Una Ragione per Temere - Блейк Пирс 2 стр.


“Tu sei Avery Black, giusto?” domandò il terzo membro.

“Esatto.”

“Devi dare un’occhiata prima che la tiriamo fuori?”

“Sì, se non vi dispiace.”

I tre fecero un passo indietro. Hatch e l’uomo che lo aveva preso in giro per essere caduto sul sedere tennero stretti i pali di plastica. Avery si avvicinò leggermente; le sue dita dei piedi erano a meno di quindici centimetri dal ghiaccio rotto e dall’acqua.

La lastra spezzata le permise di vedere la donna dalla fronte fino alle ginocchia. Sembrava quasi una figura di cera. Avery sapeva che probabilmente era per via della temperatura estrema, ma c’era qualcos’altro nella sua perfezione. Era incredibilmente magra, forse appena sopra i 45 chili. Il suo volto stava assumendo una sfumatura di blu ma a parte quello non aveva alcun difetto— nessun graffio, nessun taglio, nessun livido e nemmeno un brufolo.

Avery notò anche che a parte i capelli fradici e parzialmente ghiacciati, non c’era un singolo pelo su tutto il suo corpo. Le gambe erano perfettamente depilate, esattamente come la sua zona pubica. Sembrava una bambola a grandezza naturale.

Con un ultimo sguardo al corpo, Avery fece un passo indietro. “Ho finito,” annunciò alla squadra della Scientifica.

Loro si fecero avanti e contando fino a tre, estrassero lentamente il corpo dall’acqua. Una volta fuori, la inclinarono in modo che andasse a finire il più possibile sulla coperta isotermica. Avery vide che c’era anche una barella sotto la coperta.

Con il corpo completamente fuori dall’acqua, notò altre due cose che le sembrano strane. Per prima cosa, la donna non indossava nessun gioiello. Si chinò e vide che le sue orecchie erano forate ma che non c’erano orecchini. Poi spostò l’attenzione sulla seconda stranezza: le unghie delle mani e dei piedi erano state accuratamente tagliate, tanto da sembrare che le fosse stata fatta di recente la manicure.

Era bizzarro, ma fu quello che le fece scattare in testa un campanello d’allarme. Con la pelle gelida che virava verso il blu sotto quelle unghie, aveva un che di inquietante. È quasi come se fosse stata lustrata, pensò.

“Qui siamo a posto?” domandò Hatch.

Lei annuì.

Mentre i tre uomini coprivano il corpo e ritornavano con attenzione verso l’argine con la barella, Avery rimase vicina alla zona di ghiaccio rotto. Abbassò lo sguardo sull’acqua, pensierosa. Mise una mano in tasca, cercando qualche piccola cartaccia, ma tutto ciò che riuscì a trovare fu un elastico per capelli che le si era rotto in precedenza.

“Black?” La chiamò Connelly dalla riva. “Che cosa stai facendo?”

Lei si voltò indietro e lo vide in piedi vicino al ghiaccio, stando attento a non calpestarlo.

“Sto lavorando,” gridò a sua volta lei. “Perché non pattini fin qui e mi dai una mano?”

Il supervisore roteò gli occhi e lei si girò di nuovo verso il ghiaccio. Lasciò cadere l’elastico rotto in acqua e lo guardò galleggiare e ondeggiare per un momento. Poi fu lentamente catturato dalla pigra corrente dell’acqua sotto il ghiaccio. Fu allontanato e spinto sotto la lastra gelata alla sua sinistra, verso Watertown.

Quindi è stata lasciata in acqua da qualche altra parte, pensò Avery, guardando lungo il fiume in direzione di Boston. Sulla riva, Connelly e l’agente con cui aveva parlato si stavano allontanando seguendo la squadra della Scientifica.

Avery rimase sul ghiaccio, dritta in piedi. Stava iniziando a sentire molto freddo mentre guardava il suo respiro che si trasformava in vapore nell’aria. Ma qualcosa nella temperatura sembrava aiutarla a concentrarsi. Le permetteva di pensare, di usare i fievoli scricchiolii del ghiaccio come una specie di metronomo per dare un senso ai suoi pensieri.

