Malgrado ciò dovrebbe essere tenuto nel giusto conto la richiesta espressa da parte dei pazienti e dei loro familiari che il personale sanitario non perda il calore delle relazioni umane durante il periodo di assistenza, siano esse restrittive o aperte. In altre parole, e tornando al senso originario di questo paragrafo, questi sono i dati riguardanti le risorse umane del personale sanitario, intese come medici e infermieri, nonché le risorse materiali, intese come il numero di posti letto disponibili, indipendentemente da altri fattori come la qualità dellassistenza sanitaria o la presenza o meno di sofisticate attrezzature tecnologiche.
Per conoscere questi altri aspetti, è necessario utilizzare lHealth Consumer Powerhouse Ltd, che pubblica annualmente lEuro Health Consumer Index, che tiene conto di 46 indicatori raggruppate in settori specifici, come i diritti dei pazienti o le informazioni ricevute, stabilendo da ciò una classifica dei sistemi sanitari presenti in Europa. In base ai dati raccolti sembra che il miglior punteggio nella classifica del 2018 lo abbiano avuto la Svizzera, i Paesi Bassi e la Norvegia, mentre il peggior punteggio è stato assegnato all Albania, alla Romania e all Ungheria (Health Consumer Powerhouse Ltd, 2018) (vedi Figura 4).
Anche con tutti i dati in nostro possesso, non è possibile stabilire a priori quale paese resisterà meglio ad una crisi.sanitaria, poiché in tali circostanze le risorse disponibili in termini di personale e numero di posti letto possono essere più rilevanti rispetto ai risultati in termini di soddisfazione dei diritti del paziente o delle informazioni che essi ricevono
Foto 4 Ranking Sistema Sanitario in Europa
Inoltre, e insieme a quanto sopra, si deve tenere presente che i governi stanno implementando una serie di misure che fanno sì che il numero di pazienti che necessitano di assistenza arrivi gradualmente ai servizi sanitari, in modo che lavanzamento controllato di una malattia possa essere gestito coerentemente da unassistenza sanitaria con risorse adeguate Tuttavia un picco di contagio, e quindi di pazienti che richiedono il ricovero in ospedale, può causare il collasso di qualsiasi sistema sanitario, non importa quanto sia ben strutturato.
Riguardo il COVID-19
Nonostante si tratti di un nuovo virus, si sa già abbastanza su COVID-19, a partire dalla famiglia di appartenenza e dalle caratteristiche di questo Coronavirus (@CSIC, 2020) (vedi Figura 5)
Informazioni che sono state ottenute grazie al coinvolgimento di numerosi laboratori di ricerca e delle università in tutto il mondo , e al fatto che per la prima volta si è riusciti a mappare la sequenza genetica del virus , informazione poi offerta ufficialmente dalla Cina al fine di trovare un trattamento efficace per controllare la malattia.
Questi due fattori hanno permesso di condurre diverse sperimentazioni in tutto il mondo al fine di rallentare lavanzata del virus e, soprattutto, per ridurre il tasso di mortalità.
L O.M.S. ha fornito molte risposte riguardo la natura del COVID-19, quali sono i suoi sintomi, come si diffonde o qual è il tasso di guarigione e di mortalità tra i pazienti infetti. (O.M.S., 2020b).
Nonostante ciò, molti aspetti per i quali non abbiamo risposte sono oggi ancora in fase di studio, in particolare quelli concernenti un trattamento efficace della malattia, sia preventivo che terapeutico.
Foto 5 Il nuovo #coronavirus si chiama SARS-COV-2 e causa la malattia denominata COVID-19 (Coronavirus Disease 2019)
Nellimmagine, il virus della famiglia dei Coronavirus di cui fa parte il nuovo coronavirus. (Foto presa dal virologo Luis Enjuanes (@CNB_CSIC)
La denominazione del COVID-19
Uno dei problemi degli psicologi sociali è raggiungere la fedeltà dei clienti nei confronti di un marchio, che è quello che comunemente utilizziamo per identificare una determinata persona, prodotto o azienda.
