Per Sempre e Oltre - Софи Лав 6 стр.


“Davvero?” disse Emily con un gemito. Nelle ultime settimane le sembrava di non aver fatto altro che organizzare il matrimonio. Poteva davvero esserci tanto altro da fare? D’altra parte, però, lasciare la locanda era probabilmente una buona idea. Meno tempo avrebbe passato con gli amici di Daniel meglio sarebbe andata. “Okay,” accettò. “Andiamocene.”

Spinse le amiche fuori dalla porta prima che Daniel avesse modo di presentare gli amici. Con la coda dell’occhio Emily vide la sua espressione. Sembrava infastidito dal suo comportamento, dalla mancanza di cortesia che dimostrava impedendo loro di presentarsi. Ma non poteva agire diversamente. Se l’avesse preparata, forse sarebbe stato diverso. Almeno Emily avrebbe potuto dirgli di assicurarsi che non fischiassero dietro alle sue amiche, e avrebbe potuto avvertire le sue amiche di aspettarsi un po’ di maleducazione. Però, come sempre, Daniel l’aveva tenuta all’oscuro di un altro sgradevole aspetto del suo passato. E, ancora una volta, gli spazi vuoti del suo passato la tormentavano, facendola dubitare delle basi stesse su cui poggiava la loro relazione.

*

Emily e le amiche andarono nella città vicina per recarsi in una profumeria che Amy voleva vedere da anni.

“Creano delle fragranze specifiche per il cliente,” spiegava Amy mentre guidava. “Un profumo su misura per una donna unica.”

“Sembra…” Emily si bloccò. Voleva dire superfluo, ma si fermò appena in tempo. Terminò invece con un debole e poco convincente, “… forte.”

“Oggigiorno lo fanno tutti,” aggiunse Jayne dal sedile posteriore. “Sarebbe molto poco sofisticato non farlo.”

Chiaramente entusiasta del viaggio, Amy parcheggiò e poi indirizzò Emily tenendola per le spalle dentro alla boutique, saltellando.

La signora alla cassa le accolse con un caldo sorriso. Emily fu grata che Amy prendesse le redini della cosa. Non se la sentiva tanto di interagire. Aveva la testa ancora fissa sugli amici di Daniel.

“Ecco,” disse Amy ficcandole sotto al naso una striscia profumata. “Che ne dici? Sanguinello.”

Emily arricciò il naso. “Non credo che sia giustissimo per me.”

“No, immagino di no,” disse Amy. Abbassò la testa e si mise a guardare le altre opzioni.

“Sembri distratta,” le disse Jayne.

“Scusa,” rispose Emily. “Sto solo… pensando.”

“Non ai profumi, mi pare,” insistette. “Dai, Em. Lo sai che puoi dirmi tutto.”

Emily scosse la testa. “Non voglio dirlo. Non voglio fare la stronza.”

Jayne le lanciò un’occhiata. “Ehi, è con me che stai parlando. Io sono la Stronza Regina. Dubito che qualunque cosa tu dica possa suonare cattivo alle mie orecchie.”

Proprio allora arrivò Amy ad afferrarle il braccio. Le tamponò il polso con del profumo.

“Senti!” esclamò tutta esaltata.

Emily annusò. La fragranza era fresca e floreale. “Molto meglio,” disse.

Amy sorrise. “Okay. Capito. Ho il profumo perfetto per completarlo.” Sparì di nuovo e ci fu un gran annuire con la ragazza alla cassa mentre scorrevano tutte agitate i campioncini.

“Allora?” insistette Jayne. Era evidente che non avrebbe lasciato perdere.

Emily sospirò forte. “Sono quei tipi alla locanda.”

“Quei maiali che sembravano non farsi una doccia da una settimana?”

“Sì, quelli lì,” rispose Emily. Si morse il labbro. “Be’, sono gli amici di Daniel. I testimoni.”

“Oh, buon Dio!” esclamò Jayne con un sussulto teatrale. “Saranno nelle foto?”

Emily si sentì ardere le guance. La risposta orripilata di Jayne la stava facendo stare peggio.

“È il fatto che mi tiene nascoste queste cose del suo passato,” spiegò Emily. “Non avrei mai e poi mai immaginato che i suoi amici fossero così.”

