Non lavrebbe fatto perché temeva il dolore, ovviamente, ma per salvare quel giovane che lo stava facendo impazzire.
Poteva anche funzionare. Dopotutto, era sempre sullorlo della narcolessia. Nessuna tortura più lo smuoveva. Quel cambiamento avrebbe acceso qualcosa, nei Padroni. Si sarebbe impegnato. Sarebbe stato Katherine Hepburn.
Vi prego, mia Signora! implorò, gettandosi ai piedi della donna. Lasciate che lo trovi e lo porti qui! Gli piscerò ovunque, lo giuro!
E come pensi di fare? In questo momento starà sicuramente piagnucolando nella sua cabina. Oppure, più probabile, si starà facendo consolare da qualcuno. Quindi, te lo richiedo. Comè che pensi di portarlo qui e finire lopera, troia? rispose Aletta, palesemente incazzata nera.
Non aspettò nemmeno la risposta, prima di aggiungere, Non temere. Il tuo amico gommoso qui presente saprà come stimolarti la fantasia. Magari, la prossima volta, sarai un pochino più creativo.
Non stava funzionando. Doveva aggiungerci un po di Meryl Street, alla sua performance.
Stasera! C'è un ballo. Parteciperà sicuramente, lo farò lì.
Mica male, come idea, commentò la donna, accendendo il vibratore e provando le varie velocità. Ma dovremo pur ammazzare il tempo, fino ad allora.
Vi soddisferò tutti! Abbiate pietà, non fatelo! continuò a implorare, giusto per.
La sua idea era stata accettata. LEfebo era salvo. Doveva solo mantenere la facciata. Cazzo gliene fregava di quel dildo gigante? Aveva visto e provato di peggio. Certo, sarebbe stato inconveniente e scomodo e unautentica rottura di coglioni. Ma, alla fine, sticazzi.
Ovvio che lo farai, sbottò Aletta.
Lapprovazione degli altri Padroni era molto, molto, importante per lei.
Come tutti i narcisisti, era insicura.
E come tutti gli insicuri, adorava essere invidiata.
L'ultima cosa che voleva era che qualcuno mettesse in discussione il suo rigore.
Quella col cuore tenero era Melinda. Certo, aveva anche lei la sua bella reputazione. Gli Schiavi maschi non le duravano più di due anni. Li uccideva, tutti, in modi crudeli e disgustosi. Aveva un occhio di riguardo, però, per le Schiave donne. Non la si vedeva mai, senza una ragazza accanto.
Nel frattempo, Aletta stava lubrificando il vibratore. Fissando Al per tutto il tempo. Come stavano facendo tutti i presenti. Quella Bestia umiliata e sottomessa era una visione. Chissà come si sarebbero sentiti umiliati loro, se avessero anche solo sospettato che -quella- era tutta una finta e che la Bestia stava semplicemente ottenendo ciò che voleva!
Non preferireste frustarmi?
Alon era carico a pallettoni. Si stupì di se stesso, per quelluscita.
Faremo entrambe le cose, stai sereno, rispose Aletta, cadendo drittadritta nella trappola.
Amir, beato tra il suo Schiavo e quello di Gene, risero di gusto. Stine si concesse un sorriso. Gene, invece, era impegnato con Selena. La toccava, assente, pensando alla prossima orgia.
Alon, sentendosi sempre più Joan Crawford, buttò allaria la dignità e si aggrappò -singhiozzando- alle gambe della sua Padrona.
Vi prego! Vi supplico! Vi imploro!
Cazzo se era convincente!
La donna guardò Amir. Quello, con una scrollata di spalle, puntò il pollice verso il basso. LImperatore aveva deciso. Anche Melinda scrollò le spalle. Ma il suo pollice era sollevato. Stine rimase immobile. Voleva vedere landazzo, prima di esprimersi e seguire il gregge. Gene abbandonò le grazie di Selena e pollice verso pure per lui. Quindi, anche il gioielliere -da brava pecorella- decise per il no.
Vedi? Tre contro due, dolcezza, disse, sarcastica, Aletta.
