Se mi permettete, Padron Gene, potrei cavalcarvi. Non sentirete affatto che ho il culo sfondato.
Ci aveva preso? Chissà.
È mica la prima volta che ti scopo? chiese quello. Lascia stare, ti farebbe male e non per merito mio. Digrignerai i denti, a causa dei tagli. Inoltre, dopo quel mostro di gomma, devi essere larghissimo. E non puoi nemmeno succhiare! Non con una faccia così!
Sbuffò. Era stanco, annoiato. Si sentiva tradito, quasi offeso, dalla vita.
Che devo fare? Restituirti? Lasciare che ti inchiodino a un tavolo? Che ti frustino in faccia?
Eccola, la reazione. La tipica reazione. Alon non sbagliava mai a giudicare un Padrone.
Farò qualsiasi cosa, Padron Gene! Qualsiasi! lo implorò Alon, sapendo che era quello che ci si aspettava.
Erano tutti così pallosi.
Tipo? Cosè che potresti fare? Sentiamo.
Sdraiatevi, mio Signore, suggerì, seducente. Giuro che non digrignerò i denti.
Lo farai senza accorgertene, è un riflesso, rispose Gene. Però, ovviamente, ci si sdraiò eccome sulle lenzuola. Patetico. Faceva solo perdere tempo, con quei capricci.
Però, fece qualcosa di inaspettato. Si rialzò subito.
Prima, facciamo qualcosa per questa faccia. Stai qui.
E si allontanò. Lasciando un Alon basito. Che si fosse sbagliato? Macché, sicuro andava a prendere uno spaccadenti o qualche altro attrezzo bondage.
Ma la Bestia si sbagliava.
Di Nuovo.
Gene era andato a cercare un SalvaGente. Quello Schiavo ne aveva un enorme bisogno. Rientrò nel salotto, dove i suoi colleghi erano tutti presi dallorgia più triste della storia. Sollevò gli occhi al cielo. Sempre lo stesso teatrino.
Una volta tornato in camera, si occupò delle abrasioni di Alon. Ogni tanto schioccava la lingua. Lo Schiavo non si mosse mai. Era troppo scioccato per qualsiasi cosa. Ma veramente lo stava medicando?! Stava dormendo? Era morto e quella era una sorta di anticamera per lInferno?
Quando il Padrone finì, si lasciò di nuovo cadere sul letto.
Devi essere affamato, chiese, poi, fissando il soffitto.
Se il Padrone me lo permette, sarò pieno del suo sperma, suggerì Alon, aggrappandosi a ogni idea gli saltasse in testa. Quello non era un Padrone come gli altri. Che cazzo doveva fare?!
Iniziò a massaggiare i piedi delluomo. Prima con le mani. Poi, con la lingua. Lo baciò ovunque. Disegnò un percorso, dalle caviglie allinguine. Infine, fece scivolare il cazzo del Padrone fino in fondo alla gola. Le sue dita gli massaggiarono glutei e cosce, mentre faceva roteare la lingua sulla punta.
Dal canto suo, Alon sfregava i suoi poveri testicoli contro la gamba di Gene.
L'uomo gemette, stanco. Alon cercava di dargli più piacere possibile, in segno di gratitudine. E in segno di che-cazzo-faccio-houston-abbiamo-un-problema.
Quando sembrò venire, lo Schiavo strinse i testicoli e la base del pene. Impedendogli di svuotarsi, gli si mise a cavalcioni e si infilò il cazzo nello sfintere. Non era più massacrato, ma non aveva avuto bisogno di alcun lubrificante. Poi, strinse le natiche e cominciò a dondolarsi.
Alon sapeva che Gene era un tipo silenzioso. Era lunica cosa che sapeva di lui, in realtà.
Era la prima volta che scopavano, ma laveva visto durante orge varie. Non si capiva mai quando stesse per venire. Nessuna tensione, nessun corrucciamento di sopracciglia, niente. Nemmeno dopo riusciva a rilassarsi.
Non era una persona comune.
In tutto ciò, Gene iniziò a masturbarlo. Lo fece intensamente, osservando ogni minimo dettaglio. Significava pericolo. Gli era venuta in mente qualche idea. E poteva sfociare in dramma.
