«Vi ha fatto il nome di Giordano di Rossavilla benché voi non glielo aveste detto; perché pensate che vi stia mentendo?»
«Non lo penso, desidero solo accertarmi del contrario. E poi il nome di quel farabutto non sarebbe difficile scoprirlo, visto che è colui che mi ha accusato dellomicidio del giudeo.»
Lo stesso pomeriggio Onesimo andò e tornò dal palazzo indicato da Mattia e diede conferma circa leffettiva proprietà di Giordano di Rossavilla, ovvero il nobile che aveva testimoniato contro Alessio e che tratteneva Zoe. Adesso il maestro darte non aveva più motivo di dubitare di Mattia e attribuì linteresse nei suoi confronti ad una forma di attrazione verso la figura di uomo-padre che lui rappresentava.
Venne tuttavia presto il momento in cui la fiducia e la gratitudine di Alessio nei confronti di quelluomo dovette essere provata.
Il 7 di novembre Mattia si presentò con le stesse dinamiche della prima volta. Il rumore della chiave nella serratura svegliò Alessio e questi immaginò che fosse proprio leunuco. Il servitore del Re aveva alcuni graffi sul collo e i vestiti strappati in più parti, inoltre piangeva e si copriva la bocca come farebbe un bambino che ha subito uningiustizia e intende trovare conforto nel genitore.
«Cosa vi è capitato?» chiese Alessio, mettendosi in piedi e porgendogli una spalla.
Lo fece poi accomodare e gli porse dellacqua.
«Parlatemene, vi prego.» lo esortò ancora.
«Il gaito23 Luca, è stato lui a ridurmi così.»
«Chi sarebbe costui?»
«Uno degli eunuchi del Re la cui parola vale molto a Palazzo.»
«E perché lavrebbe fatto, figliolo?»
«Perché ho rifiutato di sottostare alle sue angherie.»
«Di cosa state parlando?»
«È dalla mia tenera età che il gaito Luca si approfitta della mia fragilità e io ho sbagliato a crederlo come un padre e a fidarmi delle sue carezze.»
Alessio comprese quale sorta di storie scabrose si consumassero tra le mura del Palazzo. Si chiese come un eunuco potesse abusare sessualmente di qualcun altro, ma trattenne la sua curiosità pur di non scoprire la vergogna di quegli uomini.
«Lavete rifiutato?»
«Sì, e lui ha reagito così perché non era mai successo che lo respingessi Ma, credetemi, non potevo acconsentire dopo quello che ho scoperto.»
Dunque Mattia avvicinò il viso e disse a bassa voce:
«Cose pericolose cose che vi riguardano!»
«La gente dovrebbe smetterla di interessarsi di me, piccolo e insignificante uomo quale sono! Parlate! Cosaltro succede che dovrei sapere?»
«Prima prendete questo.» invitò Mattia, porgendo sulla mano di Alessio un nastro azzurro.
«Cosè?»
«Un nastro per capelli che ho raccattato dalla strada stamani, subito dopo che una bellissima donna laveva perso.»
«È di Zoe?» domandò concitato Alessio, stringendo il pugno e il nastro tra le dita.
«È il suo.»
«Voi ogni giorno mi rendete felice e turbato allo stesso tempo! Potessi io vederla passare anche da lontano»
«Ve la porterò qui! Ma mi ci vuole tempo, Mastro Alessio»
«Davvero lo dite?»
«Ve lo giuro! Tuttavia il gaito Luca minaccia anche voi oltre che me. Egli intende proporre il suo maestro darte per la messa in opera del mosaico della sala. Sapete cosa significa se la spunterà?»
«Ritornerei a Messina per continuare a marcire nelle segrete del carcere» ragionò Alessio con lo sguardo perso nel vuoto ed il groppo in gola.
«E che ne sarebbe di Zoe? Proprio ora che sono riuscito ad avvicinarla»
«Lasciatemi parlare con il logotheta Basilio. È lui il mio garante.» esclamò labile artista, mettendosi in piedi.
«No, no Basilio può ben poco contro il gaito Luca. Se questi si è messo in testa di farvi cacciare è proprio perché odia il logotheta e intende screditarlo agli occhi del Re.»
«Mi usano per i loro intrighi di corte!»
«Ma voi voi soltanto potete fare ancora qualcosa.» disse con voce bassa e sobillante Mattia.
