Scusa, Bear.
Il cane guardò prima lui e poi Naomi, poi si appiattì a terra, arrivando a sembrare ancora più piccolo, e ringhiò. Era come se Bear sapesse cosa Jeremy stava pensando e stesse proteggendo Naomi per conto di Lash.
Finiscila, Bear. Cosa ti è preso? Naomi si abbassò ad accarezzare la testolina del cane.
È colpa mia. Mi era sembrato di aver visto. . . poi il cuscino . . . ho fatto un errore, non dovrei essere qui. Jeremy fece un passo verso la finestra, chiedendosi come avrebbe potuto passare oltre Naomi senza toccarla.
Per favore, non te ne andare.
Jeremy si fermò, osservando gli occhi lucidi che lo guardavano con laffetto di una sorella e niente più.
Io e Lash siamo preoccupati per te disse lei.
No. Fece un grugnito. Lash era lì con lei. Con tutto il suo stupido sognare ad occhi aperti non aveva visto il fratello entrare. Si guardò intorno preso dal panico. Ci aveva messo così tanto a riacquistare la fiducia del fratello, non voleva perderla di nuovo. Ma perché era venuto qui? E perché non riusciva ad andarsene?
Lash, io non . . .
Non è qui. È con Uri e Rachel. Gli ho detto che volevo parlarti da sola disse Naomi.
Jeremy sospirò di sollievo, grato che Lash non lavesse colto in flagrante mentre si comportava come un cretino innamorato con sua moglie.
Non gli dirai che ero qui, vero? Il pensiero delle sue braccia e delle sue gambe che lo circondavano gli passò velocemente per la mente e guardò subito a terra, allontanando le immagini. Non poteva nemmeno più guardarla senza ricordare quei sogni. Lattrazione verso di lei era troppo intensa.
Non lo farò.
Bene. Jeremy aprì le ali e si concentrò sul piccolo spazio vuoto di fianco a Naomi. Era appena sufficiente perché ci passasse senza entrare in contatto con lei. Si lanciò in avanti.
Jeremy, per favore. Dimmi cosa cè che non va. Naomi afferrò il suo bicipite, fermandolo.
Lui trasalì. Il dolore non gli era estraneo. Sapeva cosa si provava a sentirsi bruciare cellula dopo cellula, come quando si era trovato nel Lago di Fuoco, ma niente era paragonabile al tocco di Naomi. Lo shock corse dalla punta delle sue dita lungo le braccia fin dentro al petto.
Non ce la faccio. La sua voce era un sussurro roco.
A fare cosa?
Abbracciarti. Adorarti. Amarti.
Non poteva rispondere alla domanda, non come avrebbe voluto. Doveva andarsene, ma il tocco delicato della mano di Naomi sul suo braccio lo tratteneva come mille catene. Ciuffi di capelli le svolazzavano sul bellissimo viso, lanciando richiami al cuore di Jeremy.
Non guardare.
Occhi color zaffiro si oscurarono incontrando quelli di lei. Il respiro caldo di Naomi colpì la sua guancia ruvida.
Allontanati.
Jeremy si avvicinò. Le sue ciglia scure si abbassarono mentre il suo sguardo si spostava sulle labbra rosa di Naomi.
Solo un bacio. Un abbraccio.
Bear abbaiò.
Lui rimase immobile, sconvolto da ciò che aveva quasi fatto, con il cuore pesante perché non laveva fatto. Guardò verso Bear, grato che lei percepisse ciò che Naomi ovviamente non vedeva o si rifiutava di vedere.
Non posso disse, staccandosi dalla sua presa.
Per favore, Jeremy. Lascia che ti aiuti. Parlami. Puoi dirmi qualunque cosa. Tu sei mio
Fermati! Occhi pieni di dolore la guardarono prima che lei potesse dire la parola che lavrebbe ucciso. Non chiedermi cosa non va. Non hai nessun diritto di chiederlo.
Nellistante in cui il viso di Naomi si spense, Jeremy si augurò di potersi rimangiare quelle parole. La facciata dellarcangelo spensierato che aveva costruito con cura si stava sgretolando. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a tenerla insieme.
