Se tutto questo non viene raggiunto, bisogna porsi delle domande:
– fisicamente il giocatore è in grado di svolgere quel compito?
se la risposta è "no", non c'è ragione di continuare l'esercizio.
– l'esercizio spaventa il giocatore?
se la risposta è "si" conviene partire da esercizi più semplici ed incoraggiare maggiormente il giocatore.
– è un problema tecnico?
– di quale tecnica si tratta?
assicurarsi che il giocatore capisca dove sbaglia e spiegare come fare in modo corretto ed esercitarlo in tale senso.
– è un problema tattico?
1. mancanza di comprensione (isolare e spiegare le singole parti);
2. mancanza d’intuizione (il giocatore non vede l'azione che si svolge per tre motivi:
– azione troppo affollata;
– azione troppo veloce;
– gioca a testa bassa.
1. mancanza d’applicazione (il giocatore comprende ciò che si vuole da lui, ma sbaglia l'esecuzione perché cerca di realizzare cose troppo difficili).
f) La comunicazione: tutto quello che è stato detto sinora conta poco se l'allenatore non è capace di comunicare. Un allenatore può comunicare in due modi:
1. tramite la dimostrazione evidenziando le seguenti qualità:
– azioni di gioco corrette;
– azioni svolte in modo semplice;
– dimostrazione chiara, evidenziando il fattore principale;
– stabilire un obiettivo minimo;
1. tramite la parola: la comunicazione tramite la parola è molto importante, ma dipende dalla convinzione con cui parla l'allenatore. L'allenatore prima di parlare, deve pensare per un momento a ciò che deve dire per essere certo del significato delle parole, deve evitare parole o discorsi complicati e guardare gli ascoltatori mentre parla. Infine deve parlare sempre in chiave positiva perché è più efficace dire "fai questo" invece di dire "hai sbagliato a fare questo".
La comunicazione in cifre
Il 70% della nostra vita lo passiamo a comunicare verbalmente. Questo tempo è così ripartito:
per ascoltare 45%
per parlare 30%
per leggere 15%
per scrivere 10%
Di tutto questo riusciamo a ricordare:
di ciò che leggiamo il 10%
di ciò che ascoltiamo il 20%
di ciò che osserviamo il 30%
di ciò che ascoltiamo e osserviamo il 50%
di ciò che diciamo il 80%
di ciò che spieghiamo il 90%
In una conversazione riusciamo:
a sentire il 50% di ciò che si dice;
ad ascoltare il 50% di ciò che si sente (solo il 25%);
a comprendere il 50% di ciò che ascoltiamo (solo il 12,5%);
a credere il 50% di ciò che comprendiamo (solo il 6,25%);
a ricordare il 50% di ciò che crediamo (solo il 3,125%).
Quante volte abbiamo parlato a lungo con i nostri atleti?
Cosa è rimasto delle nostre parole?
il 3,125% !!!!!!!!!!
Tutto il resto viene dimenticato
Allenare significa comunicare. Alcuni parlano ma comunicano poco e stentano ad entrare in relazione, altri invece, parlano troppo e lasciano poco tempo all’ascolto.
Ogni insegnante deve tener sempre presente l’importanza della sequenza:
ASCOLTO = DIMENTICO
VEDO = RICORDO
ESEGUO = IMPARO
L'insegnamento durante il gioco
L'allenatore deve essere molto abile ed attento nelle partite d’allenamento. La partita d’allenamento rappresenta il culmine della seduta, lo sviluppo finale di una buona azione di gioco di squadra. Le tecniche e gli esercizi a piccoli gruppi sono come pezzi di un mosaico ed insegnare a metterli in pratica durante la partita è come cercare di completare il mosaico. Aspettarsi che quei pezzi vadano da soli al loro posto, è eccessivo ottimismo. Per ottenere soddisfacenti e utili risultati, conviene stabilire:
– cosa insegnare;
– dove insegnare;
– come insegnare.
1)
Cosa insegnare
bisogna dedicarsi principalmente ad obiettivi rivolti al miglioramento del gioco di squadra.