“Neanch’io,” rispose Jayne. “Pensavo che avesse degli amici del tipo boscaioli tutto muscoli.”

Emily nascose il viso tra le mani. “Adesso vorrei avergli permesso di chiedere al suo capo di fargli da testimone,” rispose cupa. “Preferirei mille volte delle mani macchiate di pittura a quei tre.”

Arrivò Amy con un’altra striscia profumata, con sguardo concentrato. Senza neanche parlare afferrò il braccio di Emily e gliela strofinò sul polso, sopra alla prima. Amy annusò. Si accigliò. Annusò di nuovo. Poi sorrise.

“Credo che ci siamo,” disse.

Emily annusò. “Sì, è buono,” rispose con voce spenta.

“Non ti piace?” chiese Amy.

“Ma no,” interruppe Jayne. “Oggi Emily ha conosciuti i testimoni di nozze.”

Amy sollevò un sopracciglio. “Oh? Gli sfuggenti amici di Daniel?”

Jayne prese Amy per un braccio. “Non indovinerai mai. Sono i tre dell’atrio!”

Amy sgranò gli occhi. “Quelli sui quali ho quasi scatenato l’inferno?”

“Precisamente.”

Amy allora guardò Emily. “Oh, tesoro. Mi dispiace tanto.”

Emily si fece di nuovo piccolina. Gli amici di Daniel erano degli stupidi, ma stava scoprendo un lato davvero maligno sia in sé che nelle sue amiche. Sapeva che stavano giudicando e che si stavano comportando in modo meschino. Ma non poteva evitarlo.

“Senti,” disse Amy prendendo il controllo della situazione come era abituata a fare così spesso. “Perché adesso che abbiamo trovato il profumo non ce ne andiamo e torniamo alla locanda? Possiamo bere qualcosa, scioglierci un po’ tutti la lingua. Poi possiamo scoprire come stanno le cose. Scoprire come funziona. Chi sono, cosa fanno. Tutto il gossip interessante.”

“È proprio il gossip a preoccuparmi,” rispose cupamente Emily. “Non riesco a capire come Daniel possa essere quello che è con il suo passato misterioso e quegli amici strambi. Non c’entrano niente. C’è il giovane Daniel che odiava casa sua e andava male a scuola e quasi è scappato di casa, quello che era amico di quei tre. Poi c’è il Daniel del Tennessee, quello che ha dato vita a una figlia e ha pestato violentemente un tizio. Nessuno dei due è il mio Daniel. Mi sconvolge.”

Amy le massaggiò la spalla. “È solo ansia da matrimonio. Va tutto bene. Tutti hanno un passato.”

“Ma non tutti lo nascondono come fa Daniel.”

“Se ne vergogna,” disse Jayne. “Me ne vergognerei anch’io se quelli fossero miei amici!” Scoppiò in una fragorosa risata.

Emily voleva lasciare che le amiche le sollevassero il morale, ma non ci riusciva. L’idea di tutti loro a un tavolo a fare conversazione, per non parlare dell’alcol aggiunto al mix, non la attraeva. Ma prima o poi sarebbe accaduto. Meglio farlo subito.

“Okay, va bene,” disse. “Leviamoci il pensiero.”

Amy pagò il profumo, scambiò i biglietti da visita con la cassiera, e lasciarono il negozio. Le amiche si agganciarono alle braccia di Emily, sostenendola, come sempre, in ogni passo del suo viaggio.

“Non so cosa farei senza di voi,” disse Emily mentre tornavano di buon passo alla macchina di Amy.

“Io sì,” disse Amy con un bagliore malizioso nello sguardo. “Avresti un profumo decisamente peggiore!”

CAPITOLO CINQUE

Era un insieme di persone strano – come minimo. L’unico sollievo che provava Emily osservando l’inusuale gamma di facce disposte alla tavola del portico era che suo padre e Chantelle non c’erano, dato che erano troppo presi dal lavoro alla serra per parteciparvi.

La conversazione era artefatta. Nemmeno una brocca di birra pareva aiutare.

“Allora, come vi siete conosciuti?” chiese Amy, cercando evidentemente di mostrarsi il più amichevole possibile.

“Io sono il più vecchio amico di Daniel,” disse Stuart. “L’ho conosciuto a scuola, tanto tempo fa. Quando lo chiamavano ancora Dashiel!”

