Prima Che Commetta Peccato - Блейк Пирс 5 стр.


Quando mise piede nell’ufficio di McGrath, le parve di avvertire nell’aria la crescente pressione del caso. Il suo capo era seduto al piccolo tavolo delle riunioni, ed era al telefono con qualcuno. Insieme a lui c’erano l’agente Harrison, che leggeva qualcosa su un portatile, e Yardley, che era arrivata pochi minuti prima di Mackenzie, e al momento sembrava in attesa di istruzioni.

Vedendoli tutti lì, Mackenzie desiderò che ci fosse anche Ellington. Ancora non sapeva dove McGrath l’avesse spedito. Si chiese se c’entrasse qualcosa il caso delle crocifissioni, ma se così fosse, perché nessuno le aveva ancora detto dove si trovava?

Quando finalmente McGrath terminò la telefonata, osservò i presenti sospirando. “Era il vicedirettore Kirsch” disse. “Vuole mettere in campo anche tre dei suoi agenti per questo caso. Adesso che i media hanno annasato la notizia, siamo fregati. Sta per diventare una cosa grossa, e alla svelta.”

“Per quale motivo?” chiese Harrison.

“La Living Word è una chiesa famosissima. Il Presidente la frequenta, così come altri politici. La trasmissione in podcast fa cinquemila ascolti ogni settimana. Non che Woodall fosse una celebrità, però era molto conosciuto. E se si tratta della chiesa frequentata dal Presidente...”

“Afferrato” fece Harrison.

McGrath guardò Mackenzie e Yardley. “Trovato qualcosa sulla scena?”

“Sì, forse” disse Mackenzie, quindi descrisse nei particolari l’incisione sul fianco di Woodall. Tuttavia, tenne per sé il significato simbolico che poteva avere. Non aveva ancora una teoria solida e non le andava di perdere tempo in speculazioni.

McGrath sembrava preso dal panico. Allargò le mani sul tavolo e, guardandoli tutti, disse. “Adesso ci mettiamo qui e rivediamo tutto ciò che sappiamo. Voglio che Kirsch e la sua squadra abbiano a disposizione le nostre stesse informazioni. Compresi voi, al momento ci sono sei agenti sul caso. Se collaboriamo condividendo ogni nuovo dettaglio, forse riusciremo a fermare questo bastardo prima che colpisca ancora.”

“Dunque” iniziò Yardley, “sappiamo per certo che non si limita ad una sola confessione. Anzi, sembra piuttosto che stia cercando di evitarlo. Per ora abbiamo una chiesa cattolica, una presbiteriana e una ecumenica.”

“Un’altra cosa da considerare” intervenne Mackenzie “è che non sappiamo ancora se usi la crocifissione come forma di punizione simbolica, oppure per deridere la religione.”

“E che differenza farebbe?” volle sapere Harrison.

“Finché non sappiamo il ragionamento che c’è dietro, non possiamo ipotizzare un movente” spiegò Mackenzie. “Se lo fa a mo’ di scherno, probabilmente è un non-credente, forse addirittura un ateista adirato, oppure un ex credente. Se invece usa la crocifissione come gesto simbolico, allora potrebbe trattarsi di una persona estremamente devota, per quanto professi la sua fede in modi a dir poco strani.”

“E questo taglio particolare sul fianco di Woodall” chiese McGrath “non era su nessuna delle altre vittime?”

“No” confermò Mackenzie. “È un elemento nuovo. Per questo sono convinta che abbia un significato. Forse il killer sta cercando di comunicarci qualcosa. Oppure è completamente impazzito.”

McGrath si alzò e si mise a fissare il soffitto, come in cerca di risposte. “Non sono cieco” disse quindi. “Lo vedo anch’io che non abbiamo indizi, né piste concrete. Però, se non riusciamo a trovare qualcosa che somigli ad una pista prima che questa storia finisca in pasto ai notiziari nazionali tra poche ore, le cose si metteranno male. Kirsch mi ha detto di aver già ricevuto la telefonata di una deputata che voleva sapere com’era possibile che non fossimo riusciti ad arrestare l’assassino appena Costas è stato ucciso. Perciò voi tre dovete procurarmi qualcosa. Se entro oggi pomeriggio non avrò nessun nuovo elemento, dovrò allargare il cerchio e mettere in campo più risorse, più uomini... E preferirei davvero evitarlo.”

