Blake Pierce
IL VOLTO DELLA PAURA
IL VOLTO
DELLA
PAURA
(Un Thriller di Zoe Prime—Volume 3)
B L A K E P I E R C E
TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI
ANTONIO CURATOLO
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore statunitense oggi campione d’incassi della serie thriller RILEY PAGE, che include sedici libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE che comprende tredici libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK che comprende sei libri; della serie mistery KERI LOCKE che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE che comprende sei libri (e altri in arrivo); dell’emozionante mistery psicologico CHLOE FINE che comprende cinque libri (e altri in arrivo); dell’emozionante serie thriller psicologico JESSIE HUNT che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della seria thriller psicologico RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della serie mistery ZOE PRIME, che comprende due libri (e altri in arrivo) e della nuova seria thriller ADELE SHARP.
Un avido lettore e da sempre amante dei generi mistery e thriller, Blake ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare informati.
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LIBRI DI BLAKE PIERCE
LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP
NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)
NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)
NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)
LA RAGAZZA ALLA PARI
QUASI SCOMPARSA (Libro #1)
QUASI PERDUTA (Libro #2)
QUASI MORTA (Libro #3)
THRILLER DI ZOE PRIME
IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)
IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)
IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)
I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT
LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)
IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)
LA CASA PERFETTA (Libro #3)
IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)
LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)
IL LOOK PERFETTO (Libro #6)
I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
VICOLO CIECO (Libro #3)
UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)
RITORNA A CASA (Libro #5)
FINESTRE OSCURATE (Libro #6)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
SE LEI VEDESSE (Libro #2)
SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)
SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)
SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)
SE LEI TEMESSE (Libro #6)
SE LEI UDISSE (Libro #7)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
ADESCAMENTO (Libro #3)
CATTURA (Libro #4)
PERSECUZIONE (Libro #5)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
MORTE SUI BINARI (Libro #12)
MARITI NEL MIRINO (Libro #13)
IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)
IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)
OMICIDI CASUALI (Libro #16)
IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)
UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE
UNA LEZIONE TORMENTATA
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
PRIMA CHE ANELI (Libro #10)
PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)
PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)
PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
CAPITOLO UNO
Callie mise le mani in tasca, piegando il gomito in modo tale da spingere la borsa che portava sulle spalle ancora di più contro il fianco. Era il genere di precauzione che prendeva sempre quando si recava a far visita a Javier, un suo amico con un vero talento per l’arte.
Si erano incontrati al college, e mentre Callie aveva forzatamente optato per un lavoro d’ufficio, Javier aveva scelto di provare a realizzare i suoi sogni. Ovviamente, vivere da artista avendo un debito da studente voleva anche dire non risiedere nel migliore dei quartieri. C’erano volte in cui Callie, una giovane donna attraente, non si sentiva per niente al sicuro da queste parti.
Ma quello – penso tra sé e sé mentre le dita sfioravano il freddo involucro della bomboletta – era il motivo per il quale portava sempre in tasca uno spray al peperoncino.
Aveva anche un piano di fuga: spruzzare il liquido e scappare, a seconda della posizione in cui si trovava. Doveva attraversare un vicoletto per raggiungere il monolocale di Javi, e quello era anche il nodo cruciale. Prima di quel punto, sapeva che avrebbe fatto meglio a tornare sui suoi passi, sulla strada principale, dove avrebbe potuto trovare la sicurezza tra la folla. Una volta superata la metà del vicolo, avrebbe dovuto correre verso il portone di Javi e urlare al citofono fino a quando lui non l’avesse fatta entrare.
Ad ogni modo, non aveva passato tutto il suo tempo a preoccuparsi dei potenziali rischi rappresentati dalla zona verso cui si stava dirigendo. Anzi, era proprio il contrario. Callie aveva escogitato il suo piano la seconda volta che aveva fatto visita a Javi, e da allora era stata libera di fantasticare mentre raggiungeva la casa del suo amico. Fantasticare sul tatuaggio che lui le stava disegnando e del risultato finale.
Lavoravano insieme su quei disegni da un paio d’anni, ancora prima che lei facesse il suo primo tatuaggio. Le era piaciuto così tanto che l’aveva implorato di realizzarne un altro, e questa sarebbe stata la terza volta in cui uno dei disegni del ragazzo avrebbe adornato il suo corpo. C’era qualcosa di sorprendentemente intimo in tutto questo, sebbene loro due non fossero mai stati amanti. Qualcosa del modo in cui la sua opera attraversava il corpo della donna, l’unico atto di ribellione nei confronti dello stile di vita aziendale che avrebbe indubbiamente dovuto sopportare per decenni.
