Quelle erano tutte le offerte disponibili, e non poteva candidarsi a nessuna di esse.
Scoraggiata, Cassie tornò al divano, e mise il cellulare in carica. Forse poteva cercare su internet e vedere se c’era qualche altro lavoro disponibile. Era ancora molto presto, e dopo il brusco risveglio sentiva gli occhi pesanti per la stanchezza. Sul divano scivolò in un sonno leggero, e fu svegliata un paio d’ore più tardi dalle gemelle, che stavano uscendo.
C’erano già persone sveglie in giro, e Cassie poteva sentire l’odore del caffè che stava bollendo. Scollegò il telefono e scese dal divano, perché non voleva che altri sapessero che aveva dormito lì anziché nel letto che le era stato assegnato.
Seguendo l’aroma del caffè, trovò Gretchen, in vestaglia, che stava attaccando due nuovi annunci di lavoro alla bacheca.
“Questi sono appena arrivati”, disse con un sorriso. “E vendiamo caffè nel cucinino in fondo al corridoio”.
Cassie guardò i due nuovi annunci. Uno era per un lavoro da cameriera, che, nuovamente, non le era d’aiuto. Quando lesse l’altro, ebbe un brivido di nervosismo.
“Ragazza alla pari cercasi. Madre divorziata, cerca aiuto per tre mesi, con inizio il prima possibile, per prendersi cura di due bambine di 8 e 9 anni. Richiesta buona conoscenza della lingua inglese. Lussuoso alloggio fornito. Per favore, chiamare Ottavia Rossi”.
Cassie chiuse gli occhi e sentì la pelle d’oca scenderle lungo la spina dorsale.
Non pensava di poter gestire un altro lavoro come ragazza alla pari. Non dopo che i primi due erano andati così male.
Il suo primo impiego, in Francia, l’aveva prestato presso un ricco proprietario terriero. Fu solo dopo che arrivò al castello che Cassie si rese conto di quanto disfunzionali fossero lui e la sua fidanzata nel gestire i tre figli traumatizzati. Ognuno di questi si era ribellato contro la brutale autorità del padre in modo diverso, e Cassie aveva subito le conseguenze dei loro comportamenti.
Il lavoro si era tramutato in un incubo, e quando la fidanzata dell’uomo morì in circostanze sospette, Cassie riuscì a scampare a malapena all’arresto come sospettata di omicidio.
Il padrone – Pierre Dubois – in seguito era stato accusato del crimine, e il suo processo era tuttora in corso. Ogni volta che vedeva qualche notizia in merito, Cassie la leggeva con ansia. A causa della dura battaglia che avevano messo in atto gli avvocati, l’articolo più recente dichiarava che si sarebbe raggiunto il verdetto solo a Febbraio.
Cassie era allora andata in Gran Bretagna, cercando disperatamente di non essere notata, in caso i legali dell’uomo decidessero di presentarle un mandato di comparizione – o peggio, riuscissero a creare abbastanza prove per poter dimostrare che lei fosse la colpevole.
In Inghilterra, era corsa direttamente tra le braccia di un uomo affascinante ed attraente, che si era presentato come un padre divorziato bisognoso di urgente aiuto nel gestire i propri figli. Cassie si era presa una bella cotta per Ryan Ellis e aveva creduto ad ogni parola che lui le aveva detto. Poi il mondo idilliaco che pensava di avere trovato si era sgretolato attorno a lei man mano che le bugie venivano a galla, e la situazione si era tramutata in puro orrore.
Cassie non era ancora in grado di ripensare a quell’esperienza senza sentirsi invadere dal panico. Voltandosi, andò quasi a sbattere contro Gretchen, che era impegnata a sistemare la bacheca, togliendo alcuni degli annunci più vecchi.
“Scusa”, disse Cassie.
“Hai visto qualcosa che potrebbe interessarti?” le chiese Gretchen.
“Non ne sono sicura. Il lavoro come ragazza alla pari sembra interessante”, rispose Cassie, solo per essere educata.
“È nella periferia di Milano. È una zona molto ricca. E vivresti in famiglia, vedo, perciò avresti anche l’alloggio incluso”.
