Il Consulente Veggente - Juan Moisés De La Serna 2 стр.


A volte mi hanno paragonato ad un fanatico religioso, a causa delle mie convinzioni e giustificazioni delle mie azioni, anche se ho sempre detto che non si tratta di una religione, o di seguire qualche precetto scritto, ma di una questione morale di base.

Ma quando ho cercato di spiegare come chiunque altro nella mia situazione avrebbe scelto di fare la stessa cosa, i giornalisti si sono addirittura alzati e hanno interrotto lintervista, come se li avessi offesi con le mie parole.

Quindi, se hai un problema mentale, o se hai subito un trauma da piccolo, la società arriva a giustificare e persino a capire qualsiasi atrocità, ma se è una questione morale, nemmeno ti ascolta.

Avrei voluto che fosse stato realizzato una sorta di programma radiofonico o televisivo riguardo alla questione, basato sui miei precetti, per cercare di capire o almeno discutere se le mie azioni erano giustificate o meno, ma era stato considerato un fatto così grave che nessuno se lo sarebbe mai chiesto.

Lunica cosa che avevo ricevuto erano insulti, minacce e disprezzo da parte di tutti. Tanto che quando cercavo i membri della giuria che avrebbero dovuto giudicarmi, la cosa si era complicata poichè la maggior parte della popolazione era incline a condannarmi ancor prima che iniziasse il processo.

E per quanto riguarda la difesa, quella era unaltra cosa, nessuno voleva difendermi, anche se la costituzione mi garantiva un avvocato, ma non cera nessuno che volesse vedere macchiato il proprio nome da questo caso, nemmeno quelli a cui piaceva fare causa contro gli interessi del governo, o che, a quanto si diceva, volevano cambiare le cose.

Doveva essere uno straniero, uno di quelli che ha studiato nel proprio paese di origine, e che a suo tempo chiese la convalida del suo titolo, per cui dovette riprendere le pratiche supervisionate, ripetendo il tirocinio, che accettò di difendermi, se così si può dire, dato che era anche sicuro della mia colpevolezza.

A dire il vero, a volte anchio lo ero, almeno sapevo cosa avevo fatto, come e perché, e sebbene non fossi preparato per lergastolo, sapevo che le mie azioni erano socialmente riprovevoli e che quindi dovevo pagare per questo.

Sebbene non mi sia mai considerato una persona religiosa, credo di avere valori morali solidi, adeguati alla società in cui ho vissuto, essendo riaspettoso delle norme e delle regole di convivenza.

Quindi, nonostante quanto abbiano indagato sul mio passato, non hanno trovato quei sintomi che sono tipici dei criminali, come piccoli furti, crimini minori o trasgressioni morali durante linfanzia, che aumentano poi gradualmente di frequenza e intensità durante ladolescenza, fino a raggiungere la massima espressione nelletà adulta.

Nel mio caso non hanno scoperto nulla di simile, per questo hanno sempre pensato che avessi un complice, cioè che ci fosse una testa pensante, e che io fossi solo il braccio esecutore.

Hanno anche sostenuto che mi fosse stato fatto il lavaggio del cervello o qualcosa di simile, ma i test antidroga e psicologici che ho fatto, hanno dato tutti risultato negativo, non avevo subito alcun tipo di influenza esterna che avrebbe sottomesso la mia volontà o qualcosa del genere.

So che non mi capivano del tutto, e che probabilmente in altre circostanze non avrei fatto lo stesso, ma quello che ho fatto è stato cosciente e meditato.

Pur riconoscendo la mia colpa, mi resta difficile svegliarmi ogni giorno sapendo che sarà esattamente come ieri e laltro ieri, e che poi si ripeterà domani e dopodomani, per il resto della mia vita.

Alcuni prigionieri, i più fortunati, sono ansiosi che passino i giorni per poter ricevere una visita da qualche familiare o persona cara, ma a me nessuno fa visita da molto tempo.

