Tracce di Omicidio - Блейк Пирс 4 стр.


“La sua automobile si trova qui a casa?” chiese Brody mentre imboccavano una lunga rampa di scale.

“Onestamente non lo so. Non riesco a credere che non mi sia venuto in mente di controllare. Lasciatemi chiedere a Lupe.”

Prese il cellulare e usò quella che sembrava una funzione walkie-talkie.

“Lupe, sai se la macchina di Kendra è nel garage?” La risposta fu quasi immediata.

“No, dottor Burlingame. Ho controllato quando ha chiamato prima. Non c’è. E sistemando i vestiti ho anche notato che una delle sue piccole valigie da viaggio manca dal suo armadio.”

Burlingame sembrava perplesso.

“Strano,” disse.

“Che cosa?” chiese Keri.

“Non capisco che ragione avrebbe potuto avere per portare la valigia da qualche parte. Ha una sacca da viaggio che usa quando va in palestra e usa un borsa porta-abiti se intende mettersi l’abito da ballo sul luogo del galà. Usa le valigie come bagagli a mano solo quando viaggiamo davvero.”

Dopo la rampa di scale e un lungo corridoio, raggiunsero la camera padronale. Brody, senza fiato per la lunga camminata, si portò le mani ai fianchi, bloccò il petto e respirò affannosamente.

Keri analizzò appieno la stanza. Era enorme, più grande dell’intera casa galleggiante. L’enorme letto a baldacchino era fatto. Una grande volta flessuosa lo circondava, facendolo sembrare una nuvola quadrata. Lo spazioso balcone, con la porta spalancata, si affacciava a ovest, offrendo una vista sull’oceano pacifico.

Un grande televisore a schermo piatto, che sicuramente raggiungeva i settantacinque pollici, era appeso a una parete. Gli altri muri erano decorati con gusto con dipinti e fotografie della coppia felice. Keri si avvicinò per osservarne una.

Dovevano essere in vacanza, in un luogo caldo con l’oceano sullo sfondo. Jeremy indossava una camicia rosa button-down ben stirata lasciata ricadere fuori dai pantaloni, e un paio di shorts scozzesi attillati. Indossava gli occhiali da sole e il sorriso era leggermente strano e forzato, era il sorriso di un uomo che non si sentiva a suo agio a farsi fotografare.

Kendra Burlingame indossava un prendisole turchese con sandali a gabbia col tacco basso e largo che le si avvolgevano sulle caviglie. La pelle abbronzata risaltava sul vestito. I capelli neri erano legati in una coda di cavallo allentata e teneva gli occhiali da sole sulla testa. Aveva un sorriso aperto, come se avesse appena smesso di ridere e riuscisse a malapena a trattenersi. Era alta come il marito, con gambe lunghe e occhi acquamarina che si abbinavano all’acqua che aveva alle spalle. Era inclinata verso di lui e il marito la avvolgeva con naturalezza col braccio alla vita sottile. Era incredibilmente bella.

“Quindi l’ultima volta che ha visto sua moglie quand’è stata?” chiese Keri. Rivolgeva la schiena a Burlingame, ma poteva vederne il riflesso nel vetro della cornice.

“Qui,” disse, e il viso preoccupato non nascondeva nulla, per quanto ne capisse Keri. “È stato ieri mattina. Dovevo partire presto per andare a San Diego a supervisionare una procedura complicata. Era ancora a letto quando le ho dato un bacio per salutarla. Probabilmente erano circa le sei e quarantacinque.”

“Era sveglia quando se n’è andato?” chiese Brody.

“Sì. C’era la tv accesa. Stava guardando il telegiornale locale per sentire le previsioni meteo per il galà di stasera.”

“E ieri mattina è stata l’ultima volta che l’ha vista?” chiese di nuovo Keri.

“Sì, detective,” disse, per la prima volta con un tono leggermente infastidito. “Ormai a questa domanda ho risposto molte volte. Posso farle io una domanda?”

“Certo.”

“Lo so che dobbiamo seguire un procedimento metodico. Ma nel frattempo può per favore far controllare ai suoi i GPS del telefono e della macchina di Kendra? Magari ci possono aiutare a localizzarla.”