“Meno dici meglio è, grazie,” replicò Daniel. Da giovane aveva cambiato nome per non portare quello di suo padre.

“Io mi sono unito al gruppo alle medie,” aggiunse Evan. “Clyde l’abbiamo raccolto alle superiori.”

“Abbiamo cominciato a combinarne da quel punto in avanti,” terminò Clyde. “Poi abbiamo preso strade diverse, diciamo.”

“Daniel è stato l’unico a lasciare lo Stato, però,” aggiunse Stuart. “Forse per scappare da noi.” Rise.

Emily si poneva delle domande. Forse Daniel aveva voluto ricominciare da capo lasciandosi alle spalle tutto quanto quando era andato nel Tennessee.

“Non c’è niente come un matrimonio per riunire i vecchi amici,” disse Clyde.

“Anche il tempismo è perfetto, Danny Boy,” disse Stuart afferrando brutalmente Daniel al collo. “Sono appena uscito con la condizionale.”

Emily bevette una bella sorsata di birra. Sentì Amy e Jayne agitarsi a disagio accanto a lei.

“Perché eri dentro?” chiese Jayne.

Amy ed Emily le lanciarono un’occhiataccia. Jayne chiaramente stava cercando di fare conversazione e, senza mai fermarsi a pensare un millesimo di secondo prima di aprire bocca, aveva fatto la domanda che girava in testa a tutte.

“Solo per guida in stato di ebbrezza,” disse Stuart stringendosi nelle spalle come se non fosse niente di grave.

Emily cominciò a sentire molto caldo. Portò le dita al colletto della camicia.

“Oh,” disse Jayne con un sospiro di sollievo. “Temevo che avresti detto omicidio o una cosa del genere.”

Clyde ed Evan risero rumorosamente. Emily diede un forte calcio a Jayne sotto alla tavola.

“Per quella cosa sono cadute tutte le accuse,” la informò Clyde.

Gli occhi le sporsero dall’incredulità. “Sul serio?”

Clyde ed Evan risero ancora più forte questa volta.

“No!” esclamò Clyde. “Ma avresti dovuto vedere la tua faccia.”

Jayne non era l’unica a non capire lo scherzo. Anche Stuart sembrava furioso.

“Parli tu, Clyde,” disse. “A questa tavola non sono io l’unico a essere finito dentro!”

Emily sentì tutto il corpo sgonfiarsi. Quelli stavano cominciando ad agitarsi. Ecco che succedeva ad andare a fondo nel mistero; più rivelavano più desiderava non sapere.

“Dovete conoscere delle storielle divertenti su Daniel,” disse Amy tentando di calmare la situazione.

Daniel si fece rosso acceso. “Oddio, no, no.”

Ma era troppo tardi. Le facce dei suoi amici si erano illuminate improvvisamente.

“Sono contento che tu ce l’abbia chiesto,” disse Stuart. “Che cosa vi piacerebbe sentire, signore? Di quella volta che Daniel si è ubriacato per la prima volta e ha finito con lo strapparsi i pantaloni scavalcando un’inferriata o di quando ha perso la verginità?”

“Nessuna delle due,” disse Emily scuotendo la testa, sentendo il panico montare.

Anche Daniel era pietrificato alla prospettiva che quelle due specifiche storie venissero raccontate.

Stuart diede una gomitata a Emily. “Non dirmi che non vi siete ancora raccontati tutti i vostri segreti più sordidi?”

L’imbarazzo di Emily cresceva sempre di più. Forse era perché il suo passato era così difficile e confuso che non aveva costretto Daniel ad aprirsi di più sul suo, ma adesso stava cominciando a pentirsene. E se entrambe le storie fossero state così terribili dal dissuaderla dallo sposarsi?

“C’era questa ragazza, Astrid,” cominciò Stuart.

Daniel seppellì il viso tra le mani.

“I loro occhi si incontrarono attraverso la stanza,” proseguì Stuart. “Fu amore a prima vista. Lei si avvicinò. Daniel non poteva credere alla sua fortuna. Poi lei disse le parole che gli accesero il fuoco nel cuore. ‘Mi presti il goniometro?’”

“Aspetta,” disse Emily accigliandosi. “Cosa?”

“È stato a lezione di matematica!” giunse la battuta finale di Stuart. “Quinta elementare.”

Daniel si era fatto rosso.

