Quasi scomparsa - Блейк Пирс 7 стр.


Ma la direttrice dell’agenzia non sapeva nemmeno che non ci fossero più cavalli, perché non le era stato detto. Con una sensazione di terrore, Cassie si domandò se fosse a conoscenza della morte della donna.

Cosa era successo a Diane? Quanto era rimasto colpito Pierre dalla sua dipartita? E i bambini, e le intere dinamiche familiari? Come si sentivano i figli in merito all'arrivo di Margot in casa, a così breve tempo dalla sua morte? Era chiaro a quel punto perché Cassie potesse percepire una tensione pari a quella di una corda di violino in qualunque tipo di interazione che avvenisse in quella casa.

“È — è molto triste”. “Non sapevo che fosse deceduta da così poco tempo. Suppongo che la sua morte sia stata traumatica per tutti”.

Con un'espressione decisamente accigliata, il cassiere le porse il resto, e Cassie mise via l'esigua quantità di denaro.

“Conosce i retroscena familiari, immagino”.

“Non so molto, mi farebbe molto piacere se potesse spiegarmi cosa è successo". La ragazza si sporse ansiosamente sul bancone.

Lui scosse la testa.

“Non sta a me dire di più. Lavori per la famiglia”.

E perché quel fatto rendeva le cose diverse? Si chiese lei. Una delle sue unghie iniziò a spingere indietro le cuticole, e con sorpresa la ragazza si rese conto di aver ripreso quella sua vecchia abitudine. Beh, si sentiva sicuramente stressata. Ciò che l'anziano signore le aveva rivelato era già preoccupante di per sé, ma ciò che si rifiutava di aggiungere era sicuramente peggio. Forse, se fosse stata onesta con lui, l’uomo si sarebbe aperto di più.

“Non capisco bene quale sia la situazione in quella casa, e ho il timore di essere con l'acqua alla gola. Ad essere onesta, non mi avevano neanche detto che Diane fosse morta. Non so come sia successo, o come fossero le cose in precedenza. Se avessi un'idea migliore, sarebbe sicuramente d'aiuto”.

L'uomo annuì, parendo più comprensivo, ma poi sentì squillare il telefono, e Cassie capì che aveva perso la sua occasione. Il signore uscì per rispondere, chiudendosi la porta alle spalle.

Con disappunto, la ragazza diede le spalle al bancone e indossò lo zaino, che pareva pesasse il doppio di prima. O forse era solo il peso della spiacevole notizia che il commesso le aveva dato che la schiacciava. Mentre usciva dal negozio, la ragazza si chiese se avrebbe avuto la possibilità di tornare da sola in un altro momento, e parlare con l'anziano. Qualunque fosse il segreto che l’uomo conosceva sulla famiglia Dubois, lei lo voleva assolutamente sapere.

CAPITOLO SEI

Cassie fu riportata bruscamente al presente da Ella, che gridava spaventata. Guardando dall'altra parte della strada, la ragazza vide con orrore che Marc aveva attraversato la staccionata passando da una fessura, e stava dando da mangiare manciate d'erba ad una mandria che ora includeva cinque grigi asini pelosi ricoperti di fango. Gli animali appiattivano le orecchie e si mordevano a vicenda mentre gli si facevano intorno.

Ella urlò di nuovo, quando uno degli asini piombò addosso al fratello, facendolo cadere sulla schiena.

“Esci di lì!” gridò Cassie, attraversando la strada di corsa. Si tese oltre la staccionata e afferrò il bambino dalla maglietta, trascinandolo fuori dal recinto prima che venisse schiacciato. Si chiese se Marc volesse morire. La maglietta del bimbo era bagnata e sporca, e lei non ne aveva portata una di ricambio. Per fortuna il sole brillava ancora alto nel cielo, anche se si potevano vedere delle nubi arrivare da ovest.

Quando Cassie gli diede il suo pezzo di cioccolato, Marc si mise l'intera barretta in bocca, gonfiando le guance. Poi si mise a ridere, sputandone dei pezzi a terra, prima di correre accanto ad Antoinette.

Ella spinse via il cioccolato e iniziò a piangere a voce alta.

Cassie la prese di nuovo in braccio.

“Cosa c'è? Non hai fame?” le chiese.

