visite.».
Kyoko vide la ragazza arrossire e poi dirigersi verso di lei sorridendo.
«Gli uomini...» si lamentò Suki. Alzò gli occhi al cielo, poi le porse la mano in modo amichevole: «Ciao, io sono Suki, e quello stupido è Shinbe». Con un pollice indicò il ragazzo che si stava avvicinando con un sorriso ancora stampato sulla faccia.
«Suki.» disse lui, «Così mi ferisci.» continuò, portandosi le mani sul cuore.
Suki si accigliò: «Shinbe... se io potessi ferirti, ti sarebbe uscito già il cervello dalle orecchie per tutte le volte in cui mi hai costretto a darti una legnata.».
Shinbe fece un cenno con le sopracciglia, «Adoro i modi grezzi con cui mi dimostri il tuo amore.».
«Ti faccio vedere io i modi grezzi... ma non vorrei spaventare la nuova arrivata.» ribatté Suki.
Kyoko la adorava già e, stringendole la mano, sorrise. «Ciao, io sono Kyoko.» disse, poi guardò Shinbe e aggiunse: «Lieta di conoscervi.». Cera qualcosa nei suoi occhi che aveva attirato la sua attenzione. Erano di un incredibile color ametista. I suoi capelli scuri erano lunghi poco oltre le spalle e avevano dei riflessi blu. In qualche modo le ricordava un cantante di una band degli anni 80.
Suki le rivolse un sorriso smagliante, «Ehi, avevo sentito parlare di te. Sapevo che saresti arrivata oggi. Più tardi ti avrei cercato per farti fare un giro del campus.». Allimprovviso, divenne seria e girò la testa, lanciando unocchiataccia a Shinbe, «Io non lo farei, se fossi in te.».
Suki le rivolse un sorriso smagliante, «Ehi, avevo sentito parlare di te. Sapevo che saresti arrivata oggi. Più tardi ti avrei cercato per farti fare un giro del campus.». Allimprovviso, divenne seria e girò la testa, lanciando unocchiataccia a Shinbe, «Io non lo farei, se fossi in te.».
Kyoko si voltò perplessa. Ovvio... Shinbe stava per toccare il sedere di Suki e sogghignava. Poi sospirò e abbassò la mano, «Prima o poi riuscirò a capire come fai ad accorgertene senza neanche guardare.».
«Me ne accorgo e basta.» ribatté Suki. Poi, con un sorriso cordiale, si rivolse a Kyoko: «Vado subito a cambiarmi, vieni con me.». La prese per mano e la trascinò fuori dalla porta.
Kyoko guardò Shinbe, che la salutò con una mano. «Questi due sono uno spasso.» pensò tra sé, mentre entravano nello spogliatoio delle ragazze.
A Suki stava già simpatica Kyoko e, per qualche strana ragione, le sembrava di conoscerla senza averla mai incontrata prima. «Parlami un po di te mentre mi cambio.» le disse, facendo capolino da dietro il muro divisorio.
Kyoko si sedette su una panchina, si sentiva completamente a proprio agio con Suki. «Oh beh, vengo dalla periferia dallaltra parte della città. E, non so come, allimprovviso ho ricevuto una lettera in cui cera scritto che avevo ottenuto una borsa di studio per questo posto.». Sentì un verso di assenso di Suki e continuò: «Non so davvero come sia successo, ho ricevuto una borsa di studio per cui non ho neanche fatto richiesta.».
A quelle parole, Suki sorrise e fece capolino da dietro il muro, «Non preoccuparti. A me è successa la stessa cosa.». Sparì di nuovo per rivestirsi e aggiunse: «Neanchio avevo chiesto una borsa di studio qui.».
Kyoko si accigliò, «Ma perché? Ci devessere un motivo. Tu ne sai qualcosa?».
Suki ricomparve, completamente rivestita, e si sedette per infilarsi le scarpe da ginnastica. «Sì, penso di aver capito, o almeno credo. La persona che gestisce questa scuola cerca persone con...» fece una pausa, piegò la testa e continuò: «... abilità uniche.». Poi scrollò le spalle e aggiunse: «Potrebbe volerci un po, prima di abituarti alle altre persone che vivono qui.». Sorrise, sapendo di avere ragione.
Allimprovviso, si alzò e lanciò una scarpa contro la porta, sogghignando quando sentì unimprecazione provenire dallesterno. Recuperò la scarpa e si sedette di nuovo per infilarsela. «Il punto è, quali abilità hai?».
Kyoko sentì il respiro fermarsi mentre la sua mente andava in tilt. Nessuno lì avrebbe potuto sapere che lei era una sacerdotessa. Guardò Suki con unespressione colpevole, poi distolse subito lo sguardo e rispose: «Nessuna, che io sappia.».
Suki alzò un sopracciglio e scrollò le spalle, prima o poi lo avrebbe scoperto. «Vieni, andiamo. Credo che Shinbe ci stia aspettando.». Aprì la porta e, ovviamente, lui era appoggiato al muro, ad origliare. Le sorrise con aria innocente, indietreggiando.