Normalmente quando pensiamo a unazienda come la Coca-Cola, McDonald o lIkea, di solito lo facciamo in relazione ai prodotti che vendono. Se guardiamo ad altri marchi come U.P.S., Iberia o Microsoft, lo facciamo sui servizi che offrono.
Un qualcosa che influenzerà in modo decisivo lacquisto del prodotto o del servizio in questione, non solo sulla base dei nostri criteri, ma anche in merito allopinione altrui e del condizionamento dei media attraverso la pubblicità.
Allo stesso modo, quando pensiamo a Stephen Hawking, Barack Obama o Rafael Nadal non lo facciamo più in base ai prodotti o ai servizi, ma per il loro marchio personale, che hanno sviluppato grazie alle loro carriere scientifiche, politiche o sportive; ciò significa che gli aspetti emotivi ad un marchio possono essere riferiti anche a una persona, a un azienda e persino a una località.
Bene, la stessa cosa accade quando si deve dare un nome alle calamità naturali, ad esempio quando si tratta di appellare i cicloni tropicali che ogni anno tormentano gran parte dei Caraibi e del Nord America.
Come riportato dallOrganizzazione meteorologica mondiale (2020), questi nomi seguono elenchi prestabiliti che ruotano, lasciando però nel nome molti degli effetti disastrosi delluragano Katrina del 2005 o di Ike del 2008.
Quindi, in linea di principio, questi nomi non hanno alcuna relazione con la data in cui il fenomeno si verifica, la sua violenza o le aree più colpite, non ci sono motivi specifici per cui possono venire chiamati in Inglese o in Spagnolo (ad esempio, rispettivamente Barry o Gonzalo), oppure con nomi maschili o femminili (ad esempio, Lorenzo o Laura). Tuttavia, può il nome dei cicloni tropicali avere qualche tipo di impatto sulla popolazione?
Questo è ciò che si è cercato di capire attraverso unindagine condotta dal Dipartimento di Amministrazione e Società, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia, il Communications Research Institute e lUniversity of Illinois Research Laboratory per la ricerca su donne e genere, e al Dipartimento di Statistica dellArizona State University (USA) (Jung, Shavitt, Viswanathan e Hilbe, 2014).
Lo studio ha analizzato le conseguenze climatiche degli uragani negli Stati Uniti avvenuti negli ultimi sei decenni, differenziandoli in base ai nomi maschili e femminili. Ciò che si è scoperto è innanzitutto che quelli a cui erano stati dati nomi femminili erano quelli che avevano causato maggiori effetti distruttivi e morti tra la popolazione.
Si ricordi che lelenco dei nomi è prefissato e che quindi la modalità per appellarli è di tipo consecutivo, così a priori non cè relazione tra il genere maschile o femminile del nome e la sua violenza. E quindi estremamente sorprendente il risultato dello studio, in cui sono stati sottoposti a 346 partecipanti una lista di nomi di uragani, 5 maschili e 5 femminili, per valutare, con una scala tipo Likert da 1 a 7, fino a che punto ciascuno degli uragani sulla lista fosse considerato violento.
I risultati mostrano che gli uragani a cui era stato dato un nome maschile tendevano a essere classificati come più distruttivi degli uragani a cui era stato dato un nome femminile, indipendentemente dal sesso dei partecipanti.
Ciò ha permesso di capire perché a volte gli avvisi delle autorità e i nomi che vengono assegnati alle misure preventive, se maschili o femminili, condizionano più o meno la popolazione.
Daltra parte, il nome delle malattie coniato in ambito sanitario deriva da abbreviazioni che sono correlate ad alcune caratteristiche identificative del sito, della sintomatologia o delle sue conseguenze. Così, già nellambito della famiglia dei coronavirus, ci sono stati in precedenza vari focolai, come il SARS-CoV che si è manifestato in Cina nel 2002, le cui iniziali indicano il Coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave sualla base della sua sintomatologia; il MERS-CoV emerso in Arabia Saudita nel 2012 e le cui iniziali in inglese si riferiscono alla sindrome respiratoria del Medio Oriente Coronavirus, quindi con chiare indicazioni della sintomatologia e del luogo di origine del suo esordio; mentre per il COVID-19 che sembra sia nato in Cina nel 2019, il suo acronimo in inglese indica solo il nome generico del ceppo del virus, senza fare alcun accenno alla sua sintomatologia o al luogo geografico in cui esso si è manifestato la prima volta.
