In Cerca di Vendetta - Блейк Пирс 2 стр.


“No, non l’ho fatto” rispose fermamente, sostenendo lo sguardo di Walder con decisione.

Walder abbassò per primo gli occhi. Si rivolse a Jennifer Roston, una giovane donna afro-americana, con corti capelli lisci, seduta a guardare Riley con occhi intensi.

“Ha delle domande, Agente Roston?” chiese.

Roston non disse nulla per un momento.

Riley attese in qualche modo ansiosamente la sua risposta. La Roston era stata assegnata al caso di Hatcher, affinché lo consegnasse alla giustizia. La giovane agente era nuova al BAU ed desiderosa di lasciare il segno. Riley non pensava di poterla considerare un’alleata.

La Roston aveva tenuto lo sguardo fisso su di lei, durante l’intero meeting, fino ad allora.

“Agente Paige, le dispiacerebbe spiegare l’esatta natura del suo rapporto con Shane Hatcher?”

Riley si irritò nuovamente.

Avrebbe voluto rispondere: Sì, mi dispiacerebbe. Mi dispiacerebbe molto.

La tattica della Roston le divenne chiara.

Alcuni giorni prima, l’aveva interrogata in privato su quello stesso argomento, proprio nella stessa stanza.

Ora la Roston intendeva chiaramente farle di nuovo le stesse domande, sperando di coglierla in contraddizione.

Evidentemente la giovane si aspettava che Riley cedesse sotto la pressione di un grande meeting come quello. E Riley sapeva bene che avrebbe fatto meglio a non sottovalutarla, perché era ben preparata in quei giochi mentali.

Parla il meno possibile, si disse. Sii estremamente accorta.

*

Dopo la conclusione del meeting, tutti lasciarono la stanza, ad eccezione di Riley.

Ora che era finito tutto, Riley si sentiva troppo scossa per alzarsi dalla sedia.

La Roston le aveva posto delle domande familiari: per esempio, quante volte fosse entrata in contatto con Hatcher, e come. Aveva anche domandato della morte di Shirley Redding, un’agente immobiliare che era andata alla baita contro il volere di Riley, ed era stata trovata morta proprio lì. La polizia non sospettava l’esistenza di un crimine, ma Riley era sicura che Hatcher l’avesse uccisa perché si era introdotta nel suo territorio e sentiva che anche la Roston sospettava la verità.

A tutte le domande della giovane agente, Riley aveva risposto con familiari menzogne.

Intuiva che la Roston era molto insoddisfatta.

Non è finita, pensò con un brivido. Per quanto ancora poteva sperare di nascondere la piena verità del suo rapporto con Hatcher?

Ma una preoccupazione di gran lunga più terrificante pesava sul suo cuore.

Che cosa avrebbe fatto ora, Shane Hatcher?

Sapeva che lui si sentiva amaramente tradito per il fatto che lei non l’avesse avvisato dell’arrivo della SWAT. Sicuramente aveva deciso di farsi vedere alla baita, permettendo all’FBI di avvicinarsi, solo per testare la lealtà della donna.

Dal punto di vista di Hatcher, lei aveva fallito il test.

Riley ricordò un messaggio ricevuto da lui, subito dopo …


“Vivrà per pentirsene. La sua famiglia no.”


Conosceva troppo bene Hatcher, per non prendere seriamente le sue minacce.

Riley rimase seduta al grosso tavolo, stringendo ansiosamente le mani.

Come ho potuto permettere che si arrivasse a questo? si chiese.

Perché aveva accettato la prosecuzione del suo rapporto con Hatcher persino dopo la sua evasione dalla prigione?

Alcune parole di Walder riecheggiarono nella sua mente …

“Agente Paige, lei sostiene che Hatcher sia ossessionato da lei. E’ sicura che questa ossessione non sia reciproca?”

Ora che era seduta lì, da sola, non poteva negare la verità che si celava dietro la domanda di Walder.

Hatcher aveva affascinato Riley sin dal loro primo incontro, avvenuto a Sing Sing, quando lei era andata in cerca del suo aiuto, vista la rilevante competenza dell’uomo come criminologo autodidatta. In effetti, tuttora ne era affascinata, anche adesso che si trovava a piede libero, con la sua genialità, la sua spietatezza e la sua particolare attenzione alla lealtà. Infatti, Riley sentiva un’inspiegabile legame con lui, un legame che Hatcher faceva di tutto per rinforzare e manipolare.