Poi, quando il viso di Naomi passò dal dolore alla rabbia e i suoi occhi si accesero di un fuoco blu, Jeremy seppe che avrebbe resistito solo pochi secondi prima di prenderla fra le braccia e lanciarla sul letto a pochi passi di distanza.
Ho tutti i diritti di chiederlo. Tengo a te. Sei mio fra
Maledizione, Naomi! Non vedi quello che mi stai facendo?
Sto cercando di aiutarti.
Non sei di aiuto. Non posso stare qui con te così.
Così come? Con me che mi preoccupo per te?
Sì! Non vedi che questo mi ferisce più di qualsiasi altra cosa? Tu ti preoccupi per me come una sorella.
Cosa cè di male in questo?
Niente . . . tutto. So che dovrei esser grato di qualunque cosa possa avere da te. Averti come sorella dovrebbe essere sufficiente. Avere mio fratello e la mia famiglia con me dovrebbe esser sufficiente. Vorrei che lo fosse, ma non lo è perché io
Serrò i denti per impedire che le parole lasciassero le sue labbra. Se avesse permesso loro di uscire, non ci sarebbe stata la possibilità di tornare indietro.
Oh, Jeremy, ne abbiamo già parlato. Pensavo che tu fossi daccordo con me.
Lo so, lo so. Tu pensi che questi sentimenti per te esistano solo nella mia testa. Ma non è così, Naomi. Sono qui. Si batté una mano sul petto nudo. È tutto qui dentro. Tutto per te perché tu sei tutto ciò a cui riesco a pensare, tutto ciò che sogno. E non dovrei pensartinon in quel modo. Non posso andare avanti così.
Cosa vuoi dire?
Me ne devo andare.
Lei sbatté le palpebre, incredula. Non puoi. Distruggerai Lash. E non pensi ai tuoi genitori? Non te ne puoi andare.
Non cè altro modo. Gabrielle mi garantirà la possibilità di rimanere sulla Terra per un lungo periodo se ne avrò bisogno. Ne sono certo. Guardò il suo viso devastato e si chiese per quanto tempo sarebbe riuscito a vivere una vita lontano da lei e dalla sua famiglia. Devo allontanarmi per un tempo sufficiente perché al mio ritorno ti possa amare come una vera sorella.
Se ciò è del tutto possibile. Deglutì il groppo che aveva in gola quando pensò che avrebbe potuto non rivedere più lei o la sua famiglia.
Si avvicinò alla finestra, tenendo le ali vicine al corpo. Si fermò. Girandosi verso Naomi, tese una mano. Le accarezzò leggermente una guancia.
Dì a mio fratello che sentirò la sua mancanza.
No. Diglielo tu. Una lacrima le scese sulla guancia, bagnandogli il pollice.
Lui lasciò cadere la mano e scosse la testa, girandosi prima di cambiare idea. Sarà meglio per tutti se non lo faccio. Per favore fallo tu per me, Naomi.
Senza aspettare una risposta, saltò dalla finestra, lanciandosi nel cielo. Mentre il suo corpo scendeva in picchiata lungo la cresta della montagna, il vento gli riempì le orecchie con un rumore che bloccava il suono dei singhiozzi di Naomi. Quando stava per schiantarsi al suolo, aprì le ali e sollevò il corpo verso lalto, evitando limpatto solo per qualche centimetro. Andò verso il Salone del Giudizio, lunico posto tranquillo dove poteva rimanere da solo e pensare a come convincere Gabrielle a lasciarlo partire.
5
Dopo aver aperto le pesanti porte di mogano, Jeremy entrò nella sala. Lambiente era illuminato dalle numerose candele allineate lungo i muri. Alla fine del grande salone cera un trono di legno pregiato. Il ricco cuscino di velluto splendeva alla luce delle candele che circondavano il trono del giudizio. Jeremy era stato in quella stanza decine di volte con Lash, e a volte con altri angeli caduti. Era sempre rimasto in disparte, a guardare Michael emettere le sue sentenze, chiedendosi cosa si provasse ad inchinarsi davanti allarcangelo più potente, sentendosi vulnerabili, ad implorare il perdono e a supplicare di essere riammessi in Paradiso. Sebbene infrangesse le regole ogni tanto, Jeremy non era mai stato sfiorato dallidea di infrangere le leggi del Paradiso al punto da venirne espulso. Perché avrebbe dovuto? Disponeva di tutto ciò di cui avesse mai avuto bisogno o che avesse mai voluto . . . finora.
