Anya si guardò intorno ma non la vide allo stesso modo di Ben. A me sembra che funzioni tutto per bene, Ben. Siamo pronti. Vedrete che quando apriranno quelle porta andrà tutto bene.
"Ah, che il Cielo vi ascolti! esclamò Ben, alzando gli occhi al soffitto.
"Non credo che oggi il Suo sguardo sia puntato sul festival! ridacchiò Anya, che non era particolarmente devota. Non credeva in un potere superiore o allineluttabilità del destino. Voleva farsi strada nel mondo, e le piaceva pensare che sarebbe stato merito suo se ci fosse riuscita, e non di un Essere soprannaturale.
"Oggi chiederei aiuto perfino ai marziani! - sospirò Ben - Non immaginate quanto mi sento nervoso!
Come dargli torto "Andrà bene." Non aveva un tono molto convinto, ma era il massimo che riuscì a fare. Fremeva dalla voglia di andare a curiosare in giro. Non poteva certo starsene lì a consolare Ben.
"Io ..." Stava per dire qualcosa ma la voce le si spezzò in gola. Ben stava guardando in su e agitava freneticamente le mani. Che cavolo fate? Ferma! gridò. E balzò in avanti, forse per cercare di salvare la situazione.
Anya non capì subito quello che stava succedendo. Per qualche secondo rimase interdetta a guardare Ben, poi quando lo vide balzare alle sue spalle si voltò e scorse un operaio sul palco a pochi passi da lei con un enorme proiettore in mano. Luomo procedeva di spalle e ed era ignaro del groviglio di cavi contro cui stava andando a sbattere. Ben si lanciò verso di luima non fece in tempo. Loperaio inciampò e il proiettore gli sfuggì dalle mani, piombando proprio su Anya, che provò allultimo istante a schivarlosenza riuscirci. Il proiettore le crollò rovinosamente addosso, sbattendola con la testa per terra.
Anya sentì un lancinante dolore, vide la sala girarle vorticosamente attornoe poi più nulla. Il mondo scomparve completamente ai suoi occhi, e ogni suo pensiero venne ingoiato dal vuoto.
CAPITOLO SECONDO
Anya si svegliò con un violento mal di testa. Sentiva tanti piccoli martelli batterle allegramente per tutto il cranio, ma in particolar modo sulla fronte e gli occhi. Aveva paura di aprire le palpebre, per paura di peggiorare le cose. Che cosa era successo? Non riusciva a ricordare come si era fatta male e nemmeno voleva saperlo.
Una luce intensa le fluttuava addosso, costringendola a pararsi la faccia con le mani. Voltò la testa e socchiuse lentamente gli occhi.
"Chi ha acceso le dannate luci?" borbottò.
"È ora di svegliarsi, Miss Ana. - esclamò la voce di una donna - Il duca e la duchessa tra poco saranno in sala da pranzo per la colazione, e vostro padre si aspetta che vi comportiate come una vera signora."
"Ma io sono una vera signora!" si adirò Anya. Era una Lady a tutti gli effetti, con un gran bel titolo alle spalle! "Non mi sento bene. Vi prego di porgere loro le mie scuse. mugolò, e si rannicchiò di nuovo nelle coperte, seppellendovisi dentro. Ma di colpo le parole della donna accesero una luce, nella sua mente confusa: "Quale duca e duchessa?" Ancora più importante: chi diavolo era quella, e che ci faceva nella sua stanza da letto senza il suo permesso? Qualcosa non quadrava.
Lentamente, abbassò la coperta e aprì con cautela un occhio. La donna indossava una specie di uniforme di color grigio opaco che la copriva interamente, dal collo alle caviglie. Era di una foggia... antica. Non cera altro modo per descriverequellabito. "Chi siete voi?" farfugliò.
"Ora basta, signorina Ana,- la rimproverò la donna, agitandole un dito davanti agli occhi - Fingere di essere indisposta non vi solleverà dai vostri doveri. Posò sul letto un abito di un certo lusso, di un tristissimo blu scuro, e dalla foggia fuori moda, come la sua divisa.
Ho già preparato il vostro abito da colazione. Stamane dovrete recarvi al porto e imbarcarvi. Il viaggio fino in Germania è lungo, e non vi resta molto tempo per prepararvi.
