Le Tessere Del Paradiso - Giovanni Mongiovì 3 стр.


Alessio capì lallusione, tuttavia evitò di scavare a fondo pur di non scoprire se si trattasse di una sorta di proposta.

«Sono un uomo che si attiene ai detti di Dio!» rispose invece, lasciando trasparire tutto il suo senso di religiosità.

«Eppure avete ucciso un uomo»

«Il caso verrà riesaminato e io verrò scagionato da tutte le accuse.»

«Ma per intanto rimanete quello che il mondo vi crede: un assassino! Ho chiesto in giro e sembra che abbiate ucciso un certo giudeo messinese.»

Alessio stava per spazientirsi, nondimeno si trattenne quando laltro disse:

«Sappiate comunque che non vi condanno. Chi sono io per giudicare i motivi che vi hanno spinto ad una azione del genere? Parlatemi di questa donna Zoe.»

Alessio si chiese come facesse a sapere così tante cose di lui, tuttavia era la prima volta che qualcuno si interessasse ai motivi del suo viaggio in Sicilia. Forse Mattia, al pari di una donna sfaccendata e curiosa, amava impicciarsi nei fatti altrui. Comunque sia, sentire dalla bocca di qualcun altro quel nome, Zoe, lo fece quasi commuovere. Probabilmente fu per disperazione, per quel peso maggiore della prigionia che si portava sul cuore, che Alessio sentì di potersi fidare delleunuco.

«Zoe è la mia unica figlia.» rispose.

«Siete venuto fin qui per vostra figlia?»

«Per lei e per la promessa che feci ad una donna morente.»

Mattia si sporse in avanti, appoggiò il mento sul pugno, fissò il gomito sul ginocchio, e spiegò:

«Per quanto voi abbiate passato gli ultimi tre anni recluso tra quattro mura, sappiate che in vita siete stato più libero di me La mia condanna è stata eseguita già durante la mia fanciullezza, cosicché il resto della mia esistenza è stato segnato per sempre. La mia prigione è il ruolo che ricopro in questo Palazzo: custode dellharem, guardiano delle donne, servitore del Re e soprintendente ai bisogni della Regina un ruolo segnato sul mio corpo. Dunque non stupitevi se vi chiedo di parlarmi di voi, poiché il vostro racconto rappresenta una delle possibili vite che avrei potuto vivere se non fossi stato recluso in questa condizione di prigionia.»

Alessio provò tenerezza per quelluomo.

«Quanti anni avete?» chiese perciò curioso.

«Trentadue.»

«E da quanti anni fate parte del seguito del Re?»

«Divenni valletto di Ruggero alletà di nove anni. Temo tuttavia che la mia vita non possa paragonarsi alla vostra. Se continuassi a rispondere alle vostre curiosità sono sicuro che vi annoierei. Sappiate solo che anche nella mia vita cè una donna, una giovane sorella che amo più del sole.»

