Nonostante lavessi chiesto più volte, il poliziotto non ha voluto dirmi cosa ci facevo lì, ne per quanto tempo ci sarei rimasto, ma solo che dovevo stare seduto e in silenzio.
Non so nemmeno per quanto tempo sono rimasto lì, ma ne ho approfittato per pranzare, dato che ero uscito presto per andare al commissariato per raccontare del sogno al capo della polizia, e non avevo mangiato nulla, così ho pranzato e ho aspettato.
E stato tutto cosi strano, ma tanto non avevo nient altro di meglio da fare che aspettare, non so cosa, ma laveva ordinato il capo della polizia, ed è per questo che avevo una scorta, se così posso chiamarla. Gli ho chiesto per ben due volte se potevo andarmene da li ma non mi hanno lasciato andare da nessuna parte.
Stranamente persino il poliziotto che mi faceva da guardia si è offerto di pagarmi il pranzo, il che era strano. Ma ho capito che quello era un buon segno, poiché se fossi stato un comune prigioniero, se così si può dire, non mi avrebbe fatto mai quellofferta.
Nonostante tutto lho ringraziato, ma ho capito che dovevo pagarmelo da solo, e così ho fatto.
Sono passate ore, e nonostante le mie continue domande al poliziotto, questo non sembrava preoccuparsi del tempo, stava semplicemente lì davanti a me, seduto e in silenzio.
Personalmente ritengo che avrebbe avuto cose più interessanti da fare, ma così gli era stato ordinato di fare e così aveva fatto.
Ad un certo punto è suonato il walkie-talkie che aveva in tasca, cosa che avevo a malapena notato, e lordine fu chiaro:
Riportalo qui!.
Andiamodisse, alzandosi e non dandomi nemmeno il tempo di finire il mio caffè.
Dopo tre tazze avrebbe potuto aspettare ancora un po, ma aveva ricevuto degli ordini precisi, e doveva eseguirli in fretta. Così siamo tornati alla stazione di polizia, e mi hanno riportato nella stanza di vetri adibita per gli interrogatori.
Allora, mi dica, ha commentato il capo della polizia entrando nella stanza dove ero rimasto in un angolo dove mi aveva accompagnato la guardia, se così si può definire, e non mi aveva tolto gli occhi di dosso.
Come fa a saperlo?
A sapere cosa?ho chiesto senza sapere cosa intendesse.
Non faccia il tonto, come lo ha saputo?ha chiesto di nuovo.
Se non mi specifica cosa, io non credo di poterle rispondere.
Abbiamo trovato il corpo ha detto, mentre metteva delle foto sul tavolo.
Ah, è lei. Ho detto mentre le osservavo.
Era la prima volta che vedevo quelle tipo di foto, sì, è vero che in televisione le mostrano sempre, sia al telegiornale che nelle serie poliziesche, ma è diverso quando le hai proprio davanti.
In quel momento mi è venuto come un nodo allo stomaco, mi sono sentito malee non ho potuto fare a meno di vomitare.
Tranquillo, tranquillo, capita a tutti la prima volta ha detto il commissario mentre mi dava una scatola di fazzoletti.
Mi scusi, è stata limpressione.
Sì, ricordo ancora la mia prima volta, purtroppo per me non si trattava di foto, ma di uno scherzo, se così si può chiamare, da parte dei miei compagni di classe. Hanno pensato che sarebbe stato divertente andare al cimitero di notte per dimostrare quanto eravamo coraggiosi, ead un certo punto mi hanno buttato in una buca, poco profonda, ma dove cera una bara scoperta. Di sicuro avevano preparato tutto per loccasione, ma limpressione di vedere un corpo da così vicino, nel cimitero, in piena notte, e illuminato solo dalle torce che avevamo con noi, vi assicuro che è proprio una bella esperienza.
Immagino sono riuscito a dire mentre mi asciugavo il viso e le mani e buttavo la carta sul pavimento per coprire dove avevo macchiato.
