Se lei vedesse - Блейк Пирс 5 стр.


«Accenni a figli?»

«No. Nessun figlio.» DeMarco allora fece una pausa, e parve cogliere ciò su cui stava speculando Kate. «Stai pensando al tessuto, giusto? Che sembra una specie di coperta da bambini.»

«Sì, è quello che stavo pensando. Ma se i Langley non avevano figli, non penso che ci siano dei collegamenti ovvi da scovare.»

«Non credo di aver mai visto un collegamento ovvio con qualcosa» disse DeMarco con una risatina incerta.

«È vero» disse Kate, però sentiva che uno ce ne doveva essere. Persino con le vittime apparentemente casuali, c’erano delle cose che avevano in comune.

Entrambe le coppie erano sul finire dei cinquant’anni, all’inizio dei sessanta. Entrambe erano sposate. La moglie di ciascuna coppia aveva un pezzo di quella che sembra essere una coperta ficcato in gola.

Perciò sì… c’erano delle similarità, ma non portavano ad alcun vero collegamento. Non ancora, comunque.

«Agente DeMarco, pensi di poter fare una o due telefonate per assicurarti che possiamo avere un ufficio al dipartimento di polizia locale?»

«Già fatto» disse lei. «Sono piuttosto sicura che Duran si sia occupato di tutto prima ancora che arrivassimo qui.»

Duran pensa di conoscermi così bene, pensò Kate, un po’ irritata. Però, d’altra parte, pareva che la conoscesse davvero maledettamente bene.

Kate guardò ancora la casa, le foto, le macchie di sangue. Avrebbe dovuto scendere di più nei dettagli di ciascuna coppia se voleva andare da qualche parte. E avrebbe avuto bisogno di un qualche risultato della scientifica sui pezzi di tessuto. Date le similarità tra le due scene, presumeva che una buona vecchia ricerca di base, più di tutto, avrebbe scoperto piste e indizi.

Tornarono alla macchina, Kate ricordò di nuovo che avevano cominciato la giornata esageratamente presto. Quando vide che erano appena passate le dieci del mattino, ne fu in qualche modo rinvigorita. Avevano ancora la maggior parte della giornata davanti a loro. Magari, se fosse stata fortunata e il caso si fosse evoluto come pensava che potesse fare, sarebbe stata di ritorno a Richmond entro la fine del weekend per vedere Michelle un’altra volta – se, ovviamente, Melissa l’avesse permesso.

Vedi, prese la parola la parte più saggia di lei mentre si rimetteva dietro al volante della macchina. Persino nel bel mezzo di sanguinosi omicidi multipli, stai pensando a tua nipote – alla tua famiglia. La cosa non ti dice niente?

Immaginava di sì. Ma persino mentre metteva piede nell’ultimo quarto della sua vita, era ancora molto difficile ammettere che nella vita c’era qualcosa di più del suo lavoro. Particolarmente difficile quando si trovava sulle tracce di un assassino che, sapeva, in ogni momento avrebbe potuto uccidere ancora.

CAPITOLO SEI

Era stata organizzata per Kate e DeMarco una piccola sala conferenze in fondo al dipartimento di polizia della città di Roanoke. Una volta arrivate alla stazione, una piccola e corpulenta donna alla portineria le accompagnò attraverso l’edificio fino alla stanza. Non appena sedettero e cominciarono a installare una postazione di lavoro di fortuna, si sentì bussare alla porta.

«Avanti» disse Kate.

Quando la porta si aprì, videro una faccia familiare – Palmetto del dipartimento di polizia di stato, l’uomo un po’ torvo che le aveva accolte davanti alla residenza dei Nash molte ore prima quello stesso giorno.

«Vi ho viste tornare per di qua mentre firmavo tutti i documenti» disse Palmetto. «Sto uscendo, per tornare a Chesterfield tra qualche ora. Ho pensato di venire a vedere se c’era altro con cui potevo aiutarvi.»

«Niente di grosso» disse Kate. «Per caso ha saputo che è stato trovato un pezzo dello stesso tessuto nella gola di Bethany Langley?»

«Non l’ho saputo prima di mezz’ora fa. Apparentemente una di voi ha chiamato il laboratorio per chiedere una foto.»