«Conoscete quindi il sentimento che muove il mondo, mio Signore! Bene, vi dirò di Zoe Conobbi sua madre molti anni fa, venticinque per lesattezza, durante una visita sullisola di Corcira. In quegli anni ero un giovane apprendista che si stava affrancando con successo dallinsegnamento del suo maestro. Essendo quindi il mio servizio a buon mercato, venni assoldato per un lavoro da un certo notaio dellisola. Questi mi chiedeva la stesa di un mosaico pavimentale in opus sectile21 come abbellimento della cappella privata della sua famiglia. Benché si trattasse di unarte molto complicata, mi gettai nella sfida sicuro che non avrei fallito. Fallii tuttavia come uomo timorato di Dio quando mi imbattei nella moglie del notaio, una donna dalla bellezza sconvolgente dieci anni più grande di me. Non so ben dire se fui io a corteggiare lei o se fu lei a sedurmi; la mia mente era annebbiata dalla passione e il mio cuore in preda ad un turbinio di emozioni. Ci vedemmo clandestinamente per due mesi, quindi, determinato ad allontanare da me la tentazione e ad acquietare il senso di dannazione che andava crescendo nella mia anima, scomparvi senza neppure completare lopera. Col tempo la mia mente dimenticò il viso di quella donna e il mio cuore barattò lamor carnale per quello sacro. Divenni intanto famoso e ricco come mai avrei immaginato. Ritrovandomi tuttavia un giorno in meditazione con me stesso e guardando i miei capelli grigi, riflettei che in luogo della fama e del denaro avrei preferito laffetto di una famiglia. Larchimandrita22 di un monastero, un amico dinfanzia, mi consigliò allora di scegliere la solitaria contemplazione di Dio e di prendere i voti mi propose quel tipo di famiglia che è il monastero. Quando io però gli chiesi se sarebbe stato saggio riavvicinarmi ai rimpianti di gioventù, lui mi rispose che un uomo che rimugina sui rimpianti per certo non ha mai smesso di praticare il peccato nel suo cuore. Gli dissi allora di essere venuto a sapere che il marito di quella donna era morto e che i miei sentimenti si erano destati a causa di quella notizia. Lui mi spiegò quindi che se non lavessi rincontrata non avrei mai potuto scoprire quello che la Volontà Divina desiderava per me. Partii immediatamente per Corcira e dopo poco tempo ritrovai la donna che molti anni prima mi aveva indotto al peccato. La ricordavo splendente bella, ed invece adesso avevo di fronte una persona vecchia e malata. La ritrovai distesa sul suo letto e, tenendole la mano, le giurai comunque che questa volta non lavrei abbandonata. In fin dei conti mi sarebbe bastato considerarla unanziana madre. Ma lei, lusingata per la mia offerta benché ormai senza alcuna voglia di vivere, mi fece giurare per Dio di renderla felice in unaltra maniera. Mi disse di aver avuto ununica figlia, una bambina che lei aveva amato più di ogni altra cosa, e che tale creatura era il frutto del nostro amore clandestino. Rimasi sbigottito, eppure sorrisi come se quella fosse la notizia più felice che un uomo potesse ascoltare. Quando nondimeno vide la mia gioia, turbò la sua espressione e pianse. Mi disse che Zoe era stata presa durante il saccheggio dellisola da parte dei siciliani nel 1147, secondo il vostro calendario. Era stata catturata il primo giorno ed esposta sulla piazza in quello successivo. Lei le era stata accanto tutto il tempo, finché un nobile siciliano, un comandante di galea molto apprezzato tra i suoi, non aveva voluto comprarla ad un prezzo talmente alto da superare qualunque tentativo di riscatto da parte del notaio suo marito. Mi chiese quindi di ritrovarla e di riscattare ad ogni costo la sua libertà. Stetti al capezzale di quella donna per unintera settimana, e quindi, ad un certo punto, mi disse:

«Non capite come sarebbe cambiata la sorte della mia amata Zoe se voi non ve ne foste mai andato?»

Compresi allora tutta la mia responsabilità nella faccenda. Adesso, oltre al desiderio di avere una famiglia, nacque in me lobbligo verso il mio sangue. Era chiaro che la Volontà Divina mi stesse parlando nel più comprensibile dei modi

Lei morì due giorni più tardi e io salpai per queste terre subito dopo averle chiuso gli occhi.

Giunsi a Messina lestate di tre anni fa, intento ad arrivare a Palermo e trovare Zoe. Passai alcuni giorni in un monastero di rito greco sulle montagne che spingono quella città verso il mare, e dunque, mentre facevo la spola tra quel luogo di contemplazione e il mercato, venni a sapere che quel noto comandante di galea soggiornava da alcuni giorni nei pressi del porto. Quella era la mia occasione Dio mi stava mettendo dinanzi alla soluzione e per certo mi avrebbe spianato la strada. Mi presentai sorridente e amichevole, intendendo contrattare lacquisto della ragazza. Quello aveva la mia stessa età e per certo possedeva più fama e denaro di me. Ad ogni modo, si alterò non appena gli menzionai il nome di Zoe e mi disse di non farmi più vedere. Sapevo che non sarebbe stato facile, per cui lo ricercai la sera dello stesso giorno, raddoppiando lofferta e parlandogli col cuore in mano. Questa volta mi stette a sentire e mi assicurò che la cosa si poteva fare. Perciò mi diede appuntamento allalba presso uno dei magazzini del porto, dove disse che si sarebbe presentato con un notaio per stipulare la vendita. Non chiusi occhio e già unora prima che spuntasse il sole arrivai al luogo concordato. Temetti a portare il denaro e pensai bene di lasciarlo nelle mani del fedele Onesimo, istruendolo che avrebbe dovuto consegnarlo solo a me quando più tardi sarei tornato insieme a degli sconosciuti e che se non fossi tornato, avrebbe dovuto custodirlo fino a quando non avrebbe colto un segno della Volontà Divina. Queste parole, recepite da un cuore onesto come quello di Onesimo, mi hanno permesso di conservare la vita ritardando lesecuzione. Sarebbe tuttavia complicato spiegarvi questa sera in che modo quel frate mi ha salvato la vita

