Anzi, la sua amica di recente l’aveva aiutata a ottenere informazioni da un assassino mercenario collegato a Cave. Era un uomo conosciuto solo come il Vedovo Nero, una figura misteriosa che guidava una Lincoln Continental nera senza targhe.
Mesi prima Keri aveva visto il filmato di una telecamera di sicurezza in cui lui uccideva con naturalezza l’uomo che teneva Evie, la gettava nel suo portabagagli e spariva con lei nella notte, il tutto, sospettava Keri, su ordine di Cave.
In qualche modo Mags era riuscita a trovare un modo di contattare in forma anonima il Vedovo Nero. Era venuto fuori che lui era felice di passarle una pista sul luogo in cui si trovava Evie a un prezzo considerevole. Sembrava non avere senso della lealtà, il che funzionò bene per Keri in quel caso perché le sue informazioni alla fine l’avevano portata a venire a sapere dell’esistenza dell’evento Vista.
Però, nonostante alcuni particolari, come il collegamento del Vedovo Nero, per lei fossero notizie vecchie, Mags non disse niente. Non la interruppe neanche una volta, anche se prese un blocco per prendere qualche appunto occasionale. Ascoltò meticolosamente, dall’inizio fino alla telefonata di Susan Granger di quella mattina sul fatto che Evie sarebbe stata il Premio di sangue al Vista.
Quando fu sicura che Keri avesse finito, fece una domanda.
“Capisco la difficoltà della tua situazione, Keri. E sono orripilata per te. Però ancora non capisco. Perché stai lì a fissare centinaia di carte sul signor Cave?”
“Perché sono alla frutta, Mags. Non ho altre piste. Non altri indizi. L’unica cosa che so per certo è che Jackson Cave in qualche modo è coinvolto nel caso di mia figlia.”
“Ne sei certa?” chiese Mags.
“Sì,” disse Keri. “Non penso che all’inizio lo fosse. Probabilmente non aveva idea che una delle vittime dei suoi rapitori fosse figlia mia. Dopotutto, non ero neanche una detective all’epoca. Ero professoressa al college. La sua scomparsa è la ragione per cui sono diventata una poliziotta. Non so neanche in quale momento ho attirato la sua attenzione. Ma a un certo punto deve aver messo insieme i pezzi e deve aver capito che la bambina che la detective stava cercando era stata rapita da qualcuno a cui aveva dato il lavoro lui.”
“E pensi che lui abbia cercato il luogo in cui si trova?” chiese Mags. “Pensi che sappia dov’è adesso?”
“Quelle sono due domande molte diverse. Sono sicura che a un certo punto abbia indagato su dove si trovasse. Sarebbe stato nel suo interesse conoscere le sue condizioni. Ma probabilmente molto prima di quando io ho cominciato a fiutare qualcosa su di lui. Una volta che ha sospettato che lo stavo esaminando, non ho dubbi che si sia assicurato di non poter essere collegato a lei. Sa che se io pensassi che lui può condurmi a Evie lo seguirei notte e giorno. Probabilmente teme che lo rapisca e che lo torturi per farmi dire dove si trova.”
“Lo faresti?” chiese Mags, più curiosa che accusatoria.
“Sì. Lo farei un milione di volte.”
“Anch’io,” sussurrò Mags.
“Perciò non penso che Jackson Cave sappia dove si trova mia figlia o chi ce l’abbia. Ma penso anche che conosca degli individui che conoscono degli individui che sanno dove si trova. Penso che potrebbe scoprire dove si trova in questo momento se lo volesse. E penso che potrebbe dirigerla in un luogo specifico in un dato momento, se ne avesse voglia. È questo che credo che stia succedendo. Penso che Evie sia il Premio di sangue perché lui vuole che lo sia. E in qualche modo i suoi desideri sono stati trasmessi alle persone che possono fare accadere la cosa.”
“Allora vuoi seguire quella traccia?”
“No,” disse Keri. “Il labirinto da lui a lei è troppo complicato perché lo comprenda, anche se avessi tempo illimitato, cosa che ovviamente non ho. È una tana di coniglio nella quale non scenderò. Però ho cominciato a capire che per tutto questo tempo ho visto Jackson Cave solo come un nemico, come l’orchestratore che mi tiene lontana da mia figlia, la forza malevola che ha lo scopo di distruggere la mia famiglia.”