Non si preoccupi, tra poco lo puliranno, e mi dica, come fa a saperlo?
Cosa?ho chiesto nuovamente , capendo solo ora che si trattava del caso di cui ore fa aveva raccontato col mio sogno.
Come fa a sapere dove lha gettata?
Non lo so, le ho solo raccontato quello che ho visto.
Ci sono volute diverse ore per noi e laiuto di vari esperti per restringere il campo, in base alla velocità, al modello e al peso del veicolo.
Cosa?ho chiesto, stupito.
Certo, come pensa che facciamo le cose?Qui non lasciamo nulla al caso. Individuare il sospettato è stato facile, ci ha dato il suo nome e la sua professione, praticamente ci ha condotti a lui. Poi abbiamo perquisito casa sua ma non abbiamo trovato nulla, mentre cercavamo la sua macchina, guarda caso lui laveva in officina, per non so quale problema agli ammortizzatori.
Siamo andati in officina con unapposita ordinanza del tribunale, e lì ci siamo accorti che il veicolo non era lì per quello che ci aveva detto, ma aveva richiesto la rettifica del contachilometri.
Non so cosa si aspettasse con questo, ma ci ha facilitato il nostro lavoro, poiché lofficina aveva registrato il numero di chilometri prima di eseguire la manipolazione richiesta.
Abbiamo guardato attentamente nel baule, ma non cera la minima traccia, nemmeno un capello, ma dovevamo provarci.
Quindi ci siamo concentrati sul luogo che ci ha indicato lei, per la velocità, la direzione, e la distanza, e abbiamo setacciato larea nelle ultime ore, finché non abbiamo trovato il corpo.
Wow, siete proprio bravi.ho commentato con stupore.
Facciamo solo il nostro lavoro, ma ora abbiamo un problema.
Un problema?ho chiesto sorpreso poiché mi avevano detto che avevano già catturato il colpevole e che avevano recuperato il corpo.
Si, dobbiamo dimostrare che è stato lui e non qualcun altro a gettarlo nel lago
E il DNA, di cui si sente parlare tante volte in televisione?
Niente DNA, o perlomeno non ne abbiamo trovato. A casa sua non ce nè traccia, e nemmeno nel veicolo, e le uniche cose che abbiamo sono il corpo e il coltello, che già sapevo quando le ho mostrato le prove del caso, ma non ci sono né impronte né DNA dellaggressore.
E cosa vuole che faccia io?chiesi perplesso.
Abbiamo bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa che ci aiuti ad incastrarlo, altrimenti, in meno di 24 ore dovremo rilasciarlo, nonostante abbiamo ritrovato il corpo.
Allora lei mi crede? Crede che sia stato lui?
Si, le credo. Non so come abbia fatto, ma le credo. La sua testimonianza non regge. Ci ha mentito da quando labbiamo arrestato, e nessuno è in grado di confermare il suo alibi, non ha un alibi, ma non possiamo nemmeno collocarlo li.
Forse si dissi dopo aver ricordato brevemente il sogno.
Come?
Ricorda che le ho raccontato che aveva portato il corpo attraverso il cancello di un parco?
Già, quindi?
Beh, la macchina era parcheggiata lì, qualcuno deve averla vista, e così può collocarlo nelle vicinanze.
Il poliziotto, senza dire nulla, è uscito dalla stanza e ha cominciato a gridare, proprio come aveva fatto poche ore prima.
Dopo unora o giù di lì è tornato e ha detto con un gran sorriso:
Ce labbiamo
Qualcuno ha visto il veicolo parcheggiato?
Meglio, cè una gioielleria nelle vicinanze, e hanno una telecamera che riprende dalla vetrina, e la sa una cosa? Lo si può vedere rimuovere il corpo, o meglio la borsa, e depositarla nella sua auto.
Wow, che fortuna è stata quella videocamera.
