Per Sempre e Oltre - Софи Лав 5 стр.


“Vieni anche tu, Emily?” chiese Chantelle raggiungendo la macchina.

Emily aprì la portiera posteriore e la aiutò a salire. “Io non posso,” spiegò. “Ho degli ospiti in arrivo. Amy e Jayne. Te le ricordi.”

Chantelle fece una smorfia. Non si era affezionata molto alle amiche di New York di Emily l’ultima volta che erano venute. Emily non poteva fargliene una colpa. Non erano state assolutamente tenere e calme come nonno Roy.

Emily chiuse la portiera e Daniel avviò il motore.

“Divertitevi!” disse salutando la famiglia mentre il furgoncino usciva dal vialetto.

Poteva non sembrare un quadro familiare convenzionale, ma era il suo quadro, ed era questo che aveva importanza per Emily.

Mentre giravano l’angolo e uscivano dalla sua visuale, Emily vide la macchina di Amy apparire dall’altro lato della strada. Fu colta dall’improvvisa sensazione che, qualunque follia fosse capitava nell’ultima giornata, la follia stesse per aumentare ancora.

CAPITOLO TRE

“Scusa il ritardo!” esclamò Amy smontando dalla macchina. “Volevo fare il viaggio in una giornata sola, ma c’è stato un problema con uno dei fornitori giapponesi e ci è voluta un’eternità per risolvere la cosa.”

“Un incubo da PR,” aggiunse Jayne smontando dal lato del passeggero. “Unito al fatto che abbiamo dovuto pernottare in un disgustoso motel trovato per strada.”

“Comunque sono contenta che adesso siate qui,” rispose Emily abbracciandole a turno entrambe.

Amy aprì il bagagliaio e si mise a scaricare le valigie. Aveva un sacco di bagagli, vide Emily.

“Cos’è tutta questa roba?” chiese Emily sollevando una borsa. Pesava un quintale.

“Articoli per il matrimonio,” rispose Amy. “Campioni per gli schemi cromatici. Tessuti. Profumi. Cose di ogni genere.”

“Ma è già tutto organizzato,” protestò Emily.

Amy alzò gli occhi al cielo. “Cambierai idea. All’ultimo minuto. Che razza di amica sarei se non avessi portato delle cose per coprire ogni eventualità?”

Emily rise. Non ci si vedeva a cambiare idea su qualcosa, ma si fidava di Amy. In più l’amica era sempre più felice quando aveva un progetto, fin da quello di diventare una donna d’affari di successo che aveva quando era ancora una ragazzina.

“Allora, super-sexy dov’è?” chiese Jayne.

“Vuoi dire Daniel?” rispose Emily sollevando un sopracciglio. “È in città con Chantelle e mio padre. Comprano della roba per sistemare la serra.”

“Tuo padre, eh,” disse Jayne scuotendo la testa con quella che Emily riconobbe essere incredulità. “Quando Ames me l’ha detto non ci credevo. Non me l’aspettavo proprio.”

Amy le rivolse uno sguardo feroce.

“Cosa?” disse Jayne sulla difensiva. “Ero solo sicura che fosse morto.”

Proprio allora arrivò Lois ad aiutarle con i bagagli. Ne portò due lungo il vialetto e sul portico.

“È ancora qui?” chiese Jayne a voce troppo alta. “Pensavo che la volessi licenziare.”

Emily scosse la testa. “Parla piano,” sibilò.

Entrarono nella locanda e Lois si occupò del check-in. “Posso accompagnarvi nelle stanze e portare un po’ dei bagagli,” disse.

Amy pareva colpita. “Alla fine ha imparato a fare il suo lavoro!” sussurrò a Emily mentre Lois si avviava di sopra con alcune valigie.

Emily fece una smorfia. Adorava le sue amiche, ma sapevano essere insensibili e maleducate.

“Devo fare una doccia,” disse Jayne. “Levarmi di dosso un po’ del lerciume del motel!”

Quando sparirono di sopra per sistemarsi e darsi una rinfrescata, Emily udì il campanello suonare. Già sapeva che quella giornata sarebbe stata turbolenta. Si precipitò di sotto e aprì la porta.

Sulla soglia c’era una giovane donna con i capelli ricci neri e gli occhiali. Aveva degli orecchini a pendaglio e molte collane di perline che le penzolavano su una sciarpa a motivo cachemire.

