Prima Che Commetta Peccato - Блейк Пирс 4 стр.


“Non che io sappia. Però deve tenere presente che molte persone si confidavano con lui per confessare i propri peccati o per risolvere problemi spirituali.”

“Nel corso degli ultimi anni le viene in mente nulla che possa aver turbato qualcuno? Magari qualcuno che prima era molto devoto a padre Costas?”

Nancy si guardò le mani, che teneva in grembo, e prese a torcerle nervosamente. “Credo di sì, ma è stato prima che io iniziassi a lavorare qui. C’è stata una vicenda, forse una decina di anni fa, che è anche finita sui notiziari locali. Un adolescente che era a capo di un gruppo di giovani sosteneva che padre Costas avesse abusato sessualmente di lui. Ha descritto tutto esplicitamente. Non è mai stato provato e, francamente, non è possibile che padre Costas abbia fatto una cosa del genere. Ma quando una storia così si diffonde nell’ambiente della Chiesa Cattolica, viene subito ritenuta vera.”

“Quali conseguenze ha avuto la vicenda?”

“Ho saputo che gli sono state rivolte minacce di morte. I fedeli sono diminuiti del quindici percento. Padre Costas ha iniziato a ricevere email moleste piene di materiale pornografico omosessuale.”

“Le ha tenute quelle email?” chiese Mackenzie.

“Per un po’ sì” disse Nancy. “Ha denunciato il fatto alla polizia, ma non sono mai riusciti a risalire al mittente. Quando ormai era chiaro che non sarebbe stato preso alcun provvedimento, le ha cancellate tutte. Io non le ho mai viste personalmente.”

“E il ragazzo che aveva fatto quelle accuse? Se mi dicesse il suo nome, potrei andare a fargli visita.”

Nancy scosse il capo, versando altre lacrime. “Si è suicidato quello stesso anno. Vicino al corpo è stato trovato un biglietto in cui confessava di essere gay. Fu un altro colpo a sfavore di padre Costas, perché rendeva le accuse del ragazzo molto più plausibili.”

Mackenzie annuì, tentando di pensare a come procedere. Sapeva che ottenere informazioni dettagliate da una vedova in lutto era molto difficile. Avrebbe potuto insistere per saperne di più sul ragazzo morto suicida, ma era anche vero che avrebbe potuto tranquillamente risalire a quelle informazioni da sola e lasciare quella povera donna ai preparativi per il funerale di padre Costas.

“Signora Allensworth, grazie per il suo tempo” disse Mackenzie alzandosi. “Le mie più sentite condoglianze.”

“Che lei sia benedetta, mia cara” fece Nancy, alzandosi e riaccompagnando Mackenzie all’ingresso.

Sulla soglia, Mackenzie diede a Nancy il proprio biglietto da visita. “Mi rendo conto che sta passando un brutto momento” disse, “ma se nei prossimi giorni le dovesse venire in mente qualcosa, la prego di contattarmi.”

Nancy prese il biglietto senza dire nulla e se lo fece scivolare in tasca. Si voltò, lottando contro una nuova ondata di pianto, e chiuse l’uscio.

Mackenzie tornò alla macchina prendendo il cellulare e componendo il numero dell’agente Harrison, che rispose subito.

“Come vanno le cose?” le chiese il collega.

“Ancora non lo so” disse lei. “Puoi farmi un favore? Dovresti indagare su un fatto accaduto circa dieci anni fa: padre Costas è stato accusato di aver abusato sessualmente del capo di un gruppo giovanile. Mi servono tutti i dettagli che riesci a scovare.”

“Ma certo. Pensi che possa fornire una pista?”

“Non saprei, ma direi che vale decisamente la pena indagare su un ragazzino che dice di essere stato violentato dal prete che in seguito è stato trovato crocifisso alla porta della sua chiesa.”

“Già, giusta osservazione” commentò Harrison.

Mackenzie concluse la telefonata, la mente invasa da immagini del Killer dello Spaventapasseri e del Nebraska. Aveva già avuto a che fare con assassini che provenivano da un contesto religioso e una delle cose che sapeva su di loro era che potevano essere imprevedibili e incredibilmente motivati. Non aveva intenzione di correre rischi, quindi non avrebbe lasciato nulla al caso.

