Victory Storm
Non sono come tu mi vuoi
Victory Storm
NON SONO COME TU MI VUOI
serie Luomo giusto al momento sbagliato
©2020 Victory Storm
Email: victorystorm83@gmail.com
Sito web: www.victorystorm.com
Editore: Tektime
Copertina: "Romantic brunette beauty" di oleanderstudio - https://stock.adobe.com - Progetto grafico a cura di Elisa Zurzolo
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dellautore.
Questo libro è unopera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dellautrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.
Altri libri dellautrice:
- Attrazione di sangue
- Confederazione di sangue
- Promessa di sangue
- Profezia di sangue
- Cenerentola di sangue
- In Love With A Star
- A Star in My Life
- Innamorata di una Star
- Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo
- Una bugia per farti innamorare
- Il mio uragano sei tu
- Infrangerò le regole per te
- Il dolce veleno della vendetta
- Sei nelle mie mani
- Ti ho presa
- Glitter Season
- Piume Nere
Sinossi
Forse non avrei dovuto uscire di casa con solo quel completo intimo super sexy sotto il cappotto, in pieno inverno.
Forse non avrei dovuto andare a trovare il mio ragazzo in ufficio, anche se era il giorno di San Valentino.
Forse non avrei dovuto spogliarmi di fronte a lui senza essermi assicurata che fossimo soli.
Forse avrei potuto evitare di farlo licenziare, facendogli perdere quello che Stefan considerava il lavoro dei suoi sogni.
Forse adesso staremmo ancora insieme.
Però, dai, sono passati sette anni da quel giorno.
Sono cresciuta. Sono cambiata.
Insomma, Stefan mi aveva già fatta sentire abbastanza in colpa, dopo avermi mollata sparendo dalla circolazione per colpa di quello che avevo combinato.
Adesso non può tornare e restituirmi pan per focaccia, giusto?
Non sto per essere licenziata, vero? Vero???
Eliza aveva diciannove anni quando ha confessato ad un ragazzo di amarlo per la prima volta.
Purtroppo allepoca era troppo giovane ed egocentrica per rendersi conto di aver scelto il momento e il modo sbagliati.
Ha pagato a caro prezzo la sua immaturità e ancora oggi, dopo sette anni, si rende conto di come quellepisodio labbia segnata e influisca ancora sulle sue scelte di vita e sulle sue relazioni sentimentali.
E proprio quando pensava di aver chiuso definitivamente con il passato, ecco che questo torna a presentarle il conto nel peggior modo possibile.
Ora il suo futuro professionale è nelle mani di colui a cui ha distrutto la carriera e non sa come uscirne viva, soprattutto quando la persona che ha davanti non ha più la tenerezza e la dolcezza che ricordava.
Ora cè solo un uomo dalle mille sfaccettature e dallo sguardo enigmatico che ha deciso di renderle la vita impossibile.
ROMANZO AUTOCONCLUSIVO
Prologo
«Sei impazzita!?», sbottò Stefan con gli occhi sgranati, mentre mi aprivo il cappotto.
«Questo è il mio regalo di San Valentino», sussurrai con voce languida, lasciando scivolare a terra lindumento e mostrandomi a lui.
«Tu sei pazza, Eliza!», farfugliò eccitato mentre il suo sguardo scorreva voracemente sul mio completo intimo leopardato, sulle autoreggenti ed infine sulle mie scarpe con un tacco assassino e dello stesso colore delle mutandine. Solo lagitazione per quella follia mi aveva impedito di tremare di freddo o di indossare qualcosa di più caldo e coprente.
«Rivestiti. Subito», si agitò allistante quando avanzai verso di lui, ma io lo ignorai.
«Non sei venuto alla mia cena speciale di San Valentino, così ho pensato di venire io da te», gli sussurrai allorecchio, facendo aderire il mio corpo al suo e godendomi il rigonfiamento nei suoi pantaloni, che premeva contro di me.
«Eliza, sto lavorando. Te lho già spiegato. Dopo due anni che lavoro qui, finalmente ho ricevuto la promozione che desideravo da tanto tempo e ho questo bellufficio tutto per me»
«Mi fa piacere», mormorai fremente di desiderio, iniziando a sbottonargli la camicia.
«Se ci dovessero scoprire»
«Non ti preoccupare. Non cè nessuno. Ho controllato.»
«Non posso rischiare di farmi licenziare. Amo troppo questo lavoro.»
«Lo so benissimo», sibilai irritata. Io invece odiavo il suo lavoro. Mi piaceva vederlo in giacca e cravatta dietro a una bella scrivania, ma non sopportavo la quantità di ore che dedicava a quellimpiego. Ore sottratte alla sottoscritta che aveva già messo da parte le tre serate di palestra a settimana e lo studio. Dopo quella promozione, passare del tempo con Stefan era diventato sempre più difficile.
