Tradita - Морган Райс 4 стр.


L'espressione del viso di Caleb mutò completamente. Passò da uno sguardo d'amore, di passione, ad uno che esprimeva profonda preoccupazione. Lei se ne accorse immediatamente: era stato come una nuvola nera che passa sopra un cielo d'estate.

Lui si voltò e fece diversi passi verso il bordo dei bastioni in pietra, e guardò verso il fiume.

Sei una vera idiota, lei pensò tra sé e sé. perché hai dovuto parlare? perché non hai lasciato semplicemente che ti baciasse?

A lei importava della Spada, questo era vero, ma non quanto le importasse di lui. Di loro, come coppia. Ma aveva rovinato il momento.

“Temo che la Spada sia andata,” Caleb disse dolcemente, voltandole le spalle, guardando fuori. “Ce l'hanno rubata. Prima Samantha, poi Kyle. Ci hanno colti di sorpresa. Non ho previsto il loro arrivo. Avrei dovuto”.

Caitlin gli si avvicinò, stando al suo fianco e allungando dolcemente una mano sulla sua spalla. Sperò che forse avrebbe potuto cambiare lo stato d'animo di nuovo.

“La tua gente sta bene?” lei chiese.

Lui si voltò e la guardò, ed aveva un'espressione ancora più preoccupata di prima.

“No,” lui rispose nettamente. “Il mio covo è in grave pericolo. Ed ogni minuto che passo lontano da loro, il pericolo aumenta.”

Caitlin pensò.

“Allora perché non sei tornato da loro?” chiese.

Ma lei già conosceva la risposta, ancor prima di formulare la domanda.

“Non potevo lasciarti,” replicò. “Dovevo assicurarmi che tu stessi bene.”

Era tutto qui? Caitlin pensò. Si era solo preoccupato di vedere che lei stesse bene? E non appena se ne fosse assicurato, l'avrebbe lasciata?

Da un lato, Caitlin sentì un'ondata d'amore per lui, essendo ben consapevole di che cosa avesse sacrificato. Ma, dall'altro, si chiese se lui si preoccupasse soltanto del suo benessere fisico e non di loro in quanto coppia.

“Allora …” Caitlin cominciò, “ora che puoi vedere che sto bene … te ne andrai?”

Era una domanda venuta fuori in un modo troppo brutale. Che cosa c'era di sbagliato in lei? perché non poteva essere più dolce, gentile, come lo era stato lui? Certamente non intendeva esprimersi in quel modo. Quello che avrebbe voluto dire era: Ti prego, non lasciarmi mai.

“Caitlin,” cominciò dolcemente, “voglio che tu capisca. La mia famiglia, la mia gente, il mio covo – sono tutti in grave pericolo. La Spada è là fuori, ed è nelle mani sbagliate. Devo riportarla a loro. Devo salvarli. In verità, avrei dovuto andarmene una settimana fa … e ora che vedo che ti sei ripresa, insomma … non che io voglia lasciarti. E' che devo salvare la mia famiglia” disse gentilmente.

“Potrei venire con te” Caitlin rispose, speranzosa. “Potrei essere di aiuto.”

“Non ti sei ripresa completamente,” lui disse. “Quell'atterraggio brusco non è stato un incidente. Ad ogni vampiro occorre del tempo per padroneggiare bene i propri poteri. E ,nel tuo caso, sei stata colpita brutalmente dalla Spada. Potrebbero volerci giorni, o settimane per guarire. Se venissi, potresti farti del male. Il campo di battaglia non è un posto per te ora. Ti istruiranno qui. Ecco perché ti ci ho portata.”

Caleb si voltò ed attraversò la terrazza, guidandola, e indicò in direzione del cortile.

Lì, lontano di sotto, c'erano dozzine di vampiri, illuminati dalla luce delle torce, che si allenavano, combattevano e lottavano tra loro.

“Questa isoletta ospita uno dei migliori covi che ci sono,” Caleb disse. “Hanno accontentito ad accoglierti. Ti insegneranno. Ti prepareranno. Ti renderanno più forte. E poi, quando i tuoi poteri saranno pienamente sviluppati, e quando sarai completamente guarita, sarò onorato di averti al mio fianco per combattere. Fino ad allora, temo che non potrò lasciarti venire. La guerra a cui sto per prendere parte sarà molto pericolosa. Anche per un vampiro.”

