Un Amore Come Il Vostro - Софи Лав 5 стр.


Poi Rick si schiarì la gola. “Ci mettiamo al lavoro? Sally, puoi elencare a Keira le sue apparizioni pubbliche?”

Se possibile Sally sembrava una versione persino più efficiente di Heather, perché a quanto pareva aveva previsto la domanda dell’uomo e aveva già rivolto la sua attenzione e a un ordinato taccuino appoggiato davanti a sé.

“Breakfast New York, News 24, Daily Roundup, Good Morning USA, Helen & Phil In the Morning, Katie & Joe In the Evening…”

Mentre ascoltava la lista dell’assistente, Keira rimase senza fiato. Tutti quei talk show e notiziari la volevano nei loro spettacoli? Iniziò a venirle la nausea per lo stress.

“Te la cavi bene con i giornalisti?” chiese Rick, non appena la sua assistente ebbe finito di elencare i programmi televisivi.

“Non ne ho idea,” rispose lei. “Non sono mai stata in TV.”

“Non c’è problema,” disse lui nel suo tono professionale e pratico. “Ti insegnerò io. Sally, segna Keira per l’Helen and Phil In the Morning, domani. È un ottimo show per fare pratica. Le interviste sono brevi e piuttosto informali. E soprattutto, pre-registrate. Quindi sarà perfetto in ogni caso. Passeremo agli spettacoli dal vivo non appena avremo visto come te la cavi lì, quindi Sally, prepara anche qualche programma pomeridiano.”

L’assistente non perse nemmeno un secondo. Portò subito il suo cellulare all’orecchio ed entro pochi istanti cominciò a parlare rapidamente al ricevitore. Keira non riusciva a capacitarsi della rapidità con cui tutti si stava muovendo. Lanciò un’occhiata a Elliot, che stava sorridendo come lo Stregatto, chiaramente entusiasta dell’improvviso aumento di ritmo e di pressione. A differenza di lei, l’uomo prosperava in quel genere di situazione. Ma la giovane scrittrice non poteva fare a meno di sentirsi una pedina in un gioco. Aveva sempre avuto quella sensazione al Viatorum, anche quando erano stati solo Elliot e Nina a prendere le decisioni. Ma ora, con quella squadra di gente che le organizzava la vita, era persino peggio.

“Sarà meglio cominciare a fare pratica,” disse allora Rick, ripiegando suoi fogli e alzandosi.

“Devo uscire alle cinque di questo pomeriggio,” sbottò Keira all’improvviso. “Devo andare a fare shopping con mia sorella.”

Tutti si bloccarono e la guardarono sospettosi.

“Uh, sì, certo,” rispose l’addetto stampa, raddrizzandosi la giacca.

Lei capì subito che erano stati sicuri che avrebbe rinunciato a ogni suo momento libero, e che non avevano minimamente pensato a che cosa voleva in realtà. Avevano dato per scontato che avrebbe seguito l’onda e obbedito agli ordini senza dare nessuna opinione.

Rick guardò Sally. “Fai in modo che per le cinque abbiamo finito.”

L’assistente annuì.

Una volta conclusa la riunione, il nuovo team editoriale si alzò per lasciare la sala conferenze. Keira stava per andarsene quando Elliot la chiamò.

“Posso avere un momento del tuo tempo? In privato?”

Keira guardò Rick, che in quel momento sembrava al comando.

“Ma certo,” annuì l’uomo, persino più rigidamente di quando lei aveva chiesto di potersene andare alle cinque.

Il resto dello staff lasciò la stanza e rimasero solo loro due.

“Che c’è?” gli domandò.

“Lo so che è un po’ troppo” iniziò il capo. “Ma il tuo articolo ha fatto scalpore.”

“Tra lo staff?”

“Oh, questo non mi importa,” rispose lui. “La gelosia può essere un eccellente motivatore. No, ha fatto scalpore tra gli inserzionisti.”

“Oh,” disse Keira, vagamente confusa. “Che cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che sono disposti a pagare cifre molto più alte per apparire nel Viatorum di quanto non facessero prima. Cioè, è in corso una guerra di offerte per lo spazio pubblicitario nel nostro prossimo numero e sul sito. Stiamo ricevendo moltissima attenzione.”

“È fantastico,” esclamò lei. “Ma che cosa ha a che fare con me?”