Keri si aspettava che le facesse quella domanda. Hillman aveva ovviamente chiesto ai tecnici di dedicarsi a quel lavoro nel momento in cui il caso era stato aperto. Ma aveva tenuto per sé quel dettaglio proprio per questo momento. Voleva valutare come avrebbe reagito alla sua risposta.

“È una buona idea, dottor Burlingame,” disse, “ed è per questo che l’abbiamo già fatto.”

“E che cosa avete scoperto?” chiese Burlingame pieno di speranza.

“Niente.”

“Niente? Come può essere, niente?”

“Entrambi i GPS, quello del telefono e quello della macchina, sono stati spenti.”

Keri, in piena allerta, osservò con attenzione la reazione di Burlingame.

Lui la fissava, sconvolto.

“Spenti? Com’è possibile?”

“È possibile solo se viene fatto intenzionalmente, da qualcuno che non voleva che né il telefono né la macchina venissero trovati.”

“Vuol dire che è stato un rapitore che non vuole che mia moglie venga ritrovata?”

“È possibile,” rispose Brody. “Oppure è lei che non vuole essere trovata.”

L’espressione di Burlingame passò dallo stupore all’incredulità.

“Sta dicendo che mia moglie se n’è andata per conto suo cercando di nascondere la sua meta?”

“Non sarebbe la prima volta,” disse Brody.

“No. Non ha senso. Kendra non è il tipo di persona che farebbe una cosa del genere. E poi non aveva ragioni per farlo. Il nostro matrimonio va bene. Ci amiamo. Adora lavorare per la fondazione. Adora quei bambini. Non se ne andrebbe così abbandonando tutto quanto. Lo saprei se ci fosse qualcosa che non va. Lo saprei di certo.”

All’orecchio di Keri sembrava quasi implorare, come un uomo che cerca di autoconvincersi. Sembrava del tutto perduto.

“Ne è sicuro?” gli chiese. “A volte abbiamo dei segreti, cose che nascondiamo persino alle persone che amiamo. C’è qualcun altro con cui potrebbe essersi confidata, oltre che con lei?”

Burlingame sembrava non sentirla. Si sedette sul bordo del letto, scuotendo la testa lentamente, come se quel gesto potesse scacciargli il dubbio di mente.

“Dottor Burlingame?” gli chiese ancora Keri con delicatezza.

“Uhm, sì,” disse, ridestandosi. “La sua migliore amica è Becky Sampson. Si conoscono dai tempi del college. Sono state a una riunione della scuola insieme un paio di settimane fa e Kendra sembrava un po’ agitata quando è tornata, ma non ha detto il perché. Vive dalle parti della Robertson. Magari Kendra le ha detto qualcosa.”

“Benissimo, ci metteremo in contatto con lei,” lo rassicurò Keri. “Nel frattempo faremo venire qui un’unità scena del crimine perché faccia un controllo approfondito della casa. Noi seguiremo l’ultima localizzazione nota della macchina e del telefono di sua moglie prima che i GPS fossero disabilitati. Mi sente, dottor Burlingame?”

L’uomo sembrava essere caduto in uno stupore intorpidito, fissava dritto davanti a sé. Al sentire il suo nome, batté le palpebre e sembrò tornare alla realtà.

“Sì, unità scena del crimine, controllo GPS. Ho capito.”

“Dobbiamo anche verificare tutti i suoi spostamenti di ieri, inclusa la trasferta a San Diego,” disse Keri. “Dobbiamo contattare tutte le persone che ha visto laggiù.”

“Dobbiamo solo fare il nostro lavoro,” aggiunse Brody, in un goffo tentativo di essere diplomatico.

“Lo capisco. Sono sicuro che il marito di solito è il principale sospettato quando scompare una donna. Ha senso. Farò una lista di tutti quelli con cui ho interagito e vi darò i loro numeri. Ne avete bisogno adesso?”

“Il prima possibile,” disse Keri. “Non voglio essere brutale ma lei ha ragione – il marito di solito è il primo sospettato. E prima possiamo escludere questa possibilità, più velocemente possiamo passare ad altre teorie. Manderemo qui alcuni agenti a mettere in sicurezza tutta l’area. Nel frattempo apprezzerei molto che lei e Lupe veniste con noi in giardino dove io e il detective Brody abbiamo parcheggiato. Aspetteremo lì finché non saranno arrivati i nostri colleghi e finché la CSU non potrà cominciare a occuparsi della scena.”