Il sopracciglio di Caitlin si aggrottò. Aveva temuto che lo avrebbe sentito pronunciare quelle parole.

“Ma che cosa accadrebbe se tu non tornassi?” lei chiese.

“Se sarò vivo, tornerò da te. Te lo prometto.”

“E se invece non dovessi sopravvivere?” Caitlin chiese, quasi troppo spaventata di aver pronunciato quelle parole.

Caleb si voltò e guardò verso l'orizzonte, e respirò profondamente. Guardò le nuvole, e non disse una sola parola.

Ora era l'occasione di Caitlin. Voleva disperatamente cambiare argomento. Lui era determinato a partire, lo capiva e nulla lo avrebbe fermato. Ed era chiaro che non l'avrebbe portata con sé. Provò un'ondata di spossatezza e sapeva che aveva ragione: non era pronta a combattere. Aveva bisogno di guarire.

Non voleva perdere dell'altro tempo, provando a fermarlo. E non voleva più parlare di vampiri, guerre o spade. Voleva impiegare il prezioso tempo che restava, a parlare di loro due. Caitlin e Caleb. Loro in quanto coppia. Del loro futuro. Del loro amore reciproco. Del loro impegno reciproco. A che punto si trovavano esattamente?

Si rese improvvisamente conto di una cosa ancora più importante: per tutta la durata del tempo che avevano trascorso insieme, sin dal loro primo incontro, lei lo aveva sempre dato per scontato. Non si era mai fermata per prendersi un attimo, per guardarlo negli occhi e dirgli esattamente quanto lo amasse. Ora era una donna, e sentiva che era giunto il momento di comportarsi da persona matura, agire come una donna. E dirgli che cosa provava davvero per lui. Aveva bisogno che lui lo sapesse. Forse lui lo percepiva, percepiva quanto lei lo amasse, ma lei non lo aveva mai espresso con le parole. Caleb, ti amo. Ti amo dal primo istante in cui ti ho incontrato. Ti amerò sempre.

Il cuore di Caitlin batteva forte, perché era terrorizzata più per questo motivo, che per qualunque altra cosa le fosse accaduta finora. Tremando, posò gentilmente una mano sulla sua guancia.

Lui si voltò lentamente verso di lei.

Lei era finalmente pronta a dirgli che cosa pensava.

Ma, appena provò, le parole le si bloccarono in gola.

Allo stesso tempo, lui la guardò improvvisamente con una nota di preoccupazione, ed aprì la bocca per parlare.

“Caitlin, c'è qualcosa che ho bisogno di dirti —” lui iniziò.

Ma non ebbe mai la possibilità di terminare la frase.

Improvvisamente sentirono aprirsi una porta, e Caitlin percepì immediatamente che loro due non erano più soli.

Si voltarono entrambi in direzione del rumore, e guardarono per capire chi fosse.

Era una persona. Una vampira. Una creatura bella e incredibile, più alta, più magra, dal corpo meglio scolpito, rispetto a quello di Caitlin. Con lunghi e fluenti capelli rossi, e dei luminosi occhi verdi.

Quando Caitlin comprese di chi si trattava, il cuore le si fermò.

No. Non poteva essere.

Era lei. Sera. L'ex-moglie di Caleb.

Caitlin l'aveva incontrata una sola volta, per breve tempo, ai Chiostri. Ma non l'aveva mai dimenticata.

Sera camminò verso di loro, con l'eleganza di una creatura che era stata su questo pianeta per migliaia di anni. Sicura di sé. Senza rallentare, i suoi occhi si posarono su Caitlin per tutto il tempo ed andò a posizionarsi accanto a Caleb.

Mise lentamente una sola, bella e pallida mano intorno alla spalla di Caleb. Guardò in basso, verso Caitlin, con  profondo disprezzo.

“Caleb?” lei disse dolcemente, con un sinistro sorriso dipinto sul suo volto. “Non le hai detto di noi?”

E quelle poche parole fecero a Caitlin l'effetto di una coltellata nel cuore.

CAPITOLO CINQUE

Samantha guardò con orrore, mentre il calderone veniva inclinato proprio in direzione del volto di Sam. Lottò per quanto era nelle sue possibilità, ma non c'era nulla che potesse fare per liberarsi da coloro che l'avevano immobilizzata. Era inerme. Era condannata a restarsene lì e guardare come distruggevano la persona di cui si era innamorata.