Mentre saliva in auto, realizzò che un ragazzo che aveva subito violenza sessuale era decisamente una pista concreta. Inoltre, l’unica alternativa che aveva era tornare agli uffici dell’FBI a scavare nei fascicoli e sperare che la Scientifica avrebbe scoperto qualcosa.

E sapeva che, se fosse rimasta con le mani in mano ad aspettare una svolta nel caso, il killer avrebbe potuto fare un’altra mossa.

CAPITOLO CINQUE

L’orologio sul cruscotto della macchina segnava le 15:08 quando il pastore uscì dalla chiesa.

L’uomo rimase ad osservarlo attraverso il parabrezza, da lontano. Sapeva che quell’uomo era un santo; aveva una straordinaria reputazione e la sua chiesa era stata benedetta. Eppure, era deluso. A volte credeva che i santi dovessero distinguersi dal resto del mondo, essere più facili da identificare. Come in quegli antichi quadri religiosi, dove Gesù aveva un’aureola dorata intorno alla testa.

A quel pensiero ridacchiò, senza perdere di vista il pastore, che aveva incontrato un altro uomo davanti ad una macchina vicino alla chiesa. Doveva trattarsi di un aiutante o un assistente. L’aveva già visto, ma non gli interessava. Era un pesce piccolo.

No, a lui interessava molto di più il pastore capo.

Chiuse gli occhi mentre i due uomini parlavano. Nel silenzio dell’abitacolo, si mise a pregare. Sapeva che poteva pregare dovunque e Dio l’avrebbe sentito. Era da tempo ormai che aveva capito che a Dio non importava dove ti trovassi quando pregavi o confessavi i tuoi peccati. Non dovevi per forza essere in un edificio maestoso e appariscente. Anzi, la Bibbia diceva che costruzioni elaborate come quella erano un affronto a Dio.

Terminata la sua preghiera, ripensò a quel passaggio delle Scritture. Lo ripeté piano, in un tono di voce cupo.

“E quando pregate, non siate come gli ipocriti. Poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini.”

Tornò a guardare il pastore, che si allontanava dall’altro uomo per dirigersi alla macchina.

“Ipocrita” disse, nella voce un misto di veleno e tristezza.

Sapeva anche che la Bibbia metteva in guardia contro i falsi profeti nei giorni della fine. Del resto, era proprio quello il motivo per cui era entrato in azione. I falsi profeti, coloro che parlavano di rendere gloria al Signore con un occhio puntato al cestino delle offerte, mentre questo veniva passato di mano in mano; gli stessi che predicavano di santificazione e purezza rivolgendo ai ragazzini occhiate lascive. Erano i peggiori, persino peggio degli spacciatori e degli assassini. Peggio degli stupratori e dei pervertiti sulle strade.

Tutti lo sapevano. Eppure, nessuno faceva nulla.

Fino a quel momento. Fino a che non aveva udito Dio parlare con lui, dicendogli di rimettere le cose a posto.

Era suo dovere liberare il mondo da questi falsi profeti. Era un compito cruento, ma era un compito affidatogli da Dio. Ed era tutto ciò che gli bastava sapere.

Osservò il prete entrare in macchina e allontanarsi dalla chiesa.

Dopo qualche istante, si mise in marcia anche lui, seguendo il religioso da una certa distanza.

Quando frenò al semaforo rosso, dal bagagliaio gli giunse alle orecchie il melodico tintinnare dei chiodi che aveva pronti in uno scatolone.

CAPITOLO SEI

Cammina verso la chiesa, la luna rosso sangue che proietta l’ombra del suo corpo sul marciapiede, facendola somigliare ad un lungo insetto: una mantide religiosa, o forse un millepiedi. Sulla cattedrale, una grossa campana chiama a raccolta tutti per cantare, pregare, venerare.

Ma Mackenzie non può entrare in chiesa. Un drappello di persone è radunato davanti al portone d’ingresso. Vede Ellington, McGrath, Harrison, sua madre e sua sorella, persino Bryers, il suo ex partner, e alcuni degli uomini con cui ha lavorato quando faceva la detective in Nebraska.

“Cosa state facendo?” chiede.

Ellington si volta verso di lei. Ha gli occhi chiusi e indossa un abito elegante e una cravatta rosso sangue. Le sorride, sempre con gli occhi chiusi, e si porta un dito sulle labbra. Al suo fianco, la madre di Mackenzie indica l’ingresso della chiesa.