Ritornando a quella maledetta mattina vi dico quello che successe. Quando entrai nel magazzino la luce di una torcia si spegneva al contatto col suolo e un uomo lì accanto boccheggiava supino come fanno i pesci presi allamo. Gli occhi di costui mi terrorizzarono: li aveva spalancati, fissi verso qualcosa di indefinito. Sul suo petto vi erano almeno tre profonde ferite e in una di esse se ne stava ancora conficcato il pugnale che gli aveva squarciato il cuore. In men che non si dica quello smise di boccheggiare e con ancor meno tempo si presentò quel maledetto nobile. Questi mi vide piegato sul morto e dunque si mise a gridare che un uomo era appena stato ucciso. In quel momento pensai di scappare di restare e spiegare tutto di inventare una storia che avrebbe alleviato la mia posizione. Non ebbi il tempo di fare nulla, poiché mi circondarono e mi presero in custodia. Pochi giorni dopo venne emessa la mia condanna a morte, decisione maturata grazie alla testimonianza di quelluomo che asseriva di avermi colto in flagranza di crimine.»

«Davvero una storia incredibile! Mi chiedo però come mai riluttiate a dire il nome della donna che amaste in gioventù.»

«Perché voglio esimere il suo nome dal giudizio degli uomini. Giudichi Dio i suoi peccati!»

«E perché dunque mi avete nascosto anche quello del nobile comandante di galea vostro nemico?»

«Provo nausea perfino a pronunciarlo quel nome e poi, voi che sapevate così tante cose di me ancor prima di questa sera, dovreste saperlo.»

«In verità la vostra storia mi ha appassionato già giorni or sono, quando sotto invito del Re mi fu chiesto di capire chi foste davvero. Sì, lo ammetto, ho indagato su di voi! Tuttavia fino ad oggi ho avuto come elemento solo quel nome, Zoe, credendo tra laltro che si trattasse della vostra amata.»

«Ecco perché questa notte venite a svegliarmi per scavare a fondo nella mia persona e dare risposta al Re.»

«No, Mastro Alessio, cè dellaltro.»

A ciò Mattia si alzò dallo sgabello e prese a gironzolare nella stanza.

«Io non ho mai avuto un padre.»

«Neppure io conobbi il mio, se questo vi può consolare.» rispose Alessio, comprendendo il tono triste dellaltro.

«Ma voi avete colmato tale vuoto con il vostro carattere avventuriero e virile. Io invece cerco di riempire questa assenza ravvisando la figura di un padre negli uomini che incontro durante le mie giornate. Voi, Mastro Alessio, mi date questa idea più di ogni altro uomo con cui mi sia rapportato. La mia non è più semplice curiosità o la risposta ad unesigenza del Re io voglio aiutarvi a ritrovare la vostra Zoe.»

Alessio era confuso e al tempo stesso lusingato.

«Dite davvero?»

«Sì, ma voi ditemi prima il nome delluomo che lha strappata dalle braccia di sua madre anni or sono.»

Alessio stava per dirglielo, poi parve pensarci. In tutta questa storia era finito prigioniero e quasi impiccato proprio per fidarsi troppo della gente.

«No, Signore, datemi prima un segno che vi interessate davvero della mia causa. Trovatelo voi il nome di costui!»

Dunque leunuco, invece di offendersi, sorrise.

«È una richiesta ragionevole. Daltronde, come potrei dimostrarvi il mio affetto se non vi fosse alcuno sforzo in quello che faccio»

Quella fu lultima frase prima di lasciare la sala e lartista che avrebbe dovuto abbellirla.

Capitolo 4

7 Novembre 1160 (Anno Mundi 6669), Balermus, Palazzo Reale


Passati due soli giorni Mattia entrò nella sala e, mentre Alessio ed altri tre operai se ne stavano sullimpalcatura, urlò:

«Mastro Alessio, venite giù!»

Ci volle qualche minuto prima che labile maestro darte si calasse fino al pavimento.

