Il Cuore Del Tempo - Amy Blankenship 5 стр.


Kyoko si voltò di scatto, «Non so che cavolo di problema hai, ma potresti evitare di spingermi?» gli disse, facendo un gesto come per scacciarlo, poi aggiunse: «E anche di toccarmi? Io non ti ho fatto niente.». Le si drizzarono i peli sulla nuca quando notò che Toya stava guardando dietro di lei, e si bloccò. Ormai laveva detto. Ma perché sbottava sempre, senza pensare a dove si trovava né a chi poteva sentirla o vederla?

Toya la vide irrigidirsi e sogghignò, adesso sembrava improvvisamente piccola. «Non volevi parlare con qualcuno?». Quando Kyoko non si voltò, lui guardò di nuovo Kyou e restrinse lo sguardo quando vide che era appoggiato alla porta del soggiorno e fissava Kyoko come se fosse ipnotizzato.

Ma che cavolo gli prende? pensò Toya tra sé. Perché Kyou stava guardando la ragazza come se avesse visto un fantasma? A quel punto, si rifiutava di ammettere che la cosa lo rendeva geloso. Sentiva uno strano formicolio nello stomaco e gli venne voglia di mettersi tra i due per nascondere Kyoko dalla vista di Kyou. Voleva proteggerla.

In quel momento Kyou era senza parole, non vedeva Kyoko così da vicino da oltre mille anni. Laria attorno a lei vibrava per la forza che lui ricordava... la stessa innegabile forza che, in passato, lo aveva attratto... e che non era svanita.

I suoi occhi dorati fissarono con indifferenza il Guardiano che stava dietro di lei. «Toya, lasciaci.» gli disse, con un tono pericolosamente minaccioso.

Toya sentì un ringhio formarsi in gola e strinse i pugni con rabbia, mentre alcune strane sensazioni sembravano ricomparire da qualche angolo nascosto della sua mente, per tormentarlo. Senza aggiungere altro, si voltò e uscì di scatto, sbattendo la porta.

Kyoko guardò Toya che se ne andava, mentre la propria mente correva allimpazzata tra mille pensieri. Allimprovviso, gli venne voglia di corrergli dietro. Non volendo sembrare una codarda, alzò il mento e trovò il coraggio per girarsi ma, quando lo fece, rimase incredula.

Invece delluomo anziano in giacca e cravatta che si aspettava di vedere, si trovò faccia a faccia con... due occhi la fissavano, facendola sentire incapace di distogliere lo sguardo. I capelli argentati gli ricadevano sulle spalle e lungo il corpo perfettamente scolpito. Era alto e bello, con unaura di arroganza che circondava la sua figura regale e quel viso che era un dono del cielo.

Kyoko chiuse gli occhi. Ma che diavolo le prendeva? Era andata lì per fargli delle domande, non per sbavare. Quando riaprì gli occhi, lui si era avvicinato. Kyoko fece subito un passo indietro, allontanandosi da quellaria di nobiltà e superiorità che lo circondava, ma si ritrovò intrappolata contro la porta chiusa.

Senza rendersene conto, Kyou iniziò a camminare verso di lei. Quando la vide indietreggiare, alzò un sopracciglio e le fece un cenno con la mano, indicando il divano. «Vuole sedersi, signorina Hogo?». Sapeva che lei aveva delle domande da fargli, sarebbe rimasto deluso se non fosse stato così.

Kyoko deglutì nervosamente, poi alzò il mento e si diresse verso il divano, mantenendo più distanza possibile tra loro, nella speranza che il suo cervello riprendesse a funzionare normalmente. Sorrise tra sé e iniziò a parlare: «Prima di tutto, vorrei sapere cosa le fa pensare che io sia una sacerdotessa.». Lo guardò con diffidenza e quasi perse le staffe quando lui le si sedette accanto sul divano, anziché sulla poltrona dallaltra parte del tavolino. Kyoko si scostò e si girò a guardarlo, allontanandosi ancora di più e manifestando la propria paura.

E così vuole giocare. pensò Kyou tra sé, poi scacciò subito quel pensiero. «Cosa le fa pensare che io non sappia riconoscere una sacerdotessa?» le chiese con voce forzatamente calma. Si sporse verso di lei e la osservò, sembrava così piccola e fragile rispetto a lui.