Era vero quello che le aveva detto più volte:

“Siamo uniti nella mente, Riley Paige.”

Riley rabbrividì al pensiero.

Aveva sperato di essere riuscita a rompere quel legame.

Ma, in quel modo, aveva fatto sì che l’ira di Shane Hatcher si volgesse contro le persone che più amava al mondo?

Proprio allora, Riley sentì una voce dietro di sé.

“Agente Paige …”

Riley si voltò e vide che Jennifer Roston era appena tornata nella stanza.

“Credo che lei ed io dovremmo parlare ancora” la giovane agente proseguì, sedendosi al tavolo, di fronte a Riley, che si sentì di nuovo spaventata.

Che asso nella manica poteva avere ora la Roston?

CAPITOLO DUE

Riley e Jennifer Roston erano sedute l’una di fronte all’altra nella sala conferenze, in silenzio ormai da quasi un intero minuto.

Quella suspense era più di quanto Riley potesse sopportare.

Finalmente, la Roston esordì: “E’ stata una bella recita, Agente Paige.”

Riley si sentì ferita ed arrabbiata.

“Non ne ho bisogno” ringhiò in risposta.

Fece per alzarsi dalla sedia e andarsene.

“No, non se ne vada” la Roston disse. “Non senza sentire ciò che ho in mente.”

Poi, con uno strano sorriso, aggiunse: “Potrebbe rimanere sorpresa.”

Riley era certa di sapere perfettamente che cosa la Roston avesse in mente: voleva distruggerla.

Ciò nonostante, Riley restò seduta. Qualunque cosa stesse accadendo tra lei e la Roston, era giunta l’ora di sistemarla. E, inoltre, era curiosa.

La Roston riprese: “Innanzitutto, penso che abbiamo iniziato col piede sbagliato. Ci sono stati dei fraintendimenti. Non ho mai voluto essere sua nemica. La prego di credermi. Io la ammiro. Molto. Sono venuta al BAU, entusiasta all’idea di lavorare con lei.”

Riley ne fu un po’ sconvolta. L’espressione del viso e il tono della voce della Roston sembravano perfettamente sinceri.

In verità Riley era rimasta profondamente impressionata da tutto ciò che aveva sentito dire sulla Roston: i suoi risultati all’Accademia erano impressionanti ed aveva già ottenuto degli encomi per il lavoro sul campo a Los Angeles.

E, ora, seduta lì a guardarla, Riley era di nuovo impressionata dall’atteggiamento della Roston. La donna era bassa ma robusta ed atletica, ed emanava energia ed entusiasmo.

Tuttavia quello non era il momento per Riley di elogiare la nuova agente. C’erano state semplicemente troppa tensione e sfiducia tra di loro.

Dopo una pausa, la Roston riprese: “Penso che ci sia molto che possiamo fare l’una per l’altra. Ora. Infatti, sono certa che entrambe vogliamo esattamente la stessa cosa.”

“Di che cosa si tratta?” chiese Riley.

La giovane sorrise e inclinò leggermente la testa.

“Mettere fine alla carriera criminale di Shane Hatcher.”

Riley rimase in silenzio.

Le ci vollero alcuni secondi per capire che le parole di Roston erano vere. Non considerava più Shane Hatcher un alleato ma, al contrario, era un nemico pericoloso. E doveva essere fermato, prima che facesse del male a qualcuno dei cari di Riley.

C’era un solo modo: doveva essere catturato o ucciso.

“Dimmi di più” Riley rispose infine.

La Roston poggiò la mano sul mento, e si allungò verso Riley.

“Dirò alcune cose” riprese la giovane agente. “Vorrei che mi ascoltasse senza dire niente. Non neghi o confermi ciò che dirò. Si limiti ad ascoltare.”

Riley annuì nervosamente.

“Il suo rapporto con Shane Hatcher è continuato anche dopo che è evaso da Sing Sing. In effetti, è diventato più stretto di prima. Ha comunicato con lui più di una volta, diverse volte, ne sono più che sicura, talvolta anche di persona. Lui l’ha aiutata nei casi ufficiali e l’ha aiutata anche in modi più personali. Il suo rapporto con lui è diventato, com’è il termine? Simbiotico.”

