Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5) - L. G. Castillo 3 стр.


“Non è fantastico?” Gli occhi di Sammy brillavano mentre osservava Kai.

Jeremy guardò verso Leilani che era diventata improvvisamente silenziosa, e il suo cuore perse un colpo.

Anche i suoi occhi brillavano.

Jeremy ordinò al cuore di ricominciare a battere. Questo era ciò che voleva. Era il modo in cui le cose dovevano andare. Non voleva che loro rimanessero da soli. Avevano Kai.

Avrebbe dovuto essere felice per loro. Avrebbe dovuto lasciarli da soli a vivere la propria vita.

Allora perché le sue gambe si rifiutavano di muoversi?

E perché non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Leilani?

4

Naomi era seduta sullo stipite della finestra della camera da letto, e dondolava i piedi all’esterno. Una lacrima le corse lungo la guancia.

Perché, Welita? Perché mi hai dovuto lasciare?

Si sentì un leggero ticchettio sul pavimento, seguito da una cosa umida che le toccava il gomito.

“Hey, Bear” disse Naomi con voce rotta.

Ovunque guardasse, vedeva qualcosa che le rammentava Welita. Vedeva un fiore, e scoppiava a piangere nel ricordare come Welita adorasse occuparsi del giardino. Non poteva più cucinare perché tutto quello che sapeva le era stato insegnato dalla nonna. Riusciva a malapena a guardare il piccolo Chihuahua senza crollare.

Bear guaì mentre toccava Naomi con la zampa.

“Sto bene, davvero.” Prese Bear in braccio. Il cane era preoccupato. Poverino. Naomi si era dimenticata di quanto Bear fosse sensibile.

Il musetto di Bear si inclinò di lato, le ciglia umide che sbattevano.

“Non mi credi?”

Bear abbaiò.

“Non riesco proprio ad imbrogliarti, eh?” Sospirò. “Welita se ne è andata. Lo puoi sentire?”

Bear guaì di nuovo, poi nascose il muso nel grembo di Naomi.

“Gli animali capiscono?”

“Capiscono.” La voce di Lash si fece sentire dietro di lei. “Beh, Bear sicuramente sì. È depressa da quando siamo tornati. Non ha neanche ringhiato quando Gabrielle l’ha accarezzata ieri.”

Naomi si asciugò velocemente le lacrime. Non poteva permettere che Lash la vedesse piangere di nuovo. Capiva che questa cosa lo stava straziando.

“Gabrielle è stata qui? Non l’ho sentita.”

“Sei un po’ fuori fase da qualche tempo.” Lash le sedette accanto e le circondò le spalle con un braccio.

Quando non piangeva, Naomi si muoveva come uno zombie. Lash e Rachel facevano a turno per controllare che mangiasse qualcosa.

“So che devo andare avanti. Solo che è troppo difficile. Non voglio dimenticarmi di lei.”

Lash le baciò la testa. “Non la dimenticheremo mai. Sarà sempre con noi.”

“So che hai ragione. Se solo potessi convincere anche il mio cuore.”

“Puoi farcela. Ne sono certo. Welita vorrebbe che fossi felice.”

Lash aveva ragione. Naomi poteva sentire le parole della nonna: “Ay, mijita, la vita è preziosa. Non trascurare coloro che ti amano.”

Doveva fare di più.

“Allora, cosa voleva Gabrielle?”

“Stava, uh, controllando che stessi bene.”

Naomi sollevò il viso e guardò negli occhi color nocciola pieni di amore. C’era qualcosa che non le stava dicendo.

“E?”

“E cosa?” Lash si mise a giocherellare con una ciocca di capelli e gliela mise dietro l’orecchio con delicatezza.

“Non abbiamo segreti uno per l’altra, Lash, ricordi?”

“Lo so, lo so. È solo che . . .”

“Che?”

“Voleva dirmi dove si trova Jeremy e come sta.”

Naomi si irrigidì. Non voleva sentir parlare di Jeremy, ma allo stesso tempo lo desiderava.

Era così confusa. Aveva voluto che Jeremy se ne andasse. Aveva voluto che quella faccia, che le ricordava la morte di Welita, uscisse dalla sua vita. Era stata sollevata quando il suo desiderio era stato soddisfatto. Ma nel momento in cui aveva ottenuto ciò che voleva, se ne era pentita.

Negli ultimi giorni la sua mente aveva lottato fra la soddisfazione di non dover più vedere Jeremy e il desiderio che tornasse per potergli chiedere scusa.