Difesa: ridurre tempo e spazio; contrastare e coprire; difesa in massa.
Attacco: creazione e sfruttamento di spazi; passaggi e movimenti; attacco in massa.
Questo indipendentemente da una strategia di gioco. Ogni giocatore deve apprendere a comportarsi efficacemente in ogni situazione
Abituare i giocatori ad effettuare il giusto calcolo:
– tra sicurezza e rischio;
– delle possibilità; saper scegliere ed eseguire ciò che riesce meglio in una particolare situazione. (scelta migliore)
2)
Dove insegnare
i giocatori devono esercitarsi a realizzare azioni di gioco in ogni parte del campo. I miglioramenti del gioco di squadra in attacco dovrebbero ottenersi a partire dalla tre quarti difensiva del campo, allo stesso modo il miglioramento del sistema difensivo dovrebbe ottenersi partendo dalla tre quarti d’attacco. Ritengo che sia opportuno effettuare esercitazioni situazionali nelle diverse zone del campo ossia nelle zone dove vogliamo che questi comportamenti vengano eseguiti realmente in partita.
3)
Come insegnare
– controllo del gioco (es. se una squadra deve allenarsi a creare spazi sulla fascia centrale del campo allora l'allenamento deve limitarsi a quella zona);
– condizioni di gioco (es. se ci si deve concentrare sul passaggio veloce bisogna imporre il gioco di prima, ove possibile, e comunque un continuo movimento senza palla in anticipo sulla decisione del compagno per potergli dare la soluzione di passaggio ancora prima che riceva palla. Se si richiede uno scatto sull'appoggio bisogna imporre che il giocatore debba superare di corsa il compagno al quale ha passato la palla);
– bloccare il gioco. E' un metodo per dimostrare ai giocatori i vantaggi e gli svantaggi delle loro posizioni.
A questo proposito è necessario che:
a) sia fissato un segnale noto a tutti per bloccare il gioco (es. due colpi di fischietto, ma su questo punto sono convinto che il segnale debba essere necessariamente visivo in quanto in partita l’allenatore non può utilizzare il fischietto e quindi I giocatori devono riconoscere visivamente una situazione commune a tutti in modo che nel riconoscerla, tutti si comportino come stabilito in allenamento);
b) i giocatori si fermino per non alterare la situazione di gioco che si vuole correggere (conviene fermare il gioco per porre l’accento il tema trattato, ma non per trattare temi diversi).
– correggere e riprovare: dopo avere fermato il gioco è importante fare riprovare nel modo corretto quello che è stato fatto nel modo sbagliato.
– pensare ad alta voce: si tratta di un metodo mediante il quale l'allenatore pensa ad alta voce al posto del giocatore, anticipando le sue azioni. Questo metodo si usa spesso per rendere più efficace la ripetizione correttiva.
L’ALLENAMENTO E LA CRESCITA
Mediante l’allenamento si persegue il miglioramento delle capacità motorie. Alcune capacità possono essere allenate e migliorate altre possono essere educate e trasformate. Abbiamo già detto che non è possibile intervenire su una sola di esse senza influenzare positivamente o negativamente le altre. Nei giochi sportivi è significativa l'influenza delle varie capacità sull'efficacia del gesto sportivo, questo fatto ha prodotto la nozione di "regime di manifestazione". Il regime di manifestazione rappresenta il modo di manifestarsi di una capacità motoria (es. la resistenza in regime di velocità; la velocità in regime di forza), rappresenta anche il modo di manifestarsi nella mescolanza dei fattori dell'allenamento (es. la preparazione fisica nel regime tecnico, la preparazione tecnica nel regime tattico).
Le componenti della preparazione fisico-motoria sono:
– la preparazione fisica generale e multilaterale, che realizzata in modo particolare e globale, è particolarmente rivolta alle grandi funzioni dell'organismo, è molto adatta ai giovani;
– la preparazione fisica specifica, che s’indirizza sulle funzioni e sulla motricità proprie d’ogni gioco sportivo corrispondenti alle sollecitazioni delle prestazioni di gara, da conseguire dopo il ciclo preparatorio giovanile.
