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GUIDO PAGLIARINO
IL CANE
ROMANZO
Guido Pagliarino
IL CANE
Romanzo
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Immagine di copertina: Un esemplare di cane da difesa Bandog. Fonte: Wikipedia Lenciclopedia libera
Nessuna persona realmente esistente o esistita appare in questo romanzo, a parte le figure storiche generalmente note citate e non partecipanti allazione. I personaggi, i nomi di persona, di enti, ditte e società e di prodotti e i servizi che appaiono in questa narrazione e gli avvenimenti narrati sono del tutto immaginari. È da considerarsi assolutamente casuale e involontario ogni eventuale riferimento a persone reali e, in generale, alla realtà, presente o passata, personale, familiare, professionale o istituzionale.
Indice
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
OPERE BASATE SULLE FIGURE DI VITTORIO DAIAZZO E RANIERI VELLI
FOTOGRAFIA FUORI TESTO
Cartolina dantan ritraente langolo fra via Garibaldi e corso Valdocco del palazzo in cui aveva sede la Gazzetta del Popolo. Nel basso della foto verso lestrema sinistra di chi legge, dietro al tronco dellalbero centrale, sintravedono la scala e il portone dellingresso.
Capitolo I
La Gazzetta del Popolo era il più antico quotidiano torinese, nato il 16 giugno 1848 e morto senza più speranza di rinascita il 31 dicembre 1983, dopo anni in cui aveva sofferto cambi di proprietà e problemi economici finendo più duna volta, per brevi periodi, quasi in coma. Era un foglio rivolto sin dalla fondazione alle classi di piccolo censo, portatore duno spirito critico sociale che aveva sempre mantenuto a parte, chiaramente, durante letà fascista in cui tutta la stampa era stata imbavagliata. In epoca repubblicana, dopo importanti successi, aveva proseguito lattività, sempre soffrendo avversità sin al suo decesso. La sua redazione, saldamente sindacalizzata, aveva guardato verso la sinistra democratica parlamentare cattolica e laica operando socialmente; per esempio, nel periodo della grande immigrazione a Torino dal meridione dItalia, aveva favorito lintegrazione dei nuovi torinesi e, negli anni 60 e 70, aveva realizzato approfondite inchieste sopra glinfortuni sul lavoro e sulloccupazione giovanile. Il quotidiano era stato lappassionato concorrente dellimmarcescibile La Stampa, foglio questo che, dopo il conflitto mondiale, aveva sostenuto il centrismo governativo di matrice degasperiana, dal 1963 aveva diretto le proprie simpatie al bianco-rosso dei Governi di centrosinistra del forzato connubio Democrazia Cristiana Partito Socialista e, nei primi anni 70 nei quali questa narrazione si svolge, imperando il clima della cosiddetta contestazione politico-sociale, La Stampa aveva guardato non sfavorevolmente aglideali di estrema sinistra: niente di strano, il conformarsi ai Governi in carica e al clima sociale del tempo era ed è cosa consueta per la maggioranza dei quotidiani, cosiddetti indipendenti ma appartenenti a una grande unità economica privata o pubblica1 .
Sin dallinizio degli anni 60 anchio avevo collaborato alla Gazzetta, ma solo alla pagina culturale e occasionalmente, come giornalista pubblicista, a volte scrivendo larticolo in corso Valdocco 2, sede del giornale, altre portandovelo già pronto steso a casa. Tuttavia nel gennaio 1973 lamico direttore maveva invitato a collaborare a tempo pieno qual redattore professionista e io avevo accettato. Non sera trattato della mia prima esperienza allinterno duna redazione, nei primi mesi del 1968 avevo lavorato alla cronaca subalpina dun quotidiano genovese del finanziere Angelo Tartaglia Fioretti, il quale maveva licenziato dopo non molto per divergenze sociopolitiche2 . Alla Gazzetta ero nel mio ambiente accanto a cattolici progressisti, qualche repubblicano come me e socialdemocratici, per cui avevo accettato lofferta ben volentieri, trovandomi oltretutto in uno di quei periodi in cui le idee per un nuovo romanzo mi scarseggiavano e un congruo stipendio fisso sarebbe stato il benvenuto, pur avendo da parte una buona somma grazie alla quale non avrei comunque sofferto la fame.
La redazione della Gazzetta era un universo di ticchettanti macchine per scrivere entro una nuvola di fumo di sigarette e di qualche pipa, in cui chiunque, come me, non fosse stato fumatore, se non fosse riuscito presto a mitridatizzarsi avrebbe potuto rimaner asfissiato. Quasi ovunque, a parte forse che nei numerosi bagni, e sempre che le rispettive porte dingresso e la porta del gabinetto impegnato fossero ben chiuse, formicolava negli orecchi il brusio delle voci dei giornalisti in sala redazionale o, giù in tipografia, a colloquio col proto e di lui che discuteva col compositore e del compositore che strillava per farsi udire dal proprio apprendista oppure dal tipografo, il quale strepitava con laiutante, immersi tutti nel frastuono delle rotative e nel rumore delle linotype: alla Gazzetta del Popolo la composizione delle pagine era ancor a caldo, non erano scomparse le linotype, sebbene già nei primi anni 70 in diversi quotidiani fosse subentrato il metodo della fotocomposizione e dellimpaginazione a freddo tramite computer.
