Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu 5 стр.


Ci fu un momento di silenzio dopo le parole di Goriath, assicurando che rispondeva davanti al re, allo stesso modo del principe.

Che cosa vuoi dire con questo?chiese Jaren.

Chi mi comanda è il re, non tu.ripeté Goriath.

Il tuo re ti ha posto sotto il mio comando.

Per essere più precisi, mi ha messo sotto la tua tutela, non sotto il tuo comando. E lo ha fatto, in questo caso, per difendere questo villaggio maledetto dagli attacchi di Likara e tornare indietro, non per salvare queste persone da un branco di cani.

Mio padre mi ha messo al comando, ma se non sei d'accordo, allora vattene.

Atsel sbuffò e abbassò la testa, mentre Goriath, questa volta si, obbedì ed entrò nel villaggio, dove quella notte Vianta avrebbe festeggiato la fine della guerra, ignara come la maggior parte degli abitanti del villaggio, di quello che era successo alla vecchia Lora.

Vuoi davvero che restiamo a cacciare i lupi?chiese Atsel.

Me l'ha chiesto quel vecchio. Era l'immagine del dolore.

Posso immaginare ma...non credo che il re sarà molto contento.

Anche tu puoi andartene se è a mio padre che obbedisci.rispose Jaren, mettendosi a sedere.

Gli altri quattro uomini, come tutti quelli che stavano nell'accampamento, si erano già alzati e diretti verso il villaggio. Anche Atsel si alzò.

Io obbedisco al re, ma devo anche la mia obbedienza a te, mio principe.disse Combatto al tuo fianco da quando avevo quattordici anni. Giusto?

Sul viso di Jaren si formò qualcosa di simile ad un sorriso. I suoi uomini erano stufi della guerra e, come gli aveva detto lo stesso Atsel quel pomeriggio, sognavano di tornare a casa e prendersi un meritato riposo, ma non poteva abbandonare tutti quelli che da tre mesi vedevano lui e il suo esercito come salvatori. Prima di allora, una domanda aleggiava insidiosa nella sua testa: sarebbe rimasto lì per quelle persone o per se stesso?Per entrambi? Tornare ad Isalia lo avrebbe catapultato in una vita che già conosceva perfettamente e che era arrivato ad odiare: doveri, protocolli, false adulazioni, apparenze, ostentazione, distanza dalle persone, un trattamento diverso. In confronto, Vianta, quel villaggio che Erik tanto detestava, rappresentava qualcosa di molto più piccolo ma allo stesso tempo più grande: la libertà. Tuttavia sapeva che non sarebbe stato giusto equipaggiare la sua gente li solo perché voleva fuggire dalla sua vita nel regno del padre.

Jaren!quando si rese conto che Atsel lo chiamavaNon vieni?

Non so come le persone abbiano voglia di festeggiare dopo quello che è successo!

Non lo sannorispose Atsel Il corpo di quella donna resterà nel capanno fino a domani. Poi lo comunicheremo a tutti.

Ma cosa stai dicendo?

Dai, non è difficile capirli. Sono in guerra da mesi, subendo attacchi e devastazioni . Vogliono un po di gioia, e la morte di quella donna rovinerebbe tutto. Chiedono una tregua e non credo sia da pazzi concedergliela, visto che ci tieni tanto.

Ma come possono lasciare il suo corpo in quel luogo abbandonato! E' una mancanza di rispetto.

Dici sempre che i morti non stanno qui. No? Che sono solo resti.

Jaren non rispose. Lui stesso aveva detto ad Hans che le persone erano qualcosa di più di un corpo, legato alle debolezze e alle difficoltà della vita, ma pensare al cadavere di Lora, sbranato, avvolto in un lenzuolo e nascosto affinché il resto dei suoi vicini, ad eccezione del marito e dei parenti più stretti, potessero godersi la festa, era un'altra cosa.

Si accorse che Atsel era già partito, e nonostante sentisse la testa scoppiargli e non avesse voglia di festeggiare, si ricordò anche che quelle sarebbero state le ultime ore a Vianta e che la notte gli offriva, appunto, tutto ciò che gli piaceva in mezzo a gente che, salvo eccezioni che vedevano in lui uno strumento verso una libertà ingannevole, lo apprezzavano per quello che realmente era, interessandosi più alla sua persona che al suo titolo nobiliare.