Stavamo insieme da sei mesi e mi divertivo con lui perché, anche se era più grande di me di tre anni, era sempre così timido e insicuro da farmi intenerire oppure spingermi a fare una follia, come quella di uscire in pieno febbraio con solo lintimo e un cappotto per andare a fargli quellimprovvisata sul lavoro.
Era la prima volta che andavo a trovarlo in ufficio ed ero emozionata.
«Vestiti, ti prego. E aspettami a casa mia», mi supplicò Stefan cercando di infilarmi il cappotto, mentre io continuavo a spogliarlo e a marchiargli il petto asciutto e poco muscoloso con una scia di baci rossi, grazie al mio nuovo rossetto da femme fatale .
«Stefan, lasciati andare una volta tanto, no?», sbottai snervata dalla sua mania di riportare sempre la situazione sotto controllo.
«Se dovessero beccarci, io», cercò di convincermi, ma io lo zittii con un bacio lunghissimo.
Stefan continuò a rimanere teso, così gli infilai la lingua in bocca e lasciai le dita scorrere tra i suoi bellissimi capelli biondo cenere scuro, che si abbinavano armoniosamente ai suoi occhi color nocciola con riflessi dorati e verdi.
Anche se Stefan non era luomo perfetto, per me era fantastico così comera, con la sua statura da giocatore di basket, il suo corpo scolpito ma sempre asciutto e magro, il suo viso meraviglioso, sempre sbarbato e curato, i suoi modi un po nervosi e insicuri ma anche protettivi e affettuosi, il suo senso del dovere, i suoi complessi per via dellaltezza e della magrezza. Infine, trovavo divertente ed eccitante il fatto che io avessi avuto più esperienze sessuali di lui, anche se avevo solo diciannove anni e lui ventidue.
Ero innamorata di lui.
Quello era il mio primo San Valentino con un ragazzo e avevo voluto fare qualcosa sopra le righe, ma soprattutto avevo deciso che quella sera gli avrei confessato di amarlo.
«Non mi hai detto se ti piaccio», gli chiesi quando finalmente lo sentii più sciolto.
«Certo che mi piaci, Eliza», soffiò disperato Stefan, baciandomi con ardore e stringendomi a sé.
Lo adoravo quando usava quel tono quasi lamentoso e sofferente che mi faceva sempre capire di averla avuta vinta.
«È a me che non piace questo spettacolo a luci rosse!», tuonò una voce alle nostre spalle, facendoci urlare dalla paura.
Mi voltai. A un paio di metri da noi cera un uomo con i capelli brizzolati e la bocca incurvata in una smorfia di disgusto che ci fissava.
«Signor Chapman, io», balbettò Stefan impallidendo visibilmente, mentre io correvo a coprirmi con il cappotto.
«Signor Stefan Clarke, le consiglio vivamente di tacere, prendere quella ragazzina priva di pudore e uscire subito di qua. Ah, non dimentichi di portarsi via anche tutti i suoi effetti personali, perché da domani non le sarà più permesso mettere piede qui dentro», gli ordinò il suo capo prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.
«Io non volevo farti licenziare», cercai di dire spezzando quel silenzio tombale che riempiva la stanza.
«Invece lo sapevi. Ti avevo avvertita, ma tu sei sempre la solita testa calda pronta a fare qualche follia, vero? Solo adesso mi rendo conto che dopotutto sei solo una liceale, unadolescente, una ragazzina incapace di rapportarsi con il mondo degli adulti», mi rispose con voce grave Stefan, iniziando a radunare le sue cose dentro un sacchetto.
«Io ti chiedo scusa davvero.» Mi sentivo terribilmente in colpa.
«Vattene, Eliza. Ho bisogno di restare solo.»
«Ok, ma poi mi chiami, vero?»
«Non lo so», sospirò amareggiato, senza neanche degnarmi di uno sguardo.
«Io io ti amo», provai a confessare, ma Stefan non fece nemmeno il gesto di avermi sentita.
Con il cuore a pezzi e lumiliazione scottante di essere stata colta in flagrante dal signor Chapman, me ne andai.
Ero solo una ragazza, ma sapevo riconoscere quando una storia finiva e io ero appena arrivata al capolinea con lunico uomo a cui avevo detto il fatidico Ti amo .
Dentro di me, giurai che se avessi perso per sempre Stefan, sarei cambiata e sarei diventata unadulta seria e con la testa sulle spalle.
1
Sette anni dopo
«Che depressione», sospirò affranta Breanna guardando lo showroom semideserto.
«Luigi mi ha detto che, se continua così, dovrà chiudere e se ne ritornerà in Italia. Le vendite sono in calo, i clienti sempre meno e ci sono troppe spese», aggiunse Lexie preoccupata. «Non posso perdere questo lavoro. Ho un figlio da mantenere ed un ex marito che mi paga gli alimenti con il contagocce.»
«Anchio. Vivo da sola e non posso pensare di tornare a casa dei miei», mormorai angosciata allidea di rimanere senza stipendio e finire sotto le mire asfissianti di mia madre, che non accettava ancora che fossi vegana o di mio padre che non mi aveva ancora perdonato di aver lasciato gli studi universitari e aver preferito lindipendenza grazie a quel lavoro come venditrice in un negozio di arredamento.