La figura mostra che le prestazioni del calciatore o meglio la sua efficienza in una gara dipendono da molteplici abilità, capacità e qualità, che s’influenzano a vicenda.
Componenti delle capacità di prestazione del calciatore(Weineck-Erlangen, 1994)
La figura mostra che le prestazioni del calciatore o meglio la sua efficienza in una gara dipendono da molteplici abilità, capacità e qualità, che si influenzano a vicenda.
Nella struttura del rendimento rappresentata nella figura precedente, le capacità condizionali sono fondamentali, perché forniscono la base per una prestazione tecnica, tattica e psichica stabile durante la gara (Stiehler-Kinzag-Döbler, 1988).
Per affrontare seriamente i problemi dell’allenamento bisogna impostare tre operazioni: La prima consiste nel definire le qualità fisiche dominanti nel gioco del calcio:
– la resistenza in regime di forza;
– la velocità (accelerazione);
– la destrezza (capacità di apprendere ed eseguire velocemente movimenti complessi).
Con la seconda, definire le caratteristiche dello sforzo specifico richiesto nel gioco del calcio. Lo sforzo fisico è caratterizzato in generale dai seguenti parametri:
● intensità;
● durata;
● complessità;
● processi metabolici per la produzione d’energia.
Dal punto di vista dell'intensità lo sforzo può essere:
Intensità Frequenza cardiaca Battiti/minute Frequenza respiratoria Atti/minuto
Massimo Superiore a 210 Superiore a 40 – 50
Massimale Tra 200 – 210 Tra 35 – 40
Submassimale Tra 180 – 200 Tra 30 – 40
Grande Tra 120 – 180 Tra 25 – 35
Moderato Inferiore a 120 Inferiore a 25
L’intensità dell’esercizio fisico deve essere relazionato all’età anagrafica del soggetto; per soggetti adulti una indicazione da seguire è quella di considerare la frequenza pulsatoria massima da raggiungere rispettando:
le formule di Cooper:
FC max = 220 – età per le donne
FC max = 205-(età/2) per gli uomini
oppure la formula di Karvonen: FC max = 220 – frequenza a riposo
o meglio ancora, la formula di Tanaka: FC max = 208 – (0,7 x età)
bisogna ricordare che:
– tra il 50-60% della FC max, si realizza un lavoro moderato;
– tra il 60-70% della FC max, si realizza un lavoro grande, detto anche (cardiotraining);
– tra il 70-80% della FC max, si realizza un lavoro submassimale aerobico vicino alla soglia;
– tra l’80-90% della FC max, si realizza un lavoro massimale anaerobico;
– oltre il 90% si realizza un lavoro massimo (poco consigliato).
Dal punto di vista della durata lo sforzo può essere:
● breve o lungo;
● continuo o variabile;
● con o senza interruzione.
Dal punto di vista della complessità lo sforzo può essere:
● semplice (es. la maratona);
● complesso (es. il calcio).
Dal punto di vista dei processi metabolici di produzione d’energia lo sforzo può essere:
● aerobico;
● anaerobico;
● misto.
Per il calcio, lo sforzo specifico è considerato:
Per intensità:
–submassimale (freq.card. 180/200 – freq.resp. 30/40)
Per durata:
–variabile con numerose interruzioni
Per complessità:
–complesso poiché ricorre a qualità fisiche diverse (velocità, forza, ecc.) ad azioni tecniche, tattiche, con situazioni di scontro fisico.
Per processi metabolici:
– misto, con notevole impegno anaerobico alattacido
La terza operazione è quella di stabilire la crescita e la diminuzione degli sforzi durante l'allenamento
in pratica stabilire il piano d’allenamento e il programma di preparazione fisica.
L’obiettivo centrale d’ogni allenamento calcistico deve essere il miglioramento delle capacità d’agire del calciatore
(Bisanz-Gerisch, 1990)“Il migliore maestro per l’allenamento è la gara” (Cramer, 1987).
“Dalla gara capiamo che cosa dobbiamo allenare” (Krauspe-Rauhut-Teschner, 1990).