“E non lo è?” chiese Mags, sorpresa e quasi offesa.
“Sì, lo è. Ma non è così che si vede lui. E non è quello che è stato sempre. Ho capito che devo dimenticare i miei preconcetti per imparare chi è questo tipo e che cosa lo fa agire.”
“Perché ti importa di che cosa lo fa agire?”
“Perché non posso sconfiggerlo se non capisco come pensa, quali sono i suoi moventi. E se non capisco che cos’è davvero importante per lui, nel profondo, non avrò mai una leva da usare su di lui. Ed è di questo che ho davvero bisogno, Mags – una leva. Questo tipo non mi fornirà volontariamente alcuna informazione. Ma se riesco a determinare qual è la cosa più importante per lui, magari posso usarla per riavere mia figlia.”
“Come?”
“Non ne ho idea… per il momento.”
CAPITOLO CINQUE
Quando tre ore dopo Ray entrò nella sala conferenze, Keri non aveva ancora la sua leva. Pensava però di avere un’idea più chiara di chi fosse Jackson Cave.
“Adorabile vederla, detective Sands,” disse Mags quando entrò portando sub sandwich e caffè freddi.
“Bello anche per me vederti, Rossa,” disse lui buttando i sandwich sulla tavola.
“Be’, che fantasia,” rispose in modo irritante.
Keri non era certa di quando Ray avesse cominciato a chiamare Margaret Merrywether “Rossa”, ma le piacque moltissimo. E nonostante la sua reazione del momento, Keri era piuttosto sicura che nemmeno a Mags dispiacesse.
“Ho portato i documenti finanziari e immobiliari del tipo,” disse Ray. “Ma non penso che saranno la risposta. Li ho rivisti con Edgerton, e lui non è riuscito a trovarci niente che fosse degno di nota. Ma per uno con quei soldi e quel potere, già solo questo è abbastanza degno di nota.”
“Sono d’accordo,” disse Keri. “Ma degno di nota non è abbastanza su cui agire.”
“Voleva far entrare Patterson, ma io gli ho detto di aspettare, per il momento.”
Il detective Garrett Patterson era noto col nome di “Noiosetto,” e per una buona ragione. Era il secondo miglior informatico dell’unità dopo Edgerton, ma mentre mancava dei doni intuitivi di Edgerton nel trovare collegamenti nascosti all’interno di informazioni complesse, aveva un’altra abilità. Adorava esaminare le minuzie dei verbali per trovare un piccolo ma cruciale dettaglio che gli altri si perdevano.
“Sarebbe il tipo giusto,” disse Keri dopo un momento. “Potrebbe scoprire qualcosa nei documenti immobiliari. Ma temo che non potrebbe fare a meno di dirlo a Hillman o di estendere troppo il campo di ricerca per sbaglio e far partire gli allarmi. Non voglio coinvolgerlo a meno che non restiamo senza altra scelta.”
“Potremmo arrivarci,” disse Ray. “Cioè, a meno che tu non abbia craccato il codice Cave nelle ultime ore.”
“Non direi così,” ammise Keri. “Però ho scoperto delle cose sorprendenti.”
“Tipo cosa?”
“Be’, per cominciare,” si intromise Mags, “Jackson Cave non è sempre stato uno stronzo totale.”
“Questa è una sorpresa,” disse Ray scartando un sandwich e dandogli un grosso morso. “Come mai?”
“Lavorava per l’ufficio del procuratore distrettuale,” rispose Mags.
“Era un pubblico ministero?” chiese Ray, quasi soffocandosi col cibo. “Il difensore degli stupratori e dei molestatori di bambine?”
“È stato molto tempo fa,” disse Keri. “È entrato lì subito dopo la scuola di legge alla University of Southern California – ci ha lavorato per due anni.”
“Non resisteva?” si chiese Ray.
“A dire la verità, il suo tasso di condanne era piuttosto sorprendente. Apparentemente non gli piaceva patteggiare spesso perciò ha portato la maggior parte dei casi in tribunale. Ha ottenuto diciannove condanne e due sospensioni della giuria. Non una sola assoluzione.”
“Questo è buono,” riconobbe Ray. “Allora perché ha cambiato bandiera?”