O forse no. Forse alla fine avrebbe trovato un modo per uscirne, per fare le cose che amava davvero. Avrebbe dato vita a un lavoro tutto suo, sebbene non avesse ancora capito quale. Callie poteva ancora sperarci.
Si infilò nel vicolo, superando un bidone della spazzatura ribaltato e un murales che era stato ricoperto da graffiti da qualche ragazzino con delle bombolette spray. Arte, coperta da un inutile scarabocchio che esortava le città a sbarazzarsi dei murales. Una vergogna. Il sole della California che aveva illuminato il suo viso era sparito, rimpiazzato dalle fredde ombre che si stagliavano tra i grattacieli, mentre i suoi occhi si adattavano all’incipiente oscurità.
Dall’altra parte del vicolo entrò un uomo, che si diresse verso di lei. Callie si irrigidì un po’, osservandolo e cercando di fingere di guardare a terra alla sua sinistra. Lui era incappucciato, il volto immerso nell’ombra, le mani in tasca proprio come lei.
Non riusciva a capire chi fosse. Brutto segno, in un posto come quello. Poteva voler dire che lui non voleva essere riconosciuto. Sì, un gran brutto segno.
Le dita di Callie si contorsero per avvolgere la bomboletta spray al peperoncino, i muscoli delle sue braccia contratti mentre considerava l’eventualità di usarla. L’avrebbe tirata fuori con un rapido gesto, gliel’avrebbe puntata in faccia, usando la punta dell’indice per trovare l’ugello in modo da accertarsi che fosse rivolto verso il lato giusto, e alla fine avrebbe spruzzato il contenuto e sarebbe scappata.
Accelerò il passo, pensando che più rapidamente l’avesse superato, meno probabilità avrebbe avuto lui di sopraffarla. Diede un’occhiata alla distanza che li separava, cercando di stimarla, poi alzò subito gli occhi al cielo. Era già a metà strada? Avrebbe fatto prima ad andare avanti o a tornare indietro? Javi la stava aspettando. Forse, se fosse scappata verso la casa del ragazzo, lui l’avrebbe fatta entrare più velocemente. Sì, doveva correre da Javi.
Trattenne il respiro mentre l’uomo si avvicinava, cercando di continuare a camminare come se non stesse succedendo nulla, ma stringendo più forte che mai la bomboletta spray. Era pronta, pronta a reagire …
Lui la superò senza fare nulla.
Callie respirò di nuovo, rimproverandosi mentalmente per essere così paranoica. Era questo che succedeva alle persone eccessivamente pronte. Che pensavano troppo all’eventualità di essere aggredite nei vicoletti.
Javi sarebbe morto dalle risate per questa storia. Lei gliel’avrebbe raccontata, nonostante fosse imbarazzante. Lui avrebbe riso di gusto e le avrebbe assicurato di proteggerla dai cattivi. Quel momento li avrebbe legati.
Improvvisamente, Callie si sentì strattonare al punto da perdere l’equilibrio, proprio mentre si stava nuovamente calmando. Qualcosa alle sue spalle. Si rese conto che si trattava di lui … doveva essere lui. L’aveva presa alle spalle, trattenendola con una mano, e l’aveva tirata verso di lui. Le sue scapole sbatterono contro il petto dell’uomo, e sentì qualcosa premere contro la sua gola, qualcosa di affilato, qualcosa …
Voleva gridare aiuto, chiamare Javi, urlare; ma quando ci provò, tutto ciò che avvertì fu l’aria che gorgogliava dalla sua gola, attraverso il taglio che lui le aveva praticato. Le aveva tagliato la gola. Qualcosa di bollente si stava riversando sul suo petto, e lei sapeva di cosa si trattava: era il suo stesso sangue.
Con un barlume di lucidità totalmente nuova nella sua vita, Callie Everard si rese conto che stava per morire.
Anzi, che stava già morendo. Stava accadendo davvero, proprio in questo momento, concretamente, e si rese conto che non avrebbe mai più rivisto Javi e il disegno del tatuaggio, e non avrebbe mai realizzato il suo sogno di creare un lavoro tutto suo, né avrebbe mai acquistato quella Mercedes sulla quale aveva messo gli occhi quando aveva letto che una famosa redattrice di moda ne guidava una. Le mani di Callie strinsero la propria gola, scivolando per colpa del sangue, e la donna riuscì soltanto a percepire i bordi di quel nuovo orifizio, la cui conformazione non aveva alcun senso per le sue dita.