Suki chiuse la porta e indicò il cartello che cera appeso, «Non sai leggere? Cè scritto Spogliatoio delle ragazze.», e gli lanciò unocchiataccia.
Lui scrollò le spalle e rispose: «Certo, perciò mi sono avvicinato.». Si scostò allistante quando lei fece per dargli un ceffone. «Suki... sono un maschio... ho bisogno di affetto. Non cè modo migliore per ottenerlo se non imparando a capire la mente femminile.».
«Cerca in biblioteca.» borbottò lei a denti stretti.
Shinbe sorrise e continuò: «Mia cara, tutti i libri sulla mente femminile che sono in biblioteca sono vuoti.».
Lei rispose sorridendo: «Solo perché sono stati scritti tutti da un maschio.».
Alzando un sopracciglio, Shinbe le si avvicinò, «Esatto. E io voglio essere il primo a scrivere qualcosa di importante per noi che abbiamo il testosterone.».
Suki guardò Kyoko con unespressione arrendevole, poi guardò lorologio. «Hai fame? Andiamo alla mensa e mangiamo qualcosa.».
Kyoko annuì. Non aveva mangiato nulla prima di arrivare lì perché era troppo nervosa, ma adesso si sentiva a suo agio e aveva una fame da lupi.
Shinbe fece un cenno con la mano, «Prima le signore». Poi gridò quando Suki gli diede uno scappellotto.
«Stavolta sono stata veloce, eh?... Vai avanti tu.», gli disse lei con uno sguardo accusatore. Adesso che quel maniaco camminava davanti a loro, Suki si avvicinò a Kyoko e sogghignò, «Ricordati di non camminare mai davanti a lui, per nessun motivo, se non vuoi essere palpeggiata.».
Kyoko non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere senza ritegno finché non entrarono nella mensa, che le sembrava più un ristorante. Spalancò gli occhi e si avvicinò a Suki, «Sai, ogni angolo di questo edificio mi fa sentire fuori luogo.».
Shinbe le condusse a un tavolo in fondo. Le due ragazze si sedettero su una panchina mentre lui si sedette di fronte, come se fosse il ragazzo più innocuo del mondo. «Ci vuole molto tempo per abituarsi a questo posto.» le disse. Poi sorrise a Kyoko e, con gli occhi che brillavano, aggiunse: «Io sono qui da un anno e non ci sono ancora riuscito.».
Suki diede una leggera gomitata a Kyoko: «Anche lui ha ricevuto la stessa lettera che è arrivata a noi.», poi scrollò le spalle come per dirle di farsene una ragione e divertirsi.
Kyoko si sporse in avanti con aria o confusa, «Io non capisco. Perché qualcuno farebbe una cosa del genere?».
Shinbe fece un cenno, qualcuno doveva pur dirle la verità. «Io ho delle abilità particolari, e anche Suki.», poi le fece locchiolino e aggiunse: «Come tutti gli altri che hanno ottenuto una borsa di studio.». Si fermò per trovare le parole giuste, poi continuò: «Abbiamo tutti delle doti, in un modo o nellaltro.». Guardò Suki con aria perplessa e le chiese: «Glielhai già detto?».
Lei scosse la testa e guardò Kyoko, decisa a cambiare argomento, «Ti va un hamburger con patatine?».
Kyoko annuì e laltra si alzò, come per evitare la storia delle borse di studio gratuite, e le disse: «Aspettami qui, torno subito. E non preoccuparti, per chi ha la borsa di studio il cibo è gratis ed è addirittura servito al tavolo.». Suki andò a ordinare da mangiare, lasciandola sola con Shinbe.
Capitolo 3 Lincontro con Toya
Shinbe si sporse verso Kyoko con aria seria. «Qui ci sono persone normali, e poi ci sono quelle che hanno le borse di studio come me e Suki. Ognuno di noi ha unabilità speciale... una sorta di potere che le persone normali non hanno.».
«Il mio è la telecinesi. Riesco a spostare gli oggetti con la mente. E anche la telepatia, cioè posso parlare con gli altri attraverso la mente.». Pronunciò lultima frase senza parlare ma direttamente nella mente di Kyoko, sapendo che lei poteva sentirlo.
La ragazza rimase a bocca aperta quando sentì la sua voce nella propria mente, invece che nelle orecchie. Allimprovviso sentì un calore familiare, come se conoscesse quella voce. La sua espressione si rilassò e il suo sguardo si addolcì mentre lo fissava.
Shinbe cercò di nascondere le proprie emozioni... dopo essersi collegato mentalmente con lei, aveva dovuto concentrarsi al massimo per interrompere il legame. Era come se il suo potere volesse restare con lei. Cercando di scacciare quella sensazione, aggiunse: «So anche lanciare incantesimi, discendo da una lunga stirpe di monaci.», poi sinterruppe quando Kyoko scoppiò a ridere.
Suki tornò al tavolo e intervenne: «So che sembra difficile da credere, ma discende davvero da una stirpe di monaci.». Sorrise, poi la sua espressione si fece di nuovo seria: «Lho visto anche spostare gli oggetti senza toccarli, ed è bravissimo in ogni genere di arti marziali.».