Keri sapeva come gestirla. Entrò rapidamente e silenziosamente, estraendo un manganello di gomma dalla tasca interna della giacca. Lupita sgranò gli occhi e Keri capì che il cliente se ne era accorto. Stava per voltarsi per guardarsi alle spalle quando il manganello venne in contatto con la sua nuca. Cadde in avanti, collassando sopra alla ragazza, privo di sensi.
Keri si portò un dito alle labbra, indicando a Lupita di stare zitta. Fece il giro del letto per assicurarsi che il cliente fosse davvero svenuto. Lo era.
“Lupita?” chiese.
La ragazza annuì.
“Sono la detective Locke,” disse trascurando di dire che, per il momento, non era tecnicamente una detective. “Non ti preoccupare. Se facciamo presto questo non deve essere un problema. Quando il protettore ti chiede qualcosa, ecco cos’è successo: è entrato un tipo basso con un cappuccio e ha messo fuori gioco il cliente, e gli ha rubato il portafogli. Non gli hai mai visto la faccia. Ha minacciato di ucciderti se avessi detto una parola. Quando me ne andrò da questa stanza, conta fino a venti e comincia a gridare per chiedere aiuto. Non puoi essere colpevolizzata per niente al mondo. Capito?”
Lupita annuì di nuovo.
“Okay,” disse Keri frugando tra le tasche dei jeans dell’uomo e prendendogli il portafogli. “Non penso che rimarrà svenuto per più di uno o due minuti, perciò andiamo al punto. Susan ha detto che hai sentito dei ragazzi dire che il Vista sarà domani. Lo sai chi ne stava parlando? Uno dei due era il tuo protettore?”
“Ah-ah,” sussurrò Lupita. “Non ho riconosciuto le voci. E quando ho guardato in corridoio se n’erano andati.”
“Va bene. Susan mi ha detto quello che hanno detto di mia figlia. La cosa su cui voglio che ti concentri è il posto. So che tengono sempre questi Vista a Hollywood Hills. Ma sono stati più specifici? Hanno nominato una strada? Dei punti di riferimento?”
“Non hanno nominato strade. Ma uno dei due si lamentava del fatto che sarebbe stata una rottura peggio dell’anno scorso, perché era recintato. Anzi, ha detto ‘la proprietà è recintata.’ Perciò presumo che sia più di una semplice casa.”
“Davvero molto utile, Lupita. Altro?”
“Uno di loro ha detto di essere triste perché non sarebbero stati abbastanza vicini da vedere la scritta di Hollywood. Immagino che l’anno scorso la casa fosse proprio lì vicino. Però stavolta saranno troppo lontani, in una zona diversa. Aiuta?”
“A dire il vero sì. Significa che probabilmente si trova più vicino a West Hollywood. Restringe il cerchio. È davvero utile. Dell’altro?”
L’uomo sopra di lei gemette piano e cominciò a muoversi.
“Non mi viene in mente niente,” borbottò Lupita, a malapena udibile.
“Va benissimo. È più di ciò che avevo prima. Sei stata di grande aiuto. E se decidi di voler uscire da questa vita, puoi contattarmi tramite Susan.”
Lupita, nonostante la sua situazione, sorrise. Keri si tolse il berretto, estrasse un cappuccio nero dalla tasca e lo indossò. Aveva delle piccole fessure per gli occhi e la bocca.
“Ora ricorda,” disse con voce profonda per nascondere la propria, “aspetta venti secondi o ti ammazzo.”
L’uomo sopra a Lupita stava rinvenendo, perciò Keri si voltò e corse fuori dalla stanza. Si precipitò giù per il corridoio ed era a metà delle scale quando udì delle grida di aiuto. Le ignorò e raggiunse la porta principale, dove si levò il cappuccio, lo rinfilò in tasca, e si mise il berretto.
Rovistò nel portafogli dell’uomo e, dopo aver preso i soldi – in tutto ventitré dollari – lo buttò in un angolo vicino alla porta. Con più naturalezza possibile, riattraversò la strada fino alla macchina. Montando riusciva a sentire le urla di uomini arrabbiati che andavano nella stanza di Lupita.
Quando fu alla larga dalla zona, chiamò Ray per vedere se aveva avuto fortuna con la sua pista. Lui rispose dopo uno squillo e dalla sua voce lei capì che non era andata bene.