Ma così non potrò più ballare, sussurrò lo Schiavo. Lo fece perché, se avesse parlato a voce alta, molto probabilmente sarebbe scoppiato a ridere davanti a tutti.
E allora non ballerai, semplice.
Perché, poi? chiese, subito, Amir. Mica saranno le palle che ti impediranno i movimenti!
Nossignore, le palle non mi danno per niente fastidio, rispose, leggerissimamente preoccupato, Alon. QuellAmir doveva sempre aggiungere benzina al fuoco, mannaggiallui.
Intravedendo una degenerazione del suo piano, ripassò velocemente il tutto.
Si era umiliato, aveva implorato, aveva singhiozzato.
Cosa mancava? Ma certo! La ciliegina sulla torta.
A quattro zampe, nessuno poteva resistergli.
Aletta fu fin troppo felice di penetrarlo con quella verga di gomma. E glielo dimostrò.
Inesorabilmente, tutti i tagli che aveva nello sfintere si aprirono. Ma quelleventualità era già stata messa in conto. Al strinse i denti. Ai Padroni piaceva, quando gli Schiavi cercavano di trattenere le urla. Ma, in effetti, gli faceva male.
Perché sei così silenzioso? chiese, garrula, la Padrona. Poi, accese il vibratore. E allora sì che Alon urlò. Ma più di sorpresa che altro. Non che la donna sapesse la differenza, comunque.
Quanto è bello?! sospirò Amir, ammirando lAdone.
Silenzio, disse Stine, indicando Aletta.
Cosa? chiese Amir.
Sembra proprio che la nostra ragazza preferita stia piangendo, ridacchiò il gioielliere.
Aletta lo sentì, si rese conto di stare veramente piangendo e -imbarazzata- si alzò. Stine approfittò di tale défaillance per spogliarsi alla velocità della luce e lanciarsi sul povero Alon. La noia.
Manca qualcosa, disse. E, sempre molto innovativo, incominciò a pisciare sul viso dello Schiavo. Di nuovo. Nemmeno lui sapeva il motivo, ma adorava farlo. Con la Bestia, più che con chiunque altro.
Amir, ammirando la scena, si sentì legittimato a sdraiarsi sul pavimento e afferrare i testicoli di Al. Subito, iniziò a graffiare e tirare e strizzare.
Le signore non furono da meno. Aletta -asciugatasi le lacrime- prese a calci la schiena di quello Schiavo, così impertinente da averla fatta piangere. Melinda la seguì a ruota. Lo sapeva che ci sarebbe stata una buona ragione per indossare quegli scomodissimi tacchi a spillo, quando li aveva scelti la mattina! Mirò proprio alla spina dorsale. Poi, si girò verso le sue Schiave e ordinò, Fatevi scopare da qualcuno. Chiunque andrà bene.
Ma non controllò di essere stata effettivamente obbedita.
Stine, alla parola scopare, reagì di conseguenza. Si inginocchiò e sbatté il cazzo in gola ad Alon.
Il poveraccio aveva linguine in fiamme. Quando quasi soffocò a causa di quelluccello mal-lavato, cercò solo di farlo venire il più in fretta possibile.
Vedete di spingere quel vibratore più a fondo! ordinò Aletta, mentre lo Schiavo di Gene laccarezzava. Ma era Alon che guardava. Non lavrebbe mai ammesso, ma quella Bestia la eccitava da morire. Nessuno era come lui, nellintero Universo. O, almeno, a Firokami. Che per lei equivaleva alla stessa cosa.
Amir non si fece ripetere lordine due volte. E, senza smettere di tirare lo scroto di Alon, gli forzò il vibratore ancora più in profondità. Bruscamente, il pezzo di gomma sparì tra le natiche dello Schiavo. Alon urlò. O, meglio, ci provò. La sua gola era troppo impegnata per emettere alcun suono. In compenso, ingoiò ancora di più lintera lunghezza del Padrone. Il quale non aveva la minima intenzione di venire così velocemente. Anzi, afferrò un frustino e lo colpì in faccia. Stine, la solita pecora, afferrò la prima frusta che vide e copiò il socio. Lo Schiavo si coprì automaticamente il volto, ma i Padroni non volevano sentire ragioni.