«Sì» disse DeMarco. «E pare che corrisponda a quello che ci ha dato lei.»

Al sentir menzionare il pezzo di tessuto, Kate sistemò la busta di plastica datale da Palmetto sulla tavola. «Per come stanno le cose adesso, è l’unica prova solida che abbiamo che colleghi gli omicidi in modo concreto.»

«E la scientifica su quello non ha trovato praticamente niente» disse Palmetto. «A parte il DNA della signora Nash.»

«Nemmeno il rapporto della scientifica che sto vedendo del tessuto dei Langley offre qualcosa» disse DeMarco.

«Eppure potrebbe valer la pena fare un giro al laboratorio della scientifica» disse Kate.

«Allora buona fortuna» disse Palmetto. «Quando ho parlato con loro del tessuto dei Nash, non sapevano niente.»

«Lei è stato coinvolto in qualche modo nella scena dai Langley?» chiese Kate.

«No. Sono arrivato subito dopo l’accaduto. Ho visto i corpi e ispezionato il posto, ma non c’era niente. Quando parlate con la scientifica, però, chiedete dei capelli trovati sulla biancheria pulita. Non sembravano appartenere alla signora Langley, così faranno dei test.»

«Prima di andare» disse Kate «vuole proporre qualche teoria?»

«Non ne ho» disse Palmetto seccamente. «Dall’indagine che ho fatto io, pare non esserci assolutamente nessun collegamento tra i Nash e i Langley. Il tessuto in gola, però… qualcosa di così personale ed esplicito per il killer deve collegarli in qualche modo, giusto?»

«È quello che penso io» disse Kate.

Palmetto diede un piccolo schiaffo scherzoso alla porta e poi Kate lo vide sorridere per la prima volta. «Sono sicuro che lo troverà. Ho sentito parlare di lei, sa? Molti di noi del dipartimento hanno sentito parlare di lei.»

«Ne sono sicura» disse lei con una smorfia.

«Più che altro cose belle. E poi ha mollato la pensione per catturare uno qualche mese fa, no?»

«Può dire così.»

Palmetto, vedendo che Kate non aveva intenzione di starsene lì a crogiolarsi nell’adulazione, le fece spallucce. «Chiami i ragazzi dello stato, se ha bisogno di qualcosa per questo caso, agente Wise.»

«Lo farò» disse Kate mentre Palmetto se ne andava.

Quando Palmetto ebbe chiuso la porta alle sue spalle, DeMarco scosse scherzosamente la testa. «Non ti stanchi mai di sentire la gente cantare le tue lodi?»

«Sì, a dire il vero» disse Kate, ma non con maleducazione. Anche se era edificante che le venisse ricordato tutto ciò che aveva fatto durante la carriera, nel profondo sapeva che aveva sempre fatto solo il suo lavoro. Forse con un po’ più di passione degli altri, ma era stato solo quello – un lavoro ben fatto… un lavoro che sembrava non riuscire a lasciarsi alle spalle.

Dopo qualche minuto e un po’ d’aiuto dal sistemista della stazione, Kate e DeMarco ebbero accesso al database della stazione. Lavorarono insieme, esaminando il passato dei Nash e dei Langley. Nessuna famiglia aveva una fedina penale di un qualche tipo. Anzi, entrambe le famiglie avevano dei documenti che rendevano difficile immaginare che qualcuno provasse rancore nei loro confronti. Per quanto riguardava i Langley, erano stati genitori affidatari per qualche anno delle loro vite, quindi si erano sottoposti a controlli rigorosi sul loro passato molte volte. I Nash erano pesantemente coinvolti nella loro chiesa, ed erano stati in molte missioni all’estero negli ultimi vent’anni, soprattutto in Nepal e in Honduras.

Kate abbandonò la cosa dopo un po’ e cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza. Usò la lavagna della sala conferenze per annotare appunti, sperando che vedere tutto scritto in un solo posto l’aiutasse a concentrarsi. Ma non c’era niente. Nessun collegamento, nessun indizio, nessuna chiara rotta verso la quale dirigersi.

«Anche tu, eh?» disse DeMarco. «Niente?»