“No. Mi manca la mamma”, singhiozzò.

Cassie la strinse a sé, sentendo la calda guancia della bambina a contatto con la propria.

“Mi dispiace, Ella. Mi dispiace tanto. L'ho appena saputo. Ti deve mancare terribilmente”.

“Vorrei che papà mi dicesse dov'è andata”, si lamentò la bimba.

“Ma…” Cassie rimase senza parole. Il commesso aveva detto chiaramente che Diane Dubois era morta. Perché Ella la pensava diversamente?

“Che cosa ti ha detto il papà?”, le chiese con attenzione.

“Mi ha detto che è andata via. Ma non mi vuole dire dove. Ha solo detto che se n'è andata. Perché è andata via? Voglio che torni!” Ella posò la testa tra le spalle di Cassie, piangendo a dirotto.

Cassie sentì la testa girare. La bambina aveva quattro anni all'epoca, e sicuramente poteva capire il significato della morte. Doveva esserci stata un'occasione per piangere, e un funerale. O forse no.

La sua mente era totalmente confusa all'idea che Pierre avesse deliberatamente mentito alla figlia riguardo la morte della madre.

“Ella, non essere triste”, disse Cassie, massaggiandole le spalle. “A volte le persone se ne vanno, e non tornano più”. La ragazza pensò a Jacqui, chiedendosi nuovamente se avrebbe mai scoperto cosa le fosse successo. Il fatto di non sapere era davvero terribile. La morte, per quanto tragica, era almeno definitiva.

Cassie poteva solo immaginare l'agonia che la bambina doveva sopportare, credendo che la madre l'avesse abbandonata senza dire una parola. Non c'era da stupirsi del fatto che la piccola avesse degli incubi. Cassie si sentì in dovere di scoprire cosa fosse accaduto veramente, nel caso ci fosse dell’altro. Chiedere direttamente a Pierre sarebbe stato troppo intimidatorio, e non si sentiva a proprio agio a tirare fuori l'argomento, a meno che non fosse lui a farlo. Forse gli altri figli potevano dirle la loro versione della storia, se glielo avesse chiesto al momento giusto. Quello poteva essere un buon punto di partenza.

Antoinette e Marc stavano aspettando ad un bivio. Finalmente Cassie riuscì a vedere il bosco davanti a lei. Antoinette aveva sottovalutato la distanza; i quattro avevano camminato almeno quattro chilometri, e il vivaio era l'ultimo edificio che avevano incontrato. La strada si era trasformata in una corsia stretta, con l'asfalto crepato e pieno di buche, le siepi grosse e selvagge.

“Tu ed Ella potete seguire il percorso”, le consigliò Antoinette, indicando un vialetto pieno di vegetazione. “È una scorciatoia”.

Grata per la possibilità di un percorso più breve, Cassie si diresse lungo lo stretto sentiero, facendosi strada attraverso numerosi folti cespugli.

A metà strada, il braccio iniziò a bruciarle in maniera tanto dolorosa da farla urlare. Pensò di essere stata punta da uno sciame di vespe. Abbassando lo sguardo, vide che la pelle era gonfia ed irritata in ognuno dei punti in cui era stata sfiorata dalle foglie. Poi Ella iniziò ad urlare.

“Mi brucia il ginocchio!”

Sulla gamba della bimba cominciava a vedersi una forte irritazione, e profonde piaghe rosse le stavano comparendo sulla soffice pelle candida.

Cassie si abbassò troppo tardi, e un ramo pieno di foglie le sbatté sul viso. Il bruciore si diffuse immediatamente, e la ragazza si mise ad urlare per lo spavento.

Cassie sentì la risata squillante e gioiosa di Antoinette provenire dalla fine del sentiero.

“Nascondi la testa tra le mie spalle", ordinò a Ella, circondandola con le braccia. Facendo un respiro profondo, si diresse lungo il sentiero, proseguendo alla cieca attraverso le foglie urticanti, finché riuscì a raggiungere una radura.

Antoinette rideva sguaiatamente, piegata in due su un tronco caduto, e Marc la imitava, contagiato dalla sua ilarità. Nessuno di loro sembrava preoccuparsi delle lacrime offese della sorellina.