“Posso andare alla Scientifica” si offrì Yardley.

“Per me può anche lavorare insieme a loro direttamente” disse McGrath. “Mi basta fare una telefonata per dare il mio consenso. Voglio che lei sia là nell’istante in cui scoprono qualcosa su quei corpi.”

“Potrebbe essere come cercare un ago in un pagliaio” disse Harrison, “ma io potrei occuparmi di controllare le ferramenta del posto per scoprire tutti i clienti che negli ultimi mesi hanno acquistato i chiodi che usa il nostro uomo. Da quel che ho capito, non sono così comuni.”

McGrath annuì. Era una buona idea, ma l’espressione sul suo volto esprimeva preoccupazione per il tempo che ci sarebbe voluto.

“E lei, White?” fece rivolto a Mackenzie.

“Mi occuperò di famigliari e colleghi” disse. “In una chiesa delle dimensioni della Living Word, deve pur esserci qualcuno che abbia un’idea del perché Woodall possa essere stato preso di mira.”

McGrath batté forte le mani e tornò a sedersi. “Per me va bene. Mettetevi al lavoro e aggiornatemi ogni ora. Intesi?”

Yardley ed Harrison annuirono all’unisono. Harrison chiuse il portatile e si alzò. Mackenzie aspettò che tutti e due fossero usciti, poi si voltò verso McGrath.

“Che accidenti c’è?” chiese McGrath.

“Sono curiosa” disse lei. “L’agente Ellington sarebbe stato un valido aiuto per questo caso. Dove l’ha mandato?”

McGrath si dimenò a disagio sulla sedia e lanciò un’occhiata fuori dalla finestra, dove era ancora buio.

“Naturalmente, quando gli ho assegnato l’altro incarico, non avevo idea che questo caso sarebbe diventato una questione nazionale. Ad ogni modo, con tutto il rispetto, non sono affari suoi dove l’ho spedito.”

“Con tutto il rispetto” protestò Mackenzie cercando di controllarsi “lei mi ha tolto un partner con il quale lavoro molto bene, così adesso sono sola.”

“Non è da sola” puntualizzò McGrath. “Harrison e Yardley sono estremamente efficienti. Perciò adesso... la prego, agente White, si metta al lavoro.”

Mackenzie avrebbe voluto insistere, ma non ne vedeva il motivo. L’ultima cosa che le serviva era far incazzare McGrath. C’erano già abbastanza pressioni, non voleva aggiungere alla lista anche le ire di McGrath.

Lo salutò con un secco cenno del capo e uscì dall’ufficio. Mentre raggiungeva l’ascensore, prese il cellulare. Era troppo presto per telefonare a Ellington, così gli lasciò un messaggio.

Come va? digitò. Chiamami o mandami un messaggio quando puoi.

Inviò il messaggio ed entrò in ascensore, poi andò nel parcheggio dove aveva lasciato l’auto. Fuori, la mattina era ancora buia: un buio denso che sembrava capace di nascondere qualunque segreto.

CAPITOLO OTTO

Dopo aver bevuto una tazza di caffè, Mackenzie tornò alla Living Word. Si rendeva conto che si trattava di una congregazione molto grande, e che ci avrebbe messo un’eternità a parlare singolarmente con ogni persona. Immaginò che, se la voce si era già sparsa, c’erano buone probabilità che tutte le persone vicine al pastore Woodall si trovassero in chiesa, forse a dire qualcosa in suo ricordo, oppure per stare vicino a Dio in quel momento di lutto.

Il suo intuito ancora una volta si rivelò giusto. Al suo arrivo, Woodall era stato rimosso dal portone. Anche se c’erano ancora parecchie forze locali di polizia e agenti federali, c’erano anche persone comuni, radunate dietro i sigilli gialli che delimitavano la zona del crimine.

Alcune piangevano, molte si abbracciavano. Mackenzie notò un uomo solo, che stava in piedi con la testa girata dall’altra parte, leggermente abbassata, e le labbra che si muovevano impercettibilmente, recitando una preghiera.

Mackenzie aspettò che terminasse, poi lo avvicinò. Vide che aveva un’espressione adirata.