«Cosa può fare un povero prigioniero dinanzi alla malignità che intende ucciderlo?»
«Colpire danticipo! Per adesso solo io conosco le intenzioni del gaito Luca. Mettetelo a tacere prima che sorga il sole e si presenti al Re.»
Alla sua ultima frase leunuco accompagnò un gesto ben più esplicativo. Venne dunque fuori dalla larga manica di morbida seta una lama affilata.
Alessio parò le mani davanti a quellarma e si voltò sdegnato.
«No questo è troppo!»
Mattia allora prese a piangere e ribadì:
«Non capite che questa è lunica possibilità di vedere vostra figlia? Vi farete ammazzare se non lo fate! Vi porteranno a Messina e non aspetteranno ancora molti giorni prima di appendervi al cappio. La vita del gaito per la vostra E riscattate anche me dal peccato a cui mi conduce da anni quellessere spregevole!»
«È per me o per voi che me lo chiedete?»
«I nostri interessi coincidono, Mastro Alessio, ed inoltre la vostra causa mi sta a cuore come se fosse la mia.»
«Fatelo voi!» respinse determinato Alessio.
«Il mio polso è debole e il mio cuore è tenero. Forse finirei per farmi soggiogare ancora una volta dai desideri di quelluomo»
«Al contrario di quello che si crede, io non ho mai ucciso nessuno.»
«E alla vostra Zoe non ci pensate? Non volete rivederla, fosse lultima cosa che farete?»
Alessio tornò a guardare il vuoto, pensieroso e confuso. Poi sbottò:
«Andatevene via da qui!»
E spinse Mattia fino al corridoio.
Alessio ansimava mentre richiudeva la porta e poggiava le spalle contro il muro. Nella penombra della candela si guardò perciò le mani, arnesi che in vita sua avevano solo creato e mai distrutto. Dunque, sollevando lo sguardo, si accorse che nella confusione il nastro per capelli era finito per terra nel bel mezzo della stanza.
«Mio Signore, concedimi le armi per combattere il male!» sospirò in una sorta di preghiera mentre fissava la volta a crociera.
«Credetemi, Mastro Alessio, non esiste altro modo per rivedere la vostra Zoe e al tempo stesso conservare la vostra vita.» fece Mattia da dietro la porta, avendo la certezza che laltro se ne stesse appena oltre.
«Andate via!» urlò lo straniero.
«Non posso credere che preferiate morire e abbandonare per la seconda volta vostra figlia.»
Quindi Alessio aprì la porta e permise alleunuco di entrare.
«Se avete tanto a cuore la mia causa, fatemi fuggire!»
«Voi chiedete la mia vita in cambio della vostra. Sono io il preposto alla vostra cura e verrei punito con la pena che spetta a voi se vi lasciassi andare.»
«Fuggite anche voi, venite con me e Zoe lontano da questa città.»
«E come prenderete Zoe con voi visto che con quelluomo largomentazione del danaro non è bastata già tre anni fa?»
«Datemi larma che avete portato e la conficcherò nel cuore di Giordano di Rossavilla! Ad ognuno ciò che merita, e lui è meritevole di morte per aver pugnalato quel giudeo e per aver accusato me.»
«Dunque intendete uccidere un uomo proprio quello che aborrivate poco fa.»
Alessio smise di parlare; la logica di Mattia era inconfutabile. Risultava così chiaro come niente più dellodio possa motivare un uomo nel compiere il più nefando dei gesti compiuti contro il proprio simile.
Ancora Mattia spiegò:
«Se fuggirete capiranno senzaltro che siete stato voi e vi braccheranno vi braccheranno e vi troveranno! Solo, in terra straniera che mai intendete fare? Lefficacia delle guardie del Re è proverbiale perfino fuori dal Regno. Inoltre a me dareste la morte, poiché è impensabile che io venga con voi. Ho una sorella che vive tra il popolo, che amo più di ogni cosa e che dipende da me in tutto. Non posso lasciarla. Fate quello che dovete, ma tornate qui prima dellalba.»
«Se mi è permesso uscire da questo palazzo, allora farò quello che devo solo contro lunica fonte dei miei problemi.»