Dayrsenne



Erano rimasti seduti a lungo intorno al falò che avevano acceso in quella che era l'area del mercato. Le torce illuminavano tutto nella piccola Vianta, cercando di combattere l'oscurità, e nonostante la poca voglia di festeggiare di Jaren all'inizio della serata, dovette ammettere che i ragazzi e l'umorismo della vecchia Niara lo avevano coinvolto nella festa. Era la proprietaria della locanda più controversa del villaggio, con una dubbia reputazione, la permissività che vi concedeva le era valsa la migliore fama tra gli uomini e la peggiore tra le donne di Vianta. Tuttavia Jaren la trovava un'anziana cordiale, coraggiosa e sempre pronta a offrire buoni consigli. Innumerevoli erano state le occasioni in cui, mentre alcuni dei suoi uomini bevevano qualcosa nella sua taverna o erano distratti nel fare ciò che infastidiva così tanto gli abitanti del villaggio, passava le sue ore oziose a chiacchierare con lei di ogni genere di cose, poiché erano poche le cose di cui non potevi discutere con la carismatica Niara. Il suo corpo scheletrico era rimasto a lungo seduto sulle ginocchia di Jaren, deliziando i soldati, che scoppiavano a ridere per ogni follia raccontata dalla vecchia.

...e quando arrivò quinarrò entusiasta la sua giumenta crollò davanti alla taverna.

L'animale era così stanco?chiese uno dei soldati.

No!esclamò Niara Il culo di quel povero bastardo pesava più di tre di voi messi insieme.

Ancora una volta le risate, di cui Jaren non ne era estraneo, assordarono momentaneamente la musica che continuava a suonare.

Nè lui né la giumenta riuscirono ad alzarsi e rimasero sdraiati lì per tre giorni. La mattina versavo un secchio d'acqua calda su ognuno di loro, ma non per quelli e alla fine...

L'arrivo di Sylvaen mise a tacere la vecchia, che ne approfittò per dare un tiro all'erba che stava fumando nella sua pipa. Jaren percepì la tensione nel corpo di Erik, che era seduto accanto a lui.

Possiamo parlare?gli chiese la giovane donna.

Lentamente spinse Niara da parte e si alzò, poi diede il suo posto alla vecchia.

Stai attento, principedisse Ricorda tutto quello di cui abbiamo parlato, ragazzo.

Annuì debolmente, tenendo a mente le conversazioni che avevano avuto sul desiderio delle ragazze di Vianta di andarsene ad ogni costo. Niara scherzava dicendo che portarsela sarebbe stato più economico per il ragazzo, dato che mangiava poco e occupava poco spazio.

Gli uomini di Jaren sorridevano e chicchieravano, mentre la festa e il ballo continuavano a pieno ritmo, ignari del disagio del momento.

Principe!esclamò Niara.

Jaren si voltò e la donna si alzò in piedi come una molla, stampando un bacio sulle labbra del ragazzo, fatto che provocò un nuovo scoppio di risate tra i presenti. Non tanto in Jaren, abituato ai gesti spontanei e quasi scandalosi della donna, ma preoccupato in quel momento per altre questioni. Qualcosa nel suo stomaco si agitò, facendogli dubitare della necessità di accompagnare Sylvaen.

Una parte di lui implorava tutti i santi che la giovane donna si pentisse e voleva solo scusarsi per il semplice fatto di aver considerato un'opzione cosi orribile. L'altra, preferiva non andare e restare semplicemente col dubbio che gli avrebbe permesso di pensare bene riguardo a Sylvaen ed Elessa. Tuttavia, tra le varie possibilità sollevate in quel momento, nessuna corrispondeva a quello che veramente accadde. Erik si alzò e parlò quando Jaren e Sylvaen si erano già allontanati di una decina di passi dal gruppo.