Elliot scoppiò a ridere. “Non hai molto senso degli affari, vero, Keira?”

La donna scrollò le spalle. “C’è un motivo se sono diventata una scrittrice.”

“Ottima osservazione.” Ridacchiò di nuovo. “Keira, sto dicendo che l’aumento dei nostri guadagni è merito tuo. Quindi meriti un premio.”

Solo allora iniziò a capire. “Intendi un bonus?”

“È esattamente quello che voglio dire.” Si infilò una mano in tasca e ne estrasse un pezzo di carta che fece scivolare attraverso al tavolo di vetro fino a lei.

Keira lo prese. Era un assegno. Lesse la somma.

“Cinquecento dollari? Grazie, li userò per pagare i miei mobili nuovi.”

Elliot si accigliò. “No, Keira. Sono cinquemila dollari.”

Lei quasi si strozzò. Rilesse l’assegno. Era vero, la cifra era cinque mila, non cinque cento.

“Wow. Beh… non so che cosa dire. Grazie mille.”

Il capo annuì. “Se continui così, Keira, quello sarà solo il primo di molti.”

Con una sensazione di trionfo, Keira piegò l’assegno e se lo mise in tasca. Magari diventare virale non era così male. Anche se l’idea di apparire in televisione la terrorizzava, l’assegno che aveva in tasca era un ottimo modo per sopportare la tensione.

CAPITOLO SEI

Il resto della giornata di Keira passò nella confusione più totale. Tra la pratica per le interviste con Rick e Sally (che le sembrò più un interrogatorio), le presentazioni con il nuovo e impavido team editoriale i cui nomi si dimenticò subito dopo averli sentiti, e la sfilza di riunioni, non riuscì nemmeno a fare una pausa per pranzo, né ebbe occasione di parlare con Nina.

Non appena arrivarono le cinque, uscì dall'ufficio e si mise in viaggio verso casa. Non riusciva ancora a credere a quello che stava succedendo e aveva una gran caos nella testa. Mai nella sua vita aveva pensato che la sua carriera da scrittrice potesse prendere una simile piega. In metropolitana, diretta verso il suo nuovo appartamento, fu con una certa ironia che si rese conto che non aveva scritto una singola parola per tutta la giornata.

Solo una volta che fu tornata nella sua casa vuota ebbe il tempo per riprendere fiato. Persino l’oscurità causare dalla completa mancanza di lampade era un sollievo, attenuando il mal di testa martellante provocato dalla dura giornata di lavoro.

Si sfilò le scarpe e si strofinò le caviglie doloranti, poi chiuse la porta d’ingresso e vi appoggiò contro la testa. Lasciò che gli occhi le si chiudessero e scivolò in uno stato di dormiveglia indotto dalla stanchezza.

Era ancora premuta contro il legno quando il campanello accanto a lei squillò. Si riscosse con uno scatto, ricordando che aveva in programma di vedersi con la sorella. In passato i piani dopo il lavoro non erano mai stati un problema, ma il suo corpo era esausto e pesante dopo la lunga giornata e si maledisse per aver già preso accordi con Bryn.

Si voltò e lasciò entrare la sorella. La donna aveva tra le mani una pianta in vaso.

“Un regalo per la nuova casa!” esclamò.

Keira sorrise. “Accomodati,” la invitò con un gesto.

Era la prima volta che Bryn vedeva il suo appartamento. Avanzò e si guardò attorno con una certa esitazione.

“Oh, è molto… carino,” commentò, appoggiando la pianta su un ripiano.

La scrittrice sapeva che si stava trattenendo dal dire minuscolo, ma che Bryn tenesse a freno la lingua era un passo nella giusta direzione. Conoscendola, probabilmente pensava che fosse una catapecchia. Stava cercando di essere gentile, che, in sé, era un gesto importante!

“Wow, le finestre danno su Central Park,” aggiunse poi, avvicinandosi ai vetri e guardando fuori.

“Più o meno,” rispose lei.

“È un bel panorama,” commentò con un cenno del capo.

Almeno questo era sincero, pensò Keira.

Poi Bryn si voltò dalla finestra. “Va bene, sarà meglio cominciare a darsi da fare,” disse. Lasciò cadere la borsa a terra, si chinò e vi frugò dentro fino a quando non trovò un metro a nastro. Lo tirò fuori e lo brandì. “Dobbiamo prendere le misure di tutto. Pareti. Finestre. Tutto quanto.”