«Giordano di Rossavilla Ma cosa ci avrete concluso? Domani il gaito Luca si farà ricevere dal Re e vi farà allontanare da Palermo. Avrete vendicato laffronto ma non riabbraccerete Zoe. È il gaito che per ora dovete colpire credetemi! Vi giuro che vi permetterò di allontanarvi dal Regio Palazzo una seconda volta per i vostri scopi. Un piacere per un piacere liberatemi dal peccato e io vi aiuterò ad avere il cuore di Giordano di Rossavilla.»
«Voi avete già appieno la ricompensa per il vostro peccato, e la pagate con la corruzione del vostro corpo!»
«No, Mastro Alessio, è il gaito che mi conduce allinferno Lui è il Diavolo!»
«Se Dio permette lesistenza del Male è perché sa che possiamo combatterlo.»
«Sì, e questa notte noi due possiamo combatterlo solo con questo»
Ed ecco venire fuori dalla manica di nuovo la lama luccicante.
«Questo non è un peccato meno grave.»
«Mastro Alessio, Dio benedirà la riuscita della questione dandovi il segno che lapprova ma se voi stanotte ve ne starete qui, domani sarà perduta ogni cosa.»
Alessio non valutò lattimo in cui successe, ma improvvisamente si ritrovò a reggere quel pugnale sul palmo della mano.
«Troverete il gaito Luca a sorseggiare vino in una locanda; ve la indicherò, così che non potrete sbagliare. Adesso seguitemi!»
Come sospinto da una forza invisibile, Alessio andò dietro alleunuco Mattia e, avanzando per i corridoi secondari, alla fine si ritrovò fuori dal Palazzo.
Comè vero che non si può morire due volte, Alessio non temeva una seconda condanna da parte delluomo. Già accusato di omicidio, adesso era consapevole che avrebbe sporcato veramente le sue mani bagnandole nel sangue, e forse avrebbe ricordato loperato di quella notte ogni qual volta avrebbe posato le tessere di un mosaico quelle in porfido rosso che tanto amava. In passato con esse aveva rappresentato il sangue di Cristo, ma da adesso con esse avrebbe rammentato il suo peccato.
Capitolo 5
Notte del 7 Novembre 1160 (Anno Mundi 6669), Balermus
Su Palermo scendeva il silenzio delle tenebre, le candele venivano spente e i piani rimandati allindomani. Le zanzare che salivano dal Papireto24 e dal Kemonia, in quelle notti dautunno atipicamente calde ed umide, colpivano gli incauti che delle tenebre facevano giorno. Forse, alla luce del sole, analizzando la quantità di punture che ricopriva la pelle di ciascuno, sarebbe stato possibile scoprire chi avesse dormito e chi no. Guardie della ronda notturna, poeti, pescatori, briganti, prostitute e amanti ognuno aveva un buon motivo per muoversi nel buio. Inoltre, quella notte, quella tra il 7 e l8 di novembre, era visibile in cielo solo il primo quarto di luna. Perfino lastro preposto da Dio per illuminare in luogo del sole nascondeva più della metà del suo volto, intendendo disertare la sua presenza per non essere complice del male che stava per consumarsi.
Alessio stringeva limpugnatura del pugnale come se questo potesse cadergli dalle mani. Aveva sempre maneggiato seghetti e tronchesine, per tagliare le tessere, ma mai lame di quel genere, ed ora sentiva di avere tra le mani lattrezzo sbagliato, non adatto al suo mestiere. Al polso teneva invece legato stretto il nastro della sua Zoe, ad indicare come cuore e braccio avrebbero dovuto muoversi adesso con ununica volontà.
Dopo aver oltrepassato il Kemonia e proseguito per un dedalo di stradine, Mattia si fermò presso la locanda e in vista della vicina Porta di SantAgata. Da quel luogo si raccontava che vi fosse passata proprio la martire catanese, di ritorno alla sua città dopo essersi rifugiata per un periodo a Palermo a causa delle persecuzioni. E sempre riguardo a quella porta si tramandava il ricordo di unimpresa compiuta da un cavaliere normanno durante la guerra contro i mori. Tale guerriero indomito laveva attraversata per punire la lingua di un soldato islamico che osava farsi beffe dei cristiani e dei loro santi, ma essendo la porta stata sbarrata dopo il suo passaggio, il cavaliere era stato costretto ad andarsene per unaltra uscita. Unimpresa a dir poco inumana! Nessuno ricordava il nome del cavaliere e si diceva soltanto che egli fosse stato un parente del Gran Conte.
