Signore e signori!, buona sera, prima di tutto vi ringrazio per la vostra presenza, spero che questopera sia di vostro interesse. E senza ulteriori indugi iniziamo disse il bigliettaio che ora indossava una giacca verde e una calzamaglia dello stesso colore.
Mi guardai attorno per vedere se cerano altri spettatori in quella sala, ma non vidi nessuno. Questo mi sorpese perchè non capivo cosa stava succedendo. Ero sicuro di essere arrivato nel modo giusto, lindirizzo e anche il bigliettaio, tutto era in ordine, tranne quello che era successo da quando ero entrato.
Sul palcoscenico si presentavano contemporaneamente e in successione quelle tre persone che ballavano e cambiavano continuamente vestiti e intonazione.
Allinizio mi ci volle un po a capire di quale spettacolo si trattasse, ma capii in fretta di trovarmi allopera più rappresentata della storia. Unopera descritta come la più drammatica e al tempo stesso complessa, piena di amore, odio, vendetta e desiderio. Ma che è nota per la celebre frase Essere o non essere? Questo è il dilemma.
Amleto, una delle tragedie più conosciute di William Shakespeare ma adattata a un piccolo villaggio creato sul palcoscenico, invece di riflettere la nobiltà della Danimarca e dei suoi personaggi originali.
La trama non era molto lontana dai drammi attuali, anche se i ballerini mantenevano gli abiti medievali e usavano anche il linguaggio duro e poco diretto dellopera originale.
Inoltre, siccome erano pochi gli attori-ballerini, rappresentavano vari personaggi, distinguendo un perionaggio e laltro con i vestiti che usavano. Così, perchè fosse evidente il cambiamento, i due attori maschi facevano ruoli femminili, oltre che maschili.
In appena mezzora era finito, ed io ero perprlesso. Non che ricordassi tutta la trama, ma sapevo che aveva tre o quattro atti, ognuno abbastanza lungo, ma quello fu come un Amleto espresso.
Quando i tre ballerini rimasero in piedi in mezzo al palco con le braccia alzate dopo aver fatto un inchino piegandosi fino alle ginocchia, e si misero a guardarmi, non potei fare altro che applaudire.
Come le è sembrato? chiese lattore-ballerino che aveva fatto il bigliettaio.
Bello dissi, cercando di riprendermi dalla sorpresa.
Davvero le è piacuto? chiese lattrice, nervosa.
Bene, in sostanza è corretto, ma mi è mancata la cosa più importante dissi, poichè non volevo scoraggiarli.
La più importante? chiese il terzo.
Sì, tutta lintrospezione dei personaggi, in particolare del principe Amleto. Mi è mancato un po di monologo.
Lo sapevo! disse il primo attore.
Tranquillo! disse il terzo.
Come crede che potremmo migliorarlo? chiese la donna.
Non lo so, non è che sono un intenditore, nientaffatto.
Questo è quello che desideriamo, da qui linvito spiegò la donna.
Non capisco! dissi, confuso per quellaffermazione.
Abbiamo abbandonato un invito al parco in modo che chiunque volesse potesse assistere in forma anonima alla nostra prima per conoscere di prima mano limpressione che fa la nostra opera sullo spettatore affermò il primo attore.
Beh, forse non sono la persona imparziale che cercavate, sfaccio lo psichiatra e tendo ad analizzare alla luce della mia professione tutto quello che vedo e sento, è deformazione professionale! dichiarai con una certa rassegnazione.
Allora! Le è piaciuto? insistette la donna che indossava una calzamaglia e un tutù neri.
Sí, credo che sia interessante limpostazione che gli avete dato, ma è diventato troppo breve, e mancano alcune scene importanti dellopera.
Di questo si tratta affermò in tono ribelle il terzo attore. Se vuole vedere unopera classica ha sbagliato sala, amiamo rischiare, siamo innovatori, e non vogliamo ripetere le stesse cose degli altri.
