Sta Scherzando, Padre? - Marco Fogliani 2 стр.


Alla fine andai con Debora alla più vicina stazione dei carabinieri per sporgere denuncia. Ci accompagnò un ragazzo del gruppo, particolarmente premuroso, secondo Debora, o invadente, secondo me.

La giornata per me procedeva di male in peggio: prima il brutto tempo e i bigotti della parrocchia, poi il prete, il matto, il furto e adesso anche i carabinieri.

Beh, avrete capito che neanche le forze dellordine mi stanno gran che simpatiche: meglio i carabinieri che la polizia, almeno ci sono tante barzellette su di loro che ci tengono di buon umore. Non che quello che incontrai quel giorno fosse peggio degli altri: devo dire anzi cortese e rispettoso, povero diavolo. Ma ebbe una reazione per me sconcertante quando, dopo che ebbi raccontato e fatto verbalizzare tutto, aggiunsi che avevo dei sospetti su chi poteva avermi derubato e riferii che secondo me era stato un tipo strano con in testa un cappello rosso e verde.

Uno col cappello rosso e verde? Giovenale?, e rendendosi conto che non potevo conoscerne il nome, mi fece vedere una sua fotografia. Sì, era lui.

Vede questo ragazzo, povero disgraziato, non ha mai fatto male a una mosca. È un po il portafortuna del paese, una specie di attrazione turistica. E a parte la nomea di possedere poteri paranormali, per cui comunque nessuno si metterebbe mai contro di lui, è molto amato dalla gente. Dopo una pausa di riflessione, aggiunse: Ma su quali elementi, precisamente, basa i suoi sospetti su di lui?

Mi ha aggredito verbalmente. A tal punto che ho temuto seriamente che volesse alzare le mani su di me.

Qualcun altro ha assistito a questa scena, e può confermarlo?

No, non potevo portare nessuno come testimone di quello che era accaduto.

E sia, verbalizzerò ugualmente; ma guardi che su queste basi non possiamo prendere alcun provvedimento ufficiale nei confronti di Giovenale. Magari possiamo andargli a parlare, chiedere se sa qualcosa, questo sì

Beh, cosa potevo aspettarmi di diverso? Storicamente le forze dellordine sono sempre state asservite agli interessi del clero. Ce lhanno nei cromosomi, secondo me. Quindi non rimasi stupito più di tanto di quella reazione. Rimasi molto seccato invece quando, per concludere, lappuntato aggiunse (quasi a farmi capire che dubitava in toto di quanto gli avevo raccontato):

Comunque stasera, al suo ritorno a casa, controlli bene anche lì: a volte capita

che per caso invece dei miei documenti abbia infilato nel marsupio un rametto di fiori? Non credo proprio, risposi polemicamente, e me ne andai.

Al ritorno a casa, ciliegina sulla torta di quella giornata per me così poco entusiasmante, dovevamo passare dalla mamma di Debora. Era tardi e buio ed ero stanco, anche se nel viaggio di ritorno ero riuscito a dormicchiare. Spero che sia già addormentata, così ci sbrighiamo subito, pensavo mentre Debora girava la chiave nella toppa di casa di sua madre. Si sentiva un rumore di passi: probabilmente linfermiera ci stava aspettando sveglia. Ma quando aprimmo la porta vedemmo sua madre che, da sola e aiutandosi con le stampelle, ci veniva incontro.

Mamma! ma ti sei alzata?!, esclamò stupita Debora al vederla. Le andò incontro a sorreggerla, un po preoccupata che potesse perdesse lequilibrio.

Stai tranquilla, ce la faccio. Ce la farei anche senza le grucce, se volessi, ma è meglio non esagerare: è la prima volta dopo tanto tempo. Oggi mi sono sentita proprio bene, e ho provato ad alzarmi. Linfermiera dice che potrebbe essere il cambio di stagione, ma io sono sicura che è stato il Santo che ha fatto un miracolo. Anzi, lo avete fatto voi, che siete andati a trovarlo. Ancora non riesco a crederci.