Kyoko scrutò il suo viso perfetto in cerca di una qualche traccia di emozione, ma non ne trovò nessuna. Sembrava la rappresentazione della calma e della perfezione, e questo la irritava da morire.

«Risponde sempre a una domanda con una domanda, signor...?» borbottò Kyoko, non sapeva neanche il suo cognome.

Kyou sorrise interiormente per non farsi vedere. Bene, cera ancora vita in lei e ne era contento. Voleva solo vederne ancora di più. «Lord, ma può chiamarmi Kyou, se preferisce.» le rispose, inchiodandola con uno sguardo infuocato.

Kyoko ricambiò quello sguardo. «Perché... mi trovo... qui?» gli chiese lentamente, come se stesse parlando con un bambino. Ecco, vediamo se così capisce. Signor Lord un corno. sbottò Kyoko mentalmente, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

Avendo letto nella sua mente, gli occhi dorati di Kyou brillarono quando incrociarono quelli color smeraldo di lei. Le si avvicinò ancora un po sapendo che, in questo modo, lavrebbe intimidita. Riusciva a sentirlo.

«I tuoi poteri di sacerdotessa sono deboli e non addestrati, ecco perché non sai come faccio a dire che sei una sacerdotessa.» le rispose quasi sibilando e perse la propria compostezza per un istante, prima che la sua apparenza tranquilla tornasse al proprio posto. «Ti insegnerò arti marziali e potenziamento... è questo che ti manca.».

Per Kyoko, quelle parole sembravano quasi un insulto. Essendo una rinomata testa calda, gli si avvicinò per affrontarlo quasi faccia a faccia e non risparmiò il proprio sarcasmo. «O forse sto solo nascondendo il mio vero potere, che rilascerò quando troverò il bersaglio giusto.». La rabbia la rendeva impavida o stupida, in quel momento non ne era sicura.

Kyou le si avvicinò ancora di più, accostando le labbra alle sue per accarezzarle con il proprio respiro caldo, e le sussurrò con voce cupa: «Sacerdotessa.».

Capitolo 4 Attenzione

Kyoko si ritrasse, sentendo improvvisamente irradiare da lui delle vibrazioni che non avrebbe dovuto sentire. Stava succedendo qualcosa e le sembrava di essere lultima a saperlo.

«Mi servono risposte.» sussurrò con voce nervosa, mordendosi il labbro inferiore nella speranza di liberarsi della strana sensazione che Kyou le aveva provocato. Si augurava di scacciare in fretta gli scioccanti brividi che le stavano massacrando il sistema nervoso.

Annusando il suo odore e sentendo il proprio sangue riscaldarsi, Kyou si appoggiò allo schienale. Lesile corpo della ragazza stava tremando, ma non per repulsione. Abbassando lo sguardo, quasi sorrise quando vide che aveva la pelle doca sulle braccia.

«Perché stai soffocando il tuo potere? Devi conoscere ciò che ti circonda, prima che il passato si ripeta.» le disse con tono leggermente arrogante.

Kyoko deglutì, «Che cosa intendi dire?».

«Tu sai che ci sono degli immortali qui, vero?». I suoi occhi brillavano in un modo che Kyoko non aveva mai visto, e la sua voce era dura, come se fosse arrabbiato. «I demoni si stanno avvicinando mentre parliamo.».

Kyoko spalancò gli occhi, poi li restrinse. Quel Kyou aveva intenzione di giocare? «Cosa ti fa pensare che ci siano demoni e Guardiani qui?» gli chiese, con uno sbuffo di scherno.

In un istante, Kyou la afferrò per le braccia e la fece alzare, avvicinando il proprio viso a pochi millimetri dal suo. Ringhiò furiosamente: «Stai molto attenta...».

Kyoko sbatté le palpebre, non credeva ai propri occhi. Davanti a sé non aveva più la persona con cui stava parlando un attimo prima. Adesso stava guardando due occhi dorati, furiosi e che brillavano di una luce innaturale; poi cera un paio di zanne bianche, e sentiva anche gli artigli che le stavano graffiando inconsapevolmente un braccio.