Da quando è stata emessa la condanna, nemmeno il mio avvocato difensore è venuto a vedere come sto.

Solo quando cè da svolgere una revisione del caso, e poiché è obbligatoria per legge, si presenta un avvocato penitenziario per informarmi che una commissione deve decidere se mantenere o meno le condizioni della mia pena, una procedura che deve essere eseguita poichè il mio crimine è imperdonabile e che non dimenticheranno per molti anni a venire.

Forse non mi è andata cosi male alla fine, poichè se fossi stato processato e condannato al settore militare, dicono che sono le peggiori strutture, perchè quelli che vanno lì hanno una formazione specifica nellarte della guerra, il che li rende pericolosi per la loro stessa gente, ma nonosante alcuni giornalisti avessero tentato di farmi condannare allambito militare, il giudice non lo ha ritenuto necessario.

Meno male, non riesco nemmeno a immaginarmi di seguire un programma militare per il resto della mia vita, in compagnia di carcerati che sono vere macchine per uccidere, e che qualsiasi sguardo cattivo può essere considerato come un attacco.

Non che io sia uno di quelli che è in cerca di rìssa, o qualcosa del genere, ma in un centro così piccolo sono frequenti attriti e incomprensioni.

In più di unoccasione è bastato una semplice battuta uscendo nel patio, per iniziare una rissa, che nello stesso giorno o più tardi si è trasformata in unaggressione e addirittura nelluccisione di uno dei coinvolti.

Una situazione che mi ha portato a pensare che sto meglio da solo che con uno di quei piccoli gruppi di detenuti, dove un leader comanda una parte del cortile e chi passa da quella zona deve obbedire ai suoi ordini e anche ai suoi capricci.

Almeno così vive la maggioranza dei detenuti, quelli che hanno commesso reati minori, o che ben poco gli importa di uscir di prigione.

Nel mio caso, rinchiuso a vita in un carcere di massima sicurezza, non ci sono quasi tumulti, poiché le guardie cercano di garantire che non ci siano più di due o tre persone contemporaneamente nel cortile, evitando cosi scontri o, quel che è peggio, che organizzino qualche piano, dato che questi prigionieri sono davvero pericolosi.

Allinizio non sapevo nulla di quel mondo, e mi sentivo al sicuro rispettando le regole stabilite e approfittando del tempo libero per fare qualche attività o stare in biblioteca.

Ma in unoccasione ho potuto assistere allesecuzione di uno dei prigionieri, apparentemente senza motivo, e da quel giorno ho preferito la mia cella per trascorrere il tempo libero.

Questo mi ha portato a diventare un grande lettore, dato che non avevo molto altro da fare tra quelle tre mura, visto che il cancello sulla porta non conta.

E col tempo ho pensato e deciso di iniziare a scrivere, qualcosa che mi ha portato a realizzare questo libro.

Capitolo 2. Niente ha senso

Sono passati molti anni da quando sono riuscito a potenziare le mie capacità, quelle che mi avevano portato tanti problemi, e con la pratica e lallenamento ero riuscito ad addestrare.

Allinizio ho avuto come dei flash, che mi hanno persino fatto perdere conoscenza, è stato veramente imbarazzante e talvolta sono anche caduto, con le conseguenze che quando mi sono svegliato avevo dolore e talvolta anche lividi.

Sono passati molti anni da quando sono riuscito a potenziare le mie capacità, quelle che mi avevano portato tanti problemi, e con la pratica e lallenamento ero riuscito ad addestrare.

Allinizio ho avuto come dei flash, che mi hanno persino fatto perdere conoscenza, è stato veramente imbarazzante e talvolta sono anche caduto, con le conseguenze che quando mi sono svegliato avevo dolore e talvolta anche lividi.

Inizialmente lo avevo attribuito allimpressione di partecipare ad un caso, a causa della quantità di sangue che avevo visto nelle immagini della vittima, o di quello che era stato trovato sul coltello, ma è successo qualcosa che non mi aspettavo.