“Ho dovuto scavare un po’,” disse Keri. “È stata Mags in realtà a scoprirlo. Vuoi spiegarglielo?”
“Con grande piacere,” disse alzando lo sguardo dal mare di pagine che aveva di fronte. “Immagino che una vita di tediose ricerche ripaghi di tanto in tanto. Jackson Cave aveva un fratellastro di nome Coy Trembley. Avevano padri diversi, ma sono cresciuti insieme. Coy aveva tre anni più di Jackson.”
“Anche Coy era un avvocato?” chiese Ray.
“Difficilmente,” disse Mags. “Coy è stato nei guai con la legge per tutta l’adolescenza e fino ai trent’anni – soprattutto per piccole cose. Ma quando aveva trentun anni è stato arrestato per aggressione sessuale. Fondamentalmente è stato accusato di essersi imposto su una bambina di nove anni che viveva in fondo alla strada.”
“E Cave lo ha difeso?”
“Non ufficialmente. Ma ha preso un congedo di nove mesi dall’ufficio del procuratore subito dopo l’arresto. Non era il legale ufficiale di Trembley e il suo nome non si trova su nessun documento legale depositato presso il tribunale.”
“Sento arrivare un ‘ma’,” disse Ray.
“Senti bene, caro,” dichiarò Mags. “Ma per ragioni di tasse, il suo lavoro dichiarato in quel periodo era ‘consulente legale’. E ho paragonato il linguaggio dei ragguagli sul caso di Trembley. Alcune delle formulazioni e della logica sono molto simili ai casi più recenti di Cave. Penso che sia giusto presumere che stesse segretamente assistendo il fratello.”
“E come l’ha fatto?” chiese Ray.
“Piuttosto bene. Il caso Coy Trembley è finito con la sospensione della giuria. I pubblici ministeri stavano discutendo se riprocessarlo o meno quando il padre della bambina si è presentato a casa di Trembley e gli ha sparato cinque volte, inclusa una alla faccia. Non ce l’ha fatta.”
“Cavolo,” borbottò Ray.
“Già,” disse Keri. “È stato più o meno in quel periodo che Cave ha presentato la lettera di dimissioni all’ufficio del procuratore distrettuale. Dopo si è reso irrintracciabile per tre mesi. Poi improvvisamente è riemerso con un nuovo studio che lavorava più che altro per aziende. Ma si è anche occupato di un po’ di reati economici e finanziari e, sempre di più a mano a mano che passavano gli anni, dei lavoro pro bono per gente come il suo fratellastro.”
“Aspetta,” domandò incredulo Ray. “Devo credere che questo qui è diventato un legale della difesa per onorare la memoria del fratello morto o una cosa del genere, per difendere i diritti di mostri dalla morale grottesca?”
Keri scosse la testa.
“Non lo so, Ray,” disse. “Cave non ha quasi mai parlato del fratello nel corso degli anni. Ma quando l’ha fatto ha sempre sostenuto che Coy fosse stato accusato ingiustamente. È stato piuttosto irremovibile su questo. Penso che sia possibile che abbia cominciato a praticare con intenzioni nobili.”
“Okay. Diciamo che su questo gli do il beneficio del dubbio. Che diavolo gli è successo dopo?”
Mags riprese da lì.
“Be’, è piuttosto chiaro che la colpevolezza della maggior parte dei suoi primi clienti pro bono fosse altamente dubbiosa. Alcuni sembrano solo essere stati pescati da confronti all’americana o raccolti dalle strade. Occasionalmente riusciva a farli uscire; di solito no. Nel frattempo se ne andava in giro a tenere discorsi alle conferenze sui diritti civili – bei discorsi a dire la verità, molto appassionati. Girava persino voce che potesse candidarsi, un giorno.”
“Sembra una storia americana di successo finora,” disse Ray.
“Lo era,” disse Keri. “Cioè, fino a una decina di anni fa. È lì che ha preso il caso di uno che non corrispondeva al profilo. Era un rapitore seriale di bambini che apparentemente lo faceva per professione. E ha pagato Cave profumatamente perché lo rappresentasse.”
“Perché all’improvviso ha accettato quel caso?” chiese Ray.