Allimprovviso, Alon sentì dolore. Ecco perché così attento. Lo stava aspettando, il digrignamento. Ma Alon ne sapeva una più del Diavolo. Usando il trucchetto di poco prima, aprì la bocca e mascherò le smorfie di dolore in smorfie di piacere. Si muoveva brusco, poi lento. Faceva palpitare lano, poi lo apriva del tutto. Sempre muovendosi avanti e indietro, su e giù. Dopo il trattamento di Aletta, gli risultò molto facile. Gene sembrò apprezzare, perché venne pochi minuti dopo. Lo capì dalla sborra che gli colpì le pareti interne, perché dalla faccia avrebbe potuto benissimo trovarsi alla fermata dellautobus.
Alon strinse subito i glutei, intrappolando quella carne turgida fino allultimo.
Oh, mio Dio, ansimò Gene.
Il robot aveva parlato. Alon non osò muoversi.
Laveva mica rotto?
Forse che sì, forse che no.
Aspettava un ordine, uno qualsiasi. Non voleva lasciare quella stanza, però. Quindi, ondeggiò ancora una volta. Nel dubbio, meglio essere sicuri.
Un po oscurantista, questa mancanza di sadismo, commentò Gene. Ma starai sicuramente morendo dalla voglia.
E afferrò il cazzo duro dello Schiavo. Quello venne subito. I tremori di dolore mascherati da esperti lamenti di piacere. Gene sembrò cascarci. Alla fine, non era poi chissà quanto diverso dagli altri.
Va bene, disse, poi. Allora, le palle, le tagliamo al novellino. Okay?
Alon sirrigidì. Sapeva perfettamente a quale novellino si stesse riferendo.
E se fosse già col suo protettore? domandò la Bestia, con tutta la nonchalance di cui era capace.
Poi, aggiunse, Se volete, Padrone, potete tagliare me.
Era estremo, ma doveva assolutamente tenere tutti loro lontano da Ad. Alla finfine, che caspio erano un paio di testicoli? Poteva vivere senza.
Oh, non è che faccia differenza -per me- chi tagliare, disse. Ma che ti prende, però? Prima non vuoi, poi vuoi. Io boh.
Alon era esausto. Mentalmente esausto. Quel Padrone lo stava portando al manicomio. Ma doveva tentarle tutte.
Padrone, col dovuto rispetto, quel novellino non sa proprio comè che si scopa!
Gli insegneremo.
Ma sarà noioso!
E chi è che non è noioso, di grazia? rispose Gene. Sarà comunque molto piacevole, da guardare.
Dopo il primo utilizzo, non sarà più così bello.
Vedremo. Se non ci piace, lo butteremo via. Dovrò dire ad Aletta di accendere la cinepresa, al ballo. Sarai ripreso, mentre lo punirai. Sarà un bel film, degno di Kubrik.
Il Padrone non sarà presente di persona?
No, ho un affare urgente. Proprio a quellora. E, detto tra noi, dubito Stine riesca a trovare questo novellino. Fa tanto il macho, ma non vale nulla.
Cosa devo fare, quindi, Padrone? Per non rovinare tutto?
Oh, non saprei, sospirò Gene. Chiunque sia, scopatelo a sangue. O qualcosa del genere. Pisciagli addosso. Meglio! Pisciagli in bocca, mentre te lo succhia!
Poi, fece schioccare la lingua.
Potresti buttargli giù i denti. E prenderlo a calci nelle palle. Le solite cose, insomma, terminò Gene.
Sì, le solite cose trite e ritrite. Di nuovo, non così diverso.
Vi ringrazio, Signore, disse Alon, comunque, senza la minima intenzione di mettere in pratica quei consigli.
Figurati. E ricordati di raccoglierti i capelli. Voglio vedere i tuoi occhi, durante lopera.
Sarà fatto, Padrone.
CAPITOLO OTTO
Prima di cena, Aletta fece un clistere -in via preventiva- ad Alon. La Compagnia si diede appuntamento, subito dopo, al ballo. Lì, il giovane Ad stava già dettando legge sulla pista. La Bestia si guardava, erratico, attorno. Era alla ricerca di una persona, una sola, che potesse anche solo lontanamente essere spacciata per un Protettore degno di una tale bellezza. Ne trovò un bel po e tutti, -tutti- la fissavano, quella bellezza.
