Folgorazione - Блейк Пирс 4 стр.


Riley annuì.

“Com’è andata?”

Riley fece un respiro profondo.

“Come ci si poteva aspettare” fu la sua risposta.

“Male, vero?”

Riley annuì e disse: “Erano arrabbiati per la decisione del giudice. E sì, lo erano anche con noi.”

“Non li biasimo” Crivaro commentò. “Che cosa hai detto loro?”

“Ho detto che mi dispiaceva, e …”

Riley esitò un momento. Improvvisamente, sembrò difficile ripetere quello che aveva riferito alle due coppie.

Infine, disse: “Ho promesso … di assicurarmi che Mullins non esca di prigione prima della fine della condanna. Ho detto che non permetterò che ottenga la liberazione condizionata o il rilascio anticipato.”

Crivaro annuì leggermente.

Soffocando un sospiro, Riley aggiunse: “Spero solo di non aver fatto una promessa che non potrò mantenere.”

Riley sperava che il partner le dicesse qualcosa d’incoraggiante in risposta, ma l’uomo restò in silenzio.

“E allora che cosa succede?” chiese un po’ impazientemente.

“Volevo dirtelo di persona” Crivaro disse, con la voce rotta dall’emozione. “Non volevo che lo sentissi da qualcun altro.”

Riley fu scossa da un’ondata di timore. Si limitò a starsene in silenzio, in attesa che le desse delle spiegazioni.

“Vado in pensione” Crivaro le disse.

“Non può farlo” Riley rispose, senza riflettere.

“L’ho già fatto”.

Lei rimescolò le parole. “Aveva detto che se fossi entrata al BAU, sarebbe rimasto …”

“Per un po’ di tempo per aiutarti a cominciare” l’uomo terminò la frase per lei. “Questo è successo quasi un anno fa, Riley. Te l’ho detto allora, quando ero già idoneo alla pensione.”

“Non può aspettare …?”

“No, è già definitivo. Sono appena arrivato qui dall’ufficio di Erik Lehl. Gli ho restituito il mio distintivo e la mia pistola, e ho firmato e consegnato le mie formali dimissioni.”

“Perché?” Riley gridò bruscamente.

Crivaro abbozzò un lamento.

“Lo sai benissimo, Riley. Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente? Non tornerò ad essere l’agente di una volta. La mia data di scadenza è stata superata. In effetti, ho dovuto ottenere delle proroghe speciali per lavorare fino ad ora.”

Ci fu silenzio tra loro. Restarono entrambi lì per diversi lunghi minuti, senza neanche guardarsi.

Ma poi, Crivaro disse: “L’intera faccenda mi ha davvero sconvolto, dopo il verdetto. È stato pesante non far ottenere a Mullins una condanna di gran lunga peggiore. Ma non sono riuscito a parlare con quei genitori. Non mi ero mai sentito così prima, non ho mai saltato quella parte del lavoro. E, proprio in quel momento, sapevo che era finita. Come posso dare la caccia ai criminali quando non riesco nemmeno a guardare le loro vittime? Ecco perché sono scappato via così.”

“Andrò a parlare con Lehl” Riley borbottò.

Non appena quelle parole furono pronunciate, si chiese se le intendesse davvero. Avrebbe davvero provato a convincere l’Agente Speciale Responsabile Erik Lehl ad ignorare le dimissioni di Crivaro? Immaginava che ci sarebbe riuscita?

“Penso che dovresti farlo” Crivaro le disse. “Infatti, Lehl vuole parlare con te. Mi ha chiesto di dirti di andare nel suo ufficio subito. A quanto sembra, potrebbe avere un caso per te.”

Riley restò con la bocca spalancata, ma non riuscì a pronunciare una sola parola.

Come poteva anche solo tradurre i suoi sentimenti in parole?

Infine, balbettò: “Agente Crivaro, io … non penso di essere pronta.”

“Hai ragione” l’uomo rispose. “Non sei pronta.”

Riley guardò il partner con sorpresa.

Crivaro disse: “Ascolta, nessuno è pronto la prima volta che affronta un caso da solo. Devi fare in modo di essere pronta. Sei l’agente più dotata con cui abbia mai lavorato. Il tuo istinto è buono quanto lo era una volta il mio, e questo la dice lunga. Nessuno può entrare nella mente di un killer come noi due. E tu stai sviluppando delle capacità che combaciano con le tue doti grezze. Ma ti sto limitando. Stai dipendendo troppo da me. Devi imparare a fidarti di te stessa. E non avrei mai pensato che avrei mai detto questo a un partner, ma …”

L’uomo sogghignò silenziosamente.