“Grazie”, disse Cassie. Fece una foto all’annuncio, sebbene sapesse che stava compiendo quel gesto senza avere alcuna intenzione di accettare il lavoro.
Diede un’occhiata ai libri in vendita. Erano un eclettico miscuglio di letteratura e saggistica. C’erano due libri sullo scaffale che le sarebbero potuti essere utili. Uno era un frasario di italiano, e l’altro un libro di lingua italiana per principianti. I volumi erano usurati e decisamente molto usati, ma erano anche economici. Felice di poter iniziare a imparare l’italiano, Cassie si diresse verso l’ufficio per pagarli.
Dopo aver comprato i libri e una tazza di caffè, partì alla ricerca della propria auto. Sebbene la città apparisse molto diversa alla luce del giorno, Cassie riuscì a tornare verso la propria vettura, sbagliando strada solo un paio di volte.
Durante il tragitto, non riuscì a smettere di pensare al lavoro come ragazza alla pari.
Era quello che passava il convento, e lei aveva disperato bisogno di rimanere in città per un po’. Dopo tutto, Tim il barista poteva ricordarsi il nome del paese in cui viveva Jacqui in qualunque momento.
Vivere sul luogo di lavoro avrebbe significato non dover disturbare gli altri viaggiatori, e Cassie non avrebbe rischiato di avere un’altra spaventosa esperienza in città, simile a quella della sera prima con Vadim.
Inoltre avrebbe lavorato per una donna. Una donna divorziata. Cassie poteva assicurarsi che ciò fosse vero, prima di prendere una decisione. Non voleva lavorare nuovamente per un uomo. Non sembrava nemmeno che ce ne fosse uno nella casa, solo la donna e le due bambine.
Poteva chiedere. Non c’era niente di male nello scoprire qualcosa di più, giusto?
Ciononostante, ricordandosi delle sue esperienze precedenti, Cassie digitò il numero con apprensione.
La chiamata fu connessa, e il telefono continuò a squillare, facendo aumentare il nervosismo di Cassie secondo dopo secondo.
Infine, vi fu una risposta.
“Buongiorno”, disse una voce di donna, che sembrava senza fiato.
Desiderando di aver avuto il tempo di studiare il suo frasario, Cassie rispose nervosamente.
“Good morning”.
“Questo è il telefono della Signora Rossi, sono Abigail. Come posso aiutarla?” continuò la donna, in un perfetto inglese. Probabilmente madrelingua, pensò Cassie.
Cercò di tenere a bada il nervosismo e parlò con sicurezza.
“Chiamo per l’annuncio di lavoro. Posso parlare con Ottavia Rossi?”
“Il lavoro? Attenda in linea. La Sig.ra Rossi è in riunione”.
Cassie udì la donna parlare con un’altra persona. Un attimo dopo, era di nuovo in linea.
“Mi spiace molto, ma il lavoro è già stato assegnato”.
“Oh”. Cassie si sentì stupita e avvilita. Non era sicura di cosa dire, ma la donna prese questa decisione per lei.
“Arrivederci”, disse, e chiuse la telefonata.
CAPITOLO CINQUE
Cassie non riusciva a comprendere come mai il lavoro come ragazza alla pari non fosse più disponibile, dato che era stato appena pubblicizzato. Era un po’ dispiaciuta che quell’opportunità di lavoro fosse già sfumata prima di riuscire a fare un colloquio.
Ora non aveva idea di cosa fare. Era tentata di salire in macchina e guidare una o due ore in una direzione a caso, sperando in qualche modo di avvicinarsi a sua sorella o persino, miracolosamente, di arrivare nella stessa città.
Cassie sapeva che in quel Paese così popolato, tempestato di paesi e villaggi di tutte le dimensioni, ciò non era solo improbabile, ma impossibile.
Aprì il baule, frugò nella propria valigia, ed estrasse le pillole che aveva saltato la notte precedente, più la sua dose mattutina.
Poi, seduta in auto, le assunse e telefonò alla sua amica Jess.
Cassie aveva trascorso una settimana di vacanza con Jess tra Natale e Capodanno. I datori di lavoro di Jess le avevano dato qualche giorno libero e dei soldi per viaggiare, e lei aveva invitato Cassie ad accompagnarla a Edimburgo.