«Giordano di Rossavilla!» esordì leunuco.

Alessio si stranì in viso; era più il disgusto che provava per quel nome che la sorpresa per la scoperta di Mattia.

Onesimo si avvicinò curioso. Sapeva benissimo quali fossero i sentimenti del suo mentore nei confronti della persona in questione.

Alessio diede quindi le spalle alleunuco e cercò un pretesto per troncare lì quella conversazione. Prese in mano la cazzuola sporca di malta e si mise a ripulirla con un altro arnese identico.

«Come può esservi utile conoscere il nome della persona che mi ha rovinato?» chiese sempre Alessio, trovando il coraggio per affrontare largomento.

«Egli trattiene pure vostra figlia.» rispose Mattia.

«Questo lo sapevo anche prima che salpassi per questa terra.»

Dunque leunuco, entusiasta, prese per il braccio Alessio e lo accompagnò fino alla balaustra della loggia. Da lì era possibile vedere tutta Palermo.

«Quel palazzo laggiù, quello con le merlature presso la via Marmorea; lo vedete?»

«Lo vedo.»

«È lì che abita il vostro nemico, ed è lì che se ne sta anche la vostra Zoe. In vita vostra non vi è mai stata così vicina! Io ci sono stato giusto stamattina.»

Alessio si voltò e, afferrando per le spalle luomo del Re, gli chiese:

«Lavete vista?»

E Mattia, sorridendo:

«È una donna splendente!»

«Descrivetemela, vi prego.»

«Occhi azzurri come i vostri e capelli lunghi e profumati. Vi somiglia molto È così bella!»

Alessio piangeva mentre laltro gli parlava di Zoe.

«Le avete parlato?»

«Oh no non è stato possibile parlarle. Mi è stata descritta da un uomo che mendica da quelle parti e io ho aspettato che si affacciasse sugli scaloni dellingresso per vederla.»

Alessio abbracciò Mattia e gli disse:

«Ve ne sono grato, mio Signore!»

«Quando riuscirò a parlarle, le dirò di voi.»

«No, non fatelo! Non voglio che sappia che questo condannato a morte sia suo padre. Però, se davvero volete farmi piacere, continuate a portarmi sue notizie. Io guarderò da oggi in avanti le merlature di quel palazzo, immaginandola secondo la vostra descrizione.»

Così Mattia si conquistava la fiducia di Alessio ed instaurava nel suo cuore quel tipico senso di gratitudine che assoggetta gli uomini sinceri a chi è datore di bene.

«Maestro, sembra che a quelleunuco gli stiate a cuore.» commentò Onesimo, vedendo Mattia andarsene.

«Vedi quelle merlature laggiù, ragazzo?» indicò Alessio, interrompendo il più giovane.

«Le vedo.»

«Devi fare una cosa per me. Va fin lì e informati se quel palazzo è davvero quello di Giordano di Rossavilla.»

«Non vi fidate delleunuco?»

«In vita mia non ho mai ricevuto del bene disinteressato e intendo valutare se costui è sul serio unanima sincera e pura come dice.»

«Vi ha fatto il nome di Giordano di Rossavilla benché voi non glielo aveste detto; perché pensate che vi stia mentendo?»

«Non lo penso, desidero solo accertarmi del contrario. E poi il nome di quel farabutto non sarebbe difficile scoprirlo, visto che è colui che mi ha accusato dellomicidio del giudeo.»

Lo stesso pomeriggio Onesimo andò e tornò dal palazzo indicato da Mattia e diede conferma circa leffettiva proprietà di Giordano di Rossavilla, ovvero il nobile che aveva testimoniato contro Alessio e che tratteneva Zoe. Adesso il maestro darte non aveva più motivo di dubitare di Mattia e attribuì linteresse nei suoi confronti ad una forma di attrazione verso la figura di uomo-padre che lui rappresentava.

Venne tuttavia presto il momento in cui la fiducia e la gratitudine di Alessio nei confronti di quelluomo dovette essere provata.

Il 7 di novembre Mattia si presentò con le stesse dinamiche della prima volta. Il rumore della chiave nella serratura svegliò Alessio e questi immaginò che fosse proprio leunuco. Il servitore del Re aveva alcuni graffi sul collo e i vestiti strappati in più parti, inoltre piangeva e si copriva la bocca come farebbe un bambino che ha subito uningiustizia e intende trovare conforto nel genitore.

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