«Finora no. Penso che magari procediamo con quello che abbiamo davvero invece di cercare di trovare qualcosa di nuovo. Penso che dobbiamo rivalutare i tessuti. Anche se i test della scientifica non hanno dato niente, magari il tessuto stesso può portarci da qualche parte.»

«Non ti seguo» disse DeMarco.

«Ok» disse Kate. «Non sono sicura di seguirmi neanch’io. Però spero che lo sapremo quando lo vedremo.»

***

Kate sentì le prime vere fitte di fatica quando lei e DeMarco andarono dalla stazione di polizia al laboratorio della scientifica. Era un severo memento che non dormiva da circa ventisette ore e che la sua giornata lavorativa era cominciata follemente presto. Vent’anni prima la cosa non l’avrebbe disturbata. Ma con cinquantasei anni a guardarla dritta in faccia di lì a poche settimane, le cose adesso erano diverse.

Il viaggio fino al laboratorio fu di soli cinque minuti, dato che si trovava in prossimità di una piccola rete che consisteva nel dipartimento, il tribunale e una prigione di detenzione. Dopo aver mostrato i documenti, furono scortate oltre la reception di un laboratorio di scienze forensi fino a un’area centrale di laboratori. Fu loro chiesto di accomodarsi in un piccolo atrio per un attimo mentre il tecnico che aveva il compito di occuparsi dei campioni di tessuto veniva convocato.

«Pensi che ci sia la possibilità che il tessuto sia una specie di biglietto da visita dell’assassino?» chiese DeMarco.

«Potrebbe essere. Potrebbe non avere niente a che fare con il perché del caso. Potrebbe solo significare qualcosa per l’assassino. Comunque adesso sembra che il tessuto – di una coperta di qualche tipo, ne sono piuttosto sicura – sia il nostro unico reale collegamento con lui.»

A Kate fece venire in mente un caso raccapricciante a cui aveva preso parte all’inizio degli anni Novanta. Un uomo aveva ucciso cinque persone – tutte ex fidanzate. Prima di ucciderle soffocandole, aveva costretto ciascuna di loro a ingoiare un condom. Alla fine non aveva avuto nessuna vera ragione per farlo, tranne l’odio che provava nell’usare i preservativi durante il sesso. Kate non riusciva a evitare di chiedersi se quei frammenti di tessuto non si sarebbero rivelati essere ugualmente insignificanti per il caso.

L’attesa fu breve; un uomo alto e più vecchio si precipitò fuori da una porta che stava proprio davanti a loro. «Siete dell’FBI?» chiese.

«Sì» disse Kate mostrando il documento d’identità. DeMarco fece lo stesso e l’uomo studiò ciascuno con attenzione.

«Piacere di conoscervi, agenti» disse. «Sono Will Reed, e ho condotto io i test sul tessuto dei recenti omicidi. Presumo che sia per questo che siete qui. Agente DeMarco, credo che sia lei la persona a cui prima ho inviato la foto, vero?»

«Esatto» disse DeMarco. «Speravamo che potesse fare un altro po’ di luce su quei frammenti.»

«Be’, sarei più che felice di assistervi in qualunque cosa abbiate bisogno, ma se si tratta di quei due frammenti di tessuto temo che non ci sia niente che io possa offrire. Pare che l’assassino non solo si sia fatto in quattro per ficcare il tessuto nella bocca delle vittime, ma che sia anche stato piuttosto attento a non lasciarsi dietro delle tracce.»

«Sì, questo lo sappiamo» disse Kate. «Ma senza alcun campione biologico sicuro con cui procedere, mi chiedevo se c’era qualcosa che potesse dirmi sul tessuto stesso.»

«Oh» disse Reed. «Con questo posso aiutarvi.»

«Sono dell’opinione che entrambi i frammenti vengano dallo stesso materiale originario» disse Kate. «Molto probabilmente una coperta.»

«Penso che sia sensato dirlo» disse Reed. «Non ne ero sicuro finché non ho visto il secondo frammento. Combaciano piuttosto bene – colore, trama, e via dicendo.»

«C’è modo di dire quanto potrebbe essere vecchia la coperta?» chiese Kate.

«Temo di no. Quello che posso dirvi, però, è di che cosa è fatta. E mi ha colpito, perché, a quanto ne so io, è una combinazione di tessuti strana per una coperta tradizionale, quando ci si pensa. La coperta per gran parte è fatta di lana, il che, certo, è assolutamente comune. Ma il secondo materiale usato nel tessuto è cotone di bambù.»

