“Esatto,” concordò Bryn, girandosi verso di lei. “E speravo che saresti stata la mia damigella d’onore.”
Keira quasi si strozzò su una fetta di cetriolo. “Davvero?”
“A chi altro lo potrei chiedere?” rispose Bryn.
Keira fu sinceramente commossa dalla proposta della sorella. Decise di accantonare ogni pregiudizio e di essere solo felice per lei. Era la sua vita, dopotutto. Se voleva passarla insieme a una figura paterna sostitutiva con sessant'anni e passa, allora erano affari suoi.
“Ne sarei davvero felice,” accettò. “Grazie.”
Bryn sorrise, chiaramente felice della sua risposta. Poi la sua vena autoritaria prese il sopravvento. “Quindi dovrai dire al tuo lavoro che non potrai viaggiare per altri incarichi. Non puoi allontanarti dal paese ogni cinque minuti. Ho bisogno della mia damigella per le prove dell’abito, gli assaggi delle torte e la scelta della sala. Non rovinerai il mio matrimonio.”
Le fece un occhiolino, ma Keira sapeva che non stava scherzando del tutto.
“A proposito di incarichi,” intervenne Mallory. “Come è andato il tuo ultimo viaggio? Il tuo Natale svedese?”
Keira notò la nota scontenta nella voce della madre. Doveva essere rimasta più ferita dal suo Natale passato all’estero di quanto le avesse lasciato intendere.
“È stato fantastico,” rispose. “Mi sono divertita moltissimo.”
“Beh, deve essere l’Uomo Giusto, allora, se riesce a tenerti lontana dalla tua povera mamma nel giorno di Natale,” si lamentò la donna, nel suo tono più addolorato.
La giovane scrittrice punzecchiò il cibo con la forchetta. “In realtà… ci siamo lasciati.”
“Cosa?” esclamò Mallory, sbalordita. “Ma credevo… Ma eri…” Alla fine, abbassò la posata, sbatacchiandola sulla ceramica. “Oh, per l’amor del cielo, Keira. Quando la smetterai con queste stupidaggini?”
“Chiedo scusa?” domandò lei, sorpresa.
“Voglio solo che trovi qualcuno,” rispose la madre. “Continui a incontrare tutti questi uomini fantastici ma non trovi mai quello giusto. Non è mai abbastanza. Quando hai intenzione di sistemarti? In fondo è quello che fanno tutti.”
Keira scosse la testa. Sua madre, divorziata da tempo, non era esattamente la persona migliore da cui accettare consigli di coppia.
Ma Mallory non aveva ancora finito con il suo piccolo sfogo. Si voltò verso Felix.
“Hai degli amici single da presentare a ma figlia?” gli chiese. “Voglio dire, dato che è andata tanto bene tra voi due.”
“MAMMA!” gridò Keira, evitando per poco di sputare un boccone.
“Il mio testimone è single,” replicò Felix, con gli occhi che brillavano di malizia. “Siamo amici dai tempi del liceo.”
Nonostante fosse ovvio che volesse solo provocarla, rispondendo al suggerimento di Mallory per il gusto del gioco, Keira rimase inorridita al suo pensiero.
“Dai tempi del liceo?” ripeté. “Quindi da un centinaio di anni, più o meno?”
Felix accettò la battuta con leggerezza e fece una risatina. Dall’altro lato del tavolo, il cellulare di Bryn lampeggiò. Keira le lanciò un’occhiataccia.
“Mi hai appena fatto una foto?” chiese seccamente.
“Sei carina così,” rispose la sorella, scrollando le spalle. “Ho pensato che potrei mostrarti a Nathan, il testimone di Felix.”
“Non osare!” gridò lei, alzandosi di scatto dal tavolo per strapparle di mano il telefono. Bryn glielo impedì facendogli scudo con il proprio corpo, lasciandola ad annaspare inutilmente. “Non voglio uscire con un nonno!”
Quelle parole posero fine al gioco.
Bryn si schiarì la gola, con espressione inacidita. “Ti stavo solo prendendo in giro.”
Mallory si agitò a disagio sulla sedia. Dall’altro capo del tavolo, Felix non riusciva a nascondere l’aria offesa che gli era apparsa sui lineamenti.