Non poteva ancora credere a ciò che gli aveva detto. Era stata orribile. Non aveva nessun diritto di accusarlo di aver tolto la vita a Welita. E, peggio ancora, l’aveva allontanato dalla sua famiglia.

“Cosa ti ha detto?”

“È a Kauai. Sta bene. Credo.”

“Lo riporterà indietro?”

“Ha detto che dovrà essere lui a scegliere di tornare.”

Il viso di Lash si contorse. Stava lottando contro l’angoscia che provava per non farla pesare su di lei. Quanto aveva potuto essere egoista? Aveva allontanato suo fratello e il suo migliore amico, e Lash riusciva a malapena a parlarne.

“Lash, io—”

Il suono di un vortice seguito da un gridolino la interruppero.

“Non così veloce, Uri!” gridò Rachel. “Potrebbero non essere pronti a ricevere visite—oh, eccovi.”

Rachel ed Uri sbatterono le ali mentre rimanevano sospesi in volo davanti alla finestra.

“Come stai oggi?” Rachel rivolse un sorriso dolce verso Naomi.

“Meglio.”

“Bene.”

“Lash, c’è una cosa—”

Rachel mise una mano su quella di Uri, fermandolo a metà della frase.

“Non ancora” sussurrò arrabbiata.

“Ma pensavo—”

“Dopo.”

Si guardarono a disagio.

Gli occhi di Naomi passarono da Rachel a Uri e di nuovo a Rachel mentre il silenzio riempiva l’aria.

Il viso a forma di cuore di Rachel si contorse per la preoccupazione mentre ricambiava lo sguardo di Naomi.

Qualcosa non andava. Se lo sentiva.

“Amico, ci stai facendo preoccupare. Dicci cosa succede” disse Lash, alzandosi.

“Non so come farlo.” Uri si strofinò il collo nervosamente.

Rachel gli accarezzò un braccio e poi si diresse verso Naomi, atterrando delicatamente al suo fianco. “Sai una cosa? Mi piacerebbe una tazza di tè.”

“Non ti piace il tè” disse Naomi mentre Rachel la metteva in piedi. Le notizie dovevano proprio essere molto brutte. Rachel la stava praticamente trascinando in cucina.

“Uh, è vero, ma mi piace il modo in cui lo fai tu con la cannella e il—”

“Rachel . . .” la avvisò Naomi.

“Va bene, va bene. Scusa.” Rachel lasciò andare il braccio di Naomi. “Diglielo, Uri.”

“Dobbiamo riportare indietro Jeremy.”

Lash guardò nervosamente verso Naomi prima di girarsi verso Uri.

“Ci stiamo lavorando.”

“Deve tornare. Adesso.” Uri sembrava agitato.

Naomi sbatté le palpebre, sorpresa. Lash sembrava esserlo tanto quanto lei. Uri di solito era estremamente rilassato.

“Metteranno Jeremy sotto processo!” sbottò Rachel.

“Sotto processo? Perché?” Naomi non poteva credere a quello che stava sentendo. E se Jeremy non fosse tornato? Le cose si sarebbero messe peggio per lui?

“Per aver disubbidito a quello che gli era stato ordinato, giusto?” disse Lash, scuotendo la testa. “Non preoccupatevi. Non è niente di che. Sono stato sotto processo dozzine di volte. Maledizione, Uri, mi avevi fatto prendere un colpo.”

“Non capisci” disse Rachel sottovoce.

“Ma mi conosci?” disse Lash ridendo. “Sto parlando per esperienza. A Jeremy andrà tutto bene. È la sua prima volta, per cui saranno clementi. Davvero, voi due dovete rilassarvi.”

“Ho paura che ti sbagli, amico mio” disse Uri con voce profonda e seria. “Qui è tutto diverso, perché si tratta di Jeremy.”

Uri fece una pausa, prendendo fiato. Occhi azzurri pieni di dolcezza si posarono su Naomi per un attimo. Non c’era rimprovero nel suo sguardo, ma lei non poté fare a meno di sentire il senso di colpa ribollirle dentro.

“Gli arcangeli devono seguire un codice di condotta più rigido degli altri” disse Uri. “Siamo modelli di comportamento per gli altri ranghi. Non solo Jeremy ha disubbidito ad un superiore, ma l’ha fatto davanti a dei subordinati.”

Oh, no. Cosa ho fatto? La vergogna si impossessò di Naomi. Se Welita avesse potuto vederla adesso, si sarebbe sentita mortificata. Non era questo il modo di trattare la famiglia.