Jayne sembrava confusa. “Pensavo che fosse la storia di quando Daniel ha perso la verginità.”

“Tra un attimo ci arrivo,” disse Stuart. “Allora… saltiamo avanti di, quanti, cinque anni? Sei? Daniel ha avuto questa cotta patetica per Astrid per tutta la vita e alla fine ha tirato fuori le palle per chiederle di andare al ballo.”

“Il resto è storia,” disse Clyde facendo l’occhiolino. “Per quanto siete stati insieme, alla fine? Quattro anni?”

Daniel annuì, teso. “Quattro e mezzo, più o meno.”

Emily ebbe la sensazione che le scorresse del ghiaccio addosso. Daniel non aveva mai fatto il nome di Astrid. Adesso veniva fuori che era stato il suo primo amore? Una ragazza per cui si era consumato di desiderio per anni? Non voleva mettersi a fare paragoni tra lei e una ragazzina del passato, ma sembrava che per Daniel fosse stato qualcosa in più del solito primo amore. Sembrava che la relazione con Astrid fosse stata seria e importante. Ma in proposito non aveva mai detto una parola.

“Immagino che voi due non siate rimasti in contatto, eh?” chiese Stuart.

Daniel scosse la testa.

“Peccato,” disse Stuart. “Era fantastica. Pensavo che a un certo punto vi sareste rimessi insieme.”

Emily doveva essere impallidita perché sentì Amy stringerla con fare rassicurante da sotto il tavolo.

“Adesso quello che voglio sapere da voi,” disse Clyde, “è che cosa avete organizzato per l’addio al nubilato.”

“Non c’è addio al nubilato,” disse Emily. “Io e Daniel abbiamo deciso di non fare feste separate.”

“Oh-oh,” disse Clyde guardando Daniel. “Fregato.”

Emily si accigliò. “Cosa?”

Daniel aveva un’aria colpevole. “Non sono riuscito a dirtelo,” disse. “I ragazzi hanno deciso di farmi un addio al celibato a sorpresa. Staremo fuori per il weekend.”

Emily non riusciva neanche a parlare. Tutto quello che riuscì a fare fu sbattere le palpebre.

“Giretto in macchina,” disse Clyde. “Per tutti gli strip club che il Maine ha da offrire.”

Accanto a lei, Emily vide Amy stringere le mani a pugno dalla rabbia. Anche Emily sentiva tutto il sangue lasciarle il viso. Con la visione periferica vide l’espressione preoccupata di Daniel.

Improvvisamente i tre scoppiarono a ridere.

“Oh, avreste dovuto vedere le vostre facce!” esclamò Evan.

“Non andiamo a strip club,” rise Stuart. “Andiamo a caccia!” Riprese di nuovo per il collo Daniel e lo strinse in una specie di presa di sottomissione. “Partiamo venerdì mattina.”

Emily aveva sentito abbastanza. Non ce la faceva più a star lì seduta ad ascoltare quella roba, le si confondevano i pensieri, le si logoravano i nervi. Per tutto il giorno aveva cercato di non dare i numeri, ma non riusciva più a trattenersi. Si alzò brusca, facendo traballare la tavola, ed entrò.

CAPITOLO SEI

“Emily. Emily, aspetta!”

Si bloccò nel corridoio sentendo il tono implorante di Daniel alle sue spalle. Lui la raggiunse e le toccò un braccio con mano incerta.

“Mi dispiace,” disse. “Lo scherzo degli strip club è stato troppo. Ci parlerò.”

Emily lo condusse nel soggiorno, lontano da orecchie indiscrete, e chiuse la porta. Lo guardò in volto, finalmente, e vide l’espressione sincera che aveva. Gli amici di Daniel non erano un suo riflesso, questo lo sapeva, ma non poteva neanche fare a meno di smentire i suoi sentimenti – che le dicevano che in un certo qual modo in realtà lo erano davvero.

“Sono degli idioti,” scoppiò.

Daniel sospirò. “È stato uno scherzo stupido. Posso solo chiederti scusa. Ma lo sai che non lo farei mai, vero?”

“Non si tratta solo dello scherzo, Daniel. Si tratta di tutto quanto. È il loro comportamento in toto che fa schifo. Come fa a starti bene di ospitare dei criminali in casa con Chantelle?”

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