“Ehi, sono Bryony,” disse con sicurezza porgendo una mano coperta di anelli. “L’amica di Serena dell’università del Maine. Sono venuta per occuparmi del marketing per il sito internet.” Sorrise, mostrando una fessura tra i denti.

“Ma certo,” disse Emily. “Prego.”

Bryony entrò, portandosi dietro odore di incenso. Teneva sulla spalla una borsa da computer.

“Va bene se mi sistemo nella reception?” chiese facendo un cenno in direzione della sala per gli ospiti.

“Sì, certo. Tutto quello che ti serve,” rispose Emily.

“Password Wi-Fi,” rispose Bryony. “Oh, e mi farebbe davvero piacere un caffè. Vivo di quella roba lì.”

“Anch’io,” rispose Emily.

Portò il caffè a Bryony ma non ebbe la possibilità di parlarle perché suonò di nuovo il campanello. Andò alla porta.

Questa volta sul portico c’era un uomo magro con pantaloni in pelle. Sotto al cappello di feltro aveva capelli lunghi, e gli occhi erano coperti da occhiali da sole. Sapeva che quel giorno sarebbero arrivati alcuni amici di Daniel, ma quello non sembrava il tipo che secondo lei poteva essere amico di Daniel.

“Posso aiutarla?” chiese Emily.

“Ho prenotato,” disse lui. Si dava parecchie arie, trasudava una specie di sicurezza.

Mentre lo faceva entrare e andava alla scrivania della reception, Emily udì dei sospiri venire da una delle stanze. Si guardò oltre la spalla e vide Marnie, Vanessa e Tracey sbirciare da dietro la porta della cucina, ridacchiando.

Quando tornò a voltarsi vide che l’uomo si era tolto gli occhiali e, con sua sorpresa, si ritrovò davanti un viso davvero familiare. Era il celebre cantante Roman Westbrook.

“Signor Westbrook?” disse Emily cercando di mantenere il contegno ma dando comunque i numeri. Il suo piccolo Bed and Breakfast avrebbe ospitato qualcuno di così famoso! Ne aveva fatta di strada!

“Puoi chiamarmi Roman.”

Emily sentì una scarica elettrica attraversarle il corpo.

“Hai prenotato il cottage per due settimane,” notò Emily leggendo a voce alta i dati contenuti del computer. Vide che la prenotazione l’aveva fatta Serena e si chiese perché diavolo l’amica non le avesse detto del famoso cantante. Era davvero improbabile che Serena non sapesse chi fosse Roman Westbrook. Doveva aver mantenuto il segreto proprio per far loro una sorpresa.

Emily si girò e scoprì di avere le mani tremanti mentre prendeva dal gancio le chiavi del cottage. Dietro alla porta della cucina vide di sfuggita Marnie, Vanessa e Tracey che ancora osservavano, con gli occhi fuori dalle orbite, e ridacchiavano. Emily rivolse loro un rapido sorriso di sorpresa e soddisfazione.

Proprio allora sulla cima delle scale apparve Lois, che aveva finito si sistemare Amy e Jayne nelle loro stanze. Si bloccò un attimo sulle scale quando vide Roman Westbrook nell’ingresso e sgranò gli occhi.

Emily si sforzò moltissimo per mantenere il contegno mentre si voltava verso Roman e gli sorrideva con modi che sperava sembrassero professionali. “Se vuoi seguirmi, ti accompagno.”

Lo condusse lungo il corridoio e fuori dalla locanda, voltandosi indietro per vedere se Lois era ancora gelata sulle scale. Vanessa, Marnie e Tracey erano tutte uscite dalla cucina, e li seguivano in punta di piedi più vicine che potevano, ridacchiando accalcate come una manica di ragazzette. Lois corse giù dalle scale e si unì a loro, sussurrando tutta agitata dietro a una mano portata a coprire la bocca.

Emily condusse Roman lungo il sentiero fino alla rimessa, con il cuore che sobbalzava ogni volta che si permetteva di pensare a chi le stesse camminando accanto. Quando ebbe raggiunto la porta la aprì, armeggiando un po’ troppo con la chiave a causa dell’emozione, poi fece cenno a Roman di entrare.

“Andrà benissimo,” disse Roman guardandosi attorno con un cenno di assenso.

Emily provò un brivido di emozione nel sapere che la sua modesta locanda andava bene per una pop star del calibro di Roman Westbrook! Era quasi come se stesse vivendo un sogno.