Le fiamme tremolavano mentre Jeremy si recava con decisione verso il trono di Michael e vi si inginocchiava davanti. Appoggiò la testa sul petto. Non doveva più chiedersi cosa sentissero gli altri in questa posizione. Lo provava in ogni parte del corpo. Sentì un peso al petto mentre le ultime settimane gli scorrevano nella mente. La lite con il fratello, il desiderarne la moglie, il sognare una vita in cui Lash non ci fosse così da poter avere Naomi per sé.
Perdonami, fratello.
La sua voce possente echeggiò nel salone silenzioso. Aveva lottato duramente per riconquistare la fiducia di Lash. Non voleva perdere il fratello ancora una volta. Il pensiero di andarsene e non rivedere più la propria famiglia o Naomi gli stava strappando il cuore, pezzo dopo pezzo. Non poteva rimanere. Non se ne poteva andare.
Aiutami a trovare un modo.
Una brezza fresca gli sfiorò il collo, seguita da un tocco sulla spalla. Si alzò di scatto e si girò rapidamente.
Gabrielle! Cosa ci faceva qui? Gli angeli non entravano in quella sala a meno che non dovessero farlo.
Stavo . . . uh, stavo . . . Jeremy si passò una mano fra i capelli osservando il salone, alla ricerca di una scusa. Stavo cercando una candela extra.
Ne afferrò una dallo scaffale, imprecando quando la cera calda gli cadde sulla mano. Mentre la strofinava, guardò verso Gabrielle. Il suo stomaco si contorse vedendo lespressione sul suo viso. Era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto Naomipietà.
Naomi le aveva forse raccontato ciò che era successo? Non poteva pensare ad un altro motivo per cui Gabrielle, che era sempre molto pragmatica, potesse avere quellespressione. Che patetico. Anche il più duro degli arcangeli provava pena per lui.
Oh, mi dispiace che ti sia bruciato.
Perché continuava a rimanere lì?
Dì qualcosa. Sgridami. Buttami fuori. Qualunque cosa.
Ne è passato di tempo dallultima volta in cui questo corpo è stato toccato da cera calda. Fece apparire le fossette, sperando che lei avrebbe colto la sua allusione e lavrebbe sbattuto fuori a calci dal salone.
Jeremiel. Gabrielle espirò lentamente. Le sue ciglia scure si abbassarono per un momento, poi si risollevarono. I suoi occhi color smeraldo lo guardarono con tenerezza. Aveva paura che lui sarebbe crollato.
Jeremy fece un passo allindietro, sorridendo con tanta forza da temere che i suoi denti si sarebbero sgretolati.
Forza, Gabrielle. Rimproverami. Puniscimi. Però smettila di guardarmi in quel modo. Non posso accettarlo anche da te.
Nella sala si fece silenzio. Il cuore di Jeremy gli pulsava nelle orecchie mentre aspettava che Gabrielle gli desse una risposta.
Per essere un ottimo giocatore di poker, sei un pessimo bugiardo disse lei alla fine.
Sì, me lhanno già detto.
Non intendevo disturbarti. Se hai bisogno di stare da solo per qualche minuto, posso mettere qualcuno di guardia alla porta per controllare che nessuno entri.
No, ho finito qui. Jeremy espirò a fatica. Gabrielle non fece domande sul perché fosse solo, inginocchiato come uno dei caduti davanti al trono di Michael. Era troppo educata per farlo. Era un aspetto del suo carattere che gli piaceva molto.
Le labbra di Gabrielle si curvarono in un sorriso dolce. Se Jeremy voleva chiederle il permesso di rimanere sulla Terra, questo era il momento. Aprì la bocca, ma le parole gli rimasero bloccate in gola.
Volevi chiedermi qualcosa?
Chiedi, cretino.
