Se lei vedesse - Блейк Пирс 4 стр.


Palmetto le condusse davanti al divano, indicando le chiazze come un uomo che stia semplicemente confermando il fatto che l’acqua è bagnata.

«I corpi erano qui, uno sul divano e un altro sul pavimento. Pare che la madre sia stata uccisa per prima, probabilmente col taglio al collo anche se uno sembra essere caduto piuttosto vicino al cuore, ma da dietro. Si teorizza che col padre ci sia stata una lotta. Aveva degli ematomi sugli avambracci, ha perso sangue dalla bocca, e il tavolino da caffè è stato colpito.»

«Qualche prima idea di quanto tempo sia passato tra gli omicidi e il ritrovamento da parte della figlia?» chiese Kate.

«Non più di un giorno» rispose Palmetto. «E probabilmente si tratta di dodici o sedici ore. Sono sicuro che il coroner avrà qualcosa di un po’ più concreto oggi, più tardi.»

«Altro di interessante?» chiese DeMarco.

«Sì, a dire la verità. È una prova… solo una.» Mise la mano nella tasca interna della giacca leggera e ne estrasse un piccolo sacchetto di plastica delle prove. «Ho tenuto questo. Mi sono fatto dare il permesso, perciò non prendete paura. Ho pensato che avreste voluto averlo. È l’unica prova che abbiamo trovato, ma è piuttosto inquietante.»

Offrì il sacchetto trasparente a Kate. Lei lo prese e ne osservò il contenuto. A quel che capiva, era un semplice pezzo di stoffa, di circa quindici per otto centimetri. Era spesso, di colore azzurro, e soffice. L’intero lato destro era macchiato di sangue.

«Dov’è stato trovato?» chiese Kate.

«Ficcato nella bocca della madre. È stato spinto in profondità, quasi giù per la gola.»

Kate lo sollevò alla luce. «Qualche idea della provenienza?» chiese.

«Nessuna idea. Pare essere un frammento qualunque.»

Ma Kate non ne era così sicura. Anzi, il suo intuito di nonna cominciò a prepararsi all’attacco. Quello non era un pezzo di tessuto qualunque. No… era morbido, era azzurro, e sembrava piuttosto soffice.

Era un pezzo di una coperta. Forse della coperta di sicurezza di un bambino.

«Ha altre prove a sorpresa per noi?» chiese DeMarco.

«No, da me è tutto» disse Palmetto, puntando già alla porta. «Se voi, signore, avete bisogno di aiuto da questo punto in avanti, sentitevi libere di chiamarci al dipartimento di polizia di stato.»

Kate e DeMarco si scambiarono uno sguardo infastidito alle sue spalle. Senza dover dire nulla, sapevano entrambe che il termine signore le aveva fatte arrabbiare.

«Be’, è stato veloce» disse DeMarco mentre Palmetto faceva un vago cenno di saluto dal portone.

«Meglio così» disse Kate. «In questo modo possiamo cominciare a esaminare il caso con i nostri occhi, senza l’influenza di quello che ha trovato qualcun altro.»

«Pensi che adesso dovremmo parlare con la figlia?»

«Probabilmente sì. E poi esamineremo la prima scena del crimine per vedere se lì possiamo trovare qualcosa. Si spera che troveremo qualcuno di un po’ più socievole del nostro amico Palmetto.»

Uscirono dalla casa, spegnendo le luci. Mentre tornavano fuori, col sole che finalmente aveva fatto capolino dai margini del mondo, Kate mise con cautela quello che pensava essere un pezzo di una coperta da bambini in tasca e non riuscì a evitare di pensare a sua nipote che dormiva sotto a una coperta simile.

Camminare verso il sole non soppresse il freddo che le strisciava dentro.

CAPITOLO QUATTRO

La colazione consistette in un Panera Bread drive-thru di Roanoke. Fu lì, in attesa alla piccola fila del primo mattino, che DeMarco fece molte telefonate per organizzare un incontro con Olivia Nash, la figlia della coppia ammazzata di recente. Al momento stava da sua zia a Roanoke ed era, stando alle parole della zia, un disastro totale.