Nuda e senza una macchia o un livido sul corpo. Quindi niente aggressione. Niente gioielli, quindi potrebbe essere stata una rapina. Ma nella maggior parte dei casi di rapina il corpo mostra dei segni di lotta… e questa donna era in condizioni perfette. E poi c’è la questione delle unghie e dell’assoluta mancanza di peli al di là dei capelli sulla sua testa.

Con calma si incamminò verso la riva, studiando il fiume fino al punto dove curvava e continuava verso Boston. Era strano pensare a quanto apparisse scenografico il Charles River ghiacciato visto dalla Boston University, mentre a meno di venti minuti di distanza un corpo veniva estratto dalle sue acque.

Si alzò il colletto del cappotto mentre tornava sull’argine. Arrivò appena in tempo per vedere le portiere posteriori del furgone della Scientifica che si chiudevano. Connelly le si avvicinò ma aveva lo sguardo rivolto dietro di lei, verso l’acqua gelata.

“Le hai dato un’occhiata?” chiese Avery.

“Sì. Sembra una maledetta bambola o qualcosa del genere. Tutta pallida e fredda e…”

“E perfetta,” concluse Avery. “Hai notato che non ha neanche un pelo? Nemmeno lividi o ferite.”

“Né gioielli,” aggiunse Connelly. Con un lungo sospiro, le chiese: “Posso chiederti la tua valutazione iniziale?”

Ormai Avery era molto più disposta a parlare liberamente con Connelly. Lo era da quando lui e O’Malley le avevano offerto una promozione a sergente, due mesi prima. In cambio, entrambi sembravano più aperti ad accettare le sue teorie sin da subito invece di mettere in dubbio qualsiasi cose le uscisse dalla bocca.

“Le unghie erano perfettamente tagliate,” disse. “È come se quando l’hanno gettata nel fiume fosse appena uscita da un salone di bellezza. Poi c’è la mancanza di peli ovunque. Uno solo di questi dettagli sarebbe già abbastanza strano ma insieme esprimono chiaramente un’intenzionalità.”

“Credi che qualcuno l’abbia ripulita prima di ucciderla?”

“Sembra proprio così. È quasi come i defunti resi presentabili dalle pompe funebri nel caso la bara sia aperta. Chiunque l’abbia fatto l’ha pulita, l’ha rasata e le ha fatto le unghie.”

“Hai qualche idea del perché?”

Avery scrollò le spalle. “Posso solo fare ipotesi, per ora. Ma posso dirti una cosa che probabilmente non ti piacerà molto.”

“Ah, diavolo,” rispose lui, sapendo cosa stava per dire.

“Questo tizio si è preso il suo tempo… non nell’uccisione, ma nel modo in cui il corpo sarebbe apparso una volta che l’avessimo trovato. Lo ha fatto apposta. È stato paziente. Basandomi su casi simili, posso praticamente garantirti che non sarà l’unica.”

Con un altro dei suoi famosi sospiri, Connelly tirò fuori il cellulare dalla tasca. “Convoco una riunione all’A1,” annunciò. “Gli faccio sapere che abbiamo un potenziale serial killer.”

CAPITOLO TRE

Avery supponeva che se avesse dovuto assumere il ruolo di sergente, avrebbe dovuto superare il suo odio per la sala delle conferenze dell’A1. Di per sé non aveva niente contro la stanza. Ma sapeva che una riunione tenutavi all’interno subito dopo la scoperta di un corpo implicava discussioni e litigi, la maggior parte dei quali sarebbe stata usata per smontare le sue teorie.

Forse una volta che sarò sergente, tutto questo finirà, pensò mentre entrava nella sala.

Connelly era a capotavola, intento a distribuire fogli in giro. Immaginò che presto sarebbe arrivato anche O’Malley. Sembrava essere molto più presente nelle riunioni a cui prendeva parte lei, da quando le avevano offerto il ruolo di sergente.

Connelly alzò lo sguardo su di lei attraverso la folla di agenti. “Le cose si stanno muovendo in fretta con le indagini,” disse. “Il corpo tirato fuori dal fiume è stato identificato esattamente cinque minuti fa. Patty Dearborne, di ventidue anni. Una studentessa alla Boston University e originaria di Boston. Al momento è tutto quello che sappiamo. I genitori devono essere informati non appena finiamo la riunione.”