Si, e questo è sufficiente per incastrarlo, poiché ci sono prove per incriminarlo per il delitto.
Wow, che fortuna è stata quella videocamera.
Si, e questo è sufficiente per incastrarlo, poiché ci sono prove per incriminarlo per il delitto.
Questo è stato il mio primo contributo per la risoluzione di un caso, il primo di tanti di cui non ricordo più il numero.
Quello che non ho avuto lopportunità di spiegare in questa occasione o in quelle successive in cui ho fatto quel tipo di sogno è quello che ho visto dopo. No so perché quella parte non interessasse, è come se la polizia volesse solo sapere cosa fosse successo al corpo, o dove fosse la persona rapita, ma niente del resto che ho visto.
Ma per me quella è stata la cosa più gratificante, se così si può dire, sapere che qualunque siano le circostanze dellultimo momento di vita, si continua a vivere, o almeno è quello che avevo sperimentato.
Una vita fuori dal corpo, ma non come quando sogniamo e pensiamo di volare, bensì qualcosa che alcuni chiamano scissione o fuoriuscita di una parte di noi.
Questa era unaltra cosa, è come se la persona fosse davvero viva, perché pensava e sentiva, vedeva e ascoltava, ma senza un corpo.
Non so perché, ma quello che ho capito essere la cosa più importante, nessuno mi ha prestato attenzione quando ho provato a raccontarla, sostenendo che la mia missione, se così si può chiamarla, o la mia collaborazione terminava nel momento in cui avevo dato risposta alla loro richiesta, e cioè di scoprire chi era stato, o dove si trovava la persona rapita o il corpo della vittima.
A dir la verità, dopo un po di tempo passato a collaborare con diverse autorità, non cera più molto che mi sorprendesse, cambiavano solo nomi e cognomi delle persone coinvolte, e forse anche i metodi, ma la motivazione, per così dire, non cambiava.
Da lì ho imparato che non siamo poi così diversi dagli animali, nonostante quello che possiamo pensare, e che i nostri istinti regolano la maggior parte del nostro comportamento, soprattutto ciò che viene considerato deviante.
E soprattutto quel male invisibile di cui nessuno parla o di cui nessuno vuole parlare,la salute mentale e le sue malattie.
Non conosco i dati, né le percentuali, ma la maggior parte, se non tutti, di quelli che sono stati coinvolti in questi atti, non saprei come definirli, ma non stanno molto bene.
Non so cosa fosse avvenuto per prima, se quegli atti contro natura o il problema della salute mentale, ma quello che mi era chiaro è che non erano tanto normali, e questo era evidente dal fatto che, ad esempio, quando venivano catturati e cercavano dinon so come dirlo, giustificare le proprie azioni con scuse senza alcun senso. Come giustificheresti un rapimento o un omicidio?
Personalmente ritengo che atti come questo non abbiano giustificazioni, per quanto laltra persona abbia fatto qualcosa o cercato di fare qualcosa prima.
Suppongo che non tutti vedano le norme della società allo stesso modo, ma esistono proprio per proteggerci gli uni dagli altri, per evitare problemi di convivenza, ed è qualcosa che tutti impariamo fin dallinfanzia.
Sarebbe inutile acquistare un veicolo se quando qualcuno vuole viene a prenderselo perché gli piace, o ad esempio, chi andrebbe a lavorare se poi il datore di lavoro può decidere di non pagare perché quel giorno ha deciso così?
Le leggi e i regolamenti servono a qualcosa e la polizia per farle rispettare.
A dire il vero, in più di un occasione ho avuto problemi con la polizia, non perché abbia fatto qualcosa di sbagliato, ma perché sapevo troppo e chiaramente, hanno pensato che potessi essere lartefice, il complice o almeno la testa pensante di quellatto di cui era stata avvisata la polizia, affinché, per quanto possibile, facessero il loro dovere per impedirlo, perché sì, potrei dire di aver avuto due tipi di esperienze, beh, erano le stesse e con lo stesso contenuto, solo che una accadde prima di quell atto e laltra dopo.