«È tanto diverso dal cotone normale?» chiese Kate.

«Non ne sono sicuro» disse lui. «Però vediamo passare di qui molti abiti e materiali in tessuto. E posso contare sulle dita di una mano il numero di volte che sono venuto in contatto con qualcosa che contenesse notevoli tracce di cotone di bambù. Non è una fibra molto rara, ma non è diffusa come il suo cotone di base.»

«In altre parole» disse DeMarco «non sarebbe troppo difficile localizzare le aziende che lo usano come materiale principale?»

«Questo non lo so» disse Reed. «Però potrebbe interessarvi sapere che il cotone di bambù è presente in molte delle coperte più soffici. È piuttosto traspirante, a quello che ho visto. Probabilmente state cercando un capo costoso. Anzi, c’è un magazzino appena fuori città che fabbrica proprio il tipo di roba di cui parlo. Coperte, copriletto, lenzuola, roba così, a prezzi alti.»

«Sa come si chiama?» chiese DeMarco.

«Biltmore Threads. È un’azienda piccola, che è quasi fallita quando tutti hanno cominciato a comprare tutto on line.»

«Altro che può dirci?» chiese Kate.

«Sì, ma è un po’ repellente. Con la signora Nash, credo che il tessuto sia stato ficcato così in fondo che lei ha quasi vomitato, quasi fino a morire, persino. Sul tessuto c’era acido gastrico.»

Kate pensò alla forza e allo sforzo che ci sarebbero voluti per fare una cosa del genere… a quanta parte di una mano dovesse entrare nella bocca della vittima.

«Grazie del suo tempo, signor Reed» disse Kate.

«Si figuri. Speriamo solo di non vedere presto un terzo frammento di quella coperta.»

CAPITOLO SETTE

Stranamente, il viaggio fino al magazzino di Biltmore Threads portò Kate e DeMarco lungo lo stesso tratto di strada che avevano preso a Whip Springs alle quattro di quel mattino. La fabbrica e il magazzino si trovavano lungo una strada a due corsie che serpeggiava fuori dall’autostrada. Era nascosto, insieme a una distesa di erba morente che fungeva da paesaggio, negli stessi boschi che nascondevano la casa dei Nash dalla strada principale.

Dall’aspetto del parcheggio, la Biltmore Threads non stava andando male quanto aveva suggerito Will Reed. Il posto sembrava impiegare almeno cinquanta persone, e ciò sulla base solo di quell’ora del giorno. Con una fabbrica come quella, Kate presumeva che si lavorasse su turni, e quindi probabilmente un’altra cinquantina di operai sarebbero arrivati più tardi per il turno della notte.

Entrarono, percorrendo uno squallido atrio. Una donna seduta dietro a una cassa alzò lo sguardo su di loro con un’espressione peculiare. Era evidente che non avevano molte visite.

«Posso aiutarvi?» chiese.

DeMarco partì con il giro di presentazioni, e dopo che ebbe mostrato i documenti la donna alla cassa aprì con un pulsante una porta in fondo all’atrio. La stessa donna venne loro incontro lì e poi le accompagnò per un piccolo corridoio. In fondo a esso, aprì una seria di doppie porte che portavano al piano produzione della Biltmore Threads. Strimpellavano molte serie di telai e altre attrezzature che Kate non aveva mai visto. Sul lato dell’ampio piano di lavoro, un muletto compatto trasportava un bancale di abiti accatastati in giro per il magazzino.

Dopo averle accompagnate costeggiando con cautela le pareti del piano, la donna si fermò a un’altra porta e le accompagnò dentro. Lì c’era uno stretto corridoio con cinque stanze. La donna le portò alla prima e bussò.

«Sì?» tuonò una voce maschile da dentro.

«Abbiamo visite» urlò la donna prima di aprire la porta. «Due signore dell’FBI.»

Ci fu qualche secondo di pausa e poi la porta venne aperta dall’altra parte. Le accolse un uomo dai capelli scuri e con spessi occhiali. Le squadrò da cima a fondo, non per nervosismo ma per assoluta curiosità.

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