Callie si accasciò, ignara di questo finché non si rese conto che stava guardando il cielo e che quindi doveva trovarsi in posizione supina. Cercò un’ultima volta di emettere un suono, risucchiando disperatamente l’aria attraverso la bocca spalancata e cercando di espellerla con un grido. Riuscì soltanto ad avvertire un altro fiotto di sangue uscirle dalla ferita, l’ossigeno che gorgogliava al suo interno, incapace di raggiungere i polmoni.
Passò soltanto un altro breve istante prima che Callie smise del tutto di vedere e di respirare, e di lei non rimase che il suo cadavere, abbandonato in un vicoletto. Un guscio vuoto. La sua anima, o la sua coscienza, o qualsiasi cosa fosse Callie, era andata via, ormai perduta.
CAPITOLO DUE
Zoe appoggiò il bicchiere sul tavolo, cercando di non calcolare il volume d’acqua che ancora si trovava al suo interno. Era una battaglia persa in partenza, naturalmente. Avrebbe sempre visto i numeri, che lo volesse o meno.
“A cosa stai pensando?”
“Eh?” Zoe alzò lo sguardo con aria colpevole, incontrando gli occhi marroni di John in attesa.
Si aspettava che perdesse la pazienza, ma non lo aveva ancora spinto fino a quel punto. Al contrario, lui le rivolse un sorriso gentile, uno di quei suoi sorrisi asimmetrici che si inarcavano di più sul lato destro del suo viso che su quello sinistro. Sembrava che lui le dedicasse sempre quei sorrisi, perdonandole questo o quello. Zoe non sapeva davvero se lo meritasse.
“A cosa pensi?” domandò John.
Zoe cercò di dare alla propria espressione una forma che riuscisse a comunicargli in modo convincente che fosse tutto ok. “Oh, a niente di particolare,” rispose, realizzando un secondo dopo che forse non era la risposta migliore da dare: “Soltanto a faccende di lavoro.”
“Puoi parlarmene, lo sai,” disse John, facendo scivolare la sua mano su quelle della donna, sul tavolo. Lei avvertì il battito calmo dell’uomo attraverso il pollice, nel punto in cui premeva sulla sua pelle, più lento del proprio. Molto più lento.
Grandioso. Zoe aveva imbastito una rapida scusa e ora lui le stava chiedendo i dettagli. E adesso cosa avrebbe dovuto fare? “È un caso aperto,” rispose, scrollando le spalle e sperando che lui le se la bevesse. “Non posso parlare dei dettagli fino a quando non arriverà in tribunale.”
John annuì, sembrando accettare la risposta. Zoe tirò un sospiro di sollievo. Doveva concentrarsi, evitare di contare le quattro volte in cui la testa dell’uomo si era mossa in avanti ad un’angolazione di trenta gradi e la brillantezza dei suoi curatissimi capelli castani aveva fatto la sua comparsa, o i sei bicchieri che passavano sul vassoio tenuto in mano dalla cameriera di un metro e sessantotto centimetri, o le …
Zoe sbatté le palpebre, cercando di concentrare nuovamente il suo sguardo sulla figura di John e le sue orecchie su ciò che lui le stava dicendo.
“Allora, ho dovuto dirgli, ‘Mi spiace, Mike, è un peccato che debba andare a un appuntamento stasera,’” rise.
Zoe aggrottò la fronte. “Avresti potuto rimandare l’appuntamento,” disse. “Non me la sarei presa.”
“Cosa? No!” disse John, appoggiandosi allo schienale della sedia con aria allarmata per poi riprenderle la mano. “Dio, no, Zoe. Non vedevo l’ora di rivederti. Era soltanto … ero sarcastico. O ironico, o qualcosa del genere. Confondo sempre le due cose. Sinceramente, non avrei mai annullato il nostro appuntamento soltanto per una questione di lavoro.”
Lo sguardo di Zoe si spostò sul suo piatto, ormai privo degli eccellenti involtini di salmone con burro bianco al limone che erano stati la sua portata principale. Questo era il ristorante più in voga a Washington, D.C. per un appuntamento, e lei a stento ricordava di aver mangiato.