Già. Stentavo a crederlo anche io. Non so quante volte quel giorno mi ero chiesto chi me lo avesse fatto fare, ed avevo ripetuto a me stesso che in vita mia non avrei fatto più niente che somigliasse anche lontanamente ad un pellegrinaggio.

Le due donne si misero sedute e si abbracciarono. Vidi Debora che, in silenzio, non riusciva a trattenere le lacrime per la commozione e la felicità.

Grazie soprattutto a te, mi disse sua madre, so che sicuramente ti è pesato molto. E grazie dei fiori: così in alto non puoi essere stato che tu a metterli. Li ho visti solo oggi che mi sono alzata.

Caddi dalle nuvole. Quali fiori?

Guardai in alto e vidi, allultimo ripiano della libreria, un vaso pieno di bellissimi fiori bianchi e rosa. Sarà stata linfermiera, pensai. Era una signora filippina molto disponibile e piena di dignità, ed evidentemente molto razionale se quel giorno, nonostante fosse anche lei molto religiosa, non aveva gridato anche lei al miracolo. Magari era salita con la scala. Forse per i fiori devi ringraziare Eliana, la nuova infermiera, dissi. A proposito: dovè adesso?

Lho mandata a dormire

Guardai ancora i fiori. Sembravano lo stesso tipo di fiori che quel giorno mi ero trovato nel marsupio. Possibile? Mi avvicinai per vedere meglio. Salii su una sedia. Sì, erano gli stessi fiori. E sul vaso ma guarda, non sapevo che la mamma di Debora ne avesse uno così. Cera leffigie del Santo. Lo stesso tipo di vaso che quel giorno avevo visto in vendita nelle bancarelle davanti alla Basilica. Guardai con più attenzione. Vicino al vaso cera qualcosa. Allungai la mano e sentii tra le dita un telefonino. Era il mio. Vicino cerano anche un portafoglio, le chiavi e il portamonete, tutto quanto ero convinto che mi avessero rubato. Senza dire niente misi ogni cosa al suo posto nelle mie tasche, riflettendo su cosa potesse essere successo.

Come vedi ci sono occasioni in cui la fede può più di qualunque altra cosa. Persino del denaro, mi disse Debora. Già, il denaro. Non avevo controllato se nel portafoglio cera ancora tutto. I documenti e le carte di credito cerano ancora, ma il contante era sparito.

Di quel misterioso ritrovamento non dissi niente a nessuno, né allora né mai. A malincuore, nonostante la sparizione dei contanti, il mattino dopo chiamai i carabinieri per dire che avevo ritrovato tutto, e ritirai la denuncia.

Riflettei molto su quanto era successo. Ero molto indeciso su diverse ipotesi. Forse uno scherzo da prete ai miei danni, ben organizzato da Debora con la collaborazione di sua madre e dei parrocchiani; o forse un furto da parte dellinsospettabile Eliana, donna dalla doppia personalità o forse addirittura tripla: infermiera ladra e guaritrice. Ma se veramente era una guaritrice, allora quei soldi se li era meritati e non potevo certamente definirla ladra.

Restava il fatto, innegabilmente positivo, dellimprovvisa guarigione della mamma di Debora, per cui anche lipotesi del miracolo non poteva essere esclusa. Ed era una ipotesi che, benché distruggesse tutta la mia filosofia e la razionalità del mio modo di pensare, tutto sommato poteva anche non dispiacermi. In questultima ipotesi, però rimaneva il mistero della sparizione dei soldi, che il Santo mi avrebbe sottratto forse per farmi un dispetto o forse per aumentare i miei dubbi: perché se invece di soldi ne avessi trovati di più, al miracolo ci avrei creduto più facilmente.

LA GITA AL SANTUARIO

È successo quasi un anno fa, il 29 settembre. Io e Paolo eravamo fidanzati ufficialmente già da anni, tanto che ormai iniziavo a pensare che lo saremmo stati per tutta la vita. Tra noi stava cominciando a prevalere l'abitudine, ed anch'io stavo rischiando di assuefarmi all'assenza del vero slancio dell'amore, immaginato e sognato evidentemente solo da parte mia nei primissimi tempi in cui c'eravamo conosciuti.