Jess aveva pagato per l’alloggio, e Cassie aveva guidato. Avevano affittato un appartamento in periferia, trascorso le giornate a girare per la città, e le serate a far festa. In quel periodo, avevano avuto modo di chiacchierare, perciò Jess sapeva bene ciò che Cassie aveva passato, e la sconvolgente verità in merito ai suoi ultimi due lavori.
“Ehi, straniera!” Jess rispose quasi subito. “Hai trovato tua sorella?”
“Non ancora. Ho trovato qualcuno che le ha parlato di recente. Ha detto che stava in un paese ad un’ora o due da Milano, ma non riusciva a ricordarne il nome”.
“Oh, no”. Jess pareva inorridita. “È come – così vicino, ma così lontano. Ora che farai?”
“Voglio provare a restare qui per qualche settimana, perché il ragazzo mi ha detto che se dovesse ricordarsi, mi farà sapere. Ho chiamato per un lavoro come ragazza alla pari, ma è già stato assegnato. Conosci qualcuno a Milano o in Italia, che potrebbe aver bisogno di aiuto?”
Cassie rispettava molto la capacità che Jess aveva di crearsi degli agganci. Era stato grazie a lei che aveva ottenuto il suo ultimo lavoro, anche se poi non era andato a finire bene; ed era sempre grazie alle conoscenze di Jess che erano riuscite ad affittare il loro appartamento per le vacanze ad un prezzo modesto.
“A Milano?” Jess suonò pensosa.
“Oppure ovunque nei dintorni”, le ricordò Cassie, sperando di ampliare la rete.
Jess sospirò.
Non così su due piedi. Milano è nel nord dell’Italia, vero?”
“Sì”.
“Perciò anche qualcosa in Svizzera, o nel sud della Germania andrebbe bene, giusto? Non credo tu voglia tornare in Francia al momento”.
O mai più, pensò Cassie.
“Preferirei restare lontano dalla Francia”.
“Lasciami chiedere. Stanno andando tutti a sciare al momento e i miei datori di lavoro conoscono alcune persone che hanno un resort sciistico. Potresti lavorare come donna delle pulizie nello chalet. La paga non è eccellente, ma puoi sciare gratis”.
“Chiediglielo, per favore”, disse Cassie.
“Nel frattempo, assilla il ragazzo che ha parlato con tua sorella”, le consigliò Jess. “Non essere timida. Digli di sedersi con una mappa di fronte e guardare il nome di tutti i paesi finché non gli torna in mente quello giusto”.
Jess rise, e Cassie si ritrovò a ridere insieme a lei.
“Devo scappare”, disse Jess. “Appuntamento dal dentista. Per i bambini, non per me. Ci sentiamo, Cassie, in bocca al lupo!”
Non appena Cassie riagganciò, il suo telefono squillò di nuovo. Era Abigail, la donna che le aveva risposto quando aveva chiamato per il lavoro come ragazza alla pari.
“Pronto, sto parlando per conto della Sig.ra Rossi. Prima ha chiamato per un lavoro, giusto?”
“Sì, esatto”.
“Per cortesia, può dirmi di che lavoro si trattava? Era quello da stilista junior, o era per il ruolo di ragazza alla pari?”
“Era per la ragazza alla pari”.
“Prego, resti un secondo in linea”.
La donna sembrava ansiosa, e Cassie potè udire una conversazione bisbigliata in sottofondo.
Pochi attimi dopo, parlò di nuovo.
“Mi perdoni. La prego di accettare le mie scure. Non sapevo del lavoro come ragazza alla pari. La Sig.ra Rossi mi ha confermato che questa posizione è ancora disponibile, e che è quella dello stilista che è stata chiusa. Mi ha detto di chiederle se è ancora interessata”.
“Sì. Sì, lo sono”.
“La Sig.ra Rossi sarà disponibile per dei colloqui oggi pomeriggio a casa sua, dalle 14.30 in poi. Il primo candidato che avrà successo verrà assunto, e dovrà iniziare immediatamente. Posso mandarle un messaggio con l’indirizzo?”
“Certo”, disse Cassie, sentendosi nuovamente preoccupata. Sembrava che avrebbe dovuto decidere su due piedi se il lavoro fosse giusto per lei o meno. Si chiese come fossero le bimbe, e il solo pensiero le fece venire la nausea per il nervosismo.