Lottimo direttore maveva affidato la cronaca nera affiancandomi per un paio di mesi a unesperta tutrix, Ada, giornalista investigativa e bella bruna slanciata sulla soglia della quarantina con la quale, già una ventina di giorni dopo, avevo fatto coppia amorosa, su mia proposta e, come sempre accade, per muliebre scelta: mavrebbe placidamente lasciato a giugno, pur mantenendomi una cordiale amicizia: Ranieri, sei un po troppo individualista, lo sai? mavrebbe detto allalba dun lunedì nel trilocale che occupava da sola in via Amedeo Avogadro, non lontano dal giornale, nudi sotto le coltri del suo letto alla francese: Tanto buon erotismo, mio caro, questo sì, ma non sai darmi lamore. Maveva destinato garbo impiegando la parola individualista che riusciva ad attenuare un poco quanto, me lero sentita chiaramente, ellaveva inteso: egoista. In verità proprio egoista non penso dessere mai stato, sentimentalmente cauto semmai e, a ben vedere, nemmeno da sempre: solo da quandero stato scottato, durante buie vicende internazionali che mavevano coinvolto e gravemente danneggiato nel 1969, da una sensualissima italoamericana di cui mero infatuato talmente da progettare dimpalmarmela, risultatami però in breve una sciupauomini sessualmente peregrinante3 . Dopo un po di tempo, considerando che labbandono di Ada non aveva deteriorato laffiatamento fra noi, mi sarei figurato, auto assolvendomi, che nemmeno la mia collega fosse stata veramente innamorata di me.
Avevo gradito il lavoro in cronaca nera, non troppo diverso da quello svolto in Polizia fin al 1967 quale investigatore. Daltro canto mera piaciuto il fatto che anche il grande giornalista, scrittore e moltaltro Dino Buzzati, versatile figura scomparsa solo un anno prima che avevo molto ammirato, fosse stato redattore non solo di terza pagina e di cronaca varia al Corrierone4 ma, con particolare passione, giornalista di cronaca nera. Mera stato evidente perché il direttore mavesse inserito in nera, pur provenendo io dalla pagina letteraria: aveva ovviamente giocato il mio essere stato poliziotto investigativo per anni e non doveva essere stata estranea alla scelta la citata agghiacciante disavventura, universalmente nota, che avevo sofferto nel 1969, risoltasi in lieto fine, ma con gravi ammaccature fisiche e morali, solo grazie allintervento provvidenziale del mio unico vero amico ed ex superiore Vittorio DAiazzo, vicequestore comandante della Sezione Omicidi e Reati contro la persona della Questura torinese: una vicenda in cui una loschissima, potente figura aveva tramato contro lItalia e gli Stati Uniti e, nello stesso tempo, contro di me, Ranieri Velli, usandomi quale motore involontario e capro espiatorio del suo disegno criminale. La vicenda era stata raccolta e divulgata dalla cronaca internazionale e aveva causato la mia fortuna di scrittore: ne avevo avuto notorietà e frutti economici grazie a un saggio che avevo scritto in tempo reale sulla vicenda, tradottomi nelle principali lingue occidentali e pubblicato vendendo quasi un milione di copie nel mondo; poi, lasciata da parte la giovanile poesia dalla quale avevo avuto i miei primi successi, ma ovviamente non guadagni, avevo sfruttato la fama raggiunta stendendo romanzi su alcune delle passate indagini di Vittorio DAiazzo e mie, libri che avevano venduto bene e dai quali erano state tratte le sceneggiature di alcuni film di successo5 .
Nel periodo storicoin cui si svolgequestamiamemoriaicronistidinerasi trovavanosoventea scriveredi concertoconredattorie commentatori politici,chésin dalla fine del decennio precedentesanguinosireatiterroristiciserano affiancatiaidelittiprivati.
Il terrorismoitalianoera stato un fenomeno sociopoliticoinvolutivo,anche seaccesosientrounprocesso di maturazionedella visione socialenatoverso glinizi del decennioeriguardantenon soloil mondo aconfessionale,maluniverso cattolico:gli annifra linizio delConcilioEcumenicoVaticano IInel1962 elanno1970avevano vie piùresponsabilizzatobuona parte dei credenti,fra laltro affinandoilconcettoevangelico che loperaio ha diritto alla sua mercede:lo scioperononerastatopiùconsideratolomissione dun doveremaunsacrosantodiritto.I conflitti col mondo imprenditoriale avevano dunque assunto una doppia colorazionesianelle menti deilavoratorisianelle organizzazioni sindacali, le laichee classisteCGIL e UIL, di culturapoliticacomunista, socialistae socialdemocratica,ela cattolica CISLche,nel difendereeconomicamente operai e impiegati, si basava sul valorecristianodella persona,incommensurabilesecondo la Chiesaper la qualeogni essere umanoècreatoa immaginee somiglianzadi Dio.Le rivendicazioni egliscioperiavevano accomunato classisti e umanisti.Anche ladegenerazioneterroristicadel malcontento socialeaveva riguardatoentrambi imondie aveva contemplatocasi di passaggio dal cattolicesimo al marxleninismo rivoluzionarioarmato,comera avvenuto perRenato Curcio e la moglie Margherita Cagolfondatori,col comunistaAlberto Franceschini,della più importante organizzazionedi lotta armatadiestremasinistra, leBrigate Rosse,i quali non solo provenivanodal mondo cattolicoma,essendoormaicomunisti,serano sposati in chiesa.