Si tenga presente che il termine COVID-19 non è stato il primo ad essere utilizzato per questa malattia, ma è il termine modificato e reso pubblico quasi due mesi dopo il primo caso segnalato allOMS, il che ha portato alcuni ad affermare che le motivazioni di questa modifica, col fine di dare al virus un nome ufficiale, nascessero dalla necessità di evitare le conseguenze economiche negative dellassociazione del nome alla malattia nei confronti di una regione o una popolazione. (@radioyskl, 2020) (vedi Figura 6).
Foto 6. Tweet Denominazione del COVID-19
Foto 6 il Presidente dellOrganizzazione Mondiale della Salute (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus, che annunciò il cambiamento di nome della malattia in COVID-19. Un morbo che aveva già causato la morte di 1.000.000 di persone.
Il primo vaccino potrebbe essere disponibile in 18 mesi.
Lobiettivo è evidente: quello di eliminare i termini virus cinese o virus Wuhan, che indicano chiaramente lepicentro dellinfezione.
Un atto di deferenza verso la Cina che alcuni operatori sanitari osteggiano, in quanto non è stato utilizzato uguale rispetto nei confronti di altre popolazioni, come nel caso della sindrome respiratoria mediorientale Coronavirus.
Nonostante sia stato dato al virus il nome ufficiale di COVID-19, la popolazione ha continuato a usare i nomi di Virus Cinese e in particolare Coronavirus per informarsi sui sintomi, sulle misure di prevenzione o sulla diffusione della malattia, e probabilmente è ancora troppo presto per capire il motivo per cui il tentativo di dare un nome ufficiale è fallito.
Va tenuto presente che per creare un nuovo marchio e farlo aderire ad esso, è necessario affrontare una serie di variabili, come riscontrato in uno studio condotto dalla Taylor University (Malesia) (Poon, 2016.) che aveva lobiettivo di comprendere le motivazioni del maggior successo di un marchio rispetto agli altri. Per fare ciò è stato selezionato un elenco di cinquanta prodotti giornalieri tra i più venduti di due principali società di marketing, per verificare limpatto del marchio.
Dopo aver analizzato i messaggi, i depliant e la pubblicità inerenti ai due marchi e diffusi dai media e dalle reti televisive si è scoperto, applicando lanalisi testuale e il metodo interpretativo, che questi marchi si basavano su due pilastri per mantenere la fidelizzazione del cliente.
Il primo era la capacità di generare emozioni positive; il secondo quello dellestetica dellonestà, vale a dire, che quel prodotto soddisfa tutte le aspettative pubblicizzate, e ciò ne mantiene alti gli standard di qualità.
Per quanto riguarda la credibilità dellOMS, sembra che, in base al sondaggio condotto da WIN / Gallup International (ONU, 2014), questo organismo, insieme allUNICEF, sia una delle agenzie internazionali più quotate al mondo, poiché il 72% degli intervistati ha espresso unopinione altamente positiva nei suoi riguardi.
Pertanto, è probabile che i cittadini nel tempo faranno proprio questo nuovo termine, tenendo anche conto del divario temporale che si è verificato tra lannuncio del nome ufficiale dellagente infettivo l 11 febbraio 2020 e la sua effettiva comparsa (vedi Figura 6), cioè circa un mese dopo che la popolazione mondiale era già stata allertata, il 20 gennaio 2020, già con un bel ritardo, dato che il primo caso dinfezione era stato segnalato il 31 dicembre 2019.
Levoluzione della pandemia
Sebbene i fatti siano recenti e non consentano di analizzare le informazioni in una certa prospettiva, la seguente è una piccola sequenza di date e informazioni relativi allattuale pandemia, con particolare attenzione alle informazioni sul personale sanitario, prima in generale e poi specificamente in Spagna.