Dopo aver avuto indirizzo e approvazione dalla zia, partirono alla volta della casa appena dopo le sette. Il fatto che fosse presto non era un problema perché, stando alla zia, Olivia si rifiutava di dormire da quando aveva trovato i genitori.

Quando Kate e DeMarco arrivarono alla casa, la zia sedeva sul portico. Cami Nash si alzò quando Kate smontò dall’auto ma non fece cenno di andare ad accoglierle. Aveva in mano una tazza di caffè, e lo sguardo stanco del viso fece pensare a Kate che sicuramente non era la prima che si concedeva quel mattino.

«Cami Nash?» chiese Kate.

«Sì, sono io» disse lei.

«Innanzitutto, la prego di accettare le mie condoglianze per la sua perdita» disse Kate. «Lei e suo fratello eravate vicini?»

«Abbastanza vicini, sì. Però adesso devo guardare oltre. Non posso… occuparmi del lutto in questo momento perché Olivia ha bisogno di qualcuno. Non è la stessa persona con cui ho parlato al telefono la scorsa settimana. In lei si è rotto qualcosa. Non riesco neanche a immaginare… come deve essere stato trovarli così e…»

Si bloccò lì e sorseggiò il caffè molto velocemente, cercando di distrarsi dalla violenza delle lacrime che sembravano avvicinarsi rapidamente.

«Riuscirà a parlare con noi?» chiese DeMarco.

«Forse per un po’. Le ho detto che stavate venendo ed è parsa capire quello che volevo dire. È per questo che sono venuta a incontrarvi qui fuori prima che entriate. Sento il bisogno di dirvi che è una giovane donna normale e dalle mille risorse. Nello stato in cui si trova adesso, però, non volevo che pensaste che avesse dei problemi mentali o roba del genere.»

«Grazie» disse Kate. Aveva già visto persone assolutamente devastate dal dolore e non era mai un bel vedere. Non riusciva a fare a meno di chiedersi quanta esperienza del genere avesse DeMarco.

Cami le accompagnò in casa. Dentro era silenziosa come una tomba, l’unico suono veniva dal ronzio del condizionatore. Kate notò che Cami camminava lentamente, assicurandosi di non fare troppo rumore. Kate fece lo stesso, chiedendosi se Cami non sperasse che il silenzio aiutasse Olivia a addormentarsi, finalmente, o se stesse semplicemente cercando di non allarmare la già fragile giovane in altro modo.

Entrarono in soggiorno, dove una giovane donna se ne stava mezza seduta, mezza distesa, sul divano. Aveva la faccia rossa, gli occhi leggermente gonfi dal pianto recente. Sembrava che non dormisse da una settimana invece che solo da uno o due giorni. Quando vide entrare Kate e DeMarco, si tirò un po’ su a sedere.

«Salve, signorina Nash» disse Kate. «Grazie di aver accettato di vederci. Ci dispiace molto per la sua perdita.»

«Olivia, per piacere.» Aveva la voce roca e stanca – quasi consumata quanto sembravano essere i suoi occhi.

«Faremo il più velocemente possibile» disse Kate. «So che eri appena tornata dal college. Sai se i tuoi genitori avevano in programma di vedere qualcun altro quel giorno?»

«Nel caso, io non lo sapevo.»

«Ti prego di scusarmi per la domanda, ma sai se uno dei tuoi genitori aveva dei risentimenti di lunga data con qualcuno? Delle persone che magari consideravano nemiche?»

Olivia scosse la testa con fermezza. «Papà era già stato sposato prima… prima di conoscere la mamma. Ma persino con la sua ex moglie era in buoni rapporti.»

Olivia cominciò a piangere silenziosamente. Una serie di lacrime le scivolò dagli occhi e lei non si curò di cercare di asciugarle.

«Voglio mostrarti una cosa» disse Kate. «Non so se ha o meno un qualche significato per te. Nel caso, potrebbe renderti un po’ emotiva. Sei disposta a dare un’occhiata e dirci se ti è familiare?»

Olivia parve allarmata, forse perfino un po’ spaventata. Kate non gliene faceva proprio una colpa, e quasi non volle mostrarle il pezzo di tessuto che aveva dato loro Palmetto – il pezzo che Kate era sicura fosse parte di una coperta o di un piumino. Un po’ riluttante, lo estrasse dalla tasca.