“Mi scusi, signore, ha un momento?” gli chiese mostrandogli il distintivo e presentandosi.

“Sì” disse l’uomo sbattendo le palpebre e strofinandosi gli occhi con le dita, come per tentare di scacciare le ultime tracce di sonno, o di un incubo. Le tese la mano e si presentò. “Sono Dave Wylerman, mi occupo del dipartimento di musica qui alla Living Word.”

“C’è un dipartimento di musica?”

“Sì, abbiamo quattordici musicisti che si alternano formando tre gruppi.”

“Perciò lei ha lavorato con il pastore Woodall in passato?”

“Assolutamente sì. Lo incontravo almeno due volte la settimana. A parte le riunioni, negli ultimi dieci anni è diventato un caro amico di famiglia, sia per mia moglie che per i miei figli.”

“Le viene in mente qualcuno che possa aver compiuto un’azione del genere? Qualcuno che serbasse rancore verso di lui?”

“Be’, la chiesa è molto grande. Non credo ci sia qualcuno qui che conosca tutte le persone che la frequentano. Ad ogni modo, a me non viene in mente nessuno che potesse avercela con lui fino a questo punto...”

Il buio aveva nascosto le lacrime di Dave Wylerman fino a quel momento, ma quando questi alzò gli occhi verso di lei, erano lucidi. Sembrava tormentato, come se tentasse di trovare le parole giuste per dire qualcosa.

“Ha un momento per parlare in privato?” chiese Mackenzie.

“D’accordo.”

Gli fece cenno di seguirla, quindi si allontanò dall’entrata della chiesa tornando alla macchina. Aprì la portiera del passeggero, immaginando che potesse fargli bene un attimo di riposo. Lei salì dal lato del guidatore e una volta la porta, si accorse che Wylerman stava lottando per non crollare.

“Le altre persone che lavorano in chiesa sono state informate?” domandò Mackenzie.

“No, solo io, gli anziani e alcune persone molto vicine al pastore Woodall. Però li stanno informano adesso. Immagino che nel giro di un’ora lo sapranno tutti.”

Meglio, pensò Mackenzie, così riceveranno la notizia da qualcuno che conoscono, piuttosto che sentirla dai notiziari.

“Mi corregga se sbaglio” proseguì lei, “ma poco fa mi sembrava turbato. C’è qualcosa che vuole dirmi che non voleva che altri sentissero?”

“Be’, come sa, è una grande comunità. Ogni domenica, contando entrambe le funzioni che celebriamo, ci sono tra le cinque e le settemila persone. Con un gruppo così nutrito di fedeli, abbiamo bisogno di molti anziani che si occupino di varie cose. Qui alla Living Word ne abbiamo sei, anzi, ne avevamo sei. Uno di loro aveva iniziato a suscitare preoccupazione fra gli altri, prima di andarsene. Non credo che sarebbe capace di fare una cosa del genere, ma... non lo so. Le cose che aveva insinuato... hanno colto tutti alla sprovvista. Sia gli anziani... che gli altri ecclesiastici...”

“Come si chiama questa persona?”

“Eric Crouse.”

“Che genere di insinuazioni ha fatto?” volle sapere Mackenzie.

“Continuava a blaterare di come le cose rimaste nel buio sarebbero venute alla luce prima o poi, e che la luce sarebbe stata abbagliante, che rimanere folgorati da questa luce forse era proprio quello che serviva alla Living Word.”

“Quanto è durato questo comportamento?” chiese Mackenzie.

“Circa per un mese. Da quello che ho capito, se n’è andato di sua spontanea volontà più o meno due settimane fa, ma prima di allora gli anziani ne avevano parlato tra loro e il pastore Woodall stava per chiedergli di abbandonare il proprio ruolo. Il fatto è che tutto ciò che diceva Eric era accurato, stando alle Scritture. Erano cose dette da Gesù, cose in cui credono tutti quelli che frequentano la Living Word. Ma... so che può sembrare stupido... era il modo in cui le diceva, ha presente? Come se si riferisse a qualcosa di specifico. Inoltre, non aveva mai parlato a quel modo prima. Era anziano, certo, ma non era il tipo da recitare versi della Bibbia a memoria o tenere prediche infervorate.”