A prescindere da questo, direi che un po più dintrospezione sarebbe unottima cosa perchè il pubblico rifletta sulla natura umana, così come voleva Shakespeare ho risposto.
Riflessioni?, non è questo che cerchiamo, vogliamo emozionare, fare colpo, lasciare senza fiatovogliamo che quando esce ricordi quello che ha vissuto come un esperienza unica. Niente riflessioni! insistette il terzo attore in tono infastidito.
Bene, dico solo quello che penso, credo che questo è un classico, e dobbiate rispettare lopera originale.
La ringraziamo per il suo tempo disse la donna mentre scendeva i tre gradini del palcoscenico.
A proposito, questo è vostro? dissi, mostrando la scatola che mi aveva portato a quellesperienza imprevista.
Sí, è nostra affermò la donna. Anche se speravamo che venisse accompagnato.
Accompagnato? chiesi, sorpreso.
Sì, ma immagino che non abbia avuto nessuno con cui venire affermò il terzo ballerino in tono molto sarcastico scendendo dal palco.
La verità è che, se avessi saputo dove sarei capitato, potevo portare anche qualcun altro, ma fate come se non avessi detto niente.
Come niente? chiese il primo attore, quello che aveva fatto il bigliettaio Cera il luogo, lora e anche una descrizione dellopera.
Sí, certo, ma non mi immaginavo un luogo come questo, sul giornale avevo visto che annunciavano una compagnia di balletto che debuttava oggi, e pensavo che foste voi.
Magari! disse la donna. Noi non siamo neppure una compagnia, siamo solo degli amici che tentano di offrire un po darte al popolo, ma è vero, ci piace che sia di qualità, e che provochi emozioni nello spettatore.
Ha sentito bene?, emozione!, non dialogo affermò il terzo ballerino, mentre si sedeva accanto a me.
Bene, allora congratulazioni, e continuate così dissi cercando di finirla con quella situazione così strana,perchè era la prima volta che assistevo a una di quelle opere alternative o come si chiamavano.
Non andavo spesso a teatro, ma quando ci andavo mi accertavo sempre che fossero opere di compagnie internazionali.
Un momento! disse la giovane tirandomi per la manica della giacca. E questo cosè?
Cosa? chiesi, meravigliato.
Questo anello e il biglietto?, che significa tutto questo? disse stupita mentre lo toglievo dalla scatola.
Non ne ho idea, era nella scatola risposi, senza conoscere il motivo del suo stupore.
Noi abbiamo lasciato la scatola nel parco perchè la persona che volesse potesse venire e così potessimo conoscere la sua opinione, ma quello non ce labbiamo messo noi affermò il primo attore.
Eppure le assicuro che quando ho ricevuto la scatola era gà lì dentro insistetti.
Tenga! disse la ragazza, porgendomi entrambi gli oggetti.
E cosa vuole che ne faccia? chiesi, contrariato per aver scoperto che non erano loro.
Non so, ma non sono nostri, molte grazie per la sua visita, e per la sua opinione sul nostro spettacolo disse la donna mmentre mi indicava il palcoscenico con la mano.
La accompagno alluscita disse il terzo ballerino, mentre mi precedeva.
Mi accompagnò alluscita attraversando il piccolo passaggio e dopo aver varcato la porta duscita, lunica cosa che quelluomo mi disse fu:
Più dialogo?, che ne sa lei del balletto?
Detto questo chiuse la porta e rimasi per qualche secondo a guardarla prima di girarmi e guardarmi attorno.
Quasi tutta la strada era buia, tranne alcuni negozi di bevande o di scommesse, quelli che non chiudevano neppure alla notte.
Guardai da entrambi i lati e non vidi neppure una macchina. Consultai lorologio e vidi che era passata più di unora da quando ero uscito dallo studio.
Guardai da entrambi i lati e non vidi neppure una macchina. Consultai lorologio e vidi che era passata più di unora da quando ero uscito dallo studio.