Ma perché continuava a chiamarla Ana? Qualcosa le sfuggiva. Laveva scambiata per qualcunaltra? Se era così, che ci faceva lei in quella stanzae in quel letto? Si mordicchiò il labbro inferiore, assolutamente confusa. La testa le pulsava ancora tremendamente. C'era una sola cosa che poteva fare, per sciogliere la matassa: adattarsi alla situazione.
Lentamente, si mise a sedere. Che strana camicia da notte, che indossava. Avrebbe dovuto chiamare i suoi genitori e scoprire perché lavevano spedita a casa di questo duca e di questa duchessa. Anya lanciò unocchiata alla donna che le stava davanti e che la fissava con quei suoi occhi di fuoco: non le piaceva affatto. Guardò labito e arricciò il naso.
"Devo proprio indossare questa roba? domandò.
La donna la guardò, torva. "Cosa c'è che non va in questabito?" chiese. Poi aggrottò la fronte. Anya la guardò meglio: aveva i capelli castani striati di bianco e due occhi grigi più freddi dellacciaio. La innervosiva. "È fatto della seta più fine. Avete scelto proprio voi il modello.
Non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere, ma non aveva senso discutere con la donna. Invece, sospirò e tese la mano. "Bene. Lasciate qui, che mi lavo e mi vesto.
"Da sola? esclamò la donna, sgranando gli occhi.
Certo. Mi vesto da sola da quando ero piccola! Ma in che posto stava? Quella donna si comportava come una istitutrice dinizio secolo. Ormai nessuno aveva più istitutrici, in casa!
"Ma...vi sentite male davvero?" esclamò la donna, e le si avvicinò. Le mise una mano sulla fronte. Eppure, non mi sembra che abbiate la febbre.
Al tocco di quelle mani fredde Anya si ritrasse. "Per favore, non toccatemi!" sibilò. Afferrò il vestito e si alzò. "Ora, per cortesia, lasciatemi sola."
"Hmmph. - mugolò la donna - Oggi siete di pessimo umore! Non sareste così acida se andaste a dormire presto, la sera, invece di starvene a leggere chissà cosa alla luce della lampada fino a notte inoltrata! Comunque, sbrigatevi. Ai Duchi non piace aspettarvi per colazione, lo sapete. Ciò detto, uscì brontolando dalla stanza.
Ma come si permetteva? Lei era Lady Anya Montgomery, diamine, e nessuno le aveva mai parlato a quel modo! Si sfilò quellassurda e pesantissima camicia, armeggiando a lungo coi laccetti, e si mise a frugare per la stanza cercando la sua stanza da bagnoma non ne trovò. Pensò che forse in quella casa il bagno si trovava nel corridoioo in unala appositama sinceramente non aveva voglia di uscire e aprire ogni porta per cercarlo. Scavò disperatamente in tutti gli armadi alla ricerca della sua biancheria intima, il suo reggisenoma ancora niente, tranne scomodissimi e antiquati corsetti, e mutandoni di pizzo che non avrebbe nemmeno saputo come indossare.
Guardò affranta labito appoggiato sul letto. Era abbastanza largo, forse nessuno avrebbe notato che non portava biancheria intima. Con un sospiro lo indossò, ma abbottonarsi dietro fu una vera impresacon quel mal di testa, poi! Non riuscì che abbottonarsi sommariamente, ma pensò che sarebbe bastato. Tremava dalla testa ai piedi. Se quellodiosa donna con cui aveva parlato si fosse accorta del suo abbigliamento trasandato cosa le avrebbe fatto? Sperò di non incontrarla più
Sospirò. Non aveva ancora idea di dove fosse, ma l'avrebbe scoperto presto. Si sedette alla sua vanità per truccarsima quando si guardò allo specchio quasi urlò per la drammatica sorpresa: non era lei, quella che la guardava dallaltra parte dello specchio! Si passò freneticamente le mani sugli occhi, sperando che fosse tutto un incubo, poi si premette disperatamente le dita sugli zigomi, con tanta energia che per poco non si graffiò con le unghie. Ma quando riaprì gli occhi quellimmagine estranea era ancora lì, davanti a lei, che la guardava con la sua medesima angoscia. Dio, ma cosa le stava succedendo? Quella non era lei! Si passò una mano tra i capelli, mentre gocce di sudore le imperlavano la fronte. Non poteva essere reale. Stava sognandoo stava galleggiano in un limbo da cui non riusciva a svegliarsi
La donna l'aveva chiamata Ana, non Anya. Il nome suonava quasi uguale, per questo non ci aveva subito fatto casoma se lei non era più Anya chi era quella ragazza che la guardava dallo specchio?
