Non Rianimare - Charley Brindley


Charley Brindley

Non Rianimare

NON RIANIMARE
diCharley Brindley
charleybrindley@yahoo.com
https://www.charleybrindley.com/
Edito da
Karen Bostonhttps://bit.ly/2rJDq3f
Coverdi
Charley Brindley
Traduzione di
Patrizia Barrera
© 2019 by Charley Brindley all rights reserved
Stampato negli Stati Uniti d America
Prima Edizione Novembre 2019
Questo libro è dedicato aVern F. Brindley Jr
Alcuni dei libri di Charley Brindleysono stati tradotti in:ItalianoSpagnoloFranceseeRusso

Altri libri diCharley Brindley


1. Oxanas Pit

2. Raji Book One: Octavia Pompeii

3. Raji Book Two: The Academy

4. Raji Book Three: Dire Kawa

5. Raji Book Four: The House of the West Wind

6. Hannibals Elephant Girl Book One: Tin Tin Ban Sunia

7. Hannibals Elephant Girl Book Two: Voyage to Iberia

8. Cian

9. Ariion XXIII

10. The Last Seat on the Hindenburg

11. Dragonfly vs Monarch: Book One

12. Dragonfly vs Monarch: Book Two

13. The Sea of Tranquility 2.0 Book One: Exploration

14. The Sea of Tranquility 2.0 Book Two: Invasion

15. The Sea of Tranquility 2.0 Book Three: The Sand Vipers

16. The Sea of Tranquility 2.0 Book Four: The Republic

17. Sea of Sorrows

18. The Last Mission of the Seventh Cavalry

19. Henry IX

20. Qubits Incubator

21. Caspers Game

22. The Rod of God


Coming Soon

23. Dragonfly vs Monarch: Book Three

24. The Journey to Valdacia

25. Still Waters Run Deep

26. Ms Machiavelli

27. Ariion XXIX

28. The Last Mission of the Seventh Cavalry Book 2

29. Hannibals Elephant Girl, Book Three

Leggi alla fine del romanzo la sinossi degli altri libri

Capitolo Uno

23 Marz0 2019


Mi passai la mano sul viso, cercando di spazzare via la nebbia che mi avvolgeva la mente. Mentre lo facevo, le mie dita si impigliarono in qualcosa che era bloccato nel mio naso.

Che diamine? Dove sono?

Il tubo sembrava che fosse a metà della mia gola. Provai ad estrarlo, ma era come incollato alla mia faccia. Il mio cervello era in pappa, alla deriva. Provai a fare mente locale.

Ancora niente, solo immagini confuse. Niente a cui potermi aggrappare. I miei occhi sono aperti, ma davanti a me una visione nebulosa di cosa? Sono come dentro una nuvola. Delle cose bianche e metallo lucido. Tubi. Rumore. Ospedale.

Ospedale. Oh, certo. E quel dottore che sembra avere circa dodici anni. E unespressione troppo triste per un bambino.

Mi sentivo come se fossi stato schiacciato e ricomposto in un pezzo di merda. Il dolore era poco, ma la mia mente sembrava cemento fresco.

Probabilmente mi hanno drogato con degli antidolorifici.

Ottimo.

Spero che si ricordino, "Non rianimare". Non voglio restare aggrappato a una vita di tubi, respiratori e segnali acustici.

Un suono morbido e frusciante..

Un uomo in divisa blu, un delizioso blu elettrico.

Un altro dottore? Comunque, questo non è un adolescente. Per favore, non darmi nessuna consolazione del cazzo su qualche altro anno di cosiddetta vita. Ho quasi ottant'anni. Ancora qualche anno di sofferenza e sacrifici per Caitlion non è quello che desidero. Strappate questi tubi e lasciatemi andare!

L'uomo in blu accostò una sedia a fianco al mio letto, si sedette e sorrise. Non si mise a controllare i miei riflessi vitali, non dette alcuna occhiata attenta ai monitor, non portava nessuno stetoscopio intorno al collo, non si mise a bucarmi con degli aghi; sorrideva e basta. Era un ragazzo grosso, forse sui 90 kili, barba chiara, capelli castani, occhi blu, blu scuro, come quello della prima ombra della notte.

Che cavolo tiCazzo. Gola secca.Provai a deglutire.Che cazzo ride?

E ora.

La sua voce era sottile, non virile come mi aspettavo. Era più simile alla voce della mamma, di quando ero bambino. Morbida, piacevole, mi faceva sentire come se tutto andasse bene

Un altro rumore. La porta si spalancò. Girai la testa sul cuscino per scrutare l'infermiera.

Lei li guardò, i monitors. Mi chiesi perché invece il dottore non mostrava alcun interesse a farlo.

Batté un'unghia rossa su un display digitale, poi mi sorrise, ignorando il dottore.

Cercai di essere meno ruvido che potevo. Era carina, giovane, e ventenne. La sua carnagione era del colore del grano dorato in estate.

Si sente meglio oggi, signor Brindley?

Annuii..