Pertanto, è necessario sottolineare che il nuovo coronavirus del 2019 (n-CoV) comera inizialmente chiamato, noto anche come virus cinese o virus di Wuhan, che è il nome della provincia Cinese dove è iniziato il contagio, oggi ha cambiato il suo nome ufficiale in COVID-19, secondo quanto dichiarato dellOMS il giorno 11 febbraio 2020.
Sebbene il primo caso ufficiale di COVID-19 sia stato segnalato in Cina alla fine di dicembre, alcune indagini indicano che in precedenza cerano stati vari casi che non erano stati segnalati allO.M.S. Inoltre, molte sono state le critiche nei confornti di questa Organizzazione, che ha reso pubblica la pandemia solo l11 marzo 2020, quando cerano già più di 1.000.000 di persone contagiate nel mondo (@radio_angelica, 2020) (vedi Illustrazione 7).
Foto 7 Tweet Annuncio della Pandemia
Foto 7 Dal primo caso ufficiale di coronavirus nel dicembre 2019 alla dichiarazione dellOMS, quando si era già abbondantemente superato il milione di contagiati nel mondo, il nuovo SARS-COV-2 ha messo in ginocchio lintero sistema sanitario mondiale.
radioangelica.com/noticias/coron
Un virus, sconosciuto fino ad allora, che si stava gradualmente diffondendo, ma della cui gravità era a conoscenza solo il personale sanitario; in tal modo la popolazione, fino a quando non ha visto le misure adottate dai diversi governi, era tranquilla, confidando nelle capacità di reazione del proprio sistema sanitario.
Forse la misura più drastica e impopolare adottata gradualmente dalla maggior parte dei paesi del mondo e imposta alle persone per la paura del contagio è stata quella del confinamento in casa dellindividuo, che ha costretto la popolazione a non uscire o a farlo solo per giustificati motivi, in quanto non è tollerabile rimanere detenuti nella propria abitazione o essere puniti con uningente multa se si è costretti a uscire. Una pratica di confinamento che ebbe inizio in Cina e con gran stupore del mondo intero, quando la gran parte della popolazione della provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, la città dove si verificò lepidemia, fu in pratica reclusa nelle proprie abitazioni.
Una reclusione forzata che ha poi coinvolto milioni di persone con una decisione presa in una sola notte, qualcosa che fino ad allora sarebbe stato ritenuto impossibile a causa dellingente numero di cittadini coinvolti, e che tuttavia è stata applicata il 24 gennaio 2020 (@shildalys, 2020) ( vedere lillustrazione 8).
Foto 8 Tweet riguardo la quarantena in Cina.
Foto 8 #Coronavirus 24 gennaio 2020, la #Cina mette in quarantena 8 città della provincia di Hubei, confinando nelle proprie case circa 35 milioni di liberi cittadini. Al momento in cui sto scrivendo in Cina si contano 26 pazienti contagiati dal 2019 n-COV. In tutti gli Stati Uniti 63 non ancora confermati.
Una misura controversa perché limita e non rispetta i diritti individuali del movimento e persino del lavoro, ma che è necessario adottare in tempi di crisi sanitaria se si pensa al bene collettivo, ai fini di operare un freno alla diffusione del contagio tra i cittadini.
Questo aspetto non è stato sempre compreso dalla popolazione reclusa, quindi i governi hanno investito milioni in campagne pubblicitarie attraverso i media e i social network per modificare la visione di questa misura restrittiva, e farla elaborare dalla popolazione come necessaria sulla base del pericolo che si sta vivendo..
Su modello della decisione adottata dalla Cina e in seguito al numero crescente di casi di cittadini contagiati, lItalia ha attuato poi le stesse misure restrittive in termini di possibilità di movimento in alcune delle regioni settentrionali, una decisione adottata il 7 di Marzo 2020, per poi estendere la quarantena allintero Stato.al fine di prevenire gli effetti letali del contagio da COVID-19. Ma poi ogni Stato del mondo ha adottato misure simili, optando in ogni caso per la chiusura parziale o totale delle attività non essenziali, o chiudendo letteralmente il territorio per impedire agli stranieri infetti di diffondere la malattia nel proprio territorio. (@Renzo_Utili, 2020) (vedi Figura 9).