“Ti stai sentendo fin troppo a tuo agio con me.”

Riley non poté fare a meno di ridere anche lei.

“Sta scherzando, vero?” gli disse.

“So che sembra folle, ma è la verità” Crivaro disse. “Non sono certo di che cosa ti serva ora, ma non sono io. Forse hai bisogno di occuparti di un paio di casi da sola. Solo Dio sa che anch’io ho dovuto farlo molte volte. O forse hai bisogno di lavorare con un partner con cui è davvero difficile andare d’accordo.”

Scuotendo il capo, Riley disse: “Quello era lei.”

“Forse all’inizio, ma non più. Sei l’unica partner che ho avuto che mi abbia sopportato. Sono uno scontroso vecchio bastardo, e questo lo sai.”

Riley abbozzò un sorriso.

Non posso essere in disaccordo con lui su questo, pensò.

Restarono di nuovo in silenzio.

Riley si ritrovò a ripensare ai casi a cui avevano lavorato insieme, specialmente quello in Arizona, dove lei e Crivaro erano andati sotto copertura come padre e figlia. Non era stato affatto come fingere, almeno per quanto riguardava Riley.

E ora si chiese se fosse il caso di dirgli che era stato un padre lui più del suo padre biologico.

No, inizierei a piangere, pensò. E questo lo infastidirebbe molto.

Invece, disse: “Che cosa farà adesso?”

Crivaro scoppiò di nuovo a ridere.

“Si chiama pensione, Riley. Che cosa fanno tutti? Forse andrò a giocare a bridge, se riuscirò a trovare un partner, cosa che immagino sia improbabile. O forse andrò a fare una crociera ai Caraibi. O inizierò a giocare a golf. O a fare volontariato. Oppure collaborerò col teatro comunale. O, forse, mi unirò al circolo del quilting.”

Riley rise di nuovo all’immagine di Crivaro che cuciva una trapunta, insieme ad un gruppo di donne della sua età.

“Non è serio” lei rispose.

“No, e forse mi stanno stancando le cose serie. E, forse, mi piace l’idea di non sapere che cosa farò per il resto della mia vita. Qualunque cosa sia, sarà un’avventura.”

Riley sentì una nota d’incertezza, quando pronunciò la parola “avventura.”

Non ne è sicuro, pensò.

Sta provando a convincersene.

Ma che diritto aveva lei di provare a influenzare la sua decisione?

Crivaro dette un’occhiata al suo orologio e indicò l’edificio.

“Devi entrare” disse. “Non puoi far aspettare Lehl.”

Poi, poggiò una mano confortante sulla spalla di Riley.

“Non sparirò, figliola.” le disse. “Probabilmente, mi farò vivo più spesso di quanto vorrai.”

“Ne dubito, Agente Crivaro” Riley disse.

Crivaro agitò un dito verso di lei.

“Ehi, sono in pensione, ricordi? Non voglio più sentirti dire ‘Agente Crivaro’. È ora che inizi a chiamarmi Jake.”

Riley sentì un nodo alla gola.

“OK … Jake” disse, quasi sussurrando.

Mentre apriva lo sportello della sua auto, l’uomo riprese a parlare. “Adesso, va’ dentro e rimettiti al lavoro.”

Quando Riley iniziò ad allontanarsi, si voltò al suono della sua voce.

“Ehi, quella promessa che hai fatto ieri in aula … è stata la cosa giusta da dire, e avrei voluto dirla io. So che ti preoccupa, ma manterrai quella promessa. So che lo farai. E, se vivrò abbastanza a lungo, farò l’impossibile per aiutarti a mantenerla.”

Crivaro mise in moto l’auto e uscì dal parcheggio.

Riley lo osservò mentre si allontanava, ancora determinata a non piangere.

Poi, entrò nell’edificio del BAU per andare a parlare con Lehl.

CAPITOLO CINQUE

Sebbene all’interno del edificio del BAU ci fosse la solita animata attività, il luogo apparve stranamente vuoto agli occhi di Riley. Fu bruscamente consapevole dell’assenza di Jake Crivaro. Era davvero possibile che il suo mentore non mettesse più piede in quell’edificio?  E, se se n’era davvero andato, come potevano gli altri continuare semplicemente con la loro routine quotidiana proprio come se nulla fosse cambiato?

