Decisero che ognuna avrebbe creato un antigene per i cinque virus, condividendo i dati per accelerare il processo.
2. Sono una sopravvissuta
Erano le dieci del mattino. Monica aveva lasciato a scuola suo figlio minore, Samuel. Quel giorno era entrato in classe più tardi perché aveva un controllo medico. Samuel era nato come tutti gli altri bambini, ma qualcosa era cambiato quando aveva due mesi. Samuel stava rimanendo cieco, anche il nonno di Monica era cieco. Grazie ai progressi della medicina, un semplice intervento bastava per fermare la cecità e recuperare la vista perduta. Ogni sei mesi Samuel doveva andare a controllare che la sua vista fosse perfetta.
Monica camminava pensierosa verso casa sua. Era disoccupata, anche se, essendo vedova, riscuoteva una pensione. Doveva far fronte allaffitto della casa bifamiliare dove viveva con i suoi due figli, Samuel e Oscar. Doveva far fronte anche alle bollette mensili, allabbigliamento sportivo per le lezioni di karatè di Samuel e a tutte le spese in generale. Suo marito era morto per un attacco cardiaco, quando hanno diagnosticato la cecità precoce a Samuel. Sfortunatamente non cera una cura per tutto.
Colui che era stato suo marito era il padre di Samuel. Il padre di Oscar era un vecchio fidanzato delle superiori che non sopportava. Chiedergli un aiuto economico era lultima cosa che pensava di fare.
Per Samuel, che aveva quattro anni, suo fratello maggiore era come un padre. A questultimo mancavano alcuni giorni per diventare maggiorenne.
Prima di arrivare a casa, incrociò una delle sue vicine. Si era comprata una macchina nuova molto costosa, che da sempre era lossessione di suo marito.
Ciao, vicina.
Ciao, Maribel.
Ti vedo triste. Tutto bene con il controllo di Samuel?
Tutto bene, grazie.
Hai visto la macchina che mi sono comprata? disse abbozzando un gran sorriso . Non pensare che io abbia vinto la lotteria o qualcosa del genere. Questa ce la siamo procurata lavorando.
I vicini di Monica avevano una macelleria, che non stava attraversando il suo momento migliore. Monica dubitava che questa attività potesse portare grossi guadagni.
Non pensare neanche che abbiamo rapinato una banca. Come ti ho detto, ce la siamo procurata lavorando. Se ti va, oggi pomeriggio possiamo portare te e i bambini a fare un giro. Dopo aver detto questo, le fece locchiolino, salì sul suo veicolo nuovo fiammante e se ne andò.
Unaltra delle sue vicine uscì da casa sua per incontrare Monica di proposito.
Hai visto la macchina di Maribel?
Sì, Rocío, lho vista Monica era stanca e voleva rientrare in casa.
Ma sai come se la sono procurata? Lhai saputo?
Mi ha detto che se la sono procurata lavorando.
Lavorando? Io non lo definirei così. È andata in uno di quei posti dove ti iniettano un virus e poi ti iniettano lantivirus. Se guarisci, diventi ricco sfondato, altrimenti, be
Vuoi dire che hanno lavorato come ProHu?
Ma non è lavorare, è avere fortuna. Vai a sapere quanto li avranno pagati.
Rocío, è un lavoro, e per giunta molto pericoloso, ma allo stesso tempo necessario. Bisogna essere molto coraggiosi per lasciarsi iniettare un virus letale senza sapere se si sopravvivrà.
Dopo aver detto questo, entrò in casa senza ascoltare la sua vicina che le stava ancora parlando.
Le sue due vicine, Maribel e Rocío, si assomigliavano molto. Facevano a gara su tutto, volevano essere le prime a venire a sapere tutto. Tutti i vicini fuggivano da loro appena le vedevano avvicinarsi. Secondo Monica le sue due vicine pettegole erano insopportabili.
Subito dopo aver chiuso la porta suonarono il campanello. Monica aprì la porta, uscendo sul piccolo balcone della casa bifamiliare. Un uomo piuttosto basso, con pochi capelli e occhiali aspettava sulla porta.