“Mi dispiace,” mugugnò Keira, lasciandosi cadere di nuovo al suo posto. “Ho esagerato. Non volevo dire questo. È solo che non mi piace quando qualcuno cerca di organizzare la mia vita.”
Ripensò a Elliot e al suo evidente disappunto nel modo in cui aveva chiuso la storia con Milo, senza parlare dello strano scoppio di sua madre di poco prima a cena. Le dispiaceva che fosse tanto preoccupata per la sua situazione sentimentale, e anche che Elliot fosse convinto che i suoi lettori avrebbero odiato la fine deludente della storia con Milo. Era stata tanto certa e sicura delle sue azioni, ma le opinioni di tutti gli altri stavano iniziando a turbarla. Ricordò a se stessa che ogni relazione era diversa, così come il viaggio verso l’amore di ciascuna persona.
La tavolata rimase in silenzio per un lungo momento teso, mentre ognuno punzecchiava la propria cena con aria cupa.
“Come è l’appartamento?” chiese alla fine Bryn.
Keira fu grata per il salvagente che le aveva lanciato. “Sento che mi dà una gran libertà,” rispose. “Ma in realtà, sarebbe più accurato dire che è vuoto. Sono riuscita a farmi consegnare solo un materasso mentre ero all’estero. Il resto delle mie scatole e dei vestiti è qui.”
“Ti servono dei mobili?” chiese la sorella. “Ormai sono diventata un'esperta a comprarli, quindi sarei felice di darti una mano.”
“Lo faresti davvero?” chiese lei, felice che Bryn non le portasse rancore. A quanto pareva se la sarebbe cavata con poco, ma si chiese se non avesse intenzione di fargliela pagare in futuro. “Mi piacerebbe molto.”
“Bene. Domani dopo il lavoro andremo per negozi,” propose la sorella.
Keira annuì. “Grazie, sorellina.”
“Non c’è problema,” rispose lei. “E non preoccuparti, i miei gusti sono molto moderni. Molto giovani. Niente di vintage. Niente di vecchio. Non c’è niente che faccia pensare ai nonni nei miei gusti.”
Keira si morse l’interno delle guance e prese un profondo respiro. Ovviamente, era pur sempre Bryn. Non le avrebbe mai permesso di dimenticare la battuta sul nonno.
CAPITOLO CINQUE
Il mattino seguente non fu la sveglia a strappare Keira dal sonno, ma lo squillo incessante del suo cellulare. Rotolò sul materasso e afferrò il telefono dove l’aveva appoggiato a terra, in carica nella presa accanto a sé. Il nome di Elliot le lampeggiava davanti agli occhi. Era una chiamata personale; non veniva dalla linea dell’ufficio del Viatorum ma dal suo numero privato.
Gemette notando che non erano nemmeno le sei del mattino. Era abituata a svegliarsi presto per il lavoro, in particolare durante i suoi viaggi, ma di recente sembrava che Elliot avesse preso a ignorare ogni limite professionale.
Premette il pulsante verde.
“Sei già stata online?” Le chiese subito il capo, prima ancora che Keira riuscisse a parlare.
“Non ho nemmeno aperto le tende,” rispose lei con tono un po’ acido, “quindi, no, non ancora. Perché?”
La voce di Elliot risuonò dall’altro capo, vivace e frenetica. “È il tuo articolo, Keira. La versione online è stata caricata a mezzanotte. È stata un successo! Come è che dice la gente di questi tempi… è diventata virale.”
La donna si alzò a sedere di scatto, completamente sveglia. “Davvero?”
“Non avrei mai dovuto dubitare di te,” continuò Elliot. “Tu conosci davvero i tuoi lettori. Suppongo che la fascia demografica delle donne eterosessuali sopra i venticinque anni non sia più semplice da capire come una volta.”
Keira si trattenne dal commentare: “Te l’avevo detto.” Anche se avesse voluto non ne avrebbe avuto il tempo; Elliot continuava a parlare alla velocità della luce.
“Devo chiederti di aumentare le tue ore di lavoro. Abbiamo moltissimi impegni da rispettare. Non preoccuparti, sarai ricompensata generosamente. Possiamo parlare di un aumento non appena le cose si saranno calmate un po’, ma per ora dobbiamo cavalcare l’onda, va bene?”
“Che onda?” chiese lei, accigliata.