“Che c’è che non va?” gli chiese.
“È un vicolo cieco, Keri. Sono tornato indietro di dieci anni e non riesco a trovare il verbale di un’ex star bambina trovata con la gola tagliata. Ho però trovato un verbale di una ex attrice bambina di nome Carly Rose che ha passato un brutto momento e che è scomparsa quando era un’adolescente. Adesso dovrebbe avere sui vent’anni. Potrebbe facilmente essere lei. O potrebbe essere morta di overdose su un tunnel della metro e non essere più stata ritrovata. Difficile saperlo. Ho trovato anche verbali di altre ragazze tra gli undici e i quattordici anni che corrispondono a una descrizione simile – tagli alla gola. I corpi sono stati lasciati in delle discariche o persino agli angoli di strada. Però di solito sono ragazze che sono state sulla strada per un po’. E sono molto distanziate in ordine di tempo.”
“A me sembra che abbia davvero senso,” disse Keri. “Questa gente probabilmente non ha avuto rimorsi a gettare i corpi delle ragazze che lavoravano sulla strada o che non avevano famiglia. Ma non volevano attirare l’attenzione lasciando i corpi delle ragazze di buona famiglia che recentemente erano state rapite o di una ragazza ben nota. Quelle potevano dare il via a vere indagini. Scommetto che queste ragazze sono state bruciate, seppellite, o buttate nell’oceano. Sono quelle di cui non si sarebbe occupato nessuno che buttavano in giro.”
Keri scelse di ignorare il fatto di aver detto tutto ciò in modo così pratico. Se si fosse soffermata sulla cosa, si sarebbe preoccupata di quanto avesse preso l’abitudine a quel tipo di atrocità.
“Funziona,” disse, d’accordo, Ray, ugualmente imperturbato. “Potrebbe anche spiegare il buco di anni. Se un anno usavano una prostituta di strada e poi usavano qualche ragazzina rapita della periferia prima di tornare a un’altra prostituta adolescente, sarebbe stato più difficile stabilire uno schema. Cioè, se una prostituta adolescente con la gola tagliata si fa vedere una volta l’anno, la cosa potrebbe anche generare interesse.”
“Giusto,” disse Keri. “Così che non ci fosse nulla con cui andare avanti.”
“Na. Scusami. Tu hai avuto più fortuna?”
“Un pochino,” disse. “Sulla base di quel che ha detto Lupita, pare che il posto possa essere a West Hollywood, in una proprietà recintata.”
“È promettente,” notò Ray.
“Immagino di sì. Ce n’è un migliaio di robe così su quelle colline.”
“Possiamo chiedere a Edgerton di fare un riferimento incrociato per vedere se i titoli di proprietà corrispondono a qualcuno che conosciamo. Con le aziende finte probabilmente è un salto nel buio. Ma non si può mai sapere a cosa può arrivare quel ragazzo.”
Era vero. Il detective Kevin Edgerton era un genio quando si trattava di informatica. Se c’era qualcuno che poteva carpire collegamenti significativi, quello era lui.
“Okay, fa’ che se ne occupi lui,” disse Keri. “Ma faglielo fare fuori radar. E non dargli troppi dettagli. Meno persone sanno che cosa sta succedendo, meno possibilità ci sono che qualcuno inavvertitamente si faccia sfuggire qualcosa che metta sull’avviso le persone sbagliate.”
“Capito. Tu che cosa farai?”
Keri ci pensò per un attimo e si accorse di non avere nuove piste da seguire. Ciò significava che doveva fare quello che faceva sempre quando si trovava davanti un muro di mattoni – star tranquilla. E c’era una sola persona, capì, con cui aveva sicuramente bisogno di un tranquillo inizio.
“A dire il vero,” disse, “puoi chiedere a Castillo di chiamarmi, ma facendoglielo fare fuori, usando il suo cellulare?”
“Okay. A che cosa stai pensando?” chiese Ray.
“Sto pensando che è ora che familiarizzi di nuovo con una vecchia amica.”
CAPITOLO QUATTRO
Keri aspettava ansiosamente in macchina guardando l’orologio mentre se ne stava fuori dagli uffici di Weekly L.A., il giornale alternativo dove aveva chiesto all’agente Jamie Castillo di vedersi. Era anche il luogo in cui la sua amica Margaret “Mags” Merrywether lavorava come editorialista.