Keira sollevò un sopracciglio. “Sei molto precisa, non credi?”

“Ma è ovvio,” rispose lei. “Voglio che questo posto sia più perfetto possibile. Ho già una visione. Lo sai quanto mi piace arredare.”

La giovane donna scoppiò a ridere. “Va bene. Ma ricorda che è il mio appartamento, quindi non esagerare.”

Ma Bryn non ascoltava. Era già partita con il metro a nastro, canticchiando tra sé e sé, una donna con una missione.

*

Non appena Bryn ebbe finito di misurare fino all’ultimo spigolo, uscirono per prendere la sua auto e andare al negozio di mobili. La donna entrò nel centro commerciale con passo leggero seguita da Keira, e prese subito ad analizzare le corsie. Iniziarono dalla zona della sala da pranzo.

“Mi sono dimenticata di chiederti,” disse mentre avanzavano tra le file di tavoli e i set di sedie. “Che budget hai per la casa nuova?”

Keira ripensò all’assegno di Elliot, che era ancora nella sua tasca. Se il capo era serio quando le aveva assicurato che ne sarebbero arrivati altri, in teoria avrebbe potuto usarlo tutto. Ma era troppo prudente per farlo. Oltretutto, era così abituata a ritrovarsi senza la terra sotto i piedi all’improvviso che non riusciva a permettersi di mettersi comoda. L’ultima volta che aveva ricevuto una grossa somma di denaro l’aveva sprecata tutta per il viaggio cancellato di Shane a New York.

“Uhm, ho qualche risparmio,” rispose, scegliendo una mezza verità. “Ma preferirei non usarli tutti. Non esageriamo.”

“Certo,” disse la sorella distrattamente, già concentrata su un elegante tavolino in vetro da bistrot e due sedie abbinate in vetro e metallo. Era ovvio che non fosse davvero interessata al suo budget.

“Non è splendido?” chiese, girandosi verso Keira con un sorrisone. “Ed è delle dimensioni perfette per la tua finestra. Immagina di sederti con un bicchiere di vino in mano e di affacciarti su Central Park.”

Keira tirò fuori la lingua facendo una smorfia. “Sembra più adatto a te che a me. È un po’ troppo moderno per i miei gusti. Lo sai che a me piace lo stile vintage.”

“Pensa solo che un giorno questo sarà vintage,” cercò di convincerla Bryn. “Tra un sacco di tempo.”

Lei ridacchiò. “Non è così che funziona e lo sai. Davanti alla finestra preferirei una sedia con un poggiapiedi, una coperta a quadri e dei cuscini floreali spaiati. Un posto dove possa mettermi a sedere e a leggere, non dove darmi all’alcol.”

A quella dichiarazione fu Bryn a fare una smorfia. “Ed è per questo che arrederò io casa tua. Lasciata a te stessa, probabilmente copriresti le pareti di stoffa, spargeresti cuscini ovunque per terra e ti riterresti già soddisfatta.”

Keira roteò gli occhi per l’esagerazione della sorella.

“Andiamo, sorellina. Ho pianificato tutto,” continuò lei. “E questo tavolo è perfetto per la mia visione.” Appoggiò le mani sul ripiano di vetro. “Mi parla. Devi prenderlo.”

La giovane scrittrice scosse la testa e sospirò. Fare shopping con Bryn sarebbe stato molto più difficile del previsto.

Proprio allora, una donna dall’altro capo della corsia si avvicinò a loro. Aveva un’espressione emozionata sul volto. Il primo istinto di Keira le disse che era una commessa pagata su commissione, e che stava per farle una proposta fantastica che non poteva perdersi. Ma poi la sconosciuta disse qualcosa che la destabilizzò.

“Scusate se vi interrompo, ma tu sei Keira del Viatorum?” domandò.

Keira la fissò, stupefatta. Anche se era già stata riconosciuta in pubblico, in passato le era successo all’estero. Che le stesse capitando nel suo quartiere, mentre stava facendo qualcosa di tanto banale come lo shopping, lo rese ancora più scioccante.

“Sì, sono io,” rispose, sentendo le guance che si coloravano di rosso.

“Sono una tua grande fan,” esclamò la donna. “Non è che possiamo fare una foto?”

Keira guardò Bryn, che stava sorridendo entusiasta. Alla fine scrollò le spalle. “Immagino di sì. Certo.”