Fece scivolare verso di lei una cartella contenente solo due fogli. Uno mostrava una foto presa dal profilo Facebook di Patty Dearborne. Sull’altro foglio c’erano tre foto, tutte prese dal Charles River quello stesso giorno. Il volto di Patty Dearborne era presente in tutte e tre, con le palpebre tinte di viola chiuse.

In un momento di macabra riflessione, Avery cercò di vedere il volto della giovane donna nello stesso modo in cui avrebbe potuto guardarlo un assassino. Patty era bellissima, anche nella morte. Aveva un fisico che Avery giudicava troppo magro ma su cui uomini in cerca di relazioni occasionali avrebbero sbavato. Usò quella mentalità, cercando di capire perché un assassino avrebbe scelto una simile vittima se non c’erano implicazioni sessuali.

Forse gli piacciono le cose belle. La domanda ovviamente è se le cerca per ammirarle o per distruggerle. Apprezza la bellezza o vuole obliterarla?

Non era certa di quanto tempo rimase a riflettere. Tutto ciò di cui si accorse è che sobbalzò quando Connelly annunciò l’inizio della riunione. In tutto c’erano nove persone nella sala conferenze. Notò che Ramirez era entrato di soppiatto. Era su una sedia vicino a Connelly, studiando lo stesso tipo di cartella che il supervisore aveva dato a lei poco prima. Apparentemente percepì che lo stava fissando; alzò lo sguardo e le fece un sorriso.

Lei ricambiò il sorriso mentre Connelly iniziava. Subito abbassò gli occhi, non volendo essere troppo ovvia. Anche se ormai tutti al distretto sapevano della sua relazione con Ramirez, preferiva tenere la faccenda privata.

“Ormai dovreste essere stati tutti aggiornati,” iniziò Connelly. “Per quelli che ancora non lo sono, la donna è stata identificata come Patty Dearborne, una studentessa all’ultimo anno della BU. È stata trovata nel Charles River proprio fuori Watertown ma è originaria di Boston. Come la detective Black ha sottolineato nell’informativa che avete ricevuto, la corrente del fiume suggerisce che il corpo sia stato abbandonato da qualche altra parte. La Scientifica pensa che sia stato in acqua per almeno ventiquattro ore. Questi due fattori insieme indicano che il probabile luogo dell’abbandono sia all’interno di Boston.”

“Signore,” intervenne l’agente Finley. “Mi scusi se lo chiedo, ma perché non prendiamo nemmeno in considerazione l’ipotesi del suicidio? L’informativa dice che non ci sono lividi né segni di lotta.”

“L’ho escluso quasi subito quando ho visto che la vittima era nuda,” spiegò Avery. “Anche se il suicidio normalmente sarebbe da considerare, è molto improbabile che Patty Dearborne si sia spogliata prima di saltare nel Charles River.”

Quasi odiava demolire le idee di Finley. Lo stava guardando diventare un poliziotto maledettamente bravo, una settimana dopo l’altra. Nel corso dell’ultimo anno era molto maturato, trasformandosi dal personaggio goliardico che la maggior parte delle persone conosceva in un agente molto impegnato.

“Ma non ci sono lividi,” ripeté un altro agente. “Sembra una prova schiacciante.”

“O la dimostrazione che non si sia trattato di suicidio,” insistette Avery. “Se avesse saltato da una qualsiasi altezza superiore ai due o i tre metri, ci sarebbero stati dei lividi visibili sul suo corpo anche solo per l’impatto.”

“La Scientifica concorda,” disse Connelly. “Presto manderanno un rapporto più completo, ma ne sono piuttosto sicuri.” Poi guardò Avery e fece cenno al tavolo con un ampio movimento della mano. “Cosa altro hai, detective Black?”

Lei si prese un momento per discutere delle cose che aveva indicato a Connelly, dettagli che erano nell’informativa. Parlò delle unghie tagliate e limate, della mancanza di peli e dell’assenza di gioielli. “Un’altra cosa da sottolineare,” aggiunse, “è che un assassino che arrivi a questo punto per rendere presentabile le sue vittime suggerisce una perversa ammirazione o una specie di pentimento.”