Intuì che, naturalmente, quasi nessun altro doveva sapere delle dimissioni di Crivaro.

E dovette ammettere che forse a nessun altro sarebbe importato quanto a lei. Sebbene Jake Crivaro fosse una sorta di leggenda vivente al BAU, tutti sapevano che le leggende dovevano tramontare prima o poi.

Tutti tranne me, lei pensò.

Si fermò nel corridoio, incerta su dove andare, visto che non poteva raggiungere l’ufficio del partner per ricevere istruzioni. Poi, ricordò che Crivaro aveva detto che Lehl la stava aspettando, forse per assegnarle un altro caso.

Mentre si dirigeva all’ascensore, ripensò a come Crivaro fosse entrato da poco nella sua vita. Quando lei era ancora stata una studentessa alla Lanton University, dopo che due delle sue coinquiline al dormitorio erano state uccise, Crivaro era arrivato a lavorare sul caso. Proprio quando Riley non avrebbe potuto sentirsi più terrorizzata e inutile, lui aveva riconosciuto il suo insolito istinto e l’aveva indotta a collaborare con lui, per aiutarlo a trovare l’assassino.

Infatti lo aveva trovato. Era uno dei suoi professori preferiti. E avrebbe ucciso anche lei, se Crivaro non le avesse salvato la vita.

Da allora, il mondo di Riley non era più stato lo stesso. Dopo il college, Crivaro l’aveva fatta ammettere al programma estivo dell’FBI, e poi all’Accademia di Quantico. Fino alle ultime settimane senza casi, la vita era stata una costante corsa, piena di eccitazione e pericolo.

Entrò dunque in ascensore, e spinse il bottone del piano. L’ascensore era affollata ma questo fece sentire Riley ancora più sola.

Nessuna di queste persone sa che cosa sia successo, pensò di nuovo. E di sicuro non so che cosa accadrà adesso.

Parte di lei serbava una folle idea di restituire il suo distintivo e la sua pistola, per protestare contro le dimissioni di Crivaro.

Naturalmente sarebbe un gesto folle, disse a se stessa. Aveva investito troppo in questa carriera per potersi arrendere ora.

Eppure, ricordò ciò che Crivaro le aveva risposto, quando gli aveva detto che avrebbe parlato con Lehl della decisione che lui aveva preso.

“Penso che dovresti farlo.”

Che cosa aveva voluto dire? Crivaro sperava che Riley potesse impedirgli di andare in pensione?

Ricordò anche un’altra frase che le aveva detto.

“È ora che inizi a chiamarmi Jake.”

Questo non lasciava presagire che intendesse porre fine al loro rapporto, professionale o meno. Ed era sicura che in quella decisione ci fosse un mondo di significato. Dopotutto, chi altro al mondo avrebbe potuto chiamarlo “Jake”? Si era allontanato dall’ex-moglie e dal figlio, e non aveva amici, per quanto Riley ne sapesse.

Tutto ciò che sapeva era che si trattava di un uomo solo, e la pensione non avrebbe affatto migliorato la sua situazione.

Uscì dall’ascensore e andò dritta verso l’ufficio di Lehl. Quando ci arrivò, vide che la porta era aperta. Eppure, esitò lì davanti.

Poi, quasi misteriosamente, sentì la voce di Lehl parlare dall’interno della stanza.

“Entri, Agente Sweeney.”

Entrò e vide lo smilzo Agente Speciale Capo dietro la scrivania. Come al solito, sembrava quasi troppo ingombrante per il suo ufficio, figurarsi per la sua scrivania.

Non poté fare a meno di sorridere, ricordando quello che Crivaro aveva detto, quando lei aveva osservato che sembrava che Lehl fosse sempre sui trampoli.

“No, sembra che sia fatto di trampoli.”

“Si sieda, Agente Sweeney” Lehl disse nel suo intimorente tono baritonale.

Riley sedette, così come il capo. Alzò la cornetta e chiese a qualcuno di arrivare immediatamente nel suo ufficio. Poi, unì insieme le sue dita, scrutò Riley e disse: “Forse c’è qualcosa di cui vorrebbe discutere.”

Riley deglutì forte.

Ora o mai più.