Tra poco le porteranno una bella spremuta di prugne e susine e poi il dottore verrà a visitarla.

Quando cercai di alzare la mano destra per indicare il dottore seduto accanto a me, me la ritrovai appesantita da un tubo e due aghi inseriti sul dorso.

Lei se ne andò prima che potessi dire qualcosa.Forse, le piacerebbe incontrare la sua famiglia. disse il dottore.

Va male, vero?

Lui annuì. Dobbiamo iniziare.

Se conosco mia nipote, è da qualche parte qui fuori..

Dorme su una poltroncina, in sala daspetto.

Può chiamarla?

No, può premere lei quel pulsante.

Dovè?

A destra della sua mano.

Oh, okay.

Armeggiai un po per trovarlo, poi lo premetti. La mia infermiera entrò subito.

Che posso fare per lei, caro? Mi appoggiò una morbida mano sulla spalla. Mi piaceva. Era schietta, senza fronzoli.

Cè Caitlion, fuori?

Lei annuì. Credo di sì. E la fuori da prima che io montassi.

Povera creatura. Sta bene? Spero sia pronta. Ho resistito fino a quando non ha compiuto diciotto anni. Non volevo che altra gente prendesse decisioni per lei. Siamo rimasti solo io e lei da quando aveva due anni, da quando sua madre è fuggita con un camionista di Wichita. Tra qualche settimana Caitlion sarà benestante. Sola, ma potrà andare all'università o in Europa qualunque cosa desideri fare. So che il prossimo mese sarà molto difficile.

Papà.

Eccola lì, la mia bella ragazza, che mi prende la mano e si china per darmi un bacio sulla guancia. Il suo nome, Caitlion, il contratto di Kate Lion, viene dalle parole confuse di sua madre quando era piena di fentanil ed eroina. Stava cercando di dire "Tavion", qualunque cosa significasse.

Hey, piccola.

Indossava jeans con buchi fatti ad arte e una maglietta rosa su cui era scritto "5 persone su 4 hanno difficoltà con la matematica".

Mi venne da sorridere.

Stai meglio, oggi! disse.

Capelli lunghi ramati. I suoi occhi castani erano profondi, e vi aleggiava un pizzico di mistero, come se nascondessero un particolare segreto. Si era tinta le punte dei capelli di un colore biondo miele, credo quello che chiamano babylights. E sempre, un bel sorriso.

Soffiai uno sbuffo d'aria dal tubo nel naso e agitai la mano, scacciando via le sue parole. "Penso che siamo alla fine, tesoro."

No, papa! Non è così! Mi prese una mano, facendo attenzione alla flebo.

Capitolo Due

10 Agosto 1945


Entrai dalla porta sul retro dell'aula e mi sedetti nell'unico posto libero.

Tu chi sei?

Era il mio primo giorno alla Fordland High School. L'omino tozzo di fronte alla classe mi fissava con aria inquieta. Era vestito con un abito grigio tortora, un gilet nero e un'ampia cravatta a fiori. Non avevo mai visto un insegnante maschio, prima di allora.

Ch-Charley Brindley.

Meraviglioso. Il quinto col cognome Brindley. Ce ne sono altri?

Non capivo cosa intendesse. Se avevo altri fratelli o se cerano altri Brindley? Scossi la testa.

Perché mi guardano tutti?

Sentii una ragazza ridere. Mi accasciai, fissando l'enorme libro di testo d inglese sulla mia scrivania.

Perché non posso semplicemente strisciare lì sotto e morire?

"Tutto ok." L'insegnante si diresse alla lavagna. "Cercheremo di andare avanti anche senza di te." Prese un pezzo di gesso. "Sig. Winter Coldstream " disse, mentre scriveva il suo nome alla lavagna. "Eh sì, mia madre aveva un grande senso dell'umorismo."

Lasciò cadere il gesso nel vassoio e si pulì le mani. "Chi mi dice quali sono le otto parti del discorso?"

Sei mani si alzarono. Tutte ragazze.

Il signor Coldstream guardò in direzione delle ragazze sorridenti. Poi i suoi occhi si posarono su di me. Brindley?

Nessuno mi aveva mai chiamato con il mio cognome. Abbassai lo sguardo e deglutii.

"Puoi dirceli tu?"

Non sapevo nemmeno che il discorso avesse delle parti. "Um " Presi il mio libro di testo e lo aprii.

"Avresti dovuto imparare queste cose in quarta elementare." Si guardò attorno. "Tu, come ti chiami?"

"Ember Coldstream."

Credevo fossi una mia parente. Dimmeli tu."

Gli altri abbassarono le mani.

Ember sorrise ed elencò le parti del discorso.

Era così carina, e anche intelligente!

"Molto bene, Ember." Si guardò attorno. "Che cos'è un aggettivo?"

Le solite sei ragazze alzarono la mano.

Brindley?

Oh mio Dio. Perché continua a chiedermi queste cose?

Fissai il mio libro aperto, restando in silenzio e non osando muovermi, desiderando di scomparire dalla faccia della Terra. Sentii la mia faccia arrossire di brutto e sapevo che tutti mi stavano guardando, probabilmente ridendo per la mia stupidità.

"Beh, immagino che Brindley sia così concentrato sulle sue cose, che le sue orecchie si sono chiuse a qualsiasi altro suono."

Parecchi bambini risero, un ragazzo più forte degli altri. Sapevo chi era.

Henry Witt. Probabilmente non sapeva nemmeno cosa fossero gli stimoli. No, certo che no.

"Come ti chiami?" chiese il prof a un altro studente.

"William Dermott."

Bene, William. Che cos'è un aggettivo? "

Perché a me mi chiama con il mio cognome e tutti gli altri con il loro nome?

"Um " William si guardò le mani, il pavimento, la finestra. "Um una persona, un posto o una cosa?"

"Sbagliato. Qualcuno sa come si chiama quella parte del discorso che indica una persona, un luogo o una cosa? "

Le stesse sei ragazze di prima.

Il signor Coldstream attraversò la stanza e si fermò davanti a una ragazza con la mano in aria. "Tu chi sei?"

"Juliet Dermott." rispose, abbassando la mano.

"Davvero? Sei parente del signor William Dermott laggiù?

"Purtroppo sì." guardò William.

"Sai rispondere alla domanda, Juliet?"

Il sostantivo.

È carina e intelligente, come Ember.

"Giusto. Come si chiamano quelle parole che terminano con "ente? "

Per favore, non chiederlo a me. Non conosco nessuna di queste cose.

"Avverbi. disse Juliet.

"Bene."

Non mi ero mai accorto che il tempo potesse scorrere così lentamente. Ehi, ho fatto un avverbio!

"Parliamo del diagramma di una frase, ok?" Il signor Coldstream scrisse alla lavagna: "La rapida volpe marrone salta sul cane pigro".

Diagrammi? Su una volpe e un cane.

I cinquantacinque minuti della lezione di inglese della nona classe del signor Coldtream mi parvero cinquantacinque ore. Il suono della campanella arrivò come musica alle mie orecchie. Presi il mio libro e corsi in fretta nel corridoio.

"Ehi, tontolone."

Mi girai e vidi un ragazzo alto appoggiato al muro. Aveva i capelli rossi e almeno mille lentiggini.

"Che ci fai qui?"

Un altro ragazzo e due ragazze erano con lui. Mi fissarono, aspettando che rispondessi qualcosa.

"Sto andando alla lezione di storia."

"No, intendo, che ci fai al liceo?"

Non capivo cosa volesse dire. Scrollai le spalle.

"Dovresti rifare le medie."

La scuola da dove venivo era parificata, ma non erano certo le medie. "Oh."

"Che idiota! esclamò l'altro ragazzo. Era Henry Witt.

"Non sa nemmeno cosa sia il liceo. aggiunse Ember.

Tutti risero di me.

"Adoro la tua tutina!" disse Ember, ridacchiando.

Mi voltai, con limpulso di scappare dall'edificio e tornarmene a casa, ma mi imposi di allontanarmi con calma.

Devo trovare la mia aula di storia.

Camminai lungo il corridoio, poi tornai indietro.

Non la trovo.

Sentii delle ragazze cantare. "Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba."

Svoltando un angolo nel corridoio, vidi un gruppo di quattro ragazze di fronte a una ragazza in sovrappeso.

"Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba!" cantavano, poi ridevano della grassa ragazza mentre lei piangeva a singulti.

La povera ragazza era schiacciata contro il suo armadietto, senza altro posto dove andare. I suoi occhi azzurro cielo erano pieni di lacrime. Si asciugò il viso con la manica e si girò per appoggiare la testa contro l'armadietto. I suoi lunghi capelli biondi le si allargarono sulle spalle. Era grassa, probabilmente oltre i 100 kili, ma perché deriderla?

Passarono altri studenti, alcuni ridevano o facevano commenti cattivi su di lei. Mi sentivo come se dovessi dire o fare qualcosa, ma una di quelle ragazze era Ember Coldstream. Non volevo che ricordasse a tutti la mia umiliazione durante la lezione di inglese.

Ormai stanche di torturare Patsy le quattro ragazze se ne andarono per la loro strada, continuando a cantare la loro stupida canzone. Dopo che furono scomparse, Patsy aprì l'armadietto e prese un fazzoletto.

Cosa posso dire a questa ragazza? Mi dispiace per lei, ma sono un tale flop. Probabilmente sarei capace di dire solo qualcosa di stupido.

Patsy osservò le quattro ragazze entrare in un'aula, poi prese alcuni libri dal suo armadietto. Esitai, ma quando lei si girò verso di me e mi vide lì in piedi mi affrettai a cercare l'aula di storia.

* * * * *

L'ora di pranzo fu un'esperienza ancora peggiore.

"Cos'è quest'odore?" disse un ragazzo al tavolo accanto al mio.

"Merda di mucca. rispose un altro.

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