Seppe subito che Olivia non lo riconosceva. Ci fu un immediato senso di sollievo e confusione sul viso della giovane quando guardò la busta di plastica e ciò che conteneva.

Olivia scosse la testa ma tenne gli occhi fissi sulla busta di plastica trasparente. «No. Non lo riconosco. Perché?»

«Adesso non possiamo rivelarlo» disse Kate. A dire la verità, non c’era niente di illegale nel rivelarlo al parente più stretto… ma Kate non vedeva ragione di traumatizzare ulteriormente Olivia Nash.

«Avete idea di chi sia stato?» chiese Olivia. Sembrava perduta, come non se non riconoscesse il luogo in cui si trovava… forse neanche se stessa. Kate non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva visto una persona così chiaramente distaccata da tutto ciò che la circondava.

«Al momento no» disse. «Ma ti terremo informata. E, per favore» disse facendo passare lo sguardo da Olivia a Cami, «contattateci se vi viene in mente qualsiasi cosa che potrebbe essere d’aiuto.»

A quella osservazione, DeMarco levò un biglietto da visita dalla tasca interna della giacca e lo porse a Cami.

Forse erano gli anni che aveva trascorso in pensione o il senso di colpa per aver abbandonato il suo ruolo di nonna la notte precedente, ma Kate si sentì malissimo quando lasciò la stanza, lasciando Olivia Nash al suo intenso dolore. Mentre lei e DeMarco si facevano strada fin fuori sul portico, riuscì a udire la giovane emettere un basso gemito di sofferenza.

Kate e DeMarco si scambiarono uno sguardo incerto mentre andavano alla macchina. Dall’interno della tasca, Kate riusciva a sentire la presenza di quel frammento di tessuto, che improvvisamente parve molto pesante.

CAPITOLO CINQUE

Mentre Kate lasciava la cittadina di Whip Springs per andare verso Roanoke, DeMarco utilizzava il suo iPad per recuperare i documenti del caso del primo giro di assassinii. Era proprio l’identica copia della scena del crimine dei Nash; una coppia era stata assassinata nella propria casa in modo particolarmente raccapricciante. I risultati preliminari non avevano fatto emergere probabili sospetti e non c’erano stati testimoni.

«Dice niente su qualcosa di lasciato lì, nella gola o nella bocca di una delle vittime?» chiese Kate.

DeMarco scrutò i rapporti e scosse la testa. «No, a quel che vedo. Penso che forse sia – no, aspetta, ecco. Nel rapporto del coroner. Il tessuto è stato trovato solo ieri – un giorno e mezzo dopo il ritrovamento dei corpi. Però sì… il rapporto dice che c’era un piccolo pezzo di tessuto nella gola della madre.»

«Dà una descrizione?»

«No. Faccio una telefonata al coroner per vedere se riesco a farmi mandare una foto.»

DeMarco non perse tempo, e fece subito la telefonata. Mentre era al telefono, Kate cercò di pensare a qualcosa che potesse legare due coppie apparentemente qualsiasi, dato ciò che era stato trovato nella gola delle donne. Anche se non aveva ancora visto il pezzo di tessuto estratto dalla gola della prima vittima donna, Kate si aspettava assolutamente che corrispondesse a quello trovato nella gola della signora Nash.

La telefonata di DeMarco era finita tre minuti dopo. Secondi dopo aver riappeso, ricevette un messaggio. Guardò il telefono e disse: «Abbiamo una corrispondenza.»

Avvicinandosi a un semaforo mentre si inoltravano nella città di Roanoke, Kate guardò il telefono mentre DeMarco glielo mostrava. Come si aspettava, il tessuto era morbido e di colore azzurro – una corrispondenza esatta con quello trovato nella gola della signora Nash.

«Abbiamo una documentazione piuttosto ampia su entrambe le coppie, giusto?» chiese Kate.

«Soddisfacente, suppongo» disse lei. «Sulla base dei rapporti e dei documenti del caso che abbiamo, potrebbe mancare qualcosa, però penso che abbiamo abbastanza per procedere.» Fece una pausa quando l’app del GPS dell’iPad suonò. «Gira a sinistra a questo semaforo» disse DeMarco. «La casa è mezzo miglio più giù lungo la prossima via.»