Burlingame annuì e uscì dalla camera trascinando i piedi. Poi, improvvisamente, infilò la testa nella stanza e fece una domanda.

“Quanto tempo ha, detective Locke, presumendo che sia stata rapita? So che è tutta questione di tempo in questi casi. Quando tempo, realisticamente, crede che abbia?”

Keri lo guardò severa. Non c’era astuzia nei suoi occhi. Sembrava aggrapparsi sinceramente a qualcosa di razionale e concreto. Era una buona domanda, a cui Keri aveva bisogno di rispondere anche per se stessa.

Fece rapida a mente qualche calcolo. I numeri a cui giunse non erano buoni. Ma non poteva essere così diretta con il marito di una potenziale vittima. Quindi gli alleggerì un po’ la cosa senza mentire.

“Senta, dottore. Non le mentirò. Ogni secondo conta. Ma abbiamo ancora un paio di giorni prima che le piste comincino a raffreddarsi. E riverseremo le nostre maggiori risorse nella ricerca di sua moglie. C’è ancora speranza.”

Ma dentro di sé, il calcolo era molto meno incoraggiante. Di solito, le settantadue ore erano il limite finale. Quindi, presumendo che fosse stata rapita il giorno prima in mattinata, avevano poco meno di quarantotto ore per trovarla. A voler essere ottimisti.

CAPITOLO CINQUE

Keri percorse il corridoio del Cedars-Sinai Medical Center il più velocemente possibile dato il corpo dolorante. La casa di Becky Sampson si trovava a pochi isolati di distanza dall’ospedale, quindi Keri non si sentiva troppo in colpa a fare quella breve sosta per vedere come stava Ray.

Però, mentre si avvicinava alla sua stanza, sentiva il recente e familiare nervosismo che le agitava lo stomaco. Come avrebbero rimesso le cose di nuovo a posto tra di loro, quando c’era quel segreto che condividevano ma di cui non riuscivano a parlare apertamente? Mentre raggiungeva la stanza, Keri si decise per quella che, sperava, sarebbe stata una soluzione temporanea. Avrebbe finto.

La porta era aperta e Keri vide che Ray dormiva. Non c’era nessun altro nella stanza. L’ultimo contratto di lavoro con la città che era stato stipulato in merito all’ospedalizzazione degli agenti prevedeva l’uso di stanze singole qualora disponibili, quindi ne aveva una piuttosto carina. Aveva la vista sul quartiere di Hollywood Hills e un grande televisore, che era acceso ma senza volume. Dava su un vecchio film con Sylvester Stallone che gareggiava a braccio di ferro.

Ovvio che si sia addormentato.

Keri si avvicinò e studiò il suo partner che dormiva. Steso sul letto, con una vestaglia da ospedale a motivi floreali larga più o meno quanto il suo corpo, Ray Sands sembrava molto più fragile del solito. Normalmente la sua stazza di afroamericano da un metro e novanta per cento chili era intimidatoria, così come la sua testa completamente pelata. Si era decisamente guadagnato il soprannome di “Big.”

Con le palpebre abbassate l’occhio destro, quello di vetro che aveva perso in un incontro di pugilato anni prima, non si vedeva. Nessuno avrebbe potuto indovinare che l’uomo di quarant’anni che in quel momento giaceva su un letto d’ospedale con accanto la scodella intonsa di gelatina rossa Jell-O una volta fosse stato Ray Sands, “The Sandman”, un vincitore del bronzo olimpico e un contendente dei pesi massimi un tempo considerato il favorito per il titolo. Certo, tutto questo prima che un mancino sottovalutato con un gancio sinistro brutale gli distruggesse l’occhio e con un solo pugno ponesse fine alla sua carriera, all’età di ventotto anni.

Dopo aver dato i numeri per un po’, Ray aveva ritrovato il controllo e aveva lavorato per diventare uno degli investigatori più stimati del dipartimento. E con la pensione imminente di Brody, era in coda per prendere il suo posto nella Furti con omicidio.