Appena il liquido bagnò Sam, Samantha si preparò, si aspettava di sentire le orribili grida che spesso accompagnavano il bagno di Acido Iorico.

Ma mentre Sam si perdeva completamente nella cascata di acido, stranamente, non ci fu neanche un singolo suono.

L'aveva ucciso così velocemente, così completamente, che non gli aveva nemmeno dato la possibilità di gridare? Appena il liquido si fermò, riemerse Sam.

E Samantha fu davvero scioccata. Così come ogni altro vampiro nella stanza.

Stava bene. Battè le ciglia e si guardò intorno, chiaramente senza patire alcun dolore. Appariva addirittura un po' ribelle.

Era incredibile. Samantha non aveva mai assistito a nulla del genere—non aveva mai visto nessuno, umano o vampiro, immune al liquido. Era così, ad eccezione per una persona. Ora lei ricordò. Caitlin. Sua sorella. Anche lei era stata immune. Che cosa poteva significare? Era perché erano geneticamente legati? Lei ripensò all'orologio di Sam, all'iscrizione. La Rosa e la Spina. Si era interrotta la discendenza tra loro? Poteva essere che lei non fosse La Prescelta?

Ma forse era lui?

Caitlin aveva qualche anno più di Sam, e forse aveva mostrato segni della sua maturità molto prima di lui. Probabilmente, se avessero atteso alcuni anni, anche Sam avrebbe mostrato i medesimi segni della trasformazione in un mezzosangue.

Qualunque fosse la ragione, lui era chiaramente immune. Il che lo rendeva molto, molto potente. E molto pericoloso per il suo covo.

Samantha si guardò intorno e, benché la stanza fosse affollata da centinaia di vampiri, non  sentì alcun suono. Erano tutti lì a guardare, visibilmente scioccati.

Sam sembrava infastidito. Si alzò, trascinando le catene, e si asciugò l'acqua sul viso. Strattonò le catene, ma non riusciva a liberarsi.

“Qualcuno può liberarmi da questo cazzo di affare!?” lui gridò.

E, poi, avvenne.

Improvvisamente, la porta fu sfondata.

Samantha si voltò, e vide le enormi porte crollare.

Non riusciva a crederci. Lì c'era Kyle, con metà volto sfigurato, Sergei al suo fianco, e centinaia di vampiri mercenari dietro di lui.

E non era tutto. Kyle ce l'aveva. La brandiva in alto. La Spada.

Kyle emise un orrendo grido e caricò all'impazzata, buttandosi a capofitto nella stanza. I suoi sostenitori lo seguirono, urlando, in preda alla furia della battaglia. E la stanza esplose nel caos.

Era uno scontro vampiro contro vampiro, mentre Kyle ed i suoi uomini attaccavano brutalmente ogni essere che capitasse nel loro raggio di azione. Ma il Covo di Mareanera era stato in guerra per migliaia di anni, e non avrebbe ceduto tanto facilmente. I vampiri di Rexius combattevano anch'essi con uguale determinazione.

Era una battaglia totale, corpo a corpo, vampiro contro vampiro. Nessuno si sarebbe arreso.

Ma, incredibilmente, Kyle si faceva largo da solo. Teneva la Spada alta, impugnandola con entrambe le mani, e la faceva roteare a destra e a sinistra. Ovunque andasse, vampiri cadevano. Braccia, gambe, teste…. Kyle da solo era un esercito. Si era fatto largo nella folla composta da migliaia di vampiri, uccidendoli uno ad uno.

Samantha era scioccata. Nei suoi migliaia di anni di vita, non aveva mai visto un vampiro assassinato, in realtà, proprio ucciso. Non aveva mai immaginato un vampiro tanto fragile. Questa Spada era  formidabile. E molto, molto mortale.

Samantha non aspettò oltre. Appena un vampiro caricò contro di lei, urlando, i suoi denti aguzzi che puntavano dritti al suo volto, si abbassò, lasciando che volasse sopra di lei, e poi balzò via.

Lei caricò nella stanza, recandosi dritta da Sam.

Giusto in tempo. Un vampiro ebbe la stessa idea, e stava andando proprio verso il ragazzo incatenato, pietrificato dal terrore. Il vampiro balzò verso Sam, con i denti esposti, puntando alla sua gola. Lui era come un agnello incatenato in una stanza piena di leoni.