Vi ringrazio, Signore, disse Alon, comunque, senza la minima intenzione di mettere in pratica quei consigli.
Figurati. E ricordati di raccoglierti i capelli. Voglio vedere i tuoi occhi, durante lopera.
Sarà fatto, Padrone.
CAPITOLO OTTO
Prima di cena, Aletta fece un clistere -in via preventiva- ad Alon. La Compagnia si diede appuntamento, subito dopo, al ballo. Lì, il giovane Ad stava già dettando legge sulla pista. La Bestia si guardava, erratico, attorno. Era alla ricerca di una persona, una sola, che potesse anche solo lontanamente essere spacciata per un Protettore degno di una tale bellezza. Ne trovò un bel po e tutti, -tutti- la fissavano, quella bellezza.
Eccolo lì, sibilò, maligno, Amir.
Aletta colpì Alon sulla nuca.
Datti da fare, gli disse. O mi darò da fare io, col tuo amico di gomma.
Le minacce della Padrona non erano mai vane. Quella, nello specifico, laveva già attuata. Lei, placidamente addormentata. E lui, tutta la notte a pecorina, inesorabilmente pieno di quel mostro sintetico.
Si mosse tra la folla, infastidito. Lidea di umiliare -di nuovo- Ad, in pubblica piazza, lo faceva sentire uno schifo. Non era riuscito a salvarlo la prima volta e doveva sottoporlo a nuovi, imbarazzanti, pericoli. Però, quando se lo trovò davanti, non poté fare a meno di essere felice. Era così bello, sarebbe rimasto ore a guardarlo. Ma non fece in tempo ad assaporare quel momento, che venne circondato da dozzine di uomini e donne. Tutti sorridenti, tutti che tentavano di attirare la sua attenzione, tutti che volevano ballare con lui. La Bestia, però, aveva una missione. Non si fermò e si avvicinò ulteriormente al ragazzo. Ballava da solo. O, almeno, ci stava provando. Un tizio assurdo lo stava letteralmente trascinando a sé. Lui resisteva, ma per quelluomo -essendo maschio- No sembrava significare Sì e Sparisci lo percepiva come Prendimi, sono tuo. Ad aprì gli occhi, pronto a graffiare quel proto-stupratore. Quando, dimprovviso, vide Alon. E avrebbe sì voluto graffiare, ma in tuttaltra maniera. I due si guardarono e tutto il resto sparì. Alon abbracciò quel corpo sottile, baciandolo sul collo. Laltro si strusciò lascivo su tutti quei muscoli ondeggianti.
Dov'è il tuo protettore?
Proprio qui.
Alon annuì, credendo che al Magnaccia piacesse guardare il suo ragazzo venire scopato da estranei. Linnocenza.
Quindi, lo sollevò e -una volta che quelle lunghe gambe furono saldamente allacciate alla sua vita- sussurrò, Devo strapparteli di dosso o te li togli da solo?
Ad rise di gusto. Alon si ritrovò a sorridere. Perché si sentiva sempre così bene, quando stava assieme a lui?
Me li tolgo io, disse, ma rimase immobile. Poi, che devo fare? Devo implorarti di smettere e cercare di scappare?
Sì, sospirò Alon, direttamente nellorecchio di quella graziosa creatura.
E lo show ebbe inizio.
Di nuovo a terra, Ad iniziò a tremare. Sotto lo sguardo della Bestia, lentamente, si tolse i sottili pantaloni bianchi.
Niente biancheria intima.
Fanculo lautocontrollo. Alon lo afferrò, come aveva visto fare a tanti -troppi- padroni e lo risollevò. Il giovane gli si aggrappò alle spalle, sospirando. In un attimo, lo Schiavo lo penetrò.
Senza alcuna fatica.
Quel birichino si era preparato, anche quella volta, in anticipo. Alon, di conseguenza, non si fece problemi a scoparlo -forte- davanti a tutta la sala. In pochi minuti, gli venne dentro.
LEfebo si riversò tutto sui suoi addominali.