Keri osservò fuori le colline distanti, chiedendosi come sarebbero stati di lì a sei mesi, quando non sarebbero più stati partner né nemmeno nella stessa unità. Scacciò via il pensiero, non volendo immaginare la sua vita senza l’unica influenza stabile che aveva dal rapimento di Evie.

Improvvisamente ebbe la sensazione di essere osservata. Abbassò lo sguardo e vide che Ray era sveglio, e la guardava in silenzio.

“Come va, Puffetta?” scherzò. Adoravano prendersi in giro l’uno con l’altra per l’enorme differenza di stazza che avevano.

“Bene; e tu come ti senti oggi, Shrek?”

“Un po’ stanco, a essere onesto. Ho finito un grosso allenamento poco fa. Sono andato fino in fondo al corridoio e poi sono tornato indietro. Occhio, LeBron James, ti sto alle calcagna.”

“Hanno programmato la tua uscita?” chiese Keri.

“Hanno detto forse per la fine della settimana, se le cose procedono bene. Poi ci vorranno due settimane di riposo a letto, a casa. Se va tutto bene, mi sarà permesso di occuparmi del lavoro di ufficio su basi limitate. Presumendo che nel frattempo non mi sia sparato io dalla noia.”

Keri rimase in silenzio per un attimo, rimuginando su come proseguire. Una parte di lei voleva dire a Ray di prendersela comoda, di non esagerare per tornare al lavoro. Certo, dirlo sarebbe stato ipocrita, dato che era esattamente quello che non stava facendo lei. E sapeva che lui le avrebbe detto proprio la stessa cosa.

Ma si era beccato la pallottola salvandole la vita. Lei si sentiva responsabile. Si sentiva protettiva nei suoi confronti. E sentiva altre cose a cui non era tanto pronta a pensare, al momento.

Infine, decise che fornirgli una distrazione su cui concentrarsi sarebbe stato meglio che fargli una lezioncina.

“Su quella falsariga, potresti essermi utile con un caso che ho appena preso. Ti andrebbe di mescolare un po’ di indagini al tuo Jell-O?” chiese.

“Prima di tutto, congratulazione per essere tornata sul campo. Secondo, che ne dici di saltare il Jell-O e passare subito al caso?”

“Okay. Ecco i fondamentali. Non si hanno notizie di Kendra Burlingame, un’esponente dell’alta società di Beverly Hills sposata con un chirurgo plastico di successo, da quando ieri mattina…”

“Ieri che giorno era?” la interruppe Ray. “Gli antidolorifici mi rendono difficile ricordare, sai, i giorni della settimana.”

“Ieri era lunedì, Sherlock,” disse Keri in modo irriverente. “Suo marito dice di averla vista per l’ultima volta alle sei e quarantacinque del mattino, prima di partire per San Diego per sovrintendere a un’operazione. Ora sono le due e quaranta del pomeriggio di martedì, quindi è sparita da circa trentadue ore.”

“Presumendo che il marito stia dicendo la verità. Conosci la prima regola quando scompare una moglie – è stato il marito.”

Keri era infastidita dal fatto che tutti, incluso il suo apparentemente illuminato partner, dovessero costantemente ricordarglielo. Quando rispose, non riuscì a non usare un tono sarcastico.

“Oh, davvero, Ray, è la prima regola? Aspetta che me la scrivo perché è la prima volta che la sento. Hai altre perle di saggezza da condividere, oh grande saggio? Magari che il sole è caldo? O che il cavolo riccio sa di stagnola?”

“Sto solo dicendo…”

“Credimi, Ray, lo so. E lui è attualmente il sospettato numero uno. Ma lei potrebbe anche essersene andata da sola. Penso che per l’adempimento professionale della legge sarebbe utile seguire altre piste, non credi?”

“Sì. In quel modo avrai una scusa convincente quando lo arresterai.”

“È bello vederti usare le tue scrupolose capacità investigative, invece di saltare a conclusioni infondate,” disse Keri ironica, cercando di non sorridere.

“È così che mi muovo io. Allora, che hai in programma?”

“Quando me ne andrò di qui andrò dalla migliore amica di Kendra. Vive appena dietro l’angolo. Il marito ha detto che Kendra si è comportata in modo strano dopo che le due erano tornate da una riunione di vecchi compagni di scuola.”

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