Rachel le strinse la mano. Anche senza che dicesse una parola, Rachel sapeva a cosa stava pensando.

“E allora lo riportiamo indietro. Super facile” disse Lash. “Se chiederà perdono, non ci sarà nemmeno bisogno di un processo. Sono certo che Raphael convincerà Michael ad essere clemente.”

“Si è già incontrato con Michael” disse Rachel.

Lash si irrigidì. “E?”

Uri scosse il capo tristemente.

“Non è possibile! State scherzando, vero? Forza, Uri. Devi stare scherzando!” Il viso di Lash divenne paonazzo.

“Come vorrei fosse così, amico mio. Anch’io ho pregato Michael. È stato irremovibile. Gli arcangeli giudicheranno Jeremy per i suoi misfatti.”

Naomi scoppiò in singhiozzi mentre Lash colpiva con forza il muro, inanellando una sfilza di parolacce. Doveva fare qualcosa per rimediare.

“Capisco la tua rabbia. La sento anch’io. Ho convinto Michael a lasciarmi andare a prendere Jeremy. Ha accettato che venissi con me.”

“Vengo io con te!” gridò Naomi. Era per colpa sua che Jeremy se n’era andato. Poteva convincerlo a tornare.

“Non puoi” disse Uri. “Michael ha specificatamente proibito che tu facessi parte di questa operazione.”

Naomi guardò verso Rachel, che adesso stava piangendo, con le lacrime che le scendevano a fiotti lungo le guance.

“Pensavi di potermi distrarre con del tè?” singhiozzò Naomi insieme a lei.

“Non sapevo che altro fare. Mi dispiace.”

“Shh, Naomi.” Lash la prese fra le braccia. “Uri ed io abbiamo la situazione sotto controllo. Riporteremo Jeremy a casa e troveremo il modo di perorare la sua causa. È il miglior arcangelo che ci sia. Tutti lo amano qui. Tutto andrà bene. Vedrai.”

5

Jeremy era tornato.

Leilani non voleva pensare al fatto che fosse tornato sull’isola. Era stanca e sudaticcia.

Scostò il lenzuolo umido, alzandosi lentamente dal letto. La casa era calda come un forno. Non riusciva a dormire, e ogni volta che chiudeva gli occhi tutto quello che vedeva era Jeremy.

Attraversò la cucina e si diresse verso la porta sul retro. Dopo averla aperta, si appoggiò allo stipite, guardando il cortile. Una leggera brezza le colpì il viso sudato.

Perché sei tornato?

E perché non riusciva a toglierselo dalla testa?

Aveva cose più importanti a cui pensare, per esempio a come far funzionare il condizionatore. Avrebbe dovuto lavorare un weekend extra per avere il denaro sufficiente per aggiustarlo. O magari Kai poteva fare un'altra magia e rimetterlo di nuovo a posto.

Perché sei tornato? E perché devi essere così bello?

Guardò verso la luna, ricordando i suoi sogni infantili in cui Jeremy la teneva stretta e la baciava. Era tutto ciò a cui aveva pensato dal giorno in cui l’aveva incontrato.

Perché non era il coglione pieno di sé che aveva pensato che fosse quando l’aveva visto per la prima volta? La vita sarebbe stata molto più semplice. Ma no, la vita voleva torturarla ed aveva reso Jeremy bello dentro tanto quanto lo era fuori.

Era gentile, dolce, e premuroso. Tutto ciò che aveva fatto, dal cercare di metterla di buon umore quando Candy le aveva rubato il lavoro al diventare amico di Sammy, l’aveva portata ad innamorarsi di lui, e senza via di scampo.

Jeremy non era cambiato per niente. Era ancora bellissimo ed incredibilmente forte. E quegli occhi. Oddio, quegli occhi. Le parlavano, la ammaliavano fino a farla annegare in un mare blu.

Fece un sospiro, chiudendo gli occhi. Quelle labbra. Oh, come ricordava quei sogni e la sensazione di sentirle premere contro le proprie. Soffici, decise, sensuali. Il cuore le si strinse per il desiderio.

Bah! Batté la testa contro lo stipite varie volte.

Fattela passare. Fattela passare. Finiscila!

Smettila.

Non era più una bambina. Non aveva tempo per queste stupidaggini da ragazzina.

Aprì gli occhi di scatto sentendo il suono di qualcuno che si lamentava.

Sammy stava avendo un altro dei suoi incubi.