Nella prima è stato difficile farmi ascoltare dalla polizia, non perché non volessero proteggere i cittadini, ma perché dicevano che fin quando latto non era stato compiuto , non rappresentava un crimine, quindi non era loro responsabilità.
Per me questi erano solo cavilli legali che non facevano altro che mettere in pericolo una persona, la cui sofferenza avrebbe potuto essere evitata.
Ma dopo aver insistito tanto e, quanto avevo predetto era accaduto in più occasioni, il commissario ha organizzato una piccola trappola, beh se cosi si può chiamare, ma era una soluzione intermedia tra il darmi ascolto e il non far nulla.
Legalmente, fino a quando il crimine non è stato commesso non possono intervenire, ma quello che hanno fatto è stato aprire una specie di file con tutte le informazioni che fornivo, lhanno studiato a fondo per conoscere le persone coinvolte e i luoghi degli eventi, e, una volta controllato tutto hanno attuato poi una sorta di sorveglianza preventiva sia della vittima che dellaggressore, o meglio la futura vittima e il futuro aggressore, e ovviamente ha funzionato, in più di unoccasione hanno arrestato il futuro criminale quando stava per commettere il crimine, o anche nel momento stesso in cui lha commesso, quando ad esempio si trattava di un rapimento.
Bene, poi toccava al capo della polizia giustificare in tribunale quello che stavano facendo in quella zona proprio nel momento in cui cera bisogno di loro. E in quella situazione se lè sempre cavata sostenendo di aver ricevuto una chiamata anonima che li avvisava.
In realtà non cera stata nessuna telefonata, tanto meno anonima, ma capisco che questo serviva ad evitare di dover dare maggiori spiegazioni a riguardo.
Ebbene, ho detto di aver avuto due tipi di esperienze con la polizia, prima e dopo.
La differenza tra le due è che la prima è venuta a me senza cercarla, per così dire, cioè non so esattamente come funzioni, ma è come se la vittima avesse gridato e io fossi riuscito a sentirla, ma questo prima che succedesse davvero.
Nonostante mi sia rivolto a molti specialisti, ognuno mi ha dato una versione differente, sostenendo che in qualche modo avevo una connessione con quelle persone o che il grido mi era arrivato da una parte inconscia connessa con non so quale pianobeh, comunque sia, sembra che questa persona mi stesse cercando per aiutarla dal futuro e con il mio intervento sono riuscito ad evitare quella sofferenza.
Laltro tipo è quando la polizia mi contattava chiedendomi di partecipare ad una determinata indagine.
Così mi mostravano tutte le prove che avevano, mi raccontavano di tutte le congetture e le linee di indagine che avevano seguito e io, senza sapere come, quella stessa notte o nelle notti successive, sognavo il caso.
Allinizio pensavo fossi stato suggestionato da tutti quei dati, ma non so perché ha funzionato, cioè quello che stavo vivendo allora era correlato al caso, quindi potevo andare il giorno dopo a fornire nuove informazioni che erano così preziose che riuscivano a chiuderlo catturando il colpevole.
A dire il vero non facevo altro che sognare, a volte ad occhi aperti altre volte a letto.
Anche se personalmente preferivo la seconda, poiché la prima ha comportato in alcune occasioni ad espormi a cadute e infortuni.
Ovviamente, da quando mi è stata diagnosticata lepilessia non ho più guidato, perché non so cosa potrebbe succedere se mi mettessi al volante e avessi una di quelle crisi di assenza, come la chiamano, o peggio, un attacco.
Per evitare di danneggiare qualcuno, ho dovuto rassegnarmi a utilizzare i mezzi pubblici per i miei spostamenti, una situazione che non poteva arrecarmi peggior disagio di quello di partire circa mezzora prima per poter prendere lautobus in orario.