Ciao, Monica la salutò luomo.
Ciao, Ignacio.
Tutto bene con Samuel?
Sì, tutto perfetto rispose Monica che pensava che i suoi vicini non lavrebbero lasciata tranquilla un attimo.
Mi fa piacere. Luomo si tolse gli occhiali e li pulì . Ho visto che entravi e ne ho approfittato per venire a chiederti se hai già i soldi dellaffitto.
Ignacio
Mi devi due mesi senza considerare quello in corso. Sono buono con te perché hai due figli a cui badare da sola, però anchio devo mangiare.
Monica guardò istintivamente la pancia sporgente di Ignacio e senza sapere perché si mise a ridere. Ignacio la guardava arrabbiato.
Mi dispiace, ma temo che la mia pensione da vedova non sia sufficiente.
Be, dovrai guardarti intorno per un altro posto
Monica sbatté la porta senza lasciare finire di parlare Ignacio. Monica sapeva che le minacce di Ignacio non erano vere. Lanno precedente gli doveva sei mesi e non la cacciò via. Monica era una donna di trentaquattro anni abbastanza attraente, anche agli occhi di Ignacio. Lui ci aveva provato con lei da quando si trasferirono un paio di anni prima, dopo la morte di suo marito.
Ignacio era un suo vicino, ma era anche il proprietario di tutto lisolato. Lo comprò subito dopo aver vinto la lotteria, in un periodo in cui le case bifamiliari andavano per la maggiore. Lui viveva in una di queste, invece le altre le affittava. Diversi vicini avevano provato a comprarle, ma lui si rifiutava dichiarando che così guadagnava più soldi.
Ignacio viveva da solo. Tutti i vicini pagavano puntuali, tranne Monica. Per questo, sentendo che anche lui doveva mangiare, si mise a ridere. Sapeva che non aveva nessun bisogno di denaro, lesatto contrario di lei.
Monica si sedette alla sua scrivania e si mise a fare i conti. Neanche quel mese avrebbe potuto pagare laffitto a Ignacio, era impossibile. Riguardò le offerte di lavoro su varie pagine web. Non cera nessun posto dove avrebbe potuto lavorare: unofferta molto ben pagata come ingegnere informatico, unofferta per fare lautista personale di un VIP, in unaltra offerta si cercava un avvocato, e così tutte le altre a seguire. Monica aveva iniziato a studiare architettura, ma dopo i primi due anni aveva abbandonato gli studi. Poi aveva frequentato vari corsi di design per interni ed esterni, dopodiché aveva lavorato come assistente di architetti, arredatrice e altri lavori simili. Aveva anche fatto la giornalista freelance per diversi mezzi di comunicazione.
Monica si alzò dalla scrivania e si diresse verso la finestra con una tazzina di caffè nella mano sinistra, la mano che usava di preferenza essendo mancina. Avrebbe chiamato per avere informazioni sullannuncio per lautista. Per iniziare poteva accettarla. La parte negativa era lorario, avrebbe dovuto assumere una tata che restasse con Samuel al mattino e lo portasse a scuola.
A mezzogiorno Oscar e Monica mangiarono in silenzio dei maccheroni riscaldati, con il suono della televisione in sottofondo. Lei aveva una faccia seria.
Mamma, cosa succede?
Abbiamo problemi di soldi.
Oscar sorrise.
Come sempre.
Ti sembra divertente?
No, mamma, ma non stiamo poi così male.
Non posso pagare laffitto, né le bollette
Mamma, smettila. Con la pensione da vedova e la pensione da orfano possiamo pagare tutto, se riduciamo alcune delle nostre spese.
Hai ragione, possiamo pagare tutto tranne laffitto, e con quello siamo in arretrato già da diversi mesi.
Puoi chiedere aiuto ai nonni.
Non chiederò aiuto a nessuno.
Non essere superba, mamma. E a proposito di papà?
Cosa?
Sai, mio padre.
Cosa?
Sai, mio padre.
Faccio come se non avessi sentito.
Ma dovrebbe pagarti qualcosa.
Preferisco non dovergli chiedere niente.