A Riley occorse un considerevole autocontrollo per non reagire a nessuna di quelle affermazioni.

Che erano tutte, naturalmente, assolutamente vere.

La Roston proseguì: “Sono quasi certa del fatto che lei fosse consapevole della sua presenza alla sua baita. Probabilmente era d’accordo con lui. Ma la morte di Shirley Redding non è stata un incidente. E non faceva parte del suo accordo. Hatcher è andato fuori controllo, e lei non vuole avere nulla a che fare con lui. Ma ha paura di lui. Non sa come rompere la connessione.”

Un inquietante silenzio cadde tra lei e la giovane collega. Riley si chiese come facesse a sapere tutto. Era inquietante. Ma Riley non credeva nella lettura della mente.

No, è solo una bravissima detective, pensò Riley.

Questa nuova agente era molto intelligente; in lei l’istinto e l’intuito sembravano essere forti quanto quelli della stessa Riley.

Ma che cosa stava provando a fare la giovane al momento? Stava tessendo una trappola, provando a indurre Riley a confessare tutto ciò che era successo tra lei e Hatcher?

In qualche modo, l’istinto di Riley le suggeriva qualcosa di diverso.

Ma avrebbe potuto fidarsi di lei?

La Roston stava sorridendo enigmaticamente, di nuovo.

“Agente Paige, pensa che io non sappia come si sente? Pensa che non abbia anch’io dei segreti? Pensa che io non abbia rimuginato in merito a un patto fatto con qualcuno con cui non mi sarei dovuta accordare? Mi creda, so esattamente cosa sta passando. Ha avuto una chance, e le regole devono essere infrante talvolta. Perciò, lei le ha infrante. Non molti agenti hanno il suo istinto. Voglio davvero essere d’aiuto.”

Riley studiò il volto della Roston, senza replicare. Rimase di nuovo colpita dalla sincerità della giovane agente.

Notò che un sorriso duro si stava formando agli angoli della bocca della Roston. Apparentemente, c’era qualcosa di oscuro dentro di lei, così come in Riley.

La Roston riprese: “Agente Paige, quando ho cominciato a lavorare al caso di Hatcher, lei mi ha dato accesso a tutti i file digitali che aveva su di lui. Tranne quello intitolato ‘PENSIERI’. Era nell’elenco, ma non sono riuscita a trovarlo. Lei mi ha detto di averlo cancellato. Aggiungendo che si trattava soltanto di appunti confusi e materiale superfluo.”

La Roston si appoggiò allo schienale della sua sedia, sembrando rilassarsi un po’.

Ma Riley era ben lungi dall’essere rilassata. Aveva avventatamente eliminato il file intitolato PENSIERI, che in realtà conteneva informazioni vitali relative ai movimenti finanziari di Hatcher, collegamenti che gli avevano consentito di restare a piede libero ed esercitare un potere considerevole.

La Roston disse: “Sono sicura che lei ha ancora quel file.”

Riley soppresse un brivido, derivato dal senso di allarme. In effetti aveva tenuto il file in una chiavetta USB. Aveva spesso pensato di cancellarlo, semplicemente, ma in qualche modo, non riusciva a farlo. L’incantesimo che Hatcher le aveva lanciato era davvero forte. E, forse, aveva pensato che avrebbe potuto usare quelle informazioni un giorno.

Invece di cancellarlo, era andata avanti, vivendo in uno stato d’indecisione.

In quel momento la chiavetta era nella sua borsetta.

“Sono anche sicura che quel file sia importante” la Roston riprese. “Infatti, potrebbe contenere informazioni necessarie per farmi togliere di mezzo Hatcher una volta per tutte. Ed entrambe vogliamo che ciò accada. Ne sono sicura.”

Riley deglutì.

Non devo dire niente, pensò.

Ma tutto quello che aveva detto la Roston non aveva davvero senso?

Quella chiavetta USB poteva certamente essere la chiave per liberare Riley dalle grinfie di Shane Hatcher.

L’espressione della Roston si ammorbidì ancora di più.