E a questora dove lo trovo un taxi?, pensai mentre cominciavo a camminare lungo la strada, nellattesa che ne passasse uno.
Poichè iniziavo ad avere freddo, mi strinsi nella giacca e misi le mani nelle tasche quando mi accorsi che avevo ancora lanello nella giacca. Lo tirai fuori e vidi con difficoltà che aveva unincisione, che prima non avevo notato, ma con quella poca luce non riuscivo a vedere bene.
Lo rimisi in tasca e toccai il biglietto, e mi accorsi che aveva un rilievo su una delle facce. Lo tirai fuori, lo osservai, ma non vidi nulla.
Forse lo vedrò meglio alla luce, pensai, mentre lo alzavo in direzione di una lampada che a svariati metri daltezza faceva quello che poteva per illuminare la strada.
Niente, così non si può dissi, dopo aver cercato di osservare il biglietto da diverse angolazioni.
Ero ancora lì quando la strada iniziò a illuminarsi e vidi che arrivava una macchina, quindi intascai rapidamente quel pezzo di carta e mi preparai a fermarla.
Taxi!,taxi! urlai, facendo cenni con le mani per farmi vedere.
Taxi, signore? mi disse il conducente fermandosi accanto a me.
Sí, grazie risposi sollevato, mentre mi sedevo sul sedile posteriore.
Dove la porto?
All Hotel Plaza.
Ha avuto fortuna che sia passato di qui!, non è una zona molto raccomandabile.
Sí, sto iniziando a rendermene conto dissi mentre lauto procedeva e vedevo che era un quartiere un po trascurato.
E qui in vacanza? chiese il tassista.
Cosa? chiesi, mentre osservavo il quartiere che stavamo attraversando.
E la sua prima volta in città? insistette.
Abito qui.
Dove?, in hotel? chiese il tassista con derisione.
Sí, esatto affermai categoricamente.
Mi scusi, ma non capisco disse luomo, sorpreso.
Abito lì da anni, in questo modo posso concentrarmi sul lavoro senza distrarmi per cose necessarie come i lavori di casa.
Che lavoro può essere così totalizzante? chiese curioso il tassista.
Faccio lo psichiatra, risposi, mentre mi abbassavo il colletto della giacca.
Psicosa?, lo strzzacervelli? chiese mentre si faceva una bella risata.
Colui che si prende cura della salute mentale degli abitanti di questa città puntualizzai senza avermene a male per quel commento scherzoso, che non era certo il più offensivo che avevo dovuto sopportare.
Bene, comunque sia, le da abbastanza per vivere in un hotel? Guadagnerà molto disse mentre faceva un gesto con indice e medio, per indicare il denaro.
Non tanto, ma poichè non ho molte spese, me lo posso permettere.
Ah!, sí, certo disse il tassista con un sorriso burlone.
Se si rende conto di ciò che spende per affitto o mutuo, più le bollette di luce, acqua, assicurazione e cibo, probabilmente sceglierà una soluzione come la mia dissi, tentando di illustrargliene i vantaggi.
Se dicessi ai miei parenti che vado a vivere in hotel, la prima cosa che mi chiederebbero è se ho vinto al lotto ribattè scherzosamente il tassista.
E la seconda? chiesi, continuando la battuta.
Cosa farei con mia madre? rispose ridendo.
Ha una famiglia numerosa?chiesi, curioso.
Numerosa?, contando mia moglie, la suocera, gli zii e i cugini, quando ci riuniamo tutti insieme siamo in dieci, e un altro in arrivo. E lei non ha moglie? chiese in tono scherzoso.
No, ecco, lavevo, ma ora non cè.
Ah!, mi spiace disse, cambiando tono.
Allora non si dispiaccia, se è stata con un altro mentre io ero a un congresso.
Dice sul serio?