Il tempo stava stringendo. Erano già le 12:30 di venerdì, pressappoco a trentasei ore da quando sua figlia sarebbe stata stuprata e uccisa in modo rituale per il piacere di un gruppo di benestanti uomini dall’animo malato.
Keri vide Jamie percorrere la strada e si scacciò i pensieri oscuri dalla mente. Aveva bisogno di concentrarsi su come impedire la morte di sua figlia, non di ossessionarsi sulla sgradevolezza di come avrebbe potuto svolgersi la cosa.
Come aveva richiesto, Jamie indossava un cappotto civile sopra l’uniforme per attirare meno l’attenzione. Keri la salutò con la mano dal sedile del conducente, ottenendo la sua attenzione. Jamie sorrise e andò verso la macchina, i capelli scuri che si sollevavano nell’amaro vento nonostante fossero raccolti all’indietro in una coda di cavallo. Era più alta di Keri di qualche centimetro, e anche più atletica. Era una fanatica del parkour e Keri aveva visto cosa poteva fare se costretta.
L’agente Jamila Cassandra Castillo non era ancora una detective. Ma Keri era sicura che quando ce l’avrebbe fatta sarebbe stata una detective fantastica. Oltre alle sue capacità fisiche, era tosta, sveglia, inarrestabile e leale. Aveva già messo la sua sicurezza, e persino il suo lavoro, a rischio per Keri. Se non fosse già stata partner di Ray, Keri sapeva quale sarebbe stata la sua scelta successiva.
Jamie montò in macchina con cautela, facendo involontariamente una smorfia, e Keri ricordò perché. Durante la caccia al sospettato che aveva causato a Keri le ferite attuali, Jamie si era trovata nelle vicinanze di una bomba che era esplosa nell’appartamento del tipo. Aveva ucciso un agente dell’FBI, ne aveva gravemente ustionato un altro, e aveva lasciato Ray con un pezzo di vetro nella gamba destra, cosa che da allora lui non aveva più menzionato. Jamie era finita con una commozione e alcuni seri lividi.
“Non sei stata dimessa dall’ospedale appena oggi?” chiese Keri incredula.
“Già,” disse con orgoglio nella voce. “Mi hanno lasciata andare stamattina. Sono andata a casa, mi sono messa l’uniforme, e sono arrivata al lavoro con dieci minuti di ritardo. Il tenente Hillman è stato tollerante, però.”
“Come vanno le orecchie?” chiese Keri facendo riferimento alla perdita di udito di cui aveva sofferto Jamie negli istanti successivi all’esplosione della bomba.
“Ti sento bene adesso. Ci sono dei fischi intermittenti. Il dottore dice che dovrebbe andar via tutto in una settimana o due. Nessun danno permanente.”
“Non ci credo che oggi lavori,” borbottò Keri scuotendo la testa. “E non ci credo che ti sto chiedendo di dare il massimo il tuo primo giorno di ritorno al lavoro.”
“Non è un problema,” la rassicurò Jamie. “Avevo bisogno di uscire per un po’. Tutti mi trattavano come una bambola di porcellana. Ma devo tornare subito o finisco col perdere tempo. Ho portato quello che mi hai chiesto, però.”
Prese un documento dalla borsa e lo porse a Keri.
“Grazie.”
“Nessun problema. E, prima che me lo chiedi, ho usato lo username ‘generale’ quando ho fatto ricerche nel database, quindi non arriveranno a me. Presumo che ci sia una ragione per cui non volevi che usassi il mio ID. E presumo anche che ci sia una ragione per cui non mi hai detto niente sul perché hai chiesto questa roba.”
“Presumi correttamente,” disse Keri sperando che Jamie lasciasse le cose così.
“E presumo che non mi dirai che cosa sta succedendo né che mi permetterai di aiutarti in qualche modo, vero?”
“È per il tuo bene, Jamie. Meno sai meglio è. E meno persone sanno che mi hai aiutata, meglio è per quello che sto facendo.”
“Okay. Mi fido di te. Ma se scopri che a un certo punto della strada ti serve aiuto, hai il mio numero.”
“Sì,” disse Keri stringendo appena la mano a Castillo.