“Sapevi che c'era edera velenosa!” l'accusò Cassie, mentre posava Ella a terra.

“Ortiche”, la corresse Antoinette, prima di scoppiare nuovamente a ridere. Non c'era alcuna gentilezza in quel suono — le risate erano decisamente crudeli. La ragazzina stava mostrando la sua vera natura, ed era senza pietà.

Cassie fa avvolta da un'ondata di collera che sorprese lei stessa. Per un momento desiderò solo prendere a schiaffi l'arrogante faccia sorridente di Antoinette più forte che poteva. La forza della sua rabbia era spaventosa. La ragazza fece effettivamente un passo avanti e alzò la mano, prima che la sua sanità mentale prevalesse. L'abbassò immediatamente, sconvolta da ciò che avrebbe potuto fare.

Si voltò, aprì lo zaino, e cercò l'unica bottiglia d'acqua che aveva. Ne strofinò un po' sul ginocchio di Ella, e il resto sulla propria pelle, sperando che quel gesto potesse placare il bruciore. Ogni volta che toccava la zona gonfia, però, sembrava che questa peggiorasse. Cassie si guardò intorno per vedere se ci fosse una fontanella, o un rubinetto, per poter far scorrere dell'acqua fresca sull'irritazione dolorosa.

Ma non vi era nulla. Quel bosco non era la destinazione adatta alle famiglie che Cassie si aspettava. Non c'erano panchine, o cartelli. Nessun cestino della spazzatura, rubinetti o fontanelle, nessun sentiero curato. C'era solo una vecchia e scura foresta, con faggi, pini ed abeti rossi che fuoriuscivano dal sottobosco intricato.

“Dobbiamo tornare a casa”, disse ai bambini.

“No", la contrastò Marc. “Voglio esplorare”.

“Non è un posto sicuro da esplorare. Non c'è neanche un vero sentiero. Ed è troppo buio. È meglio che ti metti la giacca ora, o prenderai un raffreddore”.

“Altro che prendere un raffreddore, prendi me!” con un'espressione maliziosa, il bambino scappò, passando velocemente tra le piante.

“Maledizione!” Cassie si avviò rapidamente dietro di lui, stringendo i denti quando ramoscelli affilati le laceravano la pelle irritata. Marc era più piccolo e più veloce di lei, e le sue risa la prendevano in giro mentre si addentrava nella boscaglia.

“Marc, torna indietro!” lo chiamò.

Ma le sue parole sembrarono solo spronarlo. La ragazza lo seguì ostinatamente, sperando che lui si stancasse o semplicemente smettesse di giocare.

Finalmente Cassie riuscì a raggiungerlo, quando il bimbo si fermò a prendere fiato calciando delle pigne. Lo afferrò saldamente per il braccio prima che potesse scappare di nuovo.

“Non è un gioco. Vedi? C'è un burrone lì davanti”. Il terreno scendeva ripidamente e si poteva sentire dell'acqua scorrere.

“Torniamo indietro ora. È ora di andare a casa”.

“Non voglio tornare a casa”, borbottò Marc, trascinando i piedi mentre la seguiva.

Neanche io, pensò Cassie, provando compassione per lui.

Ma quando arrivarono alla radura, trovarono solo Antoinette. La ragazzina era seduta su una giacca piegata, e si stava intrecciando i capelli sopra una spalla.

“Dov'è tua sorella?” chiese Cassie.

Antoinette alzò lo sguardo, parendo del tutto indifferente.

“Ha visto un uccello poco dopo che ve ne siete andati, e voleva vederlo da vicino. Non so dove sia andata”.

Cassie la fissò inorridita.

“Perché non sei andata con lei?”

“Non mi hai detto di farlo”, rispose Antoinette, con un sorriso indifferente.

Cassie respirò profondamente, controllando un altro scoppio d'ira. La ragazzina aveva ragione. Non avrebbe dovuto lasciare le bambine senza avvisarle di rimanere dov'erano.

“Dov'è andata? Fammi vedere esattamente dove l'hai vista per l'ultima volta”.

Antoinette le indicò il luogo. “È andata da quella parte”.

“Vado a cercarla”. Cassie mantenne il tono della voce calmo di proposito. “Resta qui con Marc. Non — non — uscire da questa radura e non perdere di vista tuo fratello. Capito?”