Puoi sempre uscire con Ignacio.
Entrambi risero.
Penso di rispondere a un annuncio di lavoro da autista abbastanza ben pagato.
Autista? Tu? Oscar rise.
Non guido così male.
E che ne dici di questo? Potrei farlo? Oscar indicò un opuscolo, sopra il tavolo, di un laboratorio che aveva urgentemente bisogno di ProHu.
Neanche per sogno, tantomeno quando cè scritto urgentemente. Questo significa che hanno qualche virus molto pericoloso e hanno varie possibili cure. Tu non diventerai un esperimento da laboratorio.
Dopodomani compirò diciotto anni. Allora non potrai impedirmelo.
I miei figli non saranno ProHu.
Pensavo che tu difendessi i ProHu.
Li difendo, ma è molto pericoloso.
La maggior parte sopravvive.
Così dicono, non mostrano mai delle prove.
Mamma, abbiamo bisogno di soldi. Lasciami parlare con mio padre.
Ci penserò.
Oscar non conosceva suo padre, laveva visto solo in vecchie foto quando era un adolescente. Se lo avesse incrociato per strada, non se ne sarebbe nemmeno accorto. Nelle foto che aveva visto, notava una gran somiglianza con se stesso: entrambi di carnagione scura, con gli occhi scuri e un fascino indiscutibile.
A suo tempo il padre del figlio maggiore era stato il grande amore di Monica, ma tutto cambiò dopo che se ne andò con unaltra giovane donna. E anche se il padre di Oscar aveva tentato di vederlo quando era neonato, Monica si era sempre rifiutata.
Più tardi Samuel stava giocando in casa con suo fratello. Era mercoledì, quel giorno era la volta della caccia al tesoro. Dopo che Samuel e Oscar avevano fatto i rispettivi compiti, uno dei due fratelli nascondeva un oggetto e laltro doveva trovarlo. Chi lo trovava per primo vinceva. Quasi sempre lo trovava prima Oscar, ma fingeva di non rendersene conto per lasciar vincere il fratellino.
Quel giorno Samuel cercava nellarmadio di Monica, che era uscita per fare acquisti. Samuel guardò nei cassetti della parte di sotto senza molto successo. Poi prese una sedia per provare ad arrivare alla parte alta dellarmadio, ma tirando un foulard di Monica che era lì, tirò involontariamente una scatola di cartone. Oscar, che era al piano di sotto, salì correndo appena sentì il rumore, pensando che suo fratello fosse caduto.
Samuel, stai bene? gridò Oscar, mentre saliva le scale.
Sì, sto bene.
Oscar entrò nella camera di sua madre. Samuel era seduto a guardare dei fogli, tra i quali cerano delle fotografie.
Chi è questo signore? chiese Samuel.
È mio padre.
Oscar non voleva intromettersi nellintimità di sua madre. Così iniziò a raccogliere i fogli e le fotografie e ordinò a Samuel di continuare a cercare in unaltra stanza. Allimprovviso il suo cuore accelerò. Cera una foto di sua madre incinta con suo padre. Dietro la foto cera il nome completo di suo padre, anche lui si chiamava Oscar. Ma in quella scatola cera molto di più. Chiuse la porta e si mise a guardare tutto. Cerano lettere indirizzate a sua madre da suo padre, dediche, poesie. Quella scatola respirava amore. Trovò un numero di telefono, immaginò che fosse di suo padre. Ma ciò che trovò nel fondo della scatola fu la cosa peggiore per Oscar. Cerano vari giocattoli e figurine, oltre a varie lettere ancora chiuse. Aprì una delle lettere, era indirizzata a lui, tutti i giocattoli erano per lui, regalo di suo padre. Inoltre cerano foto più recenti. Oscar pianse per tutto quello che si era perso. Prese le lettere indirizzate a lui e mise il resto nella scatola. Quando uscì dalla camera, sorrise e continuò come se niente fosse.
Samuel, non dire a mamma che abbiamo visto la scatola.
Perché?
Perché si arrabbierebbe.
Ore dopo Monica rientrò. Oscar si comportava come se niente fosse. Tutto sembrava normale.