Cominciò a tremare: si era svegliata nel corpo di unaltra donna? Questo, benché assurdo, forse poteva essere una spiegazionema perché? Dio aveva voluto punirla per qualcosa? Era morta e si era ritrovata in un altro corpo? Eppure dentroera lei, sì, era ancora lei! Le sembrava di trovarsi in uno di quei film angosciosi che le avevano sempre fatto paura. Forse, se fosse tornata a letto e si fosse riaddormentata, tutto sarebbe tornato a posto. Desiderò con tutte le sue forze di chiudere gli occhi e ricominciare tutto daccapo. Ma capì che non era possibile.
Guardò il letto con ansia: e se si fosse fatta solo un sonnellino? Al risveglio si sarebbe accorta che si era trattato solo di un brutto sogno. Sarebbe tornata se stessa, e al diavolo quella brutta arpia in cui si era imbattuta poco prima!
Si alzò di scatto dalla specchiera, si gettò sul letto e si coprì con le coperte fino alla cima dei capelli. Provò a dormirema niente.
Non ci riusciva.
Era troppo in ansia per dormire. Lunica era comportarsi come se niente fosse. Alzarsi, scendere giù da quei dannati duchi e vedere se ci capiva qualcosa. Quellincubo sembrava davvero reale. Rimase completamente immobile per un po, sperando di svegliarsi da un momento allaltroma non accadde nulla. Ormai era chiaro: doveva stare al gioco, far finta di essere questa Ana e vedere dove voleva andare a parare quellincubo. Non poteva fare altro...
Questo duca e questa duchessa, chiunque fossero, si aspettavano che qualcuno di nome Ana scendesse a colazione. Ma, se si fossero accorti che lei non era la ragazza che aspettavanoche sarebbe successo? Quella specie di serva che laveva svegliata ci era cascata, quindi era presumibile che ci avrebbero creduto anche loro. Forse, parlandoci, avrebbe capito che ci faceva là, in quel corpoe in quella casache più guardava più le sembrava simile a un castello.
Anya fece un respiro profondo e si spazzolò i capelli. Se li acconciò in una lunga treccia che poi appuntò sulla nuca come uno chignon. Non era bella, ma almeno la sua acconciatura si adattava allabito: era vecchia come lui. Trovò un paio di scarpe, lanciò unultima occhiata alla stanza e uscì cautamente nel corridoio. Aveva un disperato bisogno del bagnoma decise di sorvolare, per il momento. Sarebbe già stata unimpresa trovare la sala a colazione, in quellambiente enorme. Figuriamoci un bagno...
La fortuna era dalla sua parte ... Aveva un forte intuito e individuò abbastanza velocemente la sala della colazione. Non appena vi entrò scorse quattro persone sedute ad un immenso tavolo, riccamente addobbato, circondate da uno stuolo di valletti: a capotavola era accomodato un uomo di una certa età, presumibilmente il duca. Dallaltro capo del tavolo, ad una bella distanza da lui, cera una donna, sicuramente la duchessa. A metà del tavolo una bel ragazzo adolescente, forse sui sedici anni. Proprio di fronte a lui era stato apparecchiato per un ospitecioè lei. Confusa, Anya rimase sulla soglia finché un valletto non sussurrò qualcosa alle orecchie della duchessa, che le stava di spalle. Probabilmente lavvertiva della sua presenza in sala. Infatti la duchessa si voltò e si alzò per riceverla.
"Miss Ana! le disse gentilmente, porgendole una mano e invitandola a entrare. Mi auguro che abbiate dormito bene. Avete laria un po stanca. Preoccupata per il viaggio? Dolcemente le indicò il suo posto a tavola, e un valletto si affrettò a scostare la poltrona per farla accomodare. La duchessa voltò lo sguardo verso il ragazzo, che non si era alzato in segno di cavalleria.