E ci mettemmo a ridere per quella situazione così assurda. Poi ci zittimmo, un silenzio molesto quasi quanto quello che sentii quando tornai a casa e trovai un biglieto di mia moglie che diceva: Spero che tu ragginga sempre ciò che desideri, io voglio provarci e per questo me ne vado.
Un biglietto che tenevo sempre nel portafoglio, ma che non avevo mai fatto vedere a nessuno, non so se per vergogna o per paura di condividere i miei sentimenti. Era chiaro che lei non era felice con me e che voleva esplorare nuove possibilità.
Non appena arrivai a casa, e dopo essermi reso conto della situazione, feci le valigie e andai allHotel Plaza, dove sono rimasto.
Non mi è neppure venuto in mente di prendere una casa senza di lei. Tanto silenzio, tanta solitudine, nella casa che avevamo comprato con tante illusioni. Dovevamo avere dei figli, vederli crescere, e quella sarebbe stata la nostra dimora per il resto della nostra vita, e in due anni di matrimonio tutto è finito in questo modo. Nè una chiamata di scuse, nè una spiegazione, solamente un biglietto.
E certo che gli ultimi mesi erano stati frenetici da parte mia, concentrati sul nuovo progetto di essere cofondatore di unassociazione internazionale di psichiatri, nella quase volevamo offrire una nuova prospettiva a persone estranee alla nostra specializzazione, creare una rivista trimestrale, cercare finanziamenti per progetti di ricerca, occuparmi delle mie seduteforse ho trascurrato ciò che amavo di più, ma non ho visto alcun segnale.
Quando tornavo a casa lei era sempre felice e contenta, mi raccontava del suo lavoro di professoressa, delle difficoltà che incontrava,e che cera qualche bambino che la faceva impazzire.
Ricordo anche che avevamo parlato delle prossime vacanze, facendo progetti di trascorrere una settimana in una qualche isola tropicale, piene di palme da cocco e spiagge bianche, dove il cielo si confonde col mare, per poter stare da soli condividendo quel pezzetto di paradiso sulla Terra. E allimprovviso, da un giorno allaltro, solo un biglietto.
Eccoci qui! disse il tassista mentre si fermava di fronte allingresso principale dellhotel.
Grazie! dissi, pagandogli la corsa e scendendo dallauto.
Buona notte! disse il facchino dellhotel.
Buona notte! risposi mentre mi tiravo su il collo della giacca ed entravo con una certa fretta perchè aveva iniziato a far freddo.
Dopo aver salito le scale ed aver superato la porta girevole mi diressi alla reception.
Buona sera, stanza 311, cè posta per me? chiesi, mentre aspettavo che mi dessero la chiave della stanza.
No, dottore, ma cè il giornale di oggi, come aveva chiesto.
Molte grazie, buona serata dissi, mentre prendevo i giornali internazionali che mi piaceva leggere prima di ritirarmi.
Quale piano? chiese il ragazzo dellascensore.
Il terzo risposi sapendo che lui già conosceva la risposta, perchè tutte le sere mi faceva la stessa domanda.
Una buona giornata? chiese ancora.
Beh!, è stato un pomeriggio particolare.
Lo dice per il tempo?
Sí, anche per quello risposi, con un sorriso forzato.
Siamo arrivati!, le auguro una buona notte.
Ci proverò, molte grazie dissi, uscendo dallascensore e dirigendomi verso la mia stanza.
In fondo al corridoio, cera una piccola suite, che disponeva di uno studiolo e un a stanza da letto. Non era molto grande, ma era il meglio che ero riuscito a concordare con il direttore dellhotel, perchè non era normale avere clienti che alloggiavano per anni nella stessa stanza.
Non appena aprii la porta della suite mi accorsi che cera qualcosa che non andava. Un forte odore di tabacco inondava la stanza, che di certo non era mio perchè non fumavo, e neppure invitavo amici nella stanza, così non ho potuto fare a meno di lasciarmi scappare un: