Lily rallentò il passo, esitante, ma poi si avvicinò in punta di piedi, non volendo rendere nota la sua presenza, sebbene la musica la spingesse a manifestarsi. Nella boscaglia oziava un uomo dalla chioma dorata. Lily si nascose velocemente dietro un albero ed ebbe un sussulto, la mano poggiata sul petto, dove poteva sentire il suo cuore battere rapidamente sotto la superficie. Luomo che aveva immaginato era reale, ma come? Come è possibile tutto questo? Laveva davvero chiamata a sé con una canzone e una promessa di seduzione?
Lily diede unaltra sbirciatina e si rese conto che luomo delle sue fantasie era esattamente come laveva immaginato, eccetto per un piccolo dettaglio.
Un gioco di luce creava la forma di un corno a spirale di colore scuro al lato della sua testa. Sempre suonando lo strumento, luomo si mosse e divenne ovvio che la luce non centrava nulla. Aveva chiaramente un paio di corna. Un copricapo pagano di qualche tipo? Forse faceva parte di un culto e sarebbe stato più saggio sgattaiolare via prima di essere notata. Stava suonando lo strumento che Lily aveva visto nella sua mente: una serie di flauti di diverse lunghezze legati insieme. Soffiò sulle estremità e le note risuonarono nellaria, dandole il benvenuto. Pregandola di ricambiare il saluto. Giurandole piacere e libertà ed estasi e tutte le cose necessarie a farle scatenare gli ormoni. Allimprovviso, come avvertendo la sua presenza, luomo abbassò lo strumento e si mise più ritto, allerta. Pronto ad agire. Salvo che non guardò nella sua direzione. Al contrario, si concentrò su qualcosa dritto davanti a sé, da qualche parte alla sinistra di Lily.
Una donna dai capelli biondi si addentrò nella radura. Indossava una camicia a quadri gialli e blu annodata sopra lombelico e i pantaloncini di jeans più corti mai cuciti abbassandosi avrebbe probabilmente mostrato le parti intime al mondo intero. Stava fissando luomo con uno sguardo pieno di ammirazione e Lily non poté biasimarla. Lei stessa sarebbe stata forse abbastanza sciocca da precipitarsi verso luomo delle sue fantasie, se la bionda non lavesse preceduta.
Laltra donna si fermò a contemplare luomo che aveva davanti, poi piegò il fianco verso lesterno e iniziò a sbottonarsi la camicia. Ancheggiando verso di lui, la bionda continuò a spogliarsi, portando Lily a domandarsi se non fosse la sua professione. A quel punto, luomo si alzò. Era completamente nudo e Lily ebbe una perfetta visione frontale. Fece un impercettibile cenno di approvazione, tirando fuori il labbro inferiore. Non male.
Era magnifico.
Lily non riusciva a scorgere alcun elastico o corda che sostenesse le corna debano sulla sua testa. Partivano dalle sue tempie e si arricciavano, incurvandosi allindietro, ruotandogli sotto le orecchie, per poi pendere con le estremità appuntite sulle sue spalle. Erano più spesse nella parte superiore e incorniciavano il suo splendido volto come la corona di una divinità della natura. Si credeva il Re della Foresta o cosa? Lily ridacchiò ripensando per un attimo al testo della canzone del Leone Codardo ne Il mago di Oz. Non poteva prendere la situazione sul serio. Aveva chiaramente perso il senno.
Mentre il Signor Bendotato, primo fra tutti i nudisti di montagna, avanzava verso la bionda, Lily notò qualcosa di strano. I fiori celavano i suoi piedi, ma le gambe si piegavano in modo strano quando si muoveva. Si inarcavano leggermente allindietro, sotto il ginocchio, come quelle di un animale; i suoi polpacci non avevano la linearità delle gambe umane. Ed erano molto più pelose vicino alla caviglia, come se avesse dei ciuffi di pelo.
Forse è eccessivamente peloso e sopra si depila. I peli sul suo torso erano radi, una spruzzata dorata che gli cospargeva il petto, scendendo giù versi i genitali e le cosce, che non erano affatto pelose come le caviglie. Lily sbatté le palpebre. Cera qualcosa di molto strano nei suoi piedi. Quello è è uno zoccolo?
Macché. Non può essere.
Ma se lo fosse La curva delle sue ginocchia spiegava langolo incorretto delle caviglie, necessario per supportare il suo corpo bipede abbastanza da permettergli di camminare. Lily era convinta che avesse un senso dal punto di vista fisico, ma le sue uniche conoscenze scientifiche provenivano da Discovery Channel. La ragazza si ritrovò a fissare la sua andatura, finché il suo sguardo non cadde nuovamente sul suo pene uguale a quello di un umano che ondeggiava con i suoi movimenti, decisamente pronto allazione. Era stupendo, persino con le sue deformità e Lily lo avrebbe rappresentato volentieri su una tela, se fosse stata capace di dipingere decentemente.
Okay, quelli sembrano seriamente zoccoli.
Era chiaro cosa stesse per accadere. Lily stava delirando, dopotutto. E dato il suo stato delirante, avrebbe potuto guardare luomo-bestia e la bambolina bionda esplorarsi i corpi a vicenda senza ripercussioni. Erano state le accuse di Donovan del giorno prima a farle venire un esaurimento nervoso e a evocare quello scenario di perversione estrema?
Forse.
Si tolse lo zaino e lo appoggiò delicatamente contro il pino dietro al quale si era nascosta. Era difficile spiare i prodotti della sua immaginazione schiacciata dal peso opprimente della realtà. Ho trasformato sul serio il mio zaino in una metafora? Devo essere davvero impazzita.
Luomo ehm, la creatura? fece sdraiare la donna tra i fiori selvatici, sottraendola allo sguardo di Lily. Luomo-bestia non perse tempo e si tuffò di testa. Vista la posizione delle gambe di lei e la testa di lui, limmaginazione di Lily non ebbe problemi a indovinare dove la stesse baciando. Non era neanche lontanamente eccitata dallattacco appassionato della creatura al corpo della donna. No no, non lei. Non quanto la bionda, in ogni caso I suoni che stava producendo quella donna sembravano quasi disumani, una sorta di lamento e gemito insieme.
Santo. Cielo. Lily li fissò con la bocca aperta e gli occhi spalancati per lo stupore. Cosa cavolo sta facendo con quella bocca per farle fare un suono simile?
Lily rimase impassibile. Le sue folli allucinazioni pornografiche non la eccitarono. No. Neanche un po. Non si rimproverò nemmeno per essersi dimenticata di mettere il vibratore nello zaino.
Si spostò dallaltro lato dellalbero per vedere meglio.
Crack!
Lily fissò il bastone spezzato sotto la sua scarpa con lo stesso terrore che immaginava dovesse provare la vittima di una mina, pochi secondi prima della sua esplosione. Quando sollevò la testa, la sicurezza che quella scena non fosse che un prodotto della sua immaginazione morì di una morte rapida. Lo sguardo delluomo dai capelli biondi era puntato su di lei, come il mirino del fucile di un cacciatore con la sua preda.
A quel punto, non cera che un modo ragionevole di affrontare la situazione.
Lily iniziò a correre.
Capitolo tre
Non tutte le donne soccombevano al canto da satiro di Ariston, il che andava bene. Non gliene importava molto, dal momento che non erano altro che facce senza nomi, corpi disponibili per alleviare il suo desiderio e rendere leternità un po più piacevole per qualche settimana. Se non avesse fatto sesso con delle donne a caso, il dolore delleccitazione lo avrebbe costretto a trasformarsi di nuovo in quella creatura irrazionale con una sola cosa in mente. Ariston non voleva assolutamente sperimentare di nuovo quellorribile e doloroso bisogno al massimo della sua intensità.
La maggior parte delle donne si arrendeva alla sua melodia. La canzone fungeva da richiamo, ma le donne potevano scegliere, come pesci di fronte a un amo con esca. Se avessero desiderato il premio abbastanza da correre il rischio, avrebbero abboccato. Se invece fossero state spaventate da quanto offerto, lo avrebbero evitato. Ariston poteva dare loro qualcosa che molte avrebbero avuto paura di chiedere: del sesso privo di sensi di colpa con un immortale, il cui ricordo sarebbe parso solo come un sogno. Potevano ritornare alle loro vite e ai loro innamorati come se niente fosse successo. Nessun legame. Nessun rimpianto.
Solo che un rimpianto cera Ariston provava rimorso per ogni subdolo metodo usato per fare sesso, ma tale era la vita dei satiri. Non poteva certo instaurare una relazione con una donna e aspettarsi che questa non desse di matto, quando dopo un appuntamento gli fossero spuntate le corna e avesse iniziato a zoccolare per la camera da letto come il diavolo in persona, con i suoi zoccoli fessi. No, giusto o sbagliato che fosse, aveva smesso da tempo di preoccuparsene, dopo aver rinunciato alla speranza di poter cambiare il proprio destino.
La speranza non era che una fantasia. Spingeva le persone a credere che ci fosse una possibilità, una cura. Salvezza. Ma cera un limite ai decenni, ai secoli persino, che uno poteva attraversare prima che la speranza diventasse un mito. Le ninfe erano tutte scomparse, nonostante la promessa fattagli da Dafne tantissimi anni prima. Ariston aveva vagato per il mondo intero, lo aveva percorso tutto almeno venti volte. Non cera salvezza per lui.
Aveva intrapreso la strada della solitudine, ricorrendo alla magia del suo flauto di Pan per ottenere, al bisogno, della compagnia femminile. Gli arcadici, quando ancora non conoscevano lincantesimo che li faceva apparire umani durante il giorno, avevano imparato a usare il canto per ingannare le donne e far vedere loro quello che volevano, quando li guardavano. Non era infallibile e non tutte le donne si gettavano fra le loro braccia. Alcune restavano fedeli ai loro mariti e altre si rifiutavano di cedere ai propri desideri. Tuttavia, alcune lo facevano, risparmiando ad Ariston molti fastidi. Permettendogli di non diventare ciò in cui la maledizione avrebbe voluto trasformarlo ciò che si rifiutava di diventare.
Una donna bionda emerse dalla foresta e Ariston si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, nonostante il contraddittorio nodo allo stomaco. Sebbene non avesse assunto sembianze umane, la bionda vide solo ciò che desiderava vedere. Se lo stava vendendo in forma di satiro e gli si avvicinava comunque, beh, a ognuno le sue perversioni.
La bionda si spogliò, sorridendo.
Ariston ripose il flauto di Pan nella fondina che aveva creato appositamente e lo mise sopra luniforme da ranger, che aveva ripiegato e lasciato vicino allalbero quando si era spogliato. Aveva resistito per poco più di tre settimane questa volta, ma più si avvicinava leclissi, più la sua agitazione cresceva. Avrebbe fatto tutto meccanicamente, come sempre darle piacere, prendersi il suo e rispedirla alla sua tenda. Ariston riceveva poco da queste esperienze, a parte una breve sensazione di appagamento e la consapevolezza che non sarebbe stato un pericolo, finché avesse fatto sesso di nuovo in un paio di settimane. Se avesse aspettato di più la maledizione avrebbe iniziato a offuscare il suo giudizio, fino a fargli perdere il controllo.
Prima che Ariston potesse soffermarsi sulla sua mancanza di entusiasmo, la bionda fu sotto di lui, eppure non provò alcun desiderio di godersi il suo tempo insieme a lei. Non lo stava facendo per divertimento, ma per necessità. Lo nauseava. Il suo corpo iniziò a tremare, prova che il suo autocontrollo stava per esaurirsi. Voleva spingere via la donna. Per gli dèi, cosa cè che non va in me? Non posso resistere più a lungo? Ariston era abbastanza convinto che sarebbe stato più brutale del solito e, non volendole fare del male, si tuffò tra le sue cosce per prepararla, soffocando unimprecazione.
Crack!
Nonostante gli esuberanti gemiti della donna, linterruzione riuscì a uccidere definitivamente quel poco di interesse che Ariston era riuscito a raccogliere per portare a termine latto. Cercando di ignorare le mani troppo impazienti che gli tiravano i capelli, si concentrò su ciò che lo circondava. Se ci fosse stato qualcun altro nellarea, Ariston avrebbe potuto essere scoperto. Il suo sguardo corse verso il flauto di Pan e calcolò quanto tempo gli ci sarebbe voluto per raggiungerlo e per suonare la melodia che avrebbe prodotto lillusione di un aspetto umano. Se lo avessero scoperto, avrebbe perso la sua casa. Gli piaceva la vecchia baita della guardia forestale dove si era stabilito e non era ancora pronto per andarsene. Era difficile per un satiro trovare un rifugio sicuro in questa nuova epoca.
Ariston si passò una mano sulla bocca e strizzò gli occhi, continuando a scandagliare larea da cui era giunto il suono. Eccola là! Alta e snella, con i capelli marrone scuro, forse persino neri, tirati indietro dal viso e dalle spalle. Lo stava fissando con gli occhi spalancati.
«Perché ti sei fermato», si lamentò Biondina, tirandosi su e infilando una mano tra loro per afferrargli il pene. Ariston la ascoltò appena e le allontanò la mano. Il suo desiderio si era risvegliato durante la gara di sguardi con il suo pubblico, ma non voleva le mani di Biondina su di sé. La mora aveva dirottato la sua attenzione e a mettere le mani su di lui sarebbe stata solo lei. Stranamente, tutta la rabbia che aveva nutrito mentre era solo con Biondina svanì. Voleva davvero la nuova ragazza. Il bisogno era lì, come sempre, ma la desiderava. Non riusciva a ricordare lultima volta che avesse desiderato spontaneamente di giacere con una donna, dato che la mancanza di scelta tendeva a rovinare per lui lintero atto.
Chiuse gli occhi e prese a immaginare la scena. A breve la nuova ragazza si sarebbe addentrata nella radura e li avrebbe raggiunti. Ariston avrebbe suonato una breve melodia per scacciare Biondina, rimuovendola dallequazione, e poi si sarebbe concentrato solo su Moretta. Si sarebbe preso il suo tempo con lei, estorcendole fino allultima goccia di piacere e forse finalmente, finalmente, avrebbe apprezzato di nuovo il sesso. La ragazza sembrava avere bisogno di una bella e forte s
Ariston aprì gli occhi e vide Moretta voltarsi e fuggire come una cerva spaventata.
«Cazzo!»
«Sì, ti prego!» Biondina allungò le braccia e fece un gesto con le mani, come a dire dammelo. Seriamente? Ariston non aveva tempo di occuparsi di lei in modo adeguato. Moretta poteva aver scattato delle foto ed essere sul punto di inviarle a qualche fonte di notizie, mentre lui se ne stava lì seduto come uno stupido, sotto shock. Lavvistamento di un satiro da parte di un mortale avrebbe scatenato il panico e potevano esserci altre persone insieme a lei.
Il sesso poteva aspettare. Moretta andava fermata, prima che rivelasse ciò che aveva visto. Ovviamente, dopo averla colta con le mani nel sacco, avrebbe dovuto punirla per averlo spiato. Saltò in piedi, apprezzando il piano e corse a recuperare il flauto di Pan, in caso gli fosse servito. Biondina mise il broncio e lo imitò, alzandosi a sua volta. Cazzo. Mi ero già dimenticato di lei.
«Ehm non hai finito.» Che vocina arrogante per una ragazza così carina. Piena di altezzosa presunzione e segno di uninfanzia viziata. Ad Ariston non piacevano le donne come lei. Non sembravano mai contente, persino quando le soddisfaceva.