“Pentimento?” chiese Ramirez.

“Sì. L’ha ripulita e l’ha resa più bella possibile perché forse non intendeva ucciderla.”

“Fino al punto di rasare le sue… zone intime?” domandò Finley.

“Sì.”

“E di’ loro perché pensi che abbiamo a che fare con un serial killer qui, Black,” disse Connelly.

“Perché anche se fosse stato uno sbaglio, il fatto che l’assassino le abbia fatto le unghie e l’abbia rasata denota pazienza. E se aggiungiamo che la donna era molto attraente e priva di difetti, viene da pensare che sia attirato dalla bellezza.”

“Ha uno strano modo di dimostrarlo,” disse qualcuno.

“Il che mi riporta alla teoria che forse non aveva l’intenzione di ucciderla.”

“Quindi pensi a un appuntamento finito male?” domandò Finley.

“Non possiamo ancora esserne certi,” disse. “Ma la mia prima reazione sarebbe no. Se è stato così deliberato e attento con il modo in cui appariva prima di abbandonare il corpo, credo che abbia messo lo stesso tipo di cura nello sceglierla.”

“Sceglierla per cosa, Black?” chiese Connelly.

“Penso che sia questo che dobbiamo scoprire. Speriamo che la Scientifica abbia delle risposte che ci portino sulla giusta strada.”

“Quindi cosa facciamo fino ad allora?” chiese Finley.

“Ci diamo dentro,” disse Avery. “Scaviamo più a fondo possibile nella vita di Patty Dearborne, sperando di trovare qualche indizio che ci aiuti a scoprire questo tizio prima che lo faccia di nuovo.”

Quando la riunione finì, Avery attraversò la sala conferenze per scambiare due parole con Ramirez. Qualcuno doveva informare i genitori di Patty Dearborne e lei sentiva il bisogno di farlo. Parlare con i genitori distrutti dal dolore, anche se incredibilmente difficile e stancante emotivamente, era uno dei modi migliori per trovare fin da subito degli indizi. Voleva Ramirez con sé, desiderando continuare a lavorare sull’equilibrio tra le loro vite professionali e personali. Era ancora complicato, ma lentamente stavano riuscendo a capire come fare.

Prima di raggiungerlo però, O’Malley entrò nella stanza. Stava parlando a telefono, chiaramente di fretta. Qualsiasi cosa su cui stesse lavorando, doveva essere stato urgente per fargli perdere la riunione sul caso di Patty Dearborne. Si fermò vicino alla porta, aspettò fino a quando tutti tranne Avery, Ramirez e Connelly se ne furono andati e poi la richiuse. Concluse la chiamata con un rapido e quasi sgarbato: “Sì, dopo,” e poi fece un profondo respiro.

“Scusate se mi sono perso la riunione,” disse. “È venuto fuori qualcosa di importante?”

“No,” rispose Connelly. “Abbiamo identificato la donna e ora dobbiamo informare la sua famiglia. Ci stiamo muovendo con il presupposto che chiunque sia stato lo farà di nuovo.”

“Black, mi puoi mandare un breve rapporto per spiegarmi i dettagli?” chiese O’Malley.

“Sì, signore,” rispose lei. Non le chiedeva mai minuzie di quel tipo. Si domandò se non fosse un altro dei suoi test non particolarmente discreti. Aveva notato che era molto più paziente con lei nelle ultime settimane, più disposto a concederle maggiori responsabilità senza interferenze. Era certa che avesse tutto a che vedere con l’offerta di farla sergente.

“Mentre siete entrambi qui,” disse O’Malley, guardando sia Avery che Ramirez, “vorrei scambiare qualche parola. Più di qualche parola, a dir la verità… e non ho molto tempo, quindi farò in fretta. Per prima cosa… non ho alcun problema se vi vedete al di fuori del lavoro. Ho pensato molto alla possibilità di separarvi qui all’A1 ma maledizione, lavorate troppo bene insieme. Quindi finché riuscite a tollerare le battute e le congetture, rimarrete partner. Va bene?”

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