Ma non era finita.
La Bestia lo buttò a terra, ma non si sdraiò sopra di lui. Rimase in ginocchio, imponente e dominante, ad osservarlo dallalto. Poi, allungò le mani sui suoi capezzoli turgidi. Ad si ricordò allultimo di dover fingere di stare subendo una violenza e lo spinse via. Alon non si fece intimorire e continuò. Il giovane si lamentava e la sua voce era così dolce che quasi ci credette. Quasi. Ma la folla, invece, si lasciò fregare. Alcuni ridevano, alcuni incitavano, alcuni applaudivano, tutti approvavano.
Ti prego! Lasciami, ti prego! implorava il ragazzo.
Alon non obbedì. Le spinte si fecero veloci e violente. Ad cercò in tutti i modi di allontanarsi, costringendolo a bloccargli i polsi. Così sottili che gli servì una sola mano. Laltra la usò per chiamare uno dei camerieri. A quei balli, servivano sempre un cocktail speciale. Lo Sborratore, si chiamava. Un nome, una garanzia. Ne trangugiò due di seguito. Al terzo, però, non ingoiò. Si chinò a baciare Ad e passò il liquido nella sua bocca.
Gli effetti ebbero subito presa sul ragazzo. Divenne più lascivo, più trattabile.
Lo Schiavo, subendo gli effetti sia del drink che dellamante, ne approfittò subito.
I due divennero un groviglio di carne, sudore e singhiozzi. Tutto era delizioso. Talmente delizioso che Al quasi si scordò dellunica richiesta, più o meno, sensata di Gene. Coronò quella scopata epica pisciando addosso al bellissimo giovane. Quello non si lasciò scappare nemmeno una goccia. O, almeno, così aveva pianificato. Pioggia dorata cadde sulla sua pelle ambrata. Quando un fiotto gli finì negli occhi, si ricordò il patto. Iniziò quindi a urlare e tentare di allontanarsi. Poi, colpì linguine della Bestia con un pugno. Faceva tutto parte della performance. Esattamente come la reazione che ne seguì. Un frustino apparì letteralmente dal nulla -e con nulla si intende uno dei Padroni lì accanto- e venne abbattuto sulle membra di quellimpertinente. Il tutto continuando a svuotarsi la vescica. Una volta finito, gli diede un buffetto sulla guancia. Si girò e se ne andò. Il ragazzo rimase in mezzo alla sala, nudo, le mani a coprire il volto. Un uomo sulla cinquantina fece cenno a un cameriere che si avvicinò subito al ragazzo in lacrime. Alon pensò si trattasse del suo Protettore. Sembrava un tipo tosto. E si allontanò tranquillo.
Bravo! Ottimo lavoro! si complimentò Aletta.
Amir non aggiunse nulla.
Era fatta, poteva rilassarsi. Per modo di dire.
La serata proseguì come al solito, tra cocktail afrodisiaci e sessioni coatte di BDSM. Dopo, la donna affidò Alon a Stine. Sarebbe stato lui a condurlo in cabina. Lei aveva da fare, ma li avrebbe raggiunti. Ciò significava che Alon non avrebbe nemmeno potuto pensare di rilassarsi, quella sera.
Stine si accese una sigaretta, mentre si guardava attorno.
Vieni qui, mettiti a quattro zampe e alza il culo, gli ordinò.
Alon obbedì. La noia che lo assaliva di già.
***
Ad, coincidenza, stava leggendo proprio lo stesso libro che aveva appassionato Alon quella mattina. Solo che a lui nessuno lo avrebbe portato via. Nessuno lo avrebbe interrotto. Tranne Aletta. La donna piombò nella sua cabina, senza bussare né annunciarsi. Il giovane era talmente scioccato da tanta superbia che nemmeno reagì.
Ma ciao, sgualdrina, salutò.
Ad sollevò un sopracciglio. Ma chi cazzo si credeva di essere?!
Primo, come sei entrata. Secondo, cosa ci fai qui. Terzo, levati dai coglioni e vattene, elencò il legittimo cliente della stanza. Poi, aggiunse, No, sai che? Primo, levati dai coglioni e vattene. Sticazzi del resto.