Di notte lesse ogni lettera e con ogni lettera pianse sempre più afflitto, cercando di non far rumore.
Il pomeriggio del giorno successivo Oscar teneva in una mano lopuscolo del laboratorio e nellaltra il cellulare con il numero di suo padre composto. Decise di chiamarlo. Uscì in strada con il cellulare che squillava. Tre squilli. Quattro squilli. Prima del quinto squillo risposero. Si sentì una voce maschile, calda e tranquilla, come se fosse di una persona della sua stessa età. Oscar si paralizzò. E se avesse avuto altri fratelli?
Pronto? ripeté la voce allaltro lato della linea telefonica.
Oscar riattaccò ed entrò in casa. Sua madre lo guardò.
Qualcosa non va?
No, niente.
Non sai mentire. Dai, dimmi, che succede?
È che ho un compito di Scienze per cui sto facendo fatica.
Devessere difficile perché tu faccia fatica.
Oscar sorrise. Aveva un coefficiente intellettuale alto, prendeva sempre voti alti.
Per cena mangiarono una ricetta della nonna di Samuel e Oscar.
È molto buono, mamma disse Samuel.
Grazie disse Monica meravigliata.
Mamma, raccontaci la storia di come hai conosciuto il papà di Oscar.
Monica guardò in direzione di Oscar, lui arrossì.
Quella di mio papà la sappiamo già, ce lhai raccontata molte volte continuò Samuel, dando enfasi a molte.
Daccordo, quando finiamo di cenare, ve la racconto.
3. Quello che succede a Maiorca resta a Maiorca
Era mezzanotte, e anche se Carolina se nera andata ore prima, Keysi continuava a lavorare come se fosse ancora pomeriggio. Nella stanza si sentiva la musica di Wagner. Mentre nella stanza suonava louverture de LOlandese Volante, Keysi credette di aver trovato un antigene per il virus indiano. Ci aveva messo cinque giorni. La sua collega non aveva ancora raggiunto nessun risultato definitivo. Keysi osservava nel suo microscopio come il suo virus colpiva laltro, distruggendolo del tutto. Prese il telefono e chiamò Norberto.
Ce lho disse la virologa appena rispose al telefono.
Chi sei?
Sono Keysi.
Keysi, hai idea di che ora è? la voce di Norberto sembrava lontana.
Mi dispiace molto, spero di non averti svegliato.
Sì, Keysi, stavo dormendo, ma, dimmi, cosa hai?
Lantigene per il virus indiano, è pronto affinché un ProHu lo provi.
Mio Dio, parli sul serio?
Assolutamente sì.
Bene. Chiamerò Clara, anche se starà dormendo, così domani mattina presto lo proviamo.
Domani? È troppo tardi. E se lo provassi io con me stessa?
Cosa? Keysi, neanche per sogno, te lo proibisco.
Daccordo, aspetterò.
Nel tempo trascorso da quando Keysi iniziò a esaminare il virus, il numero dei morti salì fino ai settantamila circa, anche se si prevedeva che potevano essercene allincirca ventimila senza bisogno di contarli. In India regnava il caos. A causa di questo virus tutte le frontiere erano state chiuse. Migliaia di turisti erano rimasti bloccati nel paese aspettando che qualche laboratorio trovasse una cura. Era la solita procedura quando un virus diventava incontrollabile.
Keysi tornò a casa esausta. Incrociò dei turisti inglesi, evidentemente ubriachi, che camminavano mezzi addormentati. Appena entrò in casa, accese la TV e preparò qualcosa da mangiare. Non toccava cibo da circa dodici ore. Cambiò canale per vedere il telegiornale. Keysi restò a bocca aperta. Stavano preparando una nuova legge a livello mondiale, per cui avrebbero dovuto informare la gente su tutti i virus attivi, con ogni dettaglio. Keysi pensò alle parole di Norberto della settimana precedente. Se si fosse venuto a sapere di tutti i virus, laddove ce ne fosse stato uno la gente sarebbe impazzita, avrebbe svuotato i supermercati e si sarebbe trincerata in casa finché il virus fosse sparito.