«Lì, presso la porta, vedete? Vi è ancora la lanterna accesa ai tavoli della locanda.» fece notare Mattia.
«Della gente mi vedrà in viso!» esclamò Alessio.
«Quando il gaito Luca va alla locanda paga tutti i tavoli, poiché non vuole nessuno tra i piedi, neanche il locandiere.»
«È solo?»
«Lo è! Ma adesso andate, io vi aspetterò qui. Troverete la porta chiusa, ma ecco la chiave! Solo state attento a non fare troppo rumore.»
«Come fate ad averla voi la chiave della locanda?»
«Il gaito Luca ne ha una copia, tanta è la fiducia che ripone in lui il locandiere ed anche io ne ho una.»
Nelloscurità quasi assoluta delle strette vie Alessio si avvicinò a quella casa, dunque pian piano girò la chiave nella serratura e fu dentro. Subito la sua attenzione venne catturata dalle spalle di un uomo che se ne stava chino sul suo bicchiere; automaticamente il pugnale venne fuori dalla manica.
«Mi dispiace, buonuomo, ma non è solo la mia vita che perdo lasciandovi vivere.» spiegò Alessio, giustificandosi ancor prima di commettere il fatto.
Quello si voltò terrorizzato, poiché non credeva che vi fosse qualcun altro, e scattò in piedi. Leunuco in questione aveva circa quarantanni, portava una lunga veste gialla ed uno strano copricapo arancione.
«Chi siete? Se è denaro che cercate, sappiate che vi darò tutto quello che volete!»
Ma Alessio, ignorando le parole dellaltro e la propria coscienza, tirò un affondo, ferendolo in maniera importante alladdome.
Quello indietreggiò e si resse con entrambe le mani al tavolo, ma, vedendo che Alessio digrignava i denti e si avvicinava nuovamente, gridò:
«Mia Signora, ci attaccano!»
Quindi un secondo affondo lo colpì al petto, per certo uccidendolo non appena il sangue avrebbe smesso di girare.
Un tizio poco più giovane di Alessio scese come un pazzo dal piano superiore. Questi vestiva di nero e portava un grosso anello del medesimo colore. Lo sguardo era quello sicuro di sé e senza paura tipico degli uomini di guerra, e la gestualità, imperante e decisa, era quella tipica degli uomini di potere. Inoltre era armato di una lunga spada, la quale risultò subito evidente che sapesse usarla a dovere.
Alessio schivò il primo fendente e, divincolandosi tra i tavoli, se la diede a gambe gettando dietro di sé quanti più ostacoli riuscisse a trovare. Per poco non ci lasciò le penne!
Nella confusione ed ancora concitato perse di vista langolo al quale avrebbe dovuto aspettarlo Mattia. Gironzolò convulsamente nei pressi della Porta di SantAgata per alcuni minuti e poi, sicuro che quel tizio stesse dando lallarme, si dileguò senza meta per le vie della città, prendendo la direzione del mare. Quando infine fu sicuro di essersi allontanato abbastanza dal luogo del delitto, ritornò nel Cassaro attraverso il Ponticello, ovvero il passaggio sul Kemonia che unisce il suddetto quartiere ai rioni dei giudei posti ad oriente del fiume, e riprese la strada che porta al Regio Palazzo, ma questa volta facendo un altro percorso. Prese la via Marmorea, quella denominata dagli arabi al-Balat per via dei basoli che la ricoprono e che taglia a metà il Cassaro25. Ma fu verso la metà di quel viaggio, mentre veniva avanti come un cane randagio, mentre avanzava disorientato in una città a lui sconosciuta, che si accorse che le merlature e il colore della calce della costruzione dinanzi a sé erano gli stessi di quella indicata da Mattia guardando il panorama dalla loggia del Palazzo Reale. Lì vi abitava Giordano di Rossavilla, luomo che laveva rovinato, e sempre lì vi era la sua Zoe. Si bloccò allistante e prese a valutare quale fosse la cosa più saggia da fare. Sentiva ladrenalina salirgli su per le orecchie e il cuore spaccargli il petto, sia per quello che era successo poco prima sia per ciò che sarebbe potuto accadere da lì a poco.