Una parte di lui implorava tutti i santi che la giovane donna si pentisse e voleva solo scusarsi per il semplice fatto di aver considerato un'opzione cosi orribile. L'altra, preferiva non andare e restare semplicemente col dubbio che gli avrebbe permesso di pensare bene riguardo a Sylvaen ed Elessa. Tuttavia, tra le varie possibilità sollevate in quel momento, nessuna corrispondeva a quello che veramente accadde. Erik si alzò e parlò quando Jaren e Sylvaen si erano già allontanati di una decina di passi dal gruppo.

Sorella, non farlo!esclamò davanti a tutti Non sei come le altre, dimenticati di lui.

Il viso di Sylvaen apparve sconvolto, e il suo respiro accelerato tradì il suo disagio di fronte a tutti. Gli uomini di Jaren la guardarono, alcuni confusi, altri indifferenti.

Erikbalbettò Sylvaen poco prima di scappare.

Nessuno dei presenti sembrava dare troppa importanza a quanto era accaduto e la maggior parte di loro continuò a mangiare, bere e fumare senza grande preoccupazione; ma non Goriath, il cui volto imperscrutabile rimase fisso su Jaren.

Erik si rimise al suo posto e seppellì il viso tra le mani, ma il principe sentì che non poteva lasciarlo così. Sylvaen si era fatta trascinare dal bisogno e dalle necessità di sua madre, ma non era una cattiva ragazza. In quel periodo aveva avuto l'opportunità di parlare con lei molte volte riguardo alle sue preoccupazioni e ai suoi sogni, ai suoi desideri e delusioni. Avrebbe voluto vedere suo fratello riprendersi e poter comprare un cavallo per sostituire la vecchia giumenta che Erik cavalcava. Recuperare parte di quella giovane donna che era ormai diventata una ragazza fredda e avida era possibile, e doveva senza dubbio avvenire attraverso una conversazione coraggiosa, lungi dallo schivarla o evitarla. Inoltre, sapeva anche che se non fosse riuscito a calmarla, non avrebbe mai più parlato con Erik. Jaren si voltò e non riuscì a fare un passo quando Goriath parlò:

Non andrai a cercarla, vero?Non dovresti complicarti la vita con le contadine. Ti sei già divertito abbastanza in questi tre mesi, e con quella, inoltre, l'hai fatto varie volte. E' davvero così brava?

Jaren si voltò nel momento in cui sentì cadere un bicchiere e rompersi contro una roccia. Erik era in piedi, stringendo i pugni e trattenendo una rabbia che stava per divampare da un momento all'altro. Goriath continuava a stare seduto placidamente a bere.

Scusati subitoesigette Erik

Jaren tornò sui suoi passi e mise una mano sulla spalla del suo amico, cercando di calmarlo.

Non ti permetterò di rivolgerti a mia sorella in quel modo!esclamò il ragazzo.Chiedigli scusa.

Tu stesso hai evidenziato le sue intenzioni.rispose Goriath.Sarà pure tua sorella, ma non è migliore delle altre. Aspira davvero a diventare la regina di Isalia un giorno?

Risate e scherni erano coperti dalla musica e dall'allegria. Erik tolse la mano di Jaren e fece alcuni passi in avanti finché Goriath finalmente si alzò. Erik si mise in mezzo ai due.

Erikmormorò

Perché ti poni in questo modo?disse Goriath.

Fermati!gli ordinò Jaren.

Quante di voi non hanno cercato di farsi vedere come qualcosa di più di semplici contadine solo per farvi alzare la gonna da lui?urlò, facendo cessare la musica.Quante di voi non sono finite in un pagliaio con sua maestà. Dando per scontato che sarebbe stato il primo passo verso il castello di Isalia?aggiunse, allargando le braccia come se stesse arringando la gente.Quante femmine non...

Chiudi quella dannata bocca!gli gridò Jaren. Il principe diede ad Erik una leggera spinta per allontanarlo e si pose faccia a faccia con Goriath.

Chiedi scusa adesso!

