Terre spettrali - Софи Лав 2 стр.


La signora Hight annuì, soddisfatta dalla soluzione. “Mi sembra molto ragionevole. La prossima volta dovrebbe controllarla da vicino, per assicurarsi che non sbagli i colori.”

In quel momento scattò qualcosa in Marie. In genere era molto educata ed evitava ogni conflitto. Raramente perdeva le staffe e, quando capitava, era sempre in un modo un po' infantile. Le era successo soltanto una volta di recente, un increscioso incidente a una partita dei Patriots con il suo ragazzo. Le era venuto in mente adesso, ma ormai era tardi per tenere a freno la lingua.

“Glielo dico per l'ennesima volta,” sbottò, “so riconoscere perfettamente i colori. E ho anche lavorato con molti cani, alcuni anche più viziati e più stupidi del suo, e quindi anche loro, li conosco bene. E chiunque si accorgerebbe che il suo cane detesta tutti questi fiocchetti e nastrini.”

“Come osi parlarmi cos…”

“Ma la guardi, poveretta,” disse Marie. “Li odia. E non la biasimo. Sono orrendi.”

“Conosco il mio cane! Non venirmi a dire…”

Marie era perfettamente consapevole delle parole uscite dalla sua bocca. Era perfettamente consapevole del volume con cui le aveva pronunciate. Tutti nel negozio l'avevano sentita. Non poteva arginare ciò che aveva da dire. L'unico altro rumore che si sentiva in quel momento era un lamento sottile proveniente dal muso di Precious.

“Marie…” la riprese Deandra.

“Oh, e tu… beh, ti rendo le cose facili, Deandra.”

Una parte del cervello le intimava di chiudere il becco. Ma continuava a pensare ai sogni dei tempi dell'università, e anche a quelli di quando era più piccola. Diventare veterinaria, aprire un bed-and-breakfast. Quel lavoro da Pampered Paws era così lontano da tutto ciò, che la frase che stava per dire non era solo facile, ma anche liberatoria.

“Mi licenzio.”

“Ottimo!” urlò Deandra. “Finalmente!”

“Davvero?” disse Marie. “Ah, Deandra. Con una persona in meno, forse ti toccherà passare davvero del tempo qui con tutta questa gentaglia.”

Era un po' spaventata, perché non poteva permettersi di non avere un lavoro. Ma era più di un anno che sopportava tutte quelle idiozie. Ne aveva abbastanza. Non poté reprimere il sorriso che le affiorava alle labbra. Infine, come se fosse il peggiore oltraggio, si avvicinò a Precious e le diede una grattatina sotto il mento.

Il cane si mise a scodinzolare. La signora Hight inorridì.

Marie avanzò dritto verso la porta, rivolgendo un gesto di saluto a tutti coloro che la stavano fissando. Prima di uscire, andò di proposito a raccogliere il fiocco caduto dalla testolina di Precious.

Sapeva che era una cosa immatura da fare, ma comunque se lo legò ai capelli. Qualcuno trasalì rumorosamente alle sue spalle. Sperò che fosse la signora Hight.

Marie rimase sorridente per tutto il percorso fino alla propria auto. Poi, quando mise in moto, il sorriso svanì. Mi sono appena licenziata, pensò. Cosa mi è saltato in mente?

Non aveva un lavoro di riserva su cui contare, e il suo curriculum era a dir poco scialbo. Non aveva mai terminato l'università e non aveva nessuna vera competenza, se non prendersi cura dei cani e fare di tanto in tanto una buona battuta.

Provò a recuperare quel senso di sollievo e di libertà che aveva provato dentro il negozio licenziandosi, ma sembrava aver fatto la stessa fine del fiocco di Precious.

Appoggiò la testa allo sterzo. Almeno aveva un fidanzato da cui andare, qualcuno che avrebbe ascoltato le sue pene. Qualcuno che l'avrebbe incoraggiata e le avrebbe detto che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Fu allora che si accorse di avere il fiocco di Precious ancora tra i capelli. Se lo tolse e lo scaraventò sul sedile posteriore. Era un po' come gettar via quel lavoro ridicolo e, con lui, ogni stabilità finanziaria. Il mondo le crollò addosso in quell'istante, lasciandola con una sola domanda.