I suoi capelli erano lunghi il doppio di prima e sembravano quasi fluttuare nellaria. Con un grido spaventato, Kyoko si liberò e fece subito un passo indietro, ma lui si avvicinò con aria minacciosa.

«Tu sei un Guardiano?» balbettò debolmente.

«E tu sei la sacerdotessa che avrebbe dovuto già saperlo.» sibilò lui in risposta, mentre sentiva la propria rabbia svanire.

Kyoko si voltò per correre verso la porta, ma urlò quando sentì due possenti braccia che la afferravano da dietro.

Kyou la strinse a sé mentre si dimenava. La sollevò da terra e lei scalciò in aria nel tentativo di sfuggirgli. Dandole il tempo necessario per capire che era inutile lottare, le avvicinò le labbra allorecchio e sussurrò: «Resterai qui finché non sarai abbastanza forte per liberarti da queste braccia, sacerdotessa.».

Poi la sollevò ancora di più e la lanciò sul divano, facendola rimbalzare. Adesso che erano di nuovo faccia a faccia, Kyoko lanciò un grido furioso, poi rimase sorpresa quando il suo aspetto tornò come prima.

Lo guardò con rabbia e alzò un pugno, «Che diavolo sta succedendo?».

Kyou era di nuovo calmo, lunica differenza era che i suoi occhi stavano ancora brillando: «Tu resterai qui». Poi si sporse verso di lei e aggiunse: «E mi permetterai di addestrarti.». Poggiò le mani sulla spalliera del divano, intrappolandola, e continuò: «E questa volta vincerai senza compiere alcun sacrificio.». Mentre pronunciava le sue parole, le mostrò il proprio disappunto.

Kyoko si appoggiò allo schienale più che poté e gli restituì uno sguardo infuocato, anche se non percepiva alcuna minaccia da parte sua. Non era umano, ma non aveva intenzione di farle del male. Lo guardò perplessa, metabolizzando ciò che le aveva appena detto.

«Questa volta? Che vuoi dire con... questa volta?».

Kyou inspirò profondamente, «Tu puoi aver dimenticato, ma io no.». Lodore di Kyoko lo circondò e il familiare dolore di un cuore dimenticato tornò a perseguitarlo, ma lei doveva sapere la verità: «In passato abbiamo combattuto insieme, sacerdotessa, e tra non molto dovremo farlo di nuovo.».

Lo sguardo di Kyoko si addolcì per un istante, «Chi sei tu?».

«Il tuo Guardiano. Kyoko, hai dimenticato tutto perché hai sacrificato i tuoi ricordi per riportare il Cuore di Cristallo Protettore in questo mondo.». La guardò negli occhi e la sua voce divenne un sussurro: «Devi fidarti di me.».

Anche se Kyou aveva cercato di spaventarla, il suo corpo le diceva di fidarsi di lui. «Io... mi fido di te.». Non appena sussurrò quelle parole, si ritrovò tra le sue braccia. Allinizio sirrigidì ma poi, sentendosi avvolta dal calore, cedette a quellabbraccio e si rilassò.

Kyou non era riuscito a trattenersi. Per troppo tempo aveva temuto un rifiuto e adesso, sentendo le sue parole, si era tolto un enorme peso dalle spalle. La strinse a sé, lasciandosi circondare dal suo odore mentre le strofinava il viso sui capelli.

«Non andartene, stavolta.» le sussurrò in un momento di debolezza.

Kyoko percepiva la tenerezza nelle sue parole e nel suo abbraccio ma, pochi minuti prima, lui laveva spaventata a morte, e adesso la stava stringendo come se fosse una questione di vita o di morte. Era combattuta tra la paura e il desiderio di accarezzargli una guancia.

Aveva ancora tante domande e mormorò: «Voglio ricordare tutto quello che tu dici che ho dimenticato. Che cosa devo sapere?».

Kyou chiuse gli occhi, non voleva ancora tornare al mondo reale... lei era proprio dove doveva essere... tra le sue braccia. Sospirando, la lasciò andare controvoglia e le si sedette accanto.

Si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo per placare i propri istinti furiosi. Frenando il proprio desiderio, si concentrò sulla parete che aveva di fronte e iniziò a dirle quello che doveva dirle. Ascoltare qualcosa non era come ricordarlo.