Samantha lo raggiunse giusto in tempo. Lei balzò, scontrandosi con il vampiro a mezz'aria e colpendolo, fino a farlo cadere al suolo. Prima che questo potesse rialzarsi, Samantha lo  Samantha lo colpì con un manrovescio, rendendolo totalmente inoffensivo.

Poi balzò in piedi e spezzò le catene di Sam. Appena liberato, il ragazzo si guardò intorno  incredulo, come se stesse assistendo alla realizzazione di un incubo bizzarro.

“Samantha,” lui disse, “che diavolo sta succedendo—”

“Non ora,” Samantha disse, mentre apriva l'ultima delle sue catene, afferrandogli il braccio e strattonandolo, guidandolo in mezzo al caos. Stava per raggiungere l'uscita.

Mentre correvano, un altro vampiro balzò dritto verso di loro, con i canini ben esposti.

Samantha afferrò Sam, lo gettò a terra, abbassandosi lei stessa, e il vampiro passò proprio sopra le loro teste.

Lei si rialzò prontamente, rimettendolo in piedi, e corsero attraverso la stanza. Si abbassavano e schivavano, Samantha sempre in testa a guidare la fuga. Sapeva che, se fossero riusciti a oltrepassare quella porta, avrebbero imboccato un corridoio e una scala di servizio e, da lì, sarebbero stati in strada. Una volta fuori, si sarebbe potuta allontanare.

In tutto il caos, nessuno li notò fuggire. Erano quasi arrivata alla porta, a pochi metri di distanza.

E poi, proprio quando stava per entrare, Samantha sentì un colpo alla schiena, cadde in avanti e rovinò al suolo. Qualcuno le era saltato addosso alle spalle.

Si guardò intorno, per cercare di capire chi fosse stato. Sergei. Quello spregevole piccolo russo, tirapiedi di Kyle. Quello che le aveva rubato la Spada dalle mani.

Lui le sorrise e, sul suo volto, era dipinto un ghigno malvagio; Samantha lo odiò più di quanto non avesse mai fatto.

Sam, dal canto suo, non mostrò alcun timore. Ancora ammanettato, saltò sulla schiena di Sergei, usando le sue catene, usandole per circondargli la gola. Il ragazzo era forte. In effetti, premette abbastanza da far allentare la presa di Sergei su Samantha, e lei così ebbe l'occasione di   scivolare via da sotto di lui.

Ma Sam non avrebbe potuto competere con un vampiro, nonostante tutto. Sergei si alzò, ringhiando, e si scrollò di dosso Sam, proprio come se fosse una bambola di pezza. Sam cadde a  tre metri di distanza, scaraventato contro il muro.

Appena Samantha provò a scattare in piedi, fu afferrata da una dozzina di vampiri. Sapeva che anche Sam era circondato. Erano in trappola.

L'ultima cosa che vide fu il sorriso crudele di Sergei, che le dava un pugno in faccia.

*

Mentre Kyle si faceva largo nell'enorme stanza del Covo di Mareanera, brandendo con baldanza la Spada e distruggendo vampiro dopo vampiro, non si era mai sentito così vivo.  Il sangue scorreva in ogni direzione, coprendolo, e le sue mani erano bagnate, mentre si muoveva con sempre più intensità. Quella era la vendetta. La vendetta per i suoi migliaia di anni di leale servizio, per il modo in cui lo avevano trattato. Come avevano osato. Ora avrebbero conosciuto il significato della parola vendetta. Si sarebbero tutti scusati, ognuno di loro, fino all'ultimo, si sarebbero inchinati dinanzi a lui, a terra, ed avrebbero ammesso di aver commesso un terribile errore.

Tutto si stava svolgendo alla perfezione. Dopo la sua piccola deviazione al Ponte di Brooklyn,  aveva guidato il suo piccolo e leale gruppo verso le porte del Municipio, uccidendo i pochi vampiri che avevano osato ostacolare il loro cammino. Poi erano giunti al corridoio segreto,  sempre più giù, arrivando nelle viscere del Municipio, proprio al rifugio del suo covo. Nessun vampiro aveva osato ostacolare il suo cammino, mentre con il suo esercito entrava nella stanza. Molti altri vampiri, vedendo Kyle, e specialmente la Spada, si schierarono con lui immediatamente. Era felice di vedere che così tanti membri del suo vecchio covo erano ancora leali. Sapeva che era arrivato per lui il giorno in cui dichiarare la sua legittima leadership.

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