Decise che non avrebbe potuto accettare il lavoro senza conoscere le bambine. Erano loro le persone con cui avrebbe dovuto trascorrere le giornate. La madre sembrava una donna abbiente, e nonostante la sua poca esperienza, pensava che i bambini fossero viziati o trascurati.
Quando il telefono vibrò nuovamente, e Cassie ricevette le indicazioni, decise di recarsi immediatamente sul posto.
Dopo tutto, se non fosse stata la prima in fila, non ci sarebbe stata alcuna decisione da prendere.
*
Cassie raggiunse il quartiere prima di mezzogiorno. Le vie erano tranquille e tenute perfettamente, con grosse ville poste a distanza dalla strada, circondate da giardini alberati. Cassie pensò che in estate, quando gli alberi erano ricoperti di foglie, le case sarebbero state invisibili dalla strada.
Fu sorpresa nel notare la quantità di sicurezza che vide. Tutte le case avevano una staccionata o un muro, con alti cancelli automatici. Cassie non era certa se ciò fosse dovuto al fatto che i ricchi danno valore a privacy e sicurezza, o se quella zona benestante avesse un problema di criminalità. Ritenne che probabilmente era la prima delle due.
Guidando per le vie con la sua piccola vecchia utilitaria, Cassie notò che alcune persone del luogo la spiavano sospettosamente dalle loro colorate macchine sportive e dagli scuri SUV. Lei e la sua auto sembravano fuori luogo in quella zona, e gli abitanti stavano iniziando a notarla.
Pochi incroci più in là, Cassie trovò un bar. Era troppo nervosa per essere affamata, ma si obbligò a mangiare un cornetto e bere una bottiglietta d’acqua.
Ricordandosi che questa donna ovviamente lavorava nel mondo della moda, e che il quartiere era molto benestante, Cassie era desiderosa di dare una buona impressione. Andò in bagno, si lisciò i capelli e controllò di non avere briciole sulla maglia, dopo aver mangiato la pasta sfoglia ripiena di mascarpone.
Poi si diresse verso la casa e si fermò davanti al cancello in ferro battuto lavorato, esattamente due minuti prima delle due.
Stava tremando per la tensione, e sperava di poter essere più sicura delle sua capacità di decidere se il lavoro fosse giusto per lei. Avrebbe dovuto prendere una decisione su due piedi. Ci sarebbero state molte variabili da tenere in considerazione, e se lei si fosse lasciata sfuggire quelle importanti?
Le sembrava che anche il solo pensare di fare la ragazza alla pari fosse un gigantesco salto nel buio, dopo le esperienze che aveva avuto. Se non fosse stata tanto disperata di rimanere in zona e scoprire cosa fosse successo a Jacqui, non l’avrebbe neanche preso in considerazione.
Sforzandosi di respirare profondamente e rimanere calma, Cassie si sporse dal finestrino e premette il citofono.
Dopo una breve pausa, il cancello si aprì e lei si diresse lungo il vialetto che attraversava il giardino.
Parcheggiò sotto un ulivo accanto a un garage triplo, incoraggiata nel notare che non vi fossero altre auto parcheggiate. Sperava che ciò volesse dire che era la prima candidata ad essere arrivata.
Cassie camminò lungo il sentiero verso l’enorme porta di legno. Suonò il campanello e lo sentì in lontananza nella casa.
Si aspettava che alla porta avrebbe risposto la governante, o un’assistente, ma pochi momenti dopo Cassie udì il ticchettio di tacchi alti sul pavimento, e la porta fu aperta da una donna sulla quarantina, con un’inequivocabile aria di autorevolezza.
Era alta almeno mezza testa più di Cassie, ma gran parte dell’altezza era donata da un favoloso paio di stivali di pelle blu con alti tacchi ricurvi. I capelli scuri erano acconciati ad arte e le cadevano ondulati sulle spalle. Quando spalancò la porta, una pesante collana d’oro le brillava al collo, e braccialetti d’oro le tintinnavano sulle braccia.
“Buongiorno”, disse. Anche la sua voce, aveva un suono autoritario. “Devi essere qui per il colloquio come ragazza alla pari?”