Ed ecco là suo padre. Appeso, crocifisso. Ha in testa una corona di spine e da una ferita nel fianco cola un liquido che sembra olio di motore. La sta fissando, con gli occhi sbarrati e lo sguardo folle. È pazzo, Mackenzie lo intuisce da quello sguardo e dal ghigno che ha sulle labbra.

“Sei dunque giunta qui per salvarti?” le chiede.

“No” risponde lei.

“Sicuramente non sei qui per salvare me. Per quello è troppo tardi. E adesso inchinati. Venerami. Trova la pace in me.”

Come se qualcuno l’avesse spezzata dall’interno, Mackenzie si inginocchia. Il movimento è brusco, la pelle si lacera contro l’asfalto. Intorno a lei, gli altri iniziano a intonare un canto in una strana lingua. Lei apre la bocca per unirsi a loro e ne escono parole sconosciute. Solleva lo sguardo sul padre e vede che un’aureola infuocata gli cinge la testa. È morto ora, il suo sguardo è vuoto, assente, e dalla bocca fuoriesce un rivolo di sangue.

Le campane continuano a suonare, a suonare.

A suonare...

Qualcosa stava suonando.

Il cellulare. Mackenzie si risvegliò con un sussulto. Lesse distrattamente l’ora sulla sveglia sul comodino: le 2:10 di notte. Rispose tentando di scacciare dalla mente gli ultimi brandelli dell’incubo.

“Agente White.”

“Buongiorno” disse la voce di Harrison. Mackenzie era segretamente delusa. Si aspettava che fosse Ellington. Dopo aver ricevuto quel misterioso incarico da McGrath aveva promesso di chiamarla, ma per il momento non l’aveva ancora sentito.

Harrison, pensò assonnata. Che diavolo vuole?

“È troppo presto per il buongiorno, Harrison” protestò.

“Lo so” fece lui. “Mi dispiace, ma chiamo per conto di McGrath. C’è stato un altro omicidio.”

***

Tramite uno scambio di messaggi, Mackenzie ricostruì quello che era successo. Una coppia ribelle si era appartata nel parcheggio di una chiesa molto famosa per fare sesso. Proprio quando le cose si stavano facendo interessanti, la ragazza aveva visto qualcosa di strano sulla porta, spaventandosi al punto da porre fine al divertimento che avevano in programma. Il ragazzo, seccato per l’interruzione, era andato a controllare e aveva trovato un corpo inchiodato al portone.

La chiesa era una delle più grandi in città: la Living Word. Veniva nominata spesso dai notiziari, poiché il Presidente andava spesso a messa lì. Mackenzie non ci era mai stata (non metteva piede in una chiesa da una domenica ai tempi del college, sopraffatta dai sensi di colpa) e quando arrivò nel parcheggiò rimase colpita dalle dimensioni di quel luogo.

Era una delle prime persone arrivate sulla scena. La squadra della Scientifica si stava avvicinando al portone. Da un’auto parcheggiata scese un’agente che a quanto pareva la stava aspettando. Mackenzie non si stupì di vedere che si trattava di Yardley, l’agente che si era occupata del primo caso, quello di padre Costas.

Yardley la raggiunse sul vialetto che portava all’ingresso. Sembrava stanca, ma anche eccitata, come spesso succedeva agli agenti.

“Agente White” la salutò. “Grazie per aver fatto così presto.”

“Non c’è problema. Sei stata la prima ad arrivare?”

“Sì, è stato Harrison a chiamarmi e dirmi di venire qui.”

Mackenzie stava per commentare quel dettaglio, ma non lo fece. Strano che non sia stata avvertita per prima, pensò. Forse McGrath ha deciso di dare a lei il ruolo che aveva Ellington. In effetti ha senso, dato che lei era già in ballo con il caso Costas.

“Hai già visto il cadavere?” chiese Mackenzie mentre raggiungevano l’ingresso.

“Sì, da un metro di distanza. È identico agli altri.”

Dopo pochi passi, Mackenzie poté constatarlo da sé. Si tenne leggermente indietro, per lasciar lavorare gli agenti della Scientifica. Questi procedettero alacremente, così che le due federali potessero avere il tempo per fare le loro osservazioni.