“Se la gara è il miglior allenamento è anche vero che un buon allenamento deve per forza avere il carattere di una gara” (Northpoth, 1988).
“Il segreto del calcio sta sempre nell’allenamento alla gara” (Beenhakker, 1990).
“L’obiettivo centrale di ogni allenamento calcistico deve essere il miglioramento della capacità di agire del giocatore” (Bisanz-Gerisch, 1990).
Da queste citazioni risulta che l’allenamento calcistico della condizione deve assimilarsi alla pratica del gioco o possibilmente integrarsi ad essa. L’allenamento non è perciò fine a se stesso ma segue l’obiettivo di “migliorare la capacità di giocare e di ottimizzare la capacità d’agire”.
Se da una parte si vuole ridimensionare l’importanza dei fattori della condizione fisica, dall’altra sarà opportuno favorire nell’allenamento calcistico un esercizio della velocità d’azione che si orienti alla pratica del gioco tenendo sempre presente tutti i fattori di prestazione a livello tecnico-tattico e psico-sociale. Questo significa che è necessario attribuire più importanza a un allenamento vicino alla pratica del gioco con metodi e mezzi sempre più specializzati. (Lottermann, 1990).
L'ALLENATORE DEVE
1) Conoscere bene gli atleti e lavorare per migliorare costantemente il loro apprendimento e la loro formazione.
2) Analizzare con gli atleti e i dirigenti, le ragioni del successo e le cause dei risultati scadenti.
3) Contribuire alla formazione del gruppo, senso di responsabilità e rispetto.
4) Indurre gli atleti a seguire un allenamento regolare.
5) Preoccuparsi dello stato di salute degli atleti.
6) Inculcare negli atleti il senso dell'attaccamento ai colori sociali e il rispetto della proprietà sociale.
7) Incoraggiare gli atleti a partecipare con impegno ad ogni allenamento.
8) Curare il proprio aggiornamento professionale.
9) Tenere una documentazione giornaliera relativa all'allenamento.
10) Preparare l'allenamento in modo da suscitare l'interesse dei calciatori per gli esercizi fisici, tecnici e tattici.
L'ALLENAMENTO DEI GIOVANI CALCIATORI
E' opportuno soffermarsi prima sui più gravi errori che sono commessi a proposito degli obiettivi dell'allenamento giovanile.
Il primo errore sta nel rapportare il giovane ad un’immagine ridotta dell'adulto senza considerare che egli ha una personalità ancora in formazione, modi di pensare ancora in evoluzione e soprattutto un fisico e capacità completamente differenti. Non è possibile trasferire nella sfera giovanile l'allenamento degli adulti, magari facendo solo attenzione a ridurre la quantità e l'intensità.
L'incremento delle capacità fisiche non può essere proposto allo stesso modo per i giovani e per gli adulti, anzi ci deve essere un’ulteriore differenziazione anche nello stesso ambito giovanile, secondo le fasce d’età.
Condurre per esempio un ciclo d’allenamenti per ragazzi di 12-13 anni (giovanissimi) avendo come obiettivo il massimo rendimento per raggiungere immediati successi, significa stravolgere lo spirito dell'allenamento stesso; infatti, il ragazzo deve essere condotto gradatamente ed a piccoli passi e negli anni verso il rendimento desiderato.
Una preparazione troppo veloce e precoce, che in genere è sempre collegata al raggiungimento di traguardi ambiziosi per gli adulti, darà notevoli risultati a breve scadenza, ma provoca sicuramente danni che quasi sempre sono irreversibili.
Quando i giovani e gli adolescenti in particolare sono sottoposti ad un eccessivo carico fisico e psicologico diminuisce la loro motivazione per quello che stanno facendo, diminuisce il loro desiderio sino a giungere ad un vero e proprio rifiuto di fronte ai primi insuccessi. Così si può capire come più volte i giovani calciatori dopo l’allenamento con la propria squadra, si ritrovino (in oratorio, in cortile o in spazi aperti) per giocare finalmente a calcio.