Non osare! sibilò Amir, continuando a tirargli i testicoli martoriati.
Lo Schiavo ululò -per finta- di dolore, ma non tentò più di evitare i colpi. Primo, era stato un riflesso condizionato. Secondo, cera Selena. Sapeva che se la sarebbero presa anche con lei. QuellAnima buona lo guardava, triste, mentre Gene la insozzava. E al Padrone non andò giù.
Che cazzo è che chai, cogliona? le strillò.
Non si accorse dello sguardo tra i due Schiavi. Figurarsi se avesse perso tempo con le relazioni che gli Schiavi avevano fra di loro! Però, vide cosa Amir stesse combinando e gli chiese, Ma che fai?
Voglio inchiodargli le palle a terra, rispose quello, come fosse la cosa più normale del Mondo. Così la smette di agitarsi!
Gene sorrise, maligno.
Così ogni volta che vorremo giocarci, non potrà scappare, sghignazzò. Inchiodaglieli al comodino, dai!
Amir aveva già i testicoli in posizione, quando lo Schiavo urlò. E lo fece più forte che mai. Ma che cazzo di porcate si stavano inventando, con i suoi testicoli, quegli psicopatici?!
Stine, ben lontano dal climax, non apprezzò che quella gola così esperta si fosse liberata della sua sacra verga. E fece schioccare la frusta, ma sul pavimento. Aveva visto che lo Schiavo non centrava assolutamente nulla. Sapeva essere magnanimo e giusto. Qualche volta. Quindi, se la prese coi colleghi.
Amir!, esclamò, irritato. Smettila di far cazzate a cui non frega una mazza a nessuno!
Gene scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
Smettila tu! Gli vuoi rovinare la faccia, per caso? Come farà a sedurre qualcuno, stasera?
Non deve sedurre! Deve umiliare! Deve sottomettere! Da quando si ha bisogno di un bel faccino, per farlo?
Alon, approfittando della distrazione, si lanciò sulle gambe di Gene. Le abbracciò strette e, nel mentre, il vibratore si mosse. Fu un dolore immane, ma pensò di sfruttarlo per aggiungere pathos alla sua supplica.
Vi prego, Padroni, vi supplico! Non fatelo! Non mi muoverò più, lo giuro!
E, a pensarci bene, avere i coglioni inchiodati -che fosse a un comodino o a una libreria- poteva essere seccante.
Beh, ponderò, o finse di farlo, il Padrone. Per umiliare qualcuno, è necessario avvicinarsi. Giusto? E il nostro micetto potrebbe scappare. Io lo farei!
Ha due scelte. Accettare il suo destino o gettarsi in Mare aperto, disse Stine. Subito, sollevò la mano per colpire lo Schiavo ai piedi di Gene. Ma si fermò.
Alon piangeva. Un altro riflesso condizionato, legato al fatto che Amir aveva appena trafitto il primo testicolo con un chiodo dargento.
Oh, ma guarda, commentò Gene. Sembra proprio diventerai parte dellarredamento. Ma a che pro, Amir? Voglio dire, non potrà nemmeno prepararci un caffè! Resterà lì per sempre? Che spreco!
Mi spieghi per quale stracazzo di motivo critichi sempre ogni mia iniziativa?! Ti lamenti, ma non mi sembra tu abbia chissà quale idea originale da proporre! sbottò Amir.
E si distrasse dalla delicatissima operazione che stava compiendo. E il martello colpì troppo forte. Un fiotto di sangue caldo lo colpì. Alon ruggì. Strinse le gambe di Gene, quasi facendolo cadere, e si pisciò addosso.
No buono. Il Padrone si rese conto che stavano per giocarsi lo Schiavo del secolo. Con un sussulto, afferrò il martello da Amir ed estrasse il chiodo dal testicolo della bestia. O, almeno, da quello che ne era rimasto.
La lezione è finita, disse, poi, prendendo Alon per i capelli e trascinandolo in camera da letto.
Cosè? Salti la fila?! gli disse Stine.
Ma che cazzo ne so, sospirò Gene.