Gli mostrò la camera e il bagno, così come alcuni degli elettrodomestici a sua disposizione, dandosi continuamente dei pizzicotti, pensando, Ho davvero appena mostrato a Roman Westbrook un’asciugatrice / un forno / una macchinetta per il caffè? Com’è possibile che questa sia la mia vita?

Quando fu il momento di dargli la chiave e le loro dita si toccarono, Emily si sentì debole come una ragazzina. Non era cosa da tutti i giorni un contatto pelle contro pelle con una famosa pop star!

“Ti lascio sistemarti,” disse. “La casa principale è sempre aperta per gli ospiti, quindi sentiti libero di venirci ogni volta che vuoi. Abbiamo un bar e un salotto per gli ospiti.”

Roman le rivolse uno dei suoi famosi sorrisi.

Emily uscì dalla rimessa con una piroetta, leggera come se camminasse sulle nuvole, e si precipitò alla locanda per rallegrarsi dell’esperienza con lo staff.

Quando fu tornata alla locanda trovò le quattro che ancora ridacchiavano.

Lois era davanti al computer. “La prenotazione gliel’ha fatta Serena,” annunciò. “Scommetto che non ha detto niente perché voleva farci una sorpresa.”

“Be’, ha funzionato,” disse Marnie ridendo, mettendosi accanto a Lois. Indicò lo schermo con entusiasmo. “Oddio. Resta qui per DUE SETTIMANE!”

“Vuol dire che per il matrimonio sarà qui!” esclamò Lois.

Tutte lanciarono gridolini di gioia.

“Mi chiedo perché sia a Sunset Harbor,” disse Tracey.

“Non può essere qui in vacanza,” aggiunse Marnie. “Potrebbe andare in qualunque posto del mondo. Dubito che vorrebbe venire qui.”

“Forse è qui per registrare il nuovo album?” tirò a indovinare Tracey.

“In quale studio di registrazione?” disse Vanessa.

“Forse deve girare un video!” esclamò Lois, ancor più agitata. “E finiremo tutte negli extra!”

A quel punto suonò di nuovo il campanello, ma le ragazze erano così prese dalla conversazione che non sembrarono neanche sentirlo; o almeno così pensò Emily, perché nessuna si mosse. Andò lei alla porta.

Con il sottofondo del gossip della parte femminile del suo staff, aprì la porta e vide tre uomini sul portico. Robusti. Tatuati. Dall’aria rozza, con jeans sbiaditi e giacche di pelle rattoppate. Si chiese se fossero dell’entourage di Roman Westwood. Gli addetti alla sicurezza o qualcosa del genere. Sicuramente non sembravano essere lì per la pittoresca atmosfera di mare.

“Posso aiutarvi?” chiese.

“Siamo qui per Daniel,” disse uno di loro. “Si dice in giro che si sposa con un’allegra donnina di New York!”

Si misero a ridere.

“Siamo suoi amici,” aggiunse un altro. “I testimoni.”

Emily sentì il sangue affluirle al viso. Quelli erano i compagni di scuola di Daniel? Quelli che aveva invitato perché lei aveva insistito tanto? Quelli che avrebbero partecipato alla festa di nozze?

Aprì la bocca per dir loro di entrare, ma aveva perso completamente la voce. Tutto ciò che riuscì a emettere fu uno stridio accompagnato dal più debole dei sorrisi.

CAPITOLO QUATTRO

Emily era ancora lì ad annaspare come un pesce di fronte agli uomini tatuati che presto avrebbero partecipato al suo matrimonio quando il pick-up di Daniel si immise nel vialetto.

“Dev’essere lo sposo!” disse uno girandosi sul posto.

Il furgoncino rallentò fino a fermarsi e Daniel smontò con un passo allegro che Emily non era solita vedere. Osservò, stupita, i tre scendere i gradini del portico e placcare Daniel.

Sarà meglio che non gli lascino lividi in faccia, pensò trasalendo di fronte alla riunione da parapiglia dei vecchi amici.

Alla fine il viso di Daniel riemerse dalla calca di denim e pelle. Aveva la guance arrossate e un largo sorriso in viso. Però adesso Roy aveva aperto la portiera del passeggero ed era quasi uscito. Con sorpresa di Emily, sorrideva anche lui.

“Be’, diavolo se siete cresciuti,” disse ridendo.

“Quello è Roy?” disse il primo uomo.