Gli ingranaggi mentali di Kate lavoravano veloci mentre si avvicinavano alla prima scena del crimine.

Due coppie sposate, massacrate in modo brutale. Resti o pezzetti di una specie di vecchia coperta ritrovati nella gola delle mogli…

C’erano molti modi di procedere con gli indizi che avevano. Ma prima che Kate potesse concentrarsi su uno solo per metterlo insieme, DeMarco stava parlando.

«Lì» disse indicando una piccola casa di mattoni sulla destra.

Kate accostò lungo il bordo del marciapiede. La casa si trovava su una via stretta, del tipo che collegava due strade principali. Era una strada silenziosa con poche altre casette a occupare lo spazio. La strada aveva quasi un sentore storico, i marciapiedi stinti e rotti, le case in uno stato simile.

Le bianche lettere sbiadite della cassetta della posta dicevano LANGLEY. Kate notò anche una L decorativa appesa al portone principale, fatta di legno stagionato. Spiccava contro il giallo brillante del nastro della scena del crimine appeso dalle ringhiere del portico.

Mentre Kate e DeMarco andavano al portico, DeMarco un po’ lesse un po’ recitò le informazioni che avevano nei rapporti sulla famiglia Langley.

«Scott e Bethany Langley – Scott cinquantanove anni di età, Bethany sessantuno. Scott è stato trovato morto in cucina e Bethany in lavanderia. Sono stati trovati da un quindicenne che prendeva lezioni private di chitarra da Scott. È stato stimato che siano stati uccisi solo poche ore prima del ritrovamento dei corpi.»

Quando entrarono nella residenza dei Langley, Kate rimase in ingresso un momento, ad analizzare la struttura del posto. Era una casa piccola, ma ben tenuta. Il portone si apriva su un ingresso piccolissimo che poi diventava il soggiorno. Da lì, un piccolo mobile bar separava la cucina dal soggiorno. Un corridoio si apriva sulla destra, per portare al resto della casa.

La sola struttura della casa disse a Kate che il marito probabilmente era stato ucciso per primo. Ma dal portone c’era una visuale piuttosto chiara in cucina. Scott Langley avrebbe dovuto essere davvero occupato per non notare che qualcuno entrava dalla porta principale.

Magari il killer è entrato in un altro modo, pensò Kate.

Entrarono in cucina, dove delle macchie di sangue spiccavano ancora violentemente sul pavimento di laminato. Una padella e un barattolo di olio spray si trovavano a margine dei fornelli.

Stava per cucinare qualcosa, pensò Kate. Allora forse sono stati uccisi verso l’ora di cena.

DeMarco fece per andare in corridoio, e Kate la seguì. C’era una piccola stanza immediatamente a sinistra, la porta si aprì per rivelare una lavanderia strapiena. Lì lo spargimento di sangue era stato ben peggiore. C’erano macchie di sangue sulla lavatrice, sull’asciugatrice, sui muri, sul pavimento e su una gran quantità di abiti puliti ordinatamente piegati riposti in un cesto per la biancheria.

Con i corpi già rimossi, sembrava essere pochissimo ciò che la residenza dei Langley poteva offrire loro. Ma c’era un’altra cosa che Kate voleva controllare. Tornò di nuovo in soggiorno e guardò le foto sulle pareti e in cima al televisore. Vide i Langley sorridenti e felici. In una fotografia, vide una coppia anziana con i Langley posare alla fine di un pontile in spiaggia.

«Abbiamo un’analisi dettagliata della vita della famiglia Langley?» chiese Kate.

DeMarco, sempre con l’iPad nella mano destra, scorse le informazioni e cominciò a leggere i dettagli che avevano. A ciascuno, Kate scopriva che il presentimento che sentiva da qualche minuto probabilmente era vero.

«Erano sposati da venticinque anni. Bethany Langley aveva una sorella che è morta in un incidente d’auto dodici anni fa e nessuno dei due ha genitori ancora in vita. Il padre di Scott Langley è deceduto di recente, appena sei mesi fa, per una forma aggressiva di cancro alla prostata.»

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