“Non è chiaro al cento per cento,” disse Keri. “Il lavoro per le aziende non era ancora decollato sul serio. Perciò avrebbe potuto essere una decisione finanziaria. Forse non vedeva quel tipo sgradevole come gli altri. Le accuse contro di lui erano per rapimento mercenario, non per aggressione o molestia. Quello praticamente rapiva i bambini e li vendeva all’offerente maggiore. Era, per usare una descrizione generosa, un ‘professionista’. Qualunque fosse la ragione, Cave l’ha accettato, l’ha fatto assolvere, e poi si sono aperti gli argini. Ha cominciato ad accettare tutta una serie di clienti del genere, molti dei quali erano meno… professionali.”
“Circa nello stesso periodo,” aggiunse Mags, “il lavoro per le aziende è partito. Si è trasferito da un ufficetto di Echo Park allo stabile multipiano del centro che ha adesso. E non si è mai voltato indietro.”
“Non lo so,” disse scettico Ray. “È difficile vedere il passaggio dalle lotte libertarie per i diritti civili per gli ultimi allo squalo legale senza rimorsi che rappresenta pedofili e che verosimilmente coordina un giro di prostituzione e schiavitù di minorenni. Mi pare che ci stiamo perdendo un pezzo.”
“Be’, tu sei un detective, Raymond,” disse sarcasticamente Mags. “A maggior ragione, indaga.”
Ray aprì la bocca, sul punto di rispondere, prima di accorgersi che lo aveva preso in giro. Tutti e tre risero, contenti dell’occasione di spezzare la tensione che non si erano accorti che si era costruita. Keri tornò a parlare.
“La cosa deve essere legata a quel rapitore seriale che ha rappresentato. È stato allora che è cambiato tutto. Dovremmo esaminare meglio la cosa.”
“Che cos’hai su di lui?” chiese Ray.
“Il suo caso è una specie di vicolo cieco,” disse Mags, frustrata. “Cave lo ha rappresentato, lo ha fatto uscire, e poi l’uomo è scomparso dai radar. Non siamo state in grado di trovare niente su di lui da allora.”
“Come si chiamava?” chiese Ray.
“John Johnson,” rispose Mags.
“Mi suona familiare,” borbottò Ray.
“Davvero?” disse Keri sorpresa. “Perché non c’è quasi nulla su di lui. Pare che fosse una falsa identità. Non c’è documentazione della sua esistenza dopo l’assoluzione. È come se avesse lasciato il tribunale e poi fosse completamente scomparso.”
“Comunque quel nome mi fa suonare una campanella,” disse Ray. “Penso che sia stato prima che tu entrassi nella polizia. Hai cercato di recuperare una foto segnaletica?”
“Avevo cominciato,” disse Keri. “Ci sono settantaquattro John Johnson nel database che si sono fatti una foto segnaletica nel mese precedente al suo arresto. Non ho avuto la possibilità di guardarle tutte.”
“Ti spiace se do un’occhiata io?”
“Vai,” disse Keri, facendo apparire la finestra e facendo scivolare il laptop verso di lui. Capiva che stava seguendo un’idea e che non voleva dirla ad alta voce nel caso in cui avesse avuto torto. Mentre passava in rassegna le immagini, parlò in modo quasi assente.
“Avete detto tutte e due che era come se fosse uscito dai radar, come se fosse sparito, giusto?”
“Ah-ah,” disse Keri osservandolo attentamente, sentendo accelerare il respiro.
“Quasi come… un fantasma?” chiese.
“Ah-ah,” ripeté.
Smise di scorrere le immagini e ne fissò una sullo schermo prima di alzare lo sguardo su Keri.
“Penso che sia perché lui è un fantasma; o, più precisamente, ‘il Fantasma.’”
Ray voltò lo schermo in modo che Keri riuscisse a vedere la foto segnaletica. Mentre fissava l’immagine dell’uomo che per primo aveva condotto Jackson Cave nel suo oscuro cammino, un brivido freddo le corse giù per la spina dorsale.
Lo conosceva.
CAPITOLO SEI
Keri cercò di controllare le emozioni mentre una scarica di adrenalina le percorreva il sistema, facendole formicolare tutto il corpo.
Riconosceva l’uomo che le restituiva lo sguardo. Ma non lo conosceva come John Johnson. Quando si erano conosciuti, si faceva chiamare Thomas Anderson, ma tutti facevano riferimento a lui col nome del Fantasma.