Sì, al nostro rapporto mancava decisamente qualcosa. E allora ben venisse quella gita, che si prospettava davvero importante per noi. Lui che finalmente mi veniva incontro in uno dei miei desideri più grandi e più agognati: andare insieme a visitare il santuario della Madonna del Pineto.

Paolo - che figuriamoci, non dico che fosse ateo ma la religione ed i santi non erano proprio i suoi argomenti preferiti - era ben consapevole di quanto quel luogo fosse davvero sacro ed importante anche per me, oltre che per i miei genitori: i quali proprio al Pineto, oltre trent'anni prima, si erano dichiarati il loro amore, chiamando la Vergine a loro testimone e protettrice.

Beh, in fondo se ci sposeremo in chiesa è molto probabile che lo faremo là, e quindi è bene che prima o poi lo vada a vedere per farmene un'idea, mi aveva spiegato proponendomi di partecipare a quella gita (tra l'altro organizzata dal parroco, persona che lui mal sopportava).

Mi aveva quasi commosso. Allora stai pensando che ormai sia giunto il momento di sposarci?, gli avevo chiesto.

Beh, veramente non è esattamente ciò che ho detto, né quello a cui stavo pensando.

Benché avesse così sùbito raffreddato le mie speranze, questo era comunque per me un chiaro segno che in lui e tra di noi qualcosa stava cambiando.

La gita, di un fine settimana, prevedeva la visita guidata piuttosto particolareggiata di tutti i luoghi di interesse all'interno e all'intorno del Santuario, gestito dai frati minori Valverdiani. E inoltre: momenti liturgici e di riflessione comunitaria guidati da un certo padre Francesco, un omone a cui l'appellativo di frate minore proprio mal si adattava; la cena nella mensa del convento insieme ai frati e agli altri pellegrini; il pernottamento, noi donne nell'Ostello femminile e gli uomini nelle celle di un'ala del convento; e naturalmente la santa Messa domenicale.

Ora accadde che sabato sera, terminata la cena, il gruppo si era dato appuntamento dopo un'oretta davanti alla chiesa, così da dare tempo e modo a chi volesse di farsi una doccia, cambiarsi d'abito, riposarsi un poco della lunga e fin lì faticosa giornata; o, come nel mio caso, anche tutte e tre queste cose. Ci aspettava poi una passeggiata tutti insieme sotto le stelle, là dove si diceva che una volta la Vergine avesse ammansito un lupo affamato, facendogli risparmiare due poveri fratellini indifesi.

Ma all'appuntamento col gruppo, Paolo non si presentò. Io mi allarmai della sua assenza, e chiesi ai suoi compagni di stanza di aiutarmi a cercarlo.

Lo trovammo infine, dopo quasi un quarto d'ora di ricerche, all'interno del Santuario ancora aperto - nella cappellina forse più piccola ed oscura, una di quelle giù nella cripta. Egli era là, da solo e al buio, inginocchiato in raccoglimento con le mani unite a coprirsi il volto, al cospetto di uno dei più antichi dipinti dalla Vergine.

Paolo, che hai? Non ti senti bene?

No, no. Niente, amore. Non preoccuparti. Va tutto bene.

A quelle rassicurazioni, i suoi compagni di stanza si tranquillizzarono e tornarono a raggiungere gli altri. Io invece rimasi lì, con lui, per capire cosa gli fosse successo.

Dimmi Paolo: ti è successo qualcosa? Hai qualche problema? A me puoi dirlo. Se non ti confidi con me, con chi altro?

No, no. Nessun problema. Però non so sì, diciamo che è successo qualcosa. Qualcosa di molto, molto importante. E forse hai ragione tu. Sì, è giusto che tu sia la prima a saperlo. Perché so che tu mi vuoi un bene dell'anima, più di chiunque altro e, adesso lo so con certezza, anch'io te ne voglio tanto, e sento di doverlo dire prima di tutto a te.

Beh, aveva cominciato in questo modo ed io pensavo: è merito della Vergine, l'effetto del Santuario. Sta parlando di amore, non l'ha mai fatto in questi termini, con questa intensità. Lo abbracciai, commossa, e strinsi la sua testa al mio petto.