«Non sarai sola. Tutte le persone che sono arrivate qui come te, con una borsa di studio, sono state convocate qui per te. Non si ricordano di te e tu non ricordi loro, ma hanno combattuto con te allora, e lo faranno di nuovo quando sarà il momento.», la sua voce era intrisa di un pizzico di nostalgia.

Kyoko spalancò gli occhi, «Suki e Shinbe?!» esclamò, chiedendosi perché si fidasse di lui così prontamente.

Kyou annuì: «Allora li hai già incontrati. Sì, eravate molto vicini, anche con Toya. Lui ti ha protetto più di chiunque altro.».

«Toya?» ripeté Kyoko, alzando un sopracciglio, «Stai scherzando?». Poi aggiunse mentalmente: Non gli piaccio nemmeno..

Kyou sospirò, «In questa vita Toya non è cambiato, è ancora il ragazzo insopportabile e testardo che era un tempo. Ma ti ha protetto con tutto se stesso, e sarebbe morto per te se ce ne fosse stato bisogno.».

Kyoko si accigliò e gli chiese: «E lui non lo ricorda?». Le sembrava che Kyou stesse dicendo la verità, e tutto aveva senso perché le mancava una parte di ricordi. Lo guardò negli occhi, rivoleva tutto quello che aveva dimenticato.

Kyou scosse leggermente la testa e aggiunse: «Io sono lunico a non essere tornato con te. Quindi sono lunico che ricorda quello che è successo. Toya non ricorda neanche di essere mio fratello.».

Kyoko trattenne il fiato, «Fratello? E perché tu sei lunico che ricorda tutto?». Aveva bisogno di sapere.

«Tu hai rinunciato a tutti i tuoi ricordi in battaglia, per distruggere il male del nostro mondo e salvare il Cuore di Cristallo Protettore. Nello stesso istante, hai espresso il desiderio di rivedere tutti, un giorno. Non volevi perdere nessuno. Quando sei scomparsa allimprovviso, sono scomparsi anche tutti gli altri... compreso il nemico. Li hai portati inconsapevolmente qui, con te.».

Kyou sospirò con rimpianto e continuò: «Io avevo un incantesimo che mi proteggeva da qualcosa del genere.». Spalancò gli occhi mentre riviveva quel ricordo, e aggiunse: «Hai portato tutti con te, e non lo sapevi neanche. Sono rinati tutti qui, nel tuo tempo, mentre io sono rimasto da solo nel passato.». Poi incrociò il suo sguardo, «Sono sopravvissuto e ho aspettato. Quando è arrivato il momento, ho radunato tutte le persone che avevo perso. Hai portato qui il cristallo e anche il male che lo reclama...», la sua voce si fece più cupa, «... ha già iniziato a cercarti e io non gli permetterò di trovarti.».

Kyoko annuì, cercando di capire, e gli chiese: «Allora posso fidarmi di tutti quelli che sono arrivati qui come me?». Kyou annuì e lei continuò: «Loro sanno tutto questo?».

Kyou scosse la testa: «Percepiranno un legame che crescerà ma, ad ogni modo, io conosco soltanto il passato, non il futuro. Ti proteggeranno come hanno fatto allora. È per questo che sono nati... è questa la loro ragione di vita.».

Kyou distolse subito lo sguardo dai suoi occhi indagatori, sapendo che la verità delle sue stesse parole riguardava anche lui. «Abbiamo ancora un po di tempo ma, per ora, voglio che tu smetta di nascondere i tuoi poteri di sacerdotessa e conosca ciò che ti circonda. Io veglierò su di te e ho detto a Toya di fare lo stesso.».

Kyoko lo scrutò attentamente, cercando di ricordare qualcosa di lui. Sembrava conoscerla molto bene. Guardandolo ancora più intensamente, sussurrò incuriosita: «Quanto eravamo vicini, io e te?».

Un bagliore di affetto represso brillò negli occhi dorati di Kyou, poi lui sirrigidì e si allontanò da Kyoko. Riassunse laspetto freddo e distaccato, poi guardò verso la porta e ringhiò. Guardò di nuovo Kyoko e le disse: «Non rivelare a nessuno quello che ti ho detto, lo ricorderanno da soli.».

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