Ma osava dare voce alla protesta per la partenza del suo partner?

Dopotutto, Erik Lehl era probabilmente l’unico uomo al mondo in grado di intimidire  davvero Jake Crivaro.

Ciò nonostante, buttò fuori dalla bocca le parole.

“Signore, ho appena parlato con l’Agente Crivaro.”

Lehl annuì silenziosamente.

Riley deglutì di nuovo.

“Non penso che dovrebbe andare in pensione, signore” aggiunse.

Lehl annuì di nuovo.

“Mi ha detto che lo avrebbe detto” Lehl replicò.

Riley era stupita. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Apparentemente, Jake e Lehl avevano già discusso su come lei avrebbe reagito alla notizia.

“Le spiacerebbe spiegarmi perché lo pensa?” Lehl chiese.

Riley entrò in panico e le venne quasi voglia di fuggire dalla stanza.

Che tipo di risposta poteva dare a quella domanda?

Riprese: “Pensa che le sue capacità siano in declino, signore.”

“E lei ritiene il contrario?” Lehl le domandò.

“Sì, signore” Riley rispose.

“Ed è piuttosto sicura di sapere ciò che è meglio per lui?” fu ora la domanda di Lehl.

Improvvisamente, Riley non ebbe idea di che cosa dire. Dopotutto, era una buona domanda. Era davvero sicura che Jake fosse l’agente scaltro che era sempre stato? Ricordò le sue parole recenti.

“Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente?”

Allora, non lo aveva contraddetto. Poteva dire onestamente di aver cambiato idea nel frattempo?

Gli occhi di Lehl si ridussero a fessure, guardandola, in quella che parve una maniera analitica.

L’uomo aggiunse: “Immagino che voglio chiederle … per conto di chi mi sta chiedendo questo? Per conto suo o per quello dell’Agente Crivaro?”

Riley si stravaccò leggermente nella sedia.

“Io … io non lo so” ammise.

Lehl si protese sulla scrivania, verso di lei.

Le disse: “Agente Sweeney, io e lei abbiamo avuto delle divergenze da quando la conosco.”

“Lo so” Riley ammise.

Certo, quello era detto in parole povere. Il precedente autunno, quando stava ancora frequentando l’Accademia, Crivaro l’aveva portata via dagli studi per aiutarlo in un caso. Senza l’approvazione di nessuno, si era finta giornalista, facendo ad un senatore degli Stati Uniti  domande che l’avevano condotto all’esposizione della sua passata cattiva condotta sessuale.  Come al solito, aveva seguito un presentimento, ma si era dimostrato che la rivelazione non aveva avuto alcunché a che fare con il caso a cui stava lavorando.

Senza neanche averne avuto davvero intenzione, aveva posto fine alla carriera politica del senatore. Cosa ancora peggiore, l’incidente aveva creato un grande fermento al BAU. Il senatore era stato un membro altolocato di alcune commissioni prestigiose, e avrebbe potuto fare molto per mettere sotto controllo le spese del BAU.

Ora Lehl chiese: “Dove ci porta questo, a me e all’agenzia, voglio dire?”

“Non credo di capire ciò che intende” Riley rispose.

Ma temeva di intuire. Sapeva che il suo status al BAU era in qualche modo in prova. Forse adesso Lehl considerava che fosse un buon momento per sbarazzarsi di lei.

L’espressione sul suo volto non prometteva bene.

“Sarò onesto con lei, Agente Sweeney” Lehl disse. “La sua collaborazione con Crivaro è sempre stata produttiva, talvolta notevole. Ciò nonostante, ho sempre pensato che voi due aveste una tendenza ad essere … come potrei metterla? Ad esercitare delle cattive influenze reciprocamente. Ho lavorato per anni con Crivaro e, sebbene fosse un tipo brillante, è sempre stato un cane sciolto per così dire, e ha causato a me e all’agenzia molti problemi. Trasgrediva sempre le regole, talvolta infrangendo completamente. Può negare che anche lei ha le stesse tendenze?”

Riley non osò mentire a riguardo.

“No” rispose.

Lehl tamburellò con le dita sulla sua scrivania. Disse: “Voglio che risponda alla prossima domanda quanto più onestamente possibile. Ha imparato il suo atteggiamento ribelle da Crivaro? E ora che se n’è andato, posso aspettarmi che cambi i suoi metodi? O …?”

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