“Agente Paige, sto per farle una promessa solenne. Se le mi fornisce quelle informazioni, nessuno verrà mai a sapere che l’aveva nascoste. Non lo dirò ad anima viva. Mai.”

Riley sentì crollare la sua resistenza.

L’istinto la rassicurò in merito alla sincerità della giovane Roston.

Silenziosamente infilò la mano nella borsetta, estrasse la chiavetta USB, e la diede alla giovane agente. Gli occhi di quest’ultima si spalancarono lievemente, ma non disse una sola parola. Si limitò ad annuire e mise la chiavetta nella sua tasca.

Riley provò un disperato bisogno di rompere il silenzio.

“Desideri discutere d’altro, Agente Roston?”

L’altra rise un po’ sommessamente.

“La prego, mi chiami Jenn. E’ così che mi chiamano tutti i miei amici.”

Riley le rivolse un’occhiata incerta, mentre la Roston si alzò dalla sedia.

“In ogni caso, non mi permetterò di rivolgermi a lei se non come Agente Paige. Almeno fino a quando lei non si sentirà a suo agio altrimenti. Ma la prego. Mi chiami Jenn. Insisto davvero.”

La giovane lasciò la stanza, lasciando Riley seduta lì, in stupito silenzio.

*

Riley s’impose di riprendere il suo lavoro in ufficio. Ogni volta che non era impegnata in un caso, sembrava che tonnellate di noiosa burocrazia si riversassero su di lei e quel carico non si sarebbe esaurito finché non fosse tornata di nuovo sul campo.

Era sempre sgradevole. Ma oggi aveva molta difficoltà a concentrarsi su quello che aveva davanti. Temeva di aver commesso uno sciocco e terribile errore.

Perché mai aveva appena consegnato quel file a Jennifer Roston, o “Jenn”, come ora insisteva che Riley la chiamasse?

Era in sostanza una confessione, per quanto riguardava Riley.

Perché l’aveva data proprio a quell’agente, quando non l’aveva mostrata a nessun altro? Come poteva un’ambiziosa giovane agente evitare di riportare la trasgressione di Riley ai suoi superiori, forse persino allo stesso Carl Walder?

In qualsiasi istante, ormai, Riley avrebbe potuto essere arrestata.

Perché non si era limitata a cancellare il file?

O perché non se ne era sbarazzata, così come aveva fatto con il braccialetto d’oro che Hatcher le aveva regalato? La catena era un simbolo del loro legame. Conteneva anche un codice per contattarlo.

Riley l’aveva gettato via in un momento di grande agitazione, nello sforzo di liberarsi di lui.

Ma,  per qualche ragione, non era riuscita a ripetersi con la chiavetta USB.

Perché?

I dati finanziari che conteneva erano senz’altro sufficienti ad almeno limitare i movimenti e le attività di Hatcher.

Poteva bastare proprio quello per fermarlo definitivamente.

Era un enigma, così come lo erano vari aspetti del suo rapporto con Hatcher.

Mentre stava studiando dei documenti sulla sua scrivania, il suo cellulare si mise a squillare. Era un messaggio da un mittente sconosciuto. Riley trasalì, quando lo lesse.


Pensava che questo mi fermasse? Tutto è già cominciato. Non mi dica che non l’avevo avvertita.


Riley ebbe difficoltà a respirare.

Shane Hatcher, pensò.

CAPITOLO TRE

Riley rimase a guardare il messaggio, avvertendo un senso di panico crescere dentro di lei.

Non le fu difficile intuire che cosa fosse accaduto. Jenn Roston aveva aperto il file non appena lei e Riley si erano separate, aveva scoperto il suo contenuto e si era messa già al lavoro, provando a chiudere l’operazione Hatcher.

Ma, con il suo messaggio, lo stesso evaso aveva annunciato, come gesto di sfida, che Jenn non era riuscita nell’intento.


Tutto è già cominciato.


Shane Hatcher era ancora a piede libero, ed era arrabbiato. Con le sue risorse finanziarie intatte, poteva dimostrarsi più pericoloso che mai.

Devo rispondergli, pensò. Devo ragionare con lui.

Ma come? Che cosa poteva dire per non farlo infuriare di più?

Infine, le venne in mente che Hatcher poteva non comprendere totalmente ciò che stava succedendo.

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