“Lo dicevo che era il posto giusto!” esclamò il secondo colpendo il terzo al petto.

“È stato decide di anni fa,” rispose il terzo. “Come faccio a ricordarmi?”

“Perché è stata la migliore vacanza della mia vita!” esclamò il primo.

Roy adesso emerse del tutto e porse la mano. “Stuart?”

Quello annuì. “Sì. E ti ricordi di Clyde ed Evan?” Indicò prima l’uomo con la barba rossastra e trasandata, e poi quello più basso e sovrappeso.

“Come posso dimenticare il weekend in cui Daniel vi ha invitati tutti a pesca?” rispose Roy.

“È stato fantastico,” aggiunse Evan. “Credo che non ci siamo più trovati tutti insieme nello stesso posto dopo quel weekend, sai.”

“Quindi voi siete i testimoni, immagino,” indagò Roy.

Stuart era raggiante. “Certo che sì. È giusto che gli amici più vecchi di Daniel siano al suo matrimonio.”

“Anche se sono passati più di dieci anni dall’ultima volta che ci siamo ritrovati tutti insieme,” aggiunse Evan.

“Avete conosciuto mia figlia Emily?” disse Roy indicando Emily, che continuava a osservarli incredula. “Non avrei mai immaginato che Daniel un giorno sarebbe finito con lo sposare la mia principessina!”

Adesso fu il turno dei tre di rimanere scioccati. Guardarono Emily, lì sul portico a bocca spalancata. Ma invece di sembrare imbarazzati per l’errore commesso, Emily si accorse che se la stavano godendo. Chiaramente erano tipi che adoravano mettere in imbarazzo gli altri. Dentro di sé, Emily si fece piccolina.

“Lei è la moglie?” esclamò Clyde. “E perché non l’ha detto?”

Rise e risalì il portico in direzione di Emily. Quando la raggiunse la abbracciò stretta. Come prevedibile, puzzava di sudore stantio.

Emily cercò di mantenere il contegno. Ma dentro stava davvero andando nel panico. Non voleva giudicare troppo Daniel sugli amici che si era scelto, soprattutto dato che si trattava di vecchi compagni di scuola – i bambini dell’asilo tendono a scegliersi gli amici a caso, dopotutto – ma non riusciva a far conciliare l’immagine che aveva di quei quattro. Non era mai arrivata così vicina al passato da ragazzaccio di Daniel, prima. Vedeva di sfuggita il ragazzo che era stato e che avrebbe tranquillamente potuto rimanere se non avesse lasciato il Maine per il Tennessee quando l’aveva fatto. Avrebbe dovuto essere grata che avesse scelto quei tre in realtà, quando l’altra opzione erano gli amici del Tennessee che conoscevano Sheila.

Proprio allora Chantelle smontò dal furgoncino e guardò curiosa in direzione dei tre uomini. Non era turbata, comunque. Era abituata alla gente sconosciuta che capitava alla locanda e sicuramente aveva incontrato tanti provinciali durante gli anni in cui aveva vissuto nel Tennessee.

“Nonno, possiamo cominciare a lavorare alla serra per piacere?” chiese.

“Ma certo,” disse Roy. E poi, rivolgendo l’attenzione a Stuart, Clyde ed Evan, aggiunse, più cortese che mai, “Se i signori vogliono scusarmi.”

Roy e Chantelle si misero a scaricare dal pick-up tutti gli articoli che avevano comprato.

“Vi faccio fare un giro,” disse Daniel agli amici.

Li condusse oltre Emily, nel Bed and Breakfast.

Lei li osservò allontanarsi, ancora sconvolta, ancora incapace di conciliare l’immagine di Daniel con quella di quegli omaccioni. Si voltò per seguirli, giusto in tempo per vedere Amy e Jayne scendere le scale.

Stuart fischiò alle donne, ed Emily si sentì in imbarazzo. Nessuna delle sue amiche era tipo da lasciar correre quel genere di cosa. Nemmeno Jayne, che di norma adorava l’attenzione dei maschi. Terrorizzata che stesse per scoppiare un casino, Emily si affrettò a intervenire in anticipo.

“Amy, Jayne,” le chiamò. “Vi siete sistemate bene nelle vostre stanze?”

Amy spostò gli occhi socchiusi da Stuart all’amica. “Sì. Grazie, Em. Ma dobbiamo metterci al lavoro. Ci sono un sacco di commissioni da fare.”

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