Yardley aveva ragione. La scena era identica, incluso il lungo taglio in fronte. L’unica differenza era che le mutande della vittima stavolta erano scivolate fino alle caviglie, oppure erano state calate apposta.

Un membro della squadra si rivolse a loro. Sembrava abbattuto, forse addirittura triste.

“La vittima è Robert Woodall. Il capo di questa chiesa.”

“Ne è sicuro?” chiese Mackenzie.

“Assolutamente sì. La mia famiglia frequenta questa chiesa. Ho sentito quest’uomo recitare almeno cinquanta sermoni.”

Mackenzie si avvicinò al corpo. Le porte della Living Word non erano decorate come quelle della Cornerstone o della Blessed Heart; erano più moderne, di un legno massiccio invecchiato e sagomato per somigliare alla porta di un fienile.

Come le altre vittime, il pastore Woodall aveva le mani inchiodate e le caviglie legate con un filo metallico. Mackenzie studiò i genitali scoperti, domandandosi se quella nudità fosse stata decisa dal killer. Non vide niente di strano e concluse che le mutande dovevano essere scivolate da sole, forse appesantite dal sangue di cui erano impregnate. Le ferite erano numerose: alcune erano sul petto, mentre le scie di sangue lungo i fianchi e le gambe suggerivano che ce n’erano altre sulla schiena, anche se questa non era visibile.

Mackenzie individuò un’altra ferita, più sottile, che le riportò alla mente le immagini infernali dell’incubo di poco prima.

Un taglio si apriva sul fianco destro di Woodall. Era piccolo ma ben visibile. Era estremamente pulito e netto. Mackenzie lo osservò più da vicino e, rivolgendosi a un membro della Scientifica, disse: “Cosa vi sembra questo?”

“Sì, l’abbiamo notato” disse lo stesso uomo che aveva identificato il pastore Woodall. “Pare una sorta di incisione. Forse è stata fatta con un coltello da modellismo, tipo un X-Acto.”

“Però gli altri tagli e ferite” osservò Mackenzie “sono state provocate da una lama comune, no? I bordi e l’inclinazione...”

“Esatto. Lei è religiosa?” domandò l’uomo.

“Sembra una domanda frequente in questi giorni” replicò Mackenzie. “A prescindere dalla mia risposta, riconosco l’importanza di un taglio sul fianco. È dove Cristo fu trafitto con la lancia mentre era sulla croce.”

“Sì” disse Yardley alle sue spalle. “Ma non ne uscì sangue, giusto?”

“Esatto” proseguì Mackenzie. “Secondo le Scritture, dalla ferita uscì dell’acqua.”

Allora perché il killer ha deciso di mettere in risalto questa ferita? si domandò. E perché sugli altri corpi non c’era?

Face un passo indietro e rimase ad osservare la scena, mentre Yardley scambiava due parole con alcuni membri della Scientifica. Quel caso l’aveva già innervosita abbastanza, ma quell’incisione nel fianco di Woodall le fece temere che ci fosse sotto qualcosa di più profondo. Era un simbolismo a più livelli.

È evidente che il killer ha premeditato tutto, pensò. Ha un piano e lo sta seguendo metodicamente. Non solo, con l’aggiunta di questa incisione nel fianco abbiamo la certezza che non sta uccidendo solo per il gusto di uccidere; sta cercando di comunicare un messaggio.

“Ma quale messaggio?” si chiese a voce alta.

Nelle ore più buie della notte, in piedi davanti all’ingresso della Living Word, Mackenzie tentava di trovare quel messaggio scritto sul corpo del pastore morto.

CAPITOLO SETTE

Nel lasso di tempo trascorso da quando Mackenzie se ne andò dalla Living Word a quando raggiunse il J. Edgar Hoover Building, i media avevano chissà come scoperto dell’ultimo omicidio. Anche l’uccisione di padre Costas era finita sui notiziari, ma non quella di Ned Tuttle. Tuttavia, la morte del leader religioso di una chiesa famosa come la Living Word avrebbe fatto clamore. Erano le 4:10 quando Mackenzie arrivò agli uffici dell’FBI per incontrare McGrath. Immaginò che i particolari sul pastore Woodall e sul caso sarebbero stati al centro dell’interesse dei notiziari locali del mattino, e che per ora di pranzo avrebbero raggiunto quelli nazionali.

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