Cosa avrebbe fatto adesso?

CAPITOLO DUE

Marie rientrò a casa alle 17:15. Subito prese la bottiglia di cabernet dal piano cucina e la stappò. Si riempì un calice e si sedette sul divano. Dopo averne bevuto una prima lunga sorsata, inviò un messaggio a Chris e gli chiese se fosse libero per passare da lei. In realtà, non si aspettava che avrebbe accettato: ultimamente Chris era sommerso dal lavoro. Ma, poiché amava il suo lavoro, non gli importava di essere così carico.

Cavoli, quanto deve essere bello amare il proprio lavoro, pensò Marie.

Era piuttosto sicura che Chris sapesse quanto profondamente tenesse a lui. La cosa la spaventava, perché solo un'altra volta era stata innamorata, ed era finita male. Quindi, avere adesso una relazione con un uomo che riteneva potesse davvero essere “quello giusto” (e accidenti se detestava quell'espressione) era alquanto terrificante.

Però non sempre era spaventata, tutt'altro: a volte, quando stavano insieme, si sentiva come una scolaretta alla prima cotta. Si chiedeva se il motivo principale fosse che Chris, anche se andava verso i quarant’anni e li dimostrava tutti, aveva un che di tremendamente immaturo. Giocava a Fortnite tutto il tempo e non si perdeva una fiera del fumetto. Lei supponeva che questi hobby lo rendessero più bravo anche nel suo lavoro: concepire e programmare videogiochi per diverse società produttrici di app per il cellulare.

Era sempre stato il sostegno imprescindibile della sua vita in questi ultimi anni, oltre al lavoro. Prima di essere assunta a Pampered Paws, aveva fatto per diversi anni l'assistente veterinaria e Chris era stato al suo fianco quando tutto era crollato e lei aveva disperatamente bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi. Era anche sempre disponibile per farsi due risate, baciava divinamente, e sembrava provare un piacere genuino nel cercare di renderla felice.

Chris rispose al suo messaggio con un'inusuale rapidità che la stupì. Aveva persino usato un paio di emoji e diversi punti esclamativi, cosa rarissima. A quanto pareva, era di buon umore: doveva aver avuto una giornata particolarmente positiva al lavoro.

In attesa che Chris arrivasse, Marie restò sul divano con il suo bicchiere di vino, e provò a non pensare ossessivamente all'unica cosa che le mancava del suo lavoro.

I soldi, chiaro e semplice.

In tutta onestà, non si poteva certo dire che Deandra la pagasse molto: poco più del minimo sindacale. Ma le mance spesso erano da capogiro. Certo, gli spilorci erano parecchi, ma in tanti amavano invece dilapidare il proprio denaro, come se volessero ricordare al resto del mondo quanto fossero superiori. Persino dopo la trattenuta del venti per cento su ogni mancia da parte di Deandra, a Marie restava un discreto gruzzolo di contanti da portare a casa ogni settimana.

Ma ora tutto questo era sparito. Provò a non sentirsi spaventata a morte, ma minuto dopo minuto l'inquietudine pareva crescere.

Andò in cucina e provò a imbastire una cena con ciò che aveva in dispensa, qualcosa che potesse preparare rapidamente. Chris aveva uno strano orario di lavoro e, di conseguenza, anche strani orari per i pasti, quindi Marie non sapeva mai se avesse fame. Decise di andare sul sicuro: mise a bollire dell'acqua per la pasta e versò del sugo in una padella. Tenne tutto sotto controllo mentre aspettava che arrivasse Chris, rimanendo accanto ai fornelli mentre scorreva il feed di Facebook. Una mescolata alla pasta, un sorso di vino, uno scroll su Facebook. Mescolata, sorso, scroll, ripeti.

Stava prestando solo superficialmente attenzione agli aggiornamenti degli stati e ai meme che scorrevano sul suo telefono. La sua mente era ancora occupata da quanto era successo poco prima. Era contenta di essersi sbarazzata del lavoro: sapere che non avrebbe mai più rivisto Deandra era una vera soddisfazione. Un'altra cosa che non le sarebbe mancata era dover ascoltare i clienti che le spiegavano quanto lungo, al centimetro, doveva essere il pelo del loro cane. Inoltre, il futuro incerto e un po' preoccupante a cui stava andando incontro le permetteva di ripensare a quei sogni che aveva deciso di accantonare.