Rimanemmo così per un po', ma quando sciolsi il mio abbraccio Paolo, seppure titubante, proseguì:

Vedi il fatto è che oggi, qui, io ho capito. Ho capito tutto. Tutta la mia vita. Ho capito me stesso, i miei pensieri, i miei dubbi. Quello che davvero voglio fare, e quello che davvero mi darebbe gioia. Quello che ha senso, e quello che non ne ha. Tutto si è chiuso, tutto torna, tutto quadra. Il fatto è che io oggi, qui, ho capito che quello che voglio, quello che veramente e soltanto avrebbe senso e darebbe significato alla mia vita, sarebbe che io diventassi frate.

Sentendo quelle parole rimasi interdetta, credetti in un primo tempo di non aver capito.

Co co cosa hai detto? Vuoi diventare frate?

Nonostante la sua risposta affermativa, con un cenno del capo, io continuavo a non capire, o a non voler capire.

Ma poco fa mi hai detto che mi vuoi tanto bene, e che io per te vengo prima di chiunque altro

Certo che ti voglio tanto bene. E sicuramente anche molto più di prima, di ieri, di questo viaggio. Ma non in modo esclusivo, limitante. Perché è come se avessi trovato la chiave per schiudere un forziere, aprire un tesoro che era dentro di me e che non sapevo di possedere. Grazie a Dio ho capito che il mio amore è una forza enorme, ed è molto, molto di più di quanto potessi offrire fino a ieri a poche persone, o soltanto a te. Amando Gesù posso dare davvero tanto a tante persone che di me, di questo amore immenso hanno bisogno.

Allora mi stai dicendo che non mi ami più, e che invece ami Gesù?

No. Ti sto dicendo invece che ti amo più di prima, amando Gesù.

e che non hai più intenzione di sposarmi?

Lui non mi rispose. Io scoppiai a piangere, di un pianto isterico, e cominciai a tempestarlo di pugni, con tutta la rabbia e la disperazione che avevo in corpo.

Tu non mi vuoi più, non mi ami più, per colpa di Gesù! Ecco cosa mi stai dicendo. Maledetto, maledetto bastardo! Non ricordo cosa altro gli abbia detto, probabilmente usai un linguaggio poco adatto al luogo in cui ci trovavamo. Piangevo ed urlavo, e picchiavo e scalciavo, e devo avergli fatto anche molto male, poverino. Lui non disse niente, e insieme ad altri fedeli accorsi cercò di fermarmi.

Vedrai, il Signore darà la forza anche a te per superare questa situazione, sono le sue ultime parole che ricordo di aver sentito, prima che qualcuno, cercando di consolarmi, mi riaccompagnasse quasi a forza nella mia stanza.

Da allora non ho più rivisto Paolo. So che ha poi parlato col capo gruppo, chiedendogli che al ritorno mi accompagnassero a casa fino al portone e avvertendolo che non lo aspettassero il giorno dopo, perché non avrebbe proseguito la gita e non sarebbe tornato con noi.

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Mi creda commissario, questo è tutto. Ma perché mi ha chiesto di Paolo, non gli sarà mica successo qualcosa?

In realtà è quello che stiamo cercando di capire.

I miei fratelli i primi tempi l'hanno cercato, sia là al Santuario che in città, e forse neanche con buone intenzioni. Volevano fargli cambiare idea, o forse fargliela pagare sa, loro hanno un po' il sangue caldo. Ma per fortuna non sono riusciti a trovarlo, o almeno così mi hanno detto. Comprensibile, se voleva iniziare una nuova vita. Io ho pensato che fosse andato missionario da qualche parte in una delle tante missioni Valverdiane nel mondo. Ma ero tranquilla che non gli fosse successo nulla, perché ho avuto modo più volte di sentire la sua mamma ed era tranquilla anche lei. Evidentemente aveva sue notizie in qualche modo, anche se non me le riferì mai. E se era tranquilla lei, ero sicura che suo figlio stesse bene ed ero tranquilla anch'io. Ma adesso gli è successo qualcosa?

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