Te l'ho già detto, io obbedisco solo al re.ripeté l'uomo come gli aveva già detto poche ore prima all'accampamento. Sei solo un ragazzino che ha sempre avuto tutto e che viene messo a capo di un esercitosottolineò. il mio esercito, per soddisfare un capriccio, come ai bastardi di questa gente viene dato un pezzo di legno con cui giocare. Le tue arie di grandezza ti trascinano verso il basso e tu intendi prolungare la nostra permanenza qui solo per cacciare i lupi. Non hai la più pallida idea di come si guidi un esercito. Pensi di averlo fatto in molte battaglie, ma non abbiamo fatto altro che seguire il tuo gioco mentre i veri capitani e generali vincevano le guerre in tuo nome. Ma per l'amor di Dio, sono la tua bambinaia!Jaren sentì tutta la rabbia montargli dentro, fino a che scoppiò portandolo a colpire Goriath.

L'uomo si voltò, stupito del gesto del giovane, e si lanciò su di lui, afferrandolo per il petto e colpendolo forte sullo zigomo. Gli altri soldati si sedettero, confusi e sorpresi, quando Jaren prese a calci Goriath nell'inguine, che lasciò andare dolorante. Fece un paio di respiri profondi e ritrovò la calma per lanciarsi di nuovo contro il ragazzo, facendogli saltare alla fine uno dei punti della ferita che Sylvaen gli aveva ricucito, che sanguinò di nuovo. Gli altri soldati cercarono di trattenerlo, urlandogli contro e scuotendolo.

Separali!gridò qualcuno.

Basta!urlò furiosamente un altro.

Vuoi che il re ti impicchi in piazza, Goriath? E' suo figlio, il principe di Isalia.

Non è nessuno!rispose con rabbia.

Goriath!aggiunse un terzo.

Chiudi quella dannata boccaccia!gli ordinò Assynt, colpendolo.

Era uno dei generali più veterani, e sebbene non tanto quanto lo stesso Goriath, aveva preso parte a numerose battaglie con lui, e questo fece sì che il colpo di quest'ultimo ferisse soprattutto il generale, non per l'intensità del pugno, ma per il gesto stesso, per l'umiliazione pubblica di averlo fatto davanti a tutti, mentre gli altri lo sostenevano.

Sei impazzito!aggiunse Assynt Il suo solo ordine potrebbe portare la tua testa alla ghigliottina. Stai mancando di rispetto al figlio del re, al tuo capitano, che ti piaccia o no. Faresti bene ad accettarlo.

E' solo un bambinorispose Goriath, in un tono molto più basso di quello che aveva usato prima.

Un bambino che ha combattuto molte battaglie con noi, Goriath. Devi rispetto già solo alla sua identità, e a tutto ciò che ti ha dimostrato ancor di più. Non è il tuoesercito. E' l'esercito di Isalia.

Dopo un lungo silenzio, Goriath si liberò dalla presa dei cinque uomini che lo tenevano fermo e si perse tra le ombre di Vianta.

E voi cosa avete da guardare?gridò di nuovo Assynt Tornate a quella dannata festa, visto che eravate così ansiosi di festeggiare.

Poi si rivolse a Jaren.

Mi dispiace. Sarà punito, te lo assicuro.

Egli non disse nulla e si limitò a cercare Erik. Lo trovò in piedi, accanto ai suoi uomini, in silenzio. Ancora sconvolto da quello che era successo, Jaren si voltò e lasciò la festa. Senza una parola, raggiunse l'accampamento, prese le redini di Donko e si recò nella foresta.

In pochi minuti raggiunse le cascate, e la musica, che si sentì di nuovo, sembrava soltanto un rumore lontano e appena udibile. Salto giù da Donko e discese i ripidi pendii che portavano al fiume, il cui tracciato si allargava notevolmente in quella zona. Ad un certo punto si fermò, avendo notato una figura ai margini. Nemmeno la luce argentata della luna gli permise di capire chi fosse, ma in quel posto poteva solo trattarsi di un abitante del villaggio, quindi, deciso a restare solo, si voltò e si incamminò su per il pendio.

Aspetta!gridò una voce di donna.

Jaren si voltò e controllò se si trattava di Sylvaen, che probabilmente si era nascosta da tutti dalla vergogna, dopo che suo fratello l'aveva smascherata. Un gesto che faceva capire, se ci fosse stato ancora qualche dubbio, che Erik non sapeva nulla dei piani di sua madre e sua sorella, e che se lo avesse saputo non l' avrebbe mai accettato.

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