La bocca gli si seccò per la paura di dover spiegare il motivo della sua richiesta. In quanto arcangelo, non aveva bisogno di un permesso per recarsi sulla Terra, ma per una permanenza prolungata gli serviva lapprovazione di Michael o di Gabrielle. Questultima era la sua migliore possibilità. Era molto rigida quando si trattava di seguire il regolamento degli angeli, ed era sempre ligia al dovere, ma non era curiosa. La prima volta in cui se ne era andato dopo la lite con Lash, era stata lei a suggerirgli di allontanarsi. E, quando era tornato, lei non gli aveva mai chiesto dove fosse stato.
Io, uh . . . Osservò la candela che teneva in mano, facendola scorrere nervosamente fra il pollice e lindice.
Non poteva farlo. Sapeva di doversene andare, ma non poteva sopportare il pensiero di lasciare Naomi e non vederla tutti i giorni. E Lash . . . la gola gli si seccò di nuovo. Naomi aveva ragione. Dopo tutto ciò che lui e il suo migliore amico avevano affrontato, gli avrebbe spezzato il cuore. Lash era finalmente felice, e non voleva essere lui a fare a pezzi il suo mondo perfetto.
Lascia che ti aiuti. Gabrielle gli si avvicinò e poggiò delicatamente una mano sulla sua.
Jeremy sollevò lo sguardo ad osservare il suo bellissimo viso. Non le era mai stato così vicino. Vide il modo in cui il suo vestito color crema le fasciava le curve e come i riccioli dorati le cadevano sulle spalle come seta. I suoi occhi erano così intensi. Erano un caleidoscopio di giallo con varie gradazioni di verde. La guardò intensamente. Era come se un velo fosse stato sollevato, e lui potesse vedere le profondità della sua anima. Cera molta forza in lei . . . e tristezza.
Lentamente alzò una mano e le fece una carezza. Era stupenda. La sua mano non sentì una scossa come era successo quando aveva toccato Naomi. Ma sentiva un certo senso di pace stando vicino a lei. Lei riusciva a capirlo. Forse erano destinati a stare insieme, legati dal loro amore non corrispostoquello di Gabrielle per Raphael e il suo per Naomi.
Chissà.
Abbassò la testa. Poi le accarezzò le labbra con le sue in un bacio leggero come una piuma.
6
Non aveva sentito niente. Nessun fuoco che gli percorresse il corpo. Nessun trepidare dello stomaco per lanticipazione di qualcosa di più. Era stato come aver baciato la propria madre.
Non è questo che intendevo, Jeremiel. Gabrielle abbassò la testa, allontanandosi da lui.
Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso. Si sedette sul gradino più basso della pedana e si mise la testa fra le mani. Stava facendo un casino. Era questo che avrebbe dovuto aspettarsi dora in poifare gesti inappropriati in uno dei luoghi più sacri? Aveva baciato Gabrielle, diamine!
Scosse la testa. Doveva esserci qualcosa che potesse fare. In qualche modo Gabrielle era sempre riuscita a controllarsi, e laveva fatto per secoli.
Sollevò lentamente la testa. Lei possedeva le risposte. Era lei a dovergli dire cosa fare.
Tu come ci sei riuscita?
Scusa?
Come ci sei riuscita, vedendolo tutti i giorni, sapendo che Raphael non . . .?
Unondata di dolore le attraversò il bellissimo viso. Lui trattenne il fiato alla vista di tanta angoscia. Durante tutti gli anni in cui aveva lavorato con lei, non laveva mai vista così. Gabrielle corrugò la fronte mentre lottava per riportare unespressione normale sul viso e allontanare secoli di dolore e desiderio. Prima che Jeremy potesse scusarsi per aver parlato di Raphael, lei alzò una mano, facendolo tacere.
Tu lo sai disse.
Lui annuì.
Gabrielle chiuse gli occhi per un attimo, pensando. Quando li riaprì, fece un respiro esitante, come se fosse indecisa sul fare una domanda alla quale voleva disperatamente una risposta. Dopo aver preso fiato, le parole le uscirono di botto:
Lo sa qualcun altro?
Non credo.
Lei annuì leggermente, poi si voltò e fece qualche passo. La sua tunica svolazzava seguendo i suoi movimenti. Si contorse le mani, parlando fra sé e sé: Devo migliorare. Tutti lo scopriranno.