“Faccio io,” si offrì la sorella senza perdere un istante. “Così puoi esserci anche tu.”

La donna la ringraziò, poi mise un braccio attorno alle spalle di Keira e premette una guancia contro la sua per lo scatto. Era troppo vicina e familiare per i suoi gusti e lei si sentì a disagio.

“Puoi firmare la mia copia del Viatorum?” aggiunse la fan. “Ho la prima stampa, quella prima che cambiassero la copertina.”

Keira fece del suo meglio per nascondere una smorfia, ma la feriva sempre trovarsi di fronte quell’immagine di lei e Cristiano, in bianco e nero come stelle del cinema, che si baciavano sui tetti di Parigi.

In fretta, scarabocchiò il proprio nome sulla rivista, nascondendo con le lettere parte dei lineamenti della Keira fotografica.

“Fantastico, grazie mille,” disse la donna. “Ero venuta qui solo per prendere dei nuovi teli da bagno. I miei amici saranno così invidiosi!”

Corse via, lasciando Keira imbarazzata e sola con la sorella.

“Oh. Mio. Dio,” esclamò Bryn. “Sei diventata letteralmente una superstar.”

Lei roteò gli occhi. “Non credo proprio. Qualcuno mi riconosce, ecco tutto.” Pensò alla sua apparizione televisiva prevista per il mattino seguente. Dopo quella molta altra gente avrebbe saputo chi era. Se era diventata tanto nota solo per l’immagine in bianco e nero sulla copertina, la situazione sarebbe solo peggiorata una volta che fosse apparsa a colori in un programma televisivo durante l’ora della colazione.

“Sembri preoccupata,” notò Bryn, prendendola per un braccio. Ripresero a camminare tra le corsie.

“È solo che stanno cambiando molte case al lavoro,” rispose lei. “La mia carriera non va come pensavo.”

“Perché potrai apparire in televisione?” chiese incredula la sorella.

“Non ho mai detto che sta andando male,” la corresse. “Solo in maniera diversa. Voglio dire, io sono quella silenziosa e fissata con i libri. Tu sei sicura di te e rumorosa. Se una di noi deve finire in tv, dovresti essere tu.”

Bryn sbuffò. “Sei ridicola. Segui il ritmo, sorellina. Goditi il viaggio.”

Voltarono nella zona adibita all’arredamento del soggiorno, dove le corsie erano piene di divani.

“Sto cercando,” disse lei. “Lo sai quanto mi stresso e quanto mi irrigidisco. Per me non è facile rilassarmi.”

“Ti sarebbe molto più facile se comprassi questo delizioso divano a due posti,” esclamò Bryn, indicando un sofà in velluto rosso acceso.

Keira scoppiò a ridere. “Assolutamente no!”

La sorella sospirò. “Non capisci la mia visione,” replicò con tono drammatico.

Riprese Keira sottobraccio e continuarono ad avanzare.

“Credi davvero alle cose che hai scritto?” le chiese nel cammino. “La tua teoria sull’amore senza legami? L’indipendenza?”

Keira si chiese se lo stesse domandando per via del suo recente fidanzamento. Proprio mentre lei aveva capito che l’amore non doveva significare necessariamente l’unione di due vite in una sola entità, Bryn aveva ribaltato le sue abitudini per mettere su famiglia.

“Lo credevi anche tu,” le ricordò.

Bryn scrollò le spalle. “Lo so. Ma è un modo solitario di vivere. Ho sempre invidiato quello che avevi con Zach.”

Quella era una novità per Keira.

“Davvero?” domandò. “Ma mi prendevi in giro in continuazione. Dicevi che ero vecchia prima del tempo.”

“Credevo di avere tutte le risposte,” spiegò la sorella. “Ma in realtà avevo solo paura di impegnarmi. Per quanto detesti ammetterlo, la mamma aveva ragione quando ha detto che il suo divorzio mi ha spinta ad avere paura del matrimonio. Non volevo fidarmi di nessuno perché ho visto quello che era successo a lei. Ma ora capisco quanto è bello avere un uomo vicino, qualcuno da cui tornare a casa, e a cui appoggiarsi. Questa moda scandinava che hai iniziato mi sembra così triste. Troppo casuale. Quello che voglio dire è: dove è la sicurezza?”

Назад Дальше