“Allora, se non crede che sarebbe capace di compiere un omicidio, perché mi ha voluto fare il suo nome? È stato solo questo improvviso cambiamento di carattere ad allarmarvi?”

Wylerman alzò le spalle. “No. Alcuni hanno iniziato a notare che Eric faceva di tutto per evitare incontri dove il pastore Woodall era presente. Non sono mai stati grandi amici, ma andavano d’accordo. Poi all’improvviso, da quando ha iniziato a parlare della luce e delle tenebre, ha preso anche le distanze da Woodall.”

“Ha detto che ha abbandonato la comunità due settimane fa?”

“Sì, giorno più, giorno meno. Non so se adesso sia al servizio di qualche altra chiesa. La cosa strana, tra l’altro, è che sembrava conoscere a memoria gli impegni di Woodall. Era appena tornato da un ritiro qualche giorno prima.”

“Un ritiro?”

“Sì, una piccola pausa che si concede due volte l’anno. Se ne va su una piccola isola tranquilla al largo della Florida.”

“Da quanto era tornato?” volle sapere Mackenzie.

“Lui e la moglie erano tornati cinque giorni fa.”

Mackenzie rifletté per un momento, memorizzando le nuove informazioni, poi chiese: “Sa per caso dove vive Crouse?”

“Sì, sono stato a casa sua in un paio di occasioni, per piccoli gruppi di preghiera.”

Mackenzie non sapeva bene perché, ma c’era qualcosa di inquietante in tutto quello. La tempistica con cui Eric Crouse aveva lasciato la Living Word era quasi perfetta per il sospettato che cercava. La disturbava il pensiero che l’uomo che aveva davanti, distrutto dal dolore, potesse aver lavorato a stretto contatto con il responsabile di tre omicidi.

“Potrebbe dirmi dove?”

“Certo” disse Wylerman, “ma le sarei grato se non gli rivelasse che ha ottenuto l’informazione da me... né da altri alla Living Word, in realtà.”

“Capisco, d’accordo” disse lei.

Seppur riluttante, Wylerman le indicò come arrivare alla casa di Eric Crouse. Mackenzie si annotò le indicazioni sul telefono. Mentre parlava con lei, Wylerman era probabilmente con la mente ancora insieme ai suoi compagni di chiesa. Adesso guardava in quella direzione, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

“Grazie per il suo tempo, signor Wylerman” disse Mackenzie.

Wylerman annuì senza aggiungere altro, poi scese dall’auto. Mentre raggiungeva il gruppetto radunato davanti all’edificio, teneva la testa bassa, e Mackenzie notò che tremava. Non aveva mai capito come le persone potessero avere una fiducia tanto incrollabile in un Dio invisibile, però rispettava il senso della comunità che era evidente tra coloro che condividevano la stessa fede. In quel momento le dispiaceva da morire per Dave Wylerman, e per tutti coloro alla Living Word che domenica mattina avrebbero sentito il peso del vuoto lasciato da Woodall.

Mackenzie mise in moto e si diresse a ovest, verso quella che sembrava la prima pista solida di quel caso.

CAPITOLO NOVE

Erano le 6:40 quando arrivò davanti alla casa di Eric Crouse. L’abitazione si trovava in un quartiere benestante dove i giardini non erano considerati importanti e le case erano addossate l’una all’altra. Il garage era chiuso, perciò non si capiva se in casa ci fosse qualcuno, ma vista l’ora, Mackenzie immaginò che qualcuno le avrebbe aperto.

Mentre raggiungeva la porta d’ingresso, Mackenzie si pentì di non essersi fermata da qualche parte a prendere un altro caffè. Era difficile credere che non fossero nemmeno le sette del mattino. Si sforzò di scrollarsi di dosso le ultime tracce di stanchezza, poi suonò il campanello. Al di là della porta sentì subito rumore di passi e, dopo pochi secondi, una donna si affacciò per vedere chi fosse.

“Posso esserle d’aiuto?” le chiese la donna sospettosa.

“Sì” disse Mackenzie. “Mi scuso per l’ora, ma è una questione urgente. Sono un’agente dell’FBI, mi chiamo Mackenzie White. Sto cercando Eric Crouse.”

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