Poi, prese un respiro profondo e proseguì.
“Ieri sera, dopo aver finito il mio tour, ho preso un volo di ritorno da Seattle. La mia auto era parcheggiata per me all’aeroporto a Provo. Quando ho iniziato a viaggiare, Julian …”
Restò in silenzio alla menzione del nome del marito.
Poi, continuò: “Julian mi accompagnava e veniva a riprendermi all’aeroporto, ogni volta che viaggiavo per la promozione di un libro. Ma era diventato un gran fastidio, specialmente da quando abbiamo più di un’auto, e io … ho pensato di guidare io stessa. A lui sembrava piacere l’idea. Ad ogni modo, ieri sera …”
La voce scemò per un momento.
“Sono rincasata piuttosto tardi ieri sera, intorno alla mezza, direi. Quando sono entrata dalla porta, ho visto che il sistema d’allarme non era attivato per qualche ragione. Questo mi ha preoccupata. Non era da Julian non impostarlo alla sera. Tutte le luci di sotto erano accese, perciò ho immaginato che Julian fosse ancora sveglio, così sono entrata.”
E ha lasciato la sua valigia sulla porta, Riley pensò, raccogliendo mentalmente dati.
“Ho visto che la porta del mio studio era aperta e la luce era accesa all’interno” Sheila continuò. “Ho pensato che fosse strano, perché raramente lui ci entrava. Ho guardato all’interno, e mi sono accorta che la lampada era rotta, e sembrava che qualcosa … di brutto fosse accaduto, e così ho iniziato a spaventarmi.”
Lei tremò, e per un istante, Riley si chiese se stesse per piombare in un tardivo crollo emotivo. Ma Sheila continuò a parlare in una voce misteriosamente distaccata, come se stesse raccontando un evento accaduto a qualcun altro.
Riley conosceva questo tipo di distacco emotivo, dato che l’aveva incontrato in alcuni interrogatori simili. Si chiedeva se l’Agente Johnson comprendesse che cosa provasse la donna.
Sheila riprese: “L’ho chiamato. Non mi ha risposto. Allora sono scesa di sotto a cercarlo. Non lo ho cercato sopra. Le luci erano spente lassù, ed ero certa che non fosse salito per andare a letto, lasciando le luci accese di sotto, e anche il sistema d’allarme disattivato.”
Indicando all’interno della casa, disse: “Sono andata in cucina e ho visto che si era preparato qualcosa da mangiare.” Per un momento, la bocca della donna in lutto si contorse stranamente, come se stesse ricordando qualcosa, poi proseguì: “Ho notato che la porta della cantina era aperta, e c’era la luce accesa e…”
Tremò e si bloccò.
Riley sentiva che la donna non riusciva a descrivere che cosa fosse accaduto in seguito.
È ora di cambiare argomento, comprese.
Disse: “Dottoressa Banfield, suo marito aveva dei nemici? C’era qualcuno che potrebbe aver voluto fargli del male?”
Sheila sospirò e rispose: “Sì, mi spiace dirlo, ma è possibile.”
Riley fu colta da un senso di sorpresa.
“Potrebbe dirmi chi?” disse.
Sheila alzò le spalle e rispose: “Questo è più difficile da dire. Come psichiatra, era specializzato nel lavorare con i criminali, dai giovani delinquenti agli assassini incalliti. Il suo lavoro consisteva nell’aiutarli a elaborare i traumi passati e affrontare diverse problematiche mentali. Lo trovava un lavoro gratificante, e per la maggior parte del tempo, riusciva davvero ad aiutare i suoi pazienti nella fase riabilitativa. Altre volte …”
Fece una pausa e prese un respiro lungo e profondo.
“Altre volte, non è andata troppo bene” aggiunse. “Talvolta, i suoi pazienti si abbandonavano a profonda rabbia e ostilità e, talvolta, le scagliavano contro di lui. Ma. … non credo che avesse menzionato casi del genere recentemente. E la maggioranza di quei pazienti ora si trova in prigione o, in ogni caso, rinchiuso, immagino.”
Riley chiese: “Potrebbe farci accedere ai registri medici dei suoi pazienti?”
Sheila strizzò gli occhi e rispose: “Farò tutto il possibile, legalmente intendo. Ma potrebbe essere difficile. Lui ha lavorato in numerose strutture negli anni, talvolta più di una alla volta. Quelle dovrebbero tenere dei registri.”
Riley chiese: “Potrebbe fare una lista di quei registri e spedirli via mail o via fax all’ufficio dello sceriffo?”
“Sì, potrei farlo” Sheila rispose.
Johnson disse a Riley: “Dovrebbe restare e continuare l’interrogatorio, mentre lo sceriffo mi accompagna di sotto sulla scena del crimine.”
Riley sussultò bruscamente, infastidita. Due cose la innervosivano. Una era che Johnson aveva usato le parole “scena del crimine” di fronte ad una vedova addolorata. Ma la cosa più importante era che il partner sembrava voler escludere Riley dal visitare la scena dove l’omicidio era avvenuto.
Che cosa sta pensando? pensò.
Stava provando a proteggerla, impedendole di vedere una scena così orribile?
Non aveva idea della sorta di orrori a cui lei aveva già assistito?
Naturalmente, sapeva che non era il caso di litigare lì e in quel momento …
Ma che io sia dannata se non andrò in quella cantina adesso.
Si espresse con una voce esageratamente dolce, che sperava lasciasse intendere la sua disapprovazione.
“Dovremmo lasciar fare una pausa alla Dottoressa Banfield. Vengo di sotto con voi.”