“La stampa ha saputo di questa faccenda. Adorano la Guru del Romanticismo. Tutti vogliono incontrare la persona reale dietro le storie. È tutta la mattina che ricevo chiamate da talk show che ti vogliono nei loro spettacoli, è per questo che sto usando la mia linea privata; non voglio occupare il numero dell’ufficio.”
Keira scosse la testa e si strofinò la fronte come per allontanare le sue perplessità. “Dici sul serio?” chiese. Come al solito, il suo primo istinto fu il timore. Dove Elliot vedeva un’opportunità, lei notava i fari e lo scrutinio della gente.
“Non scherzo mai quando si tratta del Viatorum,” rispose Elliot. “Puoi venire in ufficio il prima possibile? Abbiamo moltissime cose da fare. Heather sta organizzando il tour promozionale in questo preciso momento.”
Lei era senza parole per la sorpresa. Non sembrava che avesse molta voce in capitolo, e forse era meglio così. Se il suo istinto le diceva di scappare via, forse significava che doveva mettersi alla prova. Non c’era modo migliore per diventare indipendente che ritrovarsi da sola davanti a tutto il mondo con la sua storia! Oltretutto, se avesse mai voluto licenziarsi dalla rivista e farcela da freelance, sarebbe stato più facile avendo già molti fan e visibilità, piuttosto che senza.
E pensò anche con una certa malizia che le sarebbe stato utile come leva per farsi pagare di più andando avanti.
“Sto arrivando,” disse a Elliot.
Chiuse la telefonata e si alzò dal materasso, avvicinandosi in fretta alla valigia che conteneva ancora tutti i suoi vestiti. Non avendo cassettiere o un armadio dove mettere le sue cose, la sera prima aveva deciso di non prendere altre scatole da casa della madre. Era meglio aspettare di aver acquistato mobili con Bryn. In quel momento però se ne pentì un po’. Non aveva niente di davvero professionale da mettere. Anche se stava andando al suo solito ufficio e alla sua solita scrivania, con i colleghi di tutti i giorni, voleva presentarsi meglio di quanto non facesse di norma. Magari quella sera avrebbe anche preso qualche oufit nuovo, oltre che i mobili.
Una volta pronta, fece per uscire di casa, ma non aveva ancora aperto la porta che il suo cellulare prese a squillare per l’arrivo di messaggi dalla famiglia e dagli amici. Dovevano aver iniziato la giornata e avevano notato la sua presenza sui social media.
Quando sei diventata famosa? era il messaggio di Shelby.
Sorellina, sei diventata una celebrità! le aveva mandato Bryn. Seguito da: Sarà meglio che tu non mi metta in ombra al mio matrimonio!!
Keira sorrise tra sé e sé man mano che i messaggi continuavano ad arrivare.
Quindi è questo che sbagliavo? Avrei dovuto usare ‘il metodo scandinavo?’ le aveva scritto Maxine.
L’amore scandinavo sembra fantastico, ma un giorno o l’altro voglio dei nipotini, cara, quindi sarà meglio che ti impegni almeno un po’, diceva Mallory.
Roteò gli occhi e ridacchiò da sola.
Persino Felix le aveva mandato un messaggio per sostenerla, anche se lei sospettava che non avesse profili di social media e che glielo avesse chiesto Bryn.
Sorrise tra sé e sé mentre schizzava fuori dall’appartamento e correva verso la metropolitana.
“Ehi! Guru del Romanticismo!” gridò qualcuno.
Si voltò e vide il venditore di caffè nel suo furgoncino.
“Ho preparato il tuo drink! Un macchiato al caramello!”
Agitava una tazza di caffè extra-grande verso di lei. Keira sorrise e andò a prenderla.
“Grazie,” disse ridendo e infilando una mano in tasca alla ricerca dei contanti.
“Offro io,” la interruppe lui facendole l’occhiolino. “Basta che racconti a tutti che compri il caffè da Bobby, okay?”
“Lo farò,” gli assicurò Keira, accettando la bevanda.
Come vantaggio portato dalla pubblicità, il caffè gratis era eccellente.