Allinizio ho avuto come dei flash, che mi hanno persino fatto perdere conoscenza, è stato veramente imbarazzante e talvolta sono anche caduto, con le conseguenze che quando mi sono svegliato avevo dolore e talvolta anche lividi.

Inizialmente lo avevo attribuito allimpressione di partecipare ad un caso, a causa della quantità di sangue che avevo visto nelle immagini della vittima, o di quello che era stato trovato sul coltello, ma è successo qualcosa che non mi aspettavo.

Il giorno dopo mi sono recato presto alla stazione di polizia, e lì ho chiesto di parlare con quel poliziotto per raccontargli il mio incubo, il quale allinizio aveva riso di me, dicendo che lo stavo imbrogliando, e lo stava cercando di dimostrare con quel caso, nel quale speravo fallisse.

Buongiorno, sono venuto qui per raccontare un fatto, dissi entrando nella stazione di polizia.

Non mi dica che ha risolto il caso! disse con tono scherzoso mntre si alzava dalla scrivania e con un cenno di mano mi invatava ad entrare nella stanza degli interrogatori.

Ebbene, avevo passato gli ultimi tre giorni in quella stanza dove mi avevano mostrato tutti i tipi di immagini, prove e congetture riguardo agli eventi, la vittima, i sospettiuninfinità di dati e dettagli che pensavonon somi travolgesse.

Il tutto con lintenzione di darmi maggiori possibilità in modo da non avere scuse in caso di fallimento, o almeno così mi aveva detto più volte il capo della polizia

Beh, non so se può significare qualcosa, ma sono diverse notti che dormo male.

Che novità! Questo succede a tutti noi che siamo impegnati a risolvere crimini. ha commentato entrando nella stanza e chiudendo la porta a vetri dietro di lui.

Si, beh, immagino sono riuscito a dire, ma stasera è stato diverso.

In cosa?, mi ha chiesto mentre con un gesto invitava a sedermi.

Io non so come dirglielo, ma è com se tutte le informazioni fossero ordinate nella mia mente e io le avessi viste come unintera sequenza.

Congratulazioni, questo è ciò che accade a tutti noi, in ogni caso facciamo la stessa esperienza, in cui i dati sconnessi vengono ordinati,eeccoli lì, li vediamo.

Lha visto anche lei?ho chiesto, interrompendolo.

Vedere? Certo, è la sequenza degli eventi.

No, intendo il killer

Il killer?Di cosa sta parlando?

Quello che le sto dicendo, stavo, non so come chiamarlo, ricordandoi dati in forma di scenaallinizio era strano, perchè non riuscivo a vedere chiaramente, era come se fosse notte ed era tutto buio.

E normale, stava sognando di notte.

Non centra niente, mi riferisco alla scena, era tutto molto buio e mi sentivo, non so, un po stordito, credo di essermi fermato su una piccola panchina perché non potevo proseguire, poi ho vomitato, ma quello non mi ha fatto sentire meglio. Allimprovviso, seduto lì nel parco, ho sentito un rumore dietro di me. Non so cosa fosse e nemmeno volevo scoprirlo. Ma ho avuto una strana sensazione e sono stato travolto dal panico.

Forse era quel rumore, o il forte odore che veniva da dietro, ma appena ho potuto sono corso verso lingresso del parco, attraversando molti cespugli, e allimprovviso, non sapendo nè come nè perché, ho sentito qualcosa afferrarmi i capelli e tirarmi fiché non sono caduto sulla schiena.

Non so se sia stato per la caduta o altro, ma non tiuscivo a sollevare la testa da terra, come se qualcosa me la tenesse ferma, e improvvisamente lho visto chiaramente, era il postino, quello che era venuto a casa tante volte per portarmi qualche pacco, quello che faceva il turno delle 10 la mattina, e che era stato sempre così gentile, ma ora aveva un aspetto diverso, il suo volto era sfigurato, i suoi occhi sembravano uscirgli dalle orbite, e non ha fatto altro che dirmi di stare zitto, e quellodore stava diventando così intenso e nauseabondo, finché

Finché cosa?, chiese il capo della polizia che si stava versando una tazza di caffé.