Aspettò finché l’agente non fu tornata alla sua auto e non si fu immessa in strada prima di smontare dalla sua. Stringendo il documento che Castillo le aveva dato forte contro al corpo, Keri si precipitò su per i gradini e nell’edificio del Weekly L.A., dove Mags e, si sperava, alcune risposte, la stavano aspettando.
*
Due ore dopo, si sentì bussare alla porta della sala conferenze dove Keri aveva messo su un ufficio e stava esaminando documenti. La larga tavola nel centro della stanza era coperta di carte.
“Chi è?” chiese. La porta si aprì leggermente. Era Mags.
“Davo solo un’occhiata,” disse. “Volevo vedere se volevi una mano, tesoro.”
“A dire il vero, una piccola pausa mi farebbe bene. Entra.”
Mags entrò, chiuse a chiave la porta dietro di lei, si assicurò che le tendine fossero ancora del tutto chiuse in modo che nessuno potesse vedere dentro, e si avvicinò. Ancora una volta, Keri si meravigliò di essere diventata amica con quella che essenzialmente era una versione vivente di Jessica Rabbit.
Margaret Merrywether era alta più di un metro e ottanta, anche senza i tacchi che di solito usava. Statuaria, con pelle bianco latte, ampie curve, rossi capelli fiammanti in tinta con le labbra rosso rubino e luminosi occhi verdi, sembrava essere uscita dalle pagine di una rivista di alta moda per amazzoni.
E tutto questo prima che aprisse la bocca per rivelare un accento che ricordava Rossella O’Hara, solo leggermente eroso da una lingua al vetriolo che faceva più Rosalind Russell in La signora del venerdì. Solo quel tono vagamente caustico accennava all’alter ego di Margaret (Mags per gli amici). Era venuto fuori che scriveva anche sotto allo pseudonimo di “Mary Brady,” l’editorialista scandalistica del giornale alternativo che aveva portato al crollo politici locali, che aveva scoperto abusi aziendali, e sfidato poliziotti corrotti.
Mags era anche una madre di due figli felicemente divorziata, resa ancor più benestante dopo aver diviso la sua strada da quel banchiere del suo ex marito. Keri l’aveva conosciuta lavorando a un caso, e dopo l’inziale sospetto che l’intera sua immagine pubblica fosse una specie di elaborata forma di performance art, era fiorita un’amicizia. Keri, che non aveva molti amici al di fuori del lavoro, era felice di essere quella noiosa per una volta.
Mags sedette accanto a Keri e guardò il collage di documenti della polizia e ritagli di giornale disseminati sul tavolo.
“Allora, tesoro, mi hai chiesto di raccogliere copie di ogni articolo che il giornale abbia mai scritto su Jackson Cave. E vedo che hai chiesto a qualcuno del dipartimento di fare lo stesso con tutto ciò che hanno su di lui. Poi ti sei chiusa qui per due ore. Sei pronta a dirmi che cosa succede?”
“Sì,” disse Keri. “Ma prima dammi un attimo.”
Si alzò, estrasse un rilevatore di microspie dalla borsa e procedette a vagliare l’intera sala conferenze. Mags sollevò le sopracciglia, ma non parve sconvolta.
“Sai, tesoro,” cominciò, “difficile che io sia il tipo da dirti che sei troppo cauta. Ma faccio fare a livello professionale questa roba due volte a settimana.”
“Non ho dubbi,” disse Keri. “Ma grazie di assecondarmi. Questo mi è stato dato un amico patito della tecnologia di cui mi fido.”
“Qualcuno del dipartimento?” chiese Mags.
“No, a dire il vero è una guardia di sicurezza di un centro commerciale. È una storia lunga, ma diciamo solo che il tipo sa il fatto suo e mi doveva un favore, perciò quando gli ho chiesto un consiglio per un rilevatore di microspie me l’ha dato in regalo.”
“Pare una storia lunga che mi piacerebbe stare a sentire quando avremo un po’ più di tempo,” disse Mags.
Keri annuì distrattamente continuando a controllare la stanza. Mags sorrise e aspettò pazientemente. Quando Keri ebbe finito senza trovare nulla, tornò a sedersi.
“Okay, ecco che c’è,” disse, e si lanciò nella sua storia con Cave, la maggior parte della quale Mags già conosceva.