Era colpa di Jeremy, che aveva fatto riaffiorare i ricordi. Leilani sapeva che Sammy stava sognando quel giorno. Era lo stesso suono lamentoso che aveva prodotto ogni notte per un anno dopo la morte dei loro genitori. Non era una coincidenza che avesse ricominciato nello stesso momento in cui era riapparso Jeremy.

Leilani non era certa di ciò che era successo dopo aver perso conoscenza, e non poteva credere a tutto ciò che le aveva raccontato Sammy. Il bambino aveva trasformato Jeremy in un supereroe che si introduceva fra le fiamme e strappava le portiere dai cardini. Non era riuscito a parlare d’altro per giorni. Quando i ragazzini a scuola l’avevano preso in giro sul suo amico immaginario supereroe, l’aveva trascinata su tutte le spiagge dell’isola alla ricerca di Jeremy per poter provare la sua esistenza. Dopo settimane, si era finalmente reso conto della situazione. Il suo cosiddetto amico se ne era andato. Aveva smesso di parlare di Jeremy e i lamenti notturni erano iniziati.

Maledetto Jeremy!

Figo o no, ormai le era passata. Esatto, basta sprecare neuroni pensando a quel coglione. Quello che doveva fare era focalizzare l’attenzione su Kai.

Kai era maturato nell’esatto momento in cui aveva saputo che i genitori di Leilani erano morti. A Leilani piaceva. Col tempo, avrebbe anche potuto arrivare ad amarlo. Dopo tutto, lui era rimasto. Lui si era occupato di Sammy quando Leilani o la zia Anela non potevano farlo.

Che importanza poteva avere se il loro unico bacio non le aveva fatto venire i brividi? Era successo al ballo di fine anno. Quei baci non contavano.

Ricordava ancora quanto Kai sembrasse dolce quella sera con i capelli neri pettinati all’indietro e il pomo di Adamo che andava su e giù nervosamente mentre stavano insieme sulla veranda. Lui si era avvicinato lentamente, incerto su come lei avrebbe reagito. Lei aveva inclinato la testa all’indietro, invitandolo a baciarla. E poi lui l’aveva fatto—un bacio dolce e profondo.

Lei gli aveva appoggiato le mani sul petto ed era rimasta in attesa.

Ad aspettare.

Ad aspettare che la Terra si muovesse. Ad aspettare che le ginocchia si rammollissero o che le farfalle cominciassero a svolazzarle nello stomaco.

Niente. Se avesse baciato un sasso avrebbe provato la stessa emozione.

“Bella luna! Bella luna!”

Leilani venne distolta dai suoi pensieri da risatine acute.

“Oh, sei ancora sveglia. Non volevo spaventarti. Stavo rimettendo Giggles nella sua gabbia” disse la zia Anela dirigendosi verso la gabbia per uccelli vicino alla porta. Un pappagallo bianco le stava appollaiato sulla spalla, dondolando la testa con eccitazione.

“Bella luna! Bella luna!”

“Sì, Giggles. C’è una bella luna stasera.”

“Me ne occupo io.” Leilani tese la mano verso l’uccello.

Giggles sbatté le ali e emise un verso acuto. Leilani ritrasse velocemente la mano.

Il pappagallo si mise a ridere.

“Non sei carina, Giggles” la sgridò la zia Anela.

Leilani alzò gli occhi al cielo. Amava il fatto che la zia Anela fosse andata a vivere con loro. Ma quell’uccello la stava facendo uscire di testa. Non era un segreto che Giggles volesse farla fuori. Era stata guerra fin dal primo giorno.

La zia Anela l’aveva avvisata che Giggles era intelligente e amava ripetere tutto ciò che udiva. Non aveva esagerato. Leilani l’aveva imparato a proprie spese.

Quando lei e Sammy avevano aiutato la zia a trasferirsi, lei aveva sbattuto con il gomito contro il bancone della cucina. Aveva inanellato una serie di parolacce che l’avrebbero fatta mettere in castigo per un mese se i suoi genitori fossero stati lì a sentirla. Giggles era nella sua gabbia in quel momento, e si gingillava con uno dei suoi giocattoli, comportandosi come se non avesse sentito niente. Non aveva detto una parola, non aveva nemmeno riso, finché la zia Anela non era entrata in cucina, e allora bam! Quelle parolacce erano volate fuori, una dopo l’altra, da quel maledetto uccello.

“C’è qualcosa che non va?” La zia le passò Giggles.

Leilani la guardò, osservando gli occhi castani, saggi e grinzosi. I capelli corti e neri erano punteggiati di grigio, fornendo una cornice sale-e-pepe al suo viso pieno di rughe.

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