Non ci crederà mai

Continui, continui, finora non ho creduto a niente, quindi continui.

Quel commento lascivo non mi sorprese affatto, poiché avevo già superato lincredulità di molti che si prendevano gioco di ciò che mi succedeva, senza cercare di aiutarmi a capirlo.

Ebbene, io sono immobilizzato in quel momento, e non so come ma mi sono visto sopra al mio corpo, a circa un metro mezzo, e ho potuto contemplare la scena da lontano, senza sentire alcun dolore, nonostante quella persona si stesse accanendo sul mio corpo.

Aspetta, aspettadisse, mentre il caffè che stava bevendo gli si rovesciava addosso, macchiando anche il tavolo. Di cosa stai parlando?

Una volta finito, ha preso il mio cadavere e lo ha messo in una borsa , non so da dove lavesse presa, ma era abbastanza grande, e mi ha caricato come un sacco di patate.

Poi mi ha portato alluscita del parco, dietro langolo sud dove aveva unauto argentata, o meglio grigia, non ne sono sicuro perché era notte e cera solo la luce del lampione. Mi ha messo nel bagagliaio e ha guidato abbastanza lentamente per la città, e appena si è allontanato ha iniziato ad accelerare, ed è andato a quella velocità per circa tre ore, fino a raggiungere alcune banchine.

Una volta lì ha preso una deviazione che diceva Pericolo alligatori, e ha continuato a guidare per mezzora, o almeno credo. Tutto questo vicino alle paludi.

Una volta in mezzo al nulla, poiché non si vedevano costruzioni vicine, ha fermato la macchina, ha tirato fuori il mio corpo, e mi ha lasciato li con la borsa e tutto il resto.

Sono rimasto li per, pernon so, qualche giorno, poi sono andato via da quel luogo, sono risalito.

Di cosa sta parlando?

Di quello che ho visto, glielho già detto, di quello che ho sognato.

Ma si è sentito?

Certo, perché?

Ha solo accusato qualcuno con un nome e cognome, mi ha detto dove è avvenuto il crimine e come si è sbarazzato del corpo.

Si.

E senza una prova?

Beh, questo non è compito mio.

Il commissario, senza dire una parola e con il caffè ancora rovesciato sul tavolo, è uscito dalla sala urlando.

.

Io sono rimasto lì, immobile, senza sapere cosa fare, credendo di aver fatto la cosa giusta raccontandogli quello che avevo visto, ma non capivo la sua reazione.

Dalla sedia lho visto iniziare a dar ordini a destra e a sinistra, mentre i poliziotti si muovevano da una parte allaltra del dipartimento, alcuni sono letteralmente corsi fuori, altri erano al telefono, e in tutto ciò io continuavo a restare lì immobile. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, e se dovevo andarmene o aspettare li per continuare il colloquio. Feci per alzarmi e andarmene, ma il commissario mi vide e ritornando sulla porta mi disse con voce autoritaria:Non si muova da lì

Così feci, e beh, passarono molte ore guardandomi intorno mentre la polizia andava e veniva, in un clima di agitazione, con le grida del capo, finché ad un certo punto ho visto due dei poliziotti che erano corsi fuori, rientrare con un terzo uomo.

E lui, è lui ho urlato, non so perché.

Portatelo fuori di qui ha detto il commissario a uno dei suoi subordinati, indicandomi.

Così in un istante mi sono ritrovato espulso dalla stazione di polizia, se così si può dire, e senza smettere di sorvegliarmi, sono stato condotto gentilmente alla caffetteria dallaltra parte della strada, dove mi hanno fatto sedere e aspettare.

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