Stine scoppiò a ridere.
mA cHe CaZzO nE sO!1!1! lo scimmiottò.
La diceva sempre, quella frase.
Okay, si rivolse a Selena. Adesso dimmi perché a Gene non sei piaciuta.
La ragazza cominciò a piangere.
Non voleva far arrabbiare Padron Stine, ma lui la terrorizzava.
Tutti loro la terrorizzavano.
E tutti loro la circondarono, non lasciandole alcuno scampo.
***
Gene, nel frattempo, gettò Alon sul letto.
Ma che caz- arrampicati! Fai qualcosa! Mica ti ci devo mettere io, qui sopra!
Grazie! Grazie, Padron Gene! Grazie non avermi fatto tagliare i testicoli! Mi avete salvato! Grazie!
Alon era nel panico. Talmente tanto, che continuò a stare nel personaggio.
Oh, non cè di che. Cosè che volevo fare, invece di tagliarteli? Bah, levati questo cazzo di vibratore dal culo! In fretta! Stai tremando tutto, mi si stacca la testa a vederti così!
Il Padrone aveva aperto una bottiglia di Cognac, versandosene un bicchiere. Poi, guardò lo Schiavo.
Non dirmi che non puoi farlo da solo? È un vero peccato!
Alon guardò quel Padrone che prima lo salvava e poi non lo aiutava. Continuando a non capire, gli rivolse il suo miglior sguardo da cucciolo bastonato. Inutilmente.
Allora, cosè che volevo fare?
Gene era pensoso. Buttò giù il liquore. Subito dopo, si inginocchiò sul letto e -di botto- tirò via il vibratore. La reazione di Alon fu, semplicemente, venire.
Gli altri Padroni volevano tagliarmi i testicoli e farci una vagina, sussurrò lo Schiavo, tra gli spasmi di piacere.
Oh, e di certo tu -questo- non lo vuoi, disse, sarcastico Gene.
E via con un altro sorso di Cognac, direttamente dalla bottiglia. Dopo, la guardò. Ed ebbe unidea. Si versò il contenuto sulla mano e iniziò a strofinare le ferite della meravigliosa creatura che giaceva di fronte a lui. Tale creatura non mosse un solo muscolo. Principiante.
Avete ragione, Padrone. Non lo voglio, disse, la voce roboticamente calma.
E perché mai? Su quali basi tu, uno Schiavo, non vuoi qualcosa? gli chiese laltro.
Credo che un culo sia più stretto di una figa, Padrone.
Logica ineccepibile.
Non lo so, disse Gene, con falsa noncuranza.
Quello Schiavo, però, ci aveva preso di brutto! Ma non poteva certo ammetterlo. Aveva una reputazione, lui. E se avesse parlato? Non poteva rischiare.
Magari, invece, è anche meglio! Dovremmo provarci.
Alon ci mancò poco sbadigliasse. Si fermò a metà e tramutò lo sbadiglio in unespressione spaventata. Il Padrone ne sembrò molto soddisfatto. Quel viso era bello sempre, nonostante le ferite.
Ma nessuno, poi, ti rimetterebbe a posto. Inoltre, la tua Padrona è una donna. Etero, per di più. Che ci fa unetero con una vagina, quando può avere il tuo culo?
Poi, sbuffò.
Sai che? Io mi sono veramente ma veramente rotto i coglioni di vedere ogni volta la stessa scena! Ogni cazzo di volta ti sfondano il culo! Sei sempre martoriato, là sotto!
E osservò lo scempio che la Compagnia aveva causato, non vedendo lespressione da e-che-non-lo-so della Bestia.
Ma ormai il danno è fatto. Che posso farci?
Gene si sedette sul letto, fissando il volto di Alon.
Alon, dopo trentanni di esperienza, non sapeva come trattare quel Padrone così strambo e lunatico. Quindi, andò a braccio. Poteva essere che fosse uno di quei finti alternativi che solo perché tutti fanno una cosa, lui no perché non deve mischiarsi alla massa. Ma, sottosotto, ha le stesse voglie e gusti di tutto il resto del gregge. Di solito, a quelli così, piacciono le bionde con gli occhi azzurri. Loriginalità.