Johnson alzò leggermente le spalle, apparentemente noncurante del taciuto fastidio di Riley.
“OK, allora” disse. “Andiamo.”
Lo Sceriffo Dawes li accompagnò attraverso la cucina, dove Riley vide che una padella era ancora sul fornello. Quando giunsero alla porta della cantina, Dawes li accompagnò all’interno.
Riley sgranò gli occhi di fronte a ciò che vide.
Aveva visto numerose scene scioccanti durante la sua breve carriera, ma non aveva mai visto nulla di simile.
CAPITOLO OTTO
La scena nella cantina era più che semplicemente inquietante, Riley la trovò grottesca. Due pesanti ed eleganti sedie di legno erano disposte l’una di fronte all’altra, a pochi metri di distanza tra loro. Una bottiglia di vino aperta era poggiata su un tavolo ornamentale vicino ad una sedia. L’altra sedia invece, aveva ancora i resti stracciati del nastro adesivo, nel punto in cui la vittima era stata legata. Un elegante vassoio d’argento era sul pavimento di fronte ad essa.
Lì doveva essere avvenuto qualcosa di più di un semplice omicidio rapido. Una sorta di scena si era svolta, ma Riley non riusciva a percepire alcunché su come fosse accaduto. Non ancora.
Non era sorpresa dal fatto che il corpo della vittima fosse stato spostato. Immaginava che il coroner della contea avesse naturalmente voluto portarlo a fare l’autopsia quanto più in fretta possibile. Ma lei dubitava che Crivaro avrebbe approvato. Per quanto orribile la vista di un corpo folgorato potesse essere, avrebbe potuto fornire agli agenti un senso più chiaro di ciò che era esattamente successo lì.
“Avete delle foto?” chiese a Dawes.
“Proprio qui” lo sceriffo rispose, aprendo un fascicolo che conteneva delle foto in bianco e nero. “Le abbiamo scattate stamattina.”
Riley e Johnson si passarono le foto a vicenda. Mostravano la scena del crimine dopo che la polizia era arrivata. Il corpo era ancora fissato alla sedia, con la testa piegata in avanti, come se la vittima si fosse addormentata.
Quando Riley si avvicinò ulteriormente alle sedie, lo Sceriffo Dawes indicò in basso, il vassoio d’argento e spiegò: “Le suole delle scarpe della vittime erano proprio tenute qui nell’acqua.”
Riferendosi alle foto, Riley vide che i piedi nudi nell’acqua bassa. Guardando lo stesso vassoio, si accorse che conteneva poca acqua al suo interno. Poi, lo sceriffo indicò un pesante cavo sul pavimento, accanto al vassoio. La punta era stata tagliata, lasciando esposti i cavi interni.
Dawes aggiunse: “Il killer ha legato questo cavo al cavo elettrico, poi ha gettato la parte esposta nell’acqua. Questo ha chiuso il circuito, e la vittima è stata immediatamente folgorata.”
La parola “immediatamente” alle orecchie di Riley suonò sbagliata in qualche modo. La vittima poteva o non poteva essere morta rapidamente, ma doveva esserci stato più di questo. Doveva esserci stata chiaramente una sorta d’interazione tra il killer la sua vittima, e l’omicidio non era accaduto “immediatamente”.
Stabilire la tipologia di scambio che era avvenuta era un’enigma che Riley intendeva risolvere.
“Ho capito” Johnson disse, annuendo saggiamente e indossando un paio di guanti. “L’acqua è un eccellente conduttore di elettricità, così come l’argento. Il killer deve aver indossato delle suole di gomma per proteggersi. Presumo che il circuito sia saltato, quando è avvenuta la folgorazione.”
Lo Sceriffo Dawes annuì.
“Allora, è sicuro da maneggiare” Johnson disse, raccogliendo delicatamente il cavo e osservandolo attentamente. “È un otto gauge, abbastanza robusto da gestire una tale portata di corrente elettrica.”
L’altra estremità del pesante cavo era ancora collegata ad un grosso quadro elettrico alla parete. Johnson vi si avvicinò e lo esaminò.
Disse: “Sul circuito c’è scritto ‘locale lavanderia’, ed ha un circuito di 240 volt e 30 ampere. Il pover’uomo probabilmente non sapeva cosa l’ha colpito.”
Riley era colpita e infastidita al contempo. Ovviamente, Johnson sapeva molto sui circuiti elettrici. Ma si sbagliava molto a dire che la vittima era inconsapevole di che cosa l’avesse colpita. Era sicura che Julian Banfield avesse passato dei lunghi istanti strazianti, sapendo di stare per morire.
Dall’altra parte della stanza, la parete era macchiata di vino, e frammenti di cristallo giacevano sul pavimento. Senza toccare la bottiglia di vino che restava sul tavolo, lesse l’etichetta, Le Vieux Donjon Châteauneuf-du-Pape. Il nome non aveva alcun significato per lei.
Disse allo sceriffo: “Presumo che questa bottiglia fosse aperta quando avete trovato il corpo.”
Lo sceriffo accennò un borbottio, e disse: “Nessuno nella mia squadra l’ha aperta, può esserne sicura.”
Johnson avanzò verso Riley, e dette un’occhiata alla bottiglia.
“Non ne so molto sui vini” disse.
Riley trattenne un lieve sorrisetto.
Almeno c’è qualcosa che non conosce, pensò.
“Neanch’io” lei ammise.
Johnson dette pensosamente un’occhiata veloce alla bottiglia. Poi, indicò verso il basso e mormorò rivolgendosi a lei: “Pensa …?”
La sua voce scemò, e per un istante, Riley non colse ciò che intendesse silenziosamente.