Antoinette annuì distrattamente, pettinandosi i capelli con le dita. Cassie poteva solo sperare che la ragazzina avrebbe fatto quanto le era stato chiesto. Si incamminò nella direzione che Antoinette le aveva indicato, e mise le mani intorno alla bocca.

“Ella?” gridò più forte che poteva. “Ella?”

Attese, sperando di sentire una risposta e dei passi in avvicinamento, ma non vi fu alcuna reazione. Tutto ciò che poteva udire era il debole fruscio delle foglie nel vento, che si stava facendo più forte.

Ella poteva davvero essersi allontanata tanto da non sentirla nel breve tempo che era stata via? O le era successo qualcosa?

La ragazza sentì il panico cominciare a montarle dentro mentre iniziò a correre dentro il bosco.

CAPITOLO SETTE

Cassie si addentrò di corsa nella foresta, passando tra gli alberi. Gridò il nome della bambina, pregando di sentire una risposta. Ella poteva essere ovunque; non c'era alcun chiaro sentiero che avrebbe potuto seguire. La foresta era scura ed inquietante, il vento si faceva sempre più forte e gli alberi sembravano attutire le urla di Cassie. La bimba poteva essere caduta in un dirupo, o essere scivolata e aver picchiato la testa. Un senzatetto poteva averla rapita. Poteva esserle successa qualunque cosa.

Cassie scivolò su del muschio e inciampò su alcune radici. La sua faccia era graffiata ovunque e la gola le faceva male per le urla.

Alla fine si fermò, cercando di riprendere fiato. Si accorse di essere umida di sudore, il quale risultava freddo nella brezza. Cosa poteva fare? Stava iniziando a fare buio. Non poteva passare altro tempo a cercare Ella, o avrebbe messo tutti in pericolo. Il vivaio era lo scalo più vicino.Se fosse stato ancora aperto, si sarebbero potuti fermare lì sulla via del ritorno, dire al negoziante cosa era successo, e chiedergli di telefonare alla polizia.

Cassie ci mise secoli a ritrovare la strada verso la radura, e si perse più volte prima di riuscire a ritornare sui suoi passi. Pregò che gli altri l'avessero aspettata al sicuro. E soprattutto sperava che Ella avesse ritrovato la strada.

Ma quando raggiunse la radura, Antoinette stava intrecciando foglie in una catena, e Marc era addormentato rannicchiato sulle giacche.

Non vi era traccia della bambina.

La ragazza poteva già immaginarsi lo scoppio d'ira al suo ritorno. Pierre sarebbe stato furioso, e a buona ragione. Margot sarebbe stata probabilmente solo crudele. Ci sarebbero state torce accese nella notte, con il paese alla ricerca di una bambina che si era smarrita, ferita, o peggio, a causa della sua negligenza. Era tutto colpa sua e un suo personale fallimento.

L'orrore di tutta quella situazione la sopraffece. Cassie crollò contro un albero e si mise il volto tra le mani, cercando disperatamente di non scoppiare in lacrime.

E poi Antoinette disse, con voce aggraziata “Ella? Ora puoi uscire!”

La ragazza alzò lo sguardo, guardando incredula la bambina che si arrampicava da dietro un tronco caduto, togliendosi foglie dalla gonna.

“Cosa…”, la sua voce era rauca e tremolante. “Dov'eri?”

Ella sorrise felicemente.

“Antoinette mi ha detto che stavamo giocando a nascondino, e che non dovevo uscire se mi avessi chiamato, o avrei perso. Ho freddo ora — posso avere la mia giacca?”

Cassie si sentì debilitata per lo stupore. Non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse inventarsi una cosa simile per pura cattiveria.

La ragazza rabbrividì, non tanto per la crudeltà delle azioni, ma per quanto fossero calcolate. Cosa spingeva Antoinette a tormentarla, e come poteva fare per evitare che accadesse nuovamente in futuro? Non poteva aspettarsi alcun supporto da parte dei genitori. Essere gentile non aveva funzionato, e arrabbiarsi avrebbe solo fatto il gioco di Antoinette. La ragazzina aveva il coltello dalla parte del manico, e ne era ben cosciente.

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