Avevo ventisei anni e non era quella la vita che avevo sognato. Da ragazza vedevo le venticinquenni come donne realizzate professionalmente, felicemente sposate, magari alle prese con la prima gravidanza.
Avevo immaginato una vita piena e meravigliosa, non di ritrovarmi a un passo dalla disoccupazione, ad abitare da sola in un monolocale con due randagi che mi usavano solo come albergatore gratuito che dava vitto e alloggio in base alle loro esigenze o al clima.
Nemmeno la mia vita sentimentale riusciva a darmi sollievo, dato che non ero in grado di portare avanti una relazione senza commettere errori o fare danni.
E le mie amiche Hope lavorava tutto il giorno e viveva ancora con sua zia, mentre Arianna si era sposata e aveva sempre meno tempo per me.
Sbuffai amareggiata.
«Non vi preoccupate! Ci penso io a tenere in piedi la baracca!», esclamò alle nostre spalle Laetitia. «Ho appena concluso una trattativa per arredare un intero cottage vittoriano con vista mare a West Hill», ci informò riabbottonandosi con cura la camicetta che lasciava in bella vista svariati centimetri quadrati di pancia piatta, super abbronzata e un décolleté mozzafiato.
«Fammi indovinare: il tuo cliente era un uomo single!», ipotizzò Breanna, che ormai conosceva, come tutte noi, i metodi di abbordaggio della collega che usava sempre il proprio corpo per concludere contratti.
In quel momento ero sicura che Breanna si stesse chiedendo se avesse avuto più successo sulluomo la pancia piatta di Laetitia o la sua quarta di reggiseno, dato che lei si lamentava spesso del suo fisico a pera con spalle strette, seno microscopico, ma fianchi e cosce in abbondanza.
Ancora si chiedeva cosa ci trovasse di bello in lei il marito, con cui era sposata da undici anni.
«Separato, con due figli. Ha una villa a Rye e un attico a Londra, ma ha da poco comprato casa qui per i weekend. È un direttore di banca e stasera andiamo a prendere un aperitivo. Non vi dispiace, vero, se esco mezzora prima? Mi coprite voi con Luigi.»
«Non ce ne sarà bisogno. Lo sai che a te perdona tutto», sibilò Lexie irritata dai favoritismi del capo verso la sua prediletta, che riusciva sempre a concludere le vendite migliori del mese.
La odiavamo tutti e lei non faceva nulla per nascondere la sua superbia.
«Lo so», ridacchiò soddisfatta Laetitia.
«Anchio esco un po prima», si accodò Patricia, lultima dipendente assunta, mentre andava a farsi un caffè nel retro. «Stasera Benny mi porta al Delizias !»
«Di nuovo?», domandai troppo presa dallinvidia per stare zitta. Quel ristorante era il migliore e il più costoso della città. Le recensioni erano incredibili e avevo sempre desiderato andarci anchio, ma i prezzi erano improponibili con il mio stipendio. Patricia era molto fortunata ad avere un fidanzato così dolce e ricco da poterla sempre invitare a cena in quel posto di lusso.
«Sì. Benny farebbe qualsiasi cosa per me. Ormai stiamo insieme da cinque anni e conviviamo da due. Siamo una cosa sola e lui vuole solo la mia felicità. Non è adorabile?»
«Sì», sussurrai soffocando un gemito di autocommiserazione.
Patricia aveva due anni più di me, ma alla mia età aveva già raggiunto traguardi che io potevo solo sognare.
«Stasera metto tutte le foto della cena su Instagram. Non perdetevele!»
Come potrei rischiare di perdermi la tua cena perfetta con luomo perfetto, sapendo che passerò lora successiva a sgranocchiare sedano per drenare i liquidi in eccesso (come fai tu nelle pause pranzo) e a piangere per la mia vita di solitudine?
«Pensate di lavorare oggi o di restare qui a chiacchierare? Magari volete che vi porti anche un caffè con i biscotti?», ci redarguì Ivan, il più vecchio venditore dello showroom con una passione per Autocad e le cucine componibili.
Evitai di rispondergli che avevo già preso due caffè e fatto fuori tutta la confezione di Oreo che mi ero portata dietro.
«Ivan, non ci sono clienti! Guarda, il salone è vuoto», gli fece notare Lexie.
«Questo non vi dà il diritto di stare qui a far niente! Avevo detto a Luigi di tagliare il personale, ma lui è troppo debole per arrivare a tanto e voi ve ne approfittate.»
Come sempre, in un attimo si scatenò una guerra tra Ivan e Lexie. Solo lintervento di Didier, larchitetto che si occupava di progettare le camerette per bambini, riuscì a sedare la lite.
Ormai era talmente abituato al casino e alle urla del suo settore sempre pieno di bambini vivaci e agitati, che non si scomponeva più di fronte a una rissa.