Si allontanò a grandi passi, con la tazza in mano, e si diresse verso la stazione della metro. Finalmente trovò il tempo per ricontrollare il telefono e vedere con i suoi occhi che cosa stava leggendo il resto del mondo su di lei. Su tutti i suoi social media c’erano commenti positivi sull’ultimo articolo, migliaia e migliaia di messaggi di donne che erano state ispirate e incoraggiate dalle sue storie. Molte erano state ridicolizzate per aver rotto i loro fidanzamenti, avevano perso innamorati per colpa del lavoro, della distanza, e per via di contrasti sul denaro e sulla carriera. Lei non sapeva che così tante persone si sentissero isolate dalla loro sfortuna in amore, e di aver inavvertitamente creato una comunità dove erano riuscite ad aprirsi e a condividere le loro esperienze.
Quando aprì la sua mail di lavoro, rimase sconvolta scoprendo che alcuni giornalisti erano riusciti a contattarla direttamente, invece di passare attraverso Heather o la segreteria del Viatorum, e dal gran numero di richieste di partecipazione e di consigli.
Un concetto si ripeteva nella maggior parte dei messaggi: il metodo scandinavo. Tutti si comportavano come se avesse inventato la ruota, ma lei non voleva prendersi il merito per qualcosa che aveva solo osservato. Non aveva mai avuto l’intenzione di iniziare una moda o di diventare famosa.
A bordo del vagone sobbalzante, quasi non riusciva a credere a quello che stava leggendo, o a quello che stava succedendo. Era commossa e sopraffatta.
E a rendere quella mattina ancora più emotiva, le era arrivato anche un messaggio da Milo. Non esitò un secondo prima di aprirlo.
Grande articolo! Sono molto fiero di te!
Sorrise dentro di sé. Non per aver reso fiero Milo, anche se era felice che il suo articolo gli fosse piaciuto, ma perché per la prima volta dopo aver incontrato un uomo e averlo lasciato, non si sentiva il cuore a pezzi leggendo un suo messaggio.
Subito gli rispose: Grazie! Sono un po’ presa al momento, ma dobbiamo sentirci presto.
Poi continuò il suo viaggio in metro fino al lavoro, con la mente in subbuglio per l’emozione.
*
Keira entrò in ufficio e lo trovò in preda al caos più totale. I telefoni squillavano in continuazione e la gente correva da una parte all’altra della sala open space. Elliot uscì subito dal suo cubicolo, con un gran sorriso sul volto, e trascinò Keira in sala conferenze prima ancora che lei riuscisse a tirare il fiato.
Entrò e scoprì che la sala era piena di persone sconosciute.
“Uh… buongiorno,” disse con esitazione, mentre Elliot spostava una sedia per lei.
“Keira, è fantastico incontrarti,” disse un uomo dai capelli castano ramato. “Sono Rick, il tuo nuovo addetto stampa. Questa è Sally.” Indicò una donna dai ricci stretti e le labbra rosso fuoco seduta accanto a sé. “È la mia assistente e si occuperà del tuo calendario.”
“Piacere di conoscervi,” disse la giovane scrittrice, stringendo a turno le mani di tutti. “E gli altri?”
“Il tuo nuovo team editoriale!” annunciò soddisfatto Elliot, spalancando le braccia.
“Team?” chiese lei. Fino a quel momento era stata Nina la curatrice editoriale del Viatorum, e quando la situazione si era fatta più impegnativa le era stato assegnato un gruppo di stagisti ad assisterla, ma niente di quel genere, niente di professionale. Si accorse allora che l’amica mancava all’appello. “Dove è Nina?”
“Alla sua scrivania,” rispose Elliot, con semplicità, come se fosse una domanda bizzarra da fare.
“È sempre lei l’editor, vero?” insistette per sapere. Il pensiero che l’amica fosse stata retrocessa per via del suo successo la infastidiva.
“Ma certo,” le confermò il capo. “È la curatrice editoriale della parte stampata della rivista, che attualmente corrisponde a circa il dieci percento delle nostre vendite. Ora la parte più importante è quella online, con le sottoscrizioni e gli articoli bite-sized sui social media. È di questo che d’ora in avanti si occuperà il nuovo team.”
Keira guardò quei volti sconosciuti. Era strano che Elliot non avesse pensato di promuovere nessuno del personale già presente nella compagnia. Non le sembrò giusto. Capiva che il capo volesse il meglio che potesse permettersi, ma lei non sarebbe mai arrivata dove era se nessuno le avesse concesso un’occasione.