"Mathias! - lo rimproverò - Salutate la nostra ospite e smettetela di giocare con la colazione."
Anya trattenne un sorriso, mentre prendeva posto a tavola. Due camerieri con un grande vassoio si affrettarono a servirla della sua colazione: delle uova strapazzate e servite con un goccio di panna, guarnite da grandi strisce di bacon fritte e pane tostato con burro. A parte le vennero servite le verdure grigliate e i funghi, e i fagioli in salsa di pomodoro. Ma Anya rifiutò gentilmente il suo black pudding, troppo speziato per lei a quellora di mattina. Lasciò invece che il valletto la servisse abbondantemente di the nero e fumante.
Alla duchessa il rifiuto del black pudding non sfuggì. Amabilmente le chiese:
Preferite una colazione dolce, mia cara? Avete laria di non star bene. La marmellata darancia stamane è una vera delizia.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. Molto meglio di questo stupido porridge che mi costringono a ingollare ogni mattina! esclamò, con un luccichio malizioso negli occhi. La duchessa lo fulminò con lo sguardo. Tacete e mangiate. Il porridge era amato perfino dal Re di Francia!
Anya scrutò il ragazzo. Aveva occhi blu argentei che lasciavano senza fiato. Anche il ragazzo la fissò, per lasciarsi poi sfuggire un timido: Non mi sembrate molto in voi, milady.
Anya deglutì a fatica, innervosita dalla sua domanda. Si era accorto che leinon era la ragazza che stavano aspettando? Temette che quel ragazzino lo avrebbe spifferato davanti a tutti, mettendola in difficoltà. Ma non successe nulla. Il ragazzo tornò con la testa sul suo piatto e lei abbassò il capo sul suo: Dio mio, le veniva la nausea solo a guardare quel quintale di roba che aveva davanti! Quei tizi mangiavanocome i suoi nonni ai pranzi di gala! Trattenne un gemito. La testa le faceva ancora male e ora le girava anche lo stomaco. Si guardò bene intornoe rimase senza fiato.
"Lady Vivian! esclamò. Cera anche una ragazzina, seduta al tavolo, ma un po in disparte. Forse era per questo che non laveva notata prima. Non laveva riconosciuta subitoma forse si era sbagliata. Non poteva essere leio forse sì?
La ragazza alzò lo sguardo su di lei, ma non rispose. Sembravastizzita. "Sì, mia cara? - rispose la duchessa per lei - Cè qualcosa che non va? La nostra Vivian è di nuovo in punizione, come spesso negli ultimi tempi, e non le è permesso di parlare con nessuno.
L'ultima volta che Anya ricordava di avere visto Vivian era in ufficio, al British Film Institute. Maera molto più vecchia di quella ragazza! Sembrava leie forse era lei, ma in unaltra epoca e ad unetà diversa. Che cavolo stava succedendo? Dove si trovava? E soprattutto: QUANDO? Abbassò lo sguardo.
Nulla, mi spiace. E che ogginon mi sento molto bene. mormorò. Diavolo, se Lady Vivian era così giovanelei non doveva nemmeno essere nata! In che anno erano? A fiuto non si trovavano affatto nel 1951ma qualche decennio prima.
"Povera cara - disse la duchessa, gentilmente - Vi farò portare subito un buon infuso per il mal di testa. O forse è meglio un cachet. Fece segno a un valletto che, dopo poco, tornò con due piccole compresse di aspirina. Fortemente grata, Anya le ingollò in un sol colpo. Finalmente sorrise alla duchessa. Molte grazie, sono sicura che a breve starò meglio! esclamò.
Nel frattempo il duca, che era rimasto sempre zitto, finito il suo the aprì il giornale del mattino, che un valletto gli aveva messo sul bordo del tavolo. Anche se era seduta lontano, Anya intravide i titoli di prima pagina, e ciò che lesse la fece sussultare di paura: si parlava della Germania e della sua campagna di militarizzazione! Non riuscì a leggere la data dellarticolo, ma gli accenni alle leggi razziali erano ben chiari. Si parlava dianti-semitismo? Ma in che anno erano? Per fortuna il duca, inconsapevolmente, le venne in aiuto.