Aveva desiderato possedere e gestire un bed-and-breakfast sin da quando aveva sette anni, quando aveva aperto nella sua cameretta il Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie Fortune. Invitava i genitori e la sorella a soggiornare da lei, offrendo loro cibo giocattolo e finte tazze di tè, prima di proporre un'esaustiva visita guidata dei quattro angoli della stanza e dell'armadio. E quando i suoi "clienti" partivano, lasciava loro dei piccoli biglietti scritti a mano invitandoli a condividere i loro consigli e una recensione.

Crescendo, però, si era resa conto di quanto tempo e denaro fossero necessari per esaudire un sogno del genere, e i suoi genitori l'avevano spinta a cercare qualcosa di più promettente. Avevano osservato che ci aveva sempre saputo fare con gli animali e le avevano suggerito di fare una scuola di veterinaria. Non che l'idea la facesse impazzire, ma comunque aveva pensato che potesse essere una strada che l'avrebbe resa felice.

Aveva quindi iniziato l'università, ma persino allora il sogno iniziale del bed-and-breakfast le era rimasto nel cuore.

Era passato del tempo, e la cosa che più si avvicinava alla realizzazione di quel sogno era stata seguire programmi TV in cui degli esperti ristrutturano case.

Cosa mi è successo?

Prima che si perdesse nei meandri di quei pensieri deprimenti, qualcuno bussò alla porta.

Marie rispose subito e appena Chris varcò la porta lo abbracciò. Si baciarono languidamente per un bel po'. Quando lei staccò le labbra, Chris la guardò con un'espressione alquanto sorpresa.

“E buonasera anche a te,” disse.

“Scusa. È solo che… oh cavoli, ho avuto una giornataccia.”

“Non scusarti mai per essermi saltata addosso appena entrato,” commentò lui. “Anzi, se vuoi continuare…”

Fece un cenno oltre il soggiorno e la cucina, verso la camera da letto. Era difficile dirgli di no. Quel giorno era incredibilmente attraente. Marie pensò che dovesse aver avuto un appuntamento con un investitore, perché i capelli non erano il solito disastro e indossava anche una camicia e dei pantaloni eleganti color cachi, anziché i suoi soliti jeans laceri e la maglietta a maniche lunghe.

“Non c'è tempo,” rispose lei. “Ho preparato una cena davvero sofisticata.”

Chris sbirciò in cucina e vide che erano pronti gli spaghetti. “Nessuno dovrebbe mai rifiutare gli spaghetti,” commentò. La baciò sulla fronte e aggiunse: “Proprio una brutta giornata, vero?”

All'improvviso, non sapeva più se dovesse raccontargli cosa aveva fatto. Cosa avrebbe pensato? Era stata avventata? Forse un po' immatura?

“Piuttosto pesante, già.”

“Uhm. Già, che rottura.”

Non era una reazione profonda o particolarmente significativa per un uomo di trentasei anni, ma Chris sembrava eternamente stanco. Non dormiva quasi mai e le sporadiche volte in cui aveva passato la notte da Marie, le uniche cose che aveva scoperto di lui erano che russava incredibilmente forte e che al mattino, quando finiva di mangiare i cereali, abbandonava la ciotola con ancora il latte dentro sul lavandino, come una specie di barbaro.

Davvero una rottura, sì,” concordò lei.

“Mangiamo e mi racconti tutto?”

“Certo.”

Riempirono i piatti e mangiarono al tavolino nell'angolo pranzo tra il soggiorno e la cucina.

“Prima che ti racconti le mie personali pene dell'inferno, dimmi un po', com'è stata la tua giornata?” chiese Marie.

“Tutto a posto,” rispose Chris. “Sono tre settimane che lavoro da casa, davvero niente male.”

Ancora una volta, non era esattamente il tipo di linguaggio che ci si sarebbe aspettati da un uomo della sua età. Concepire e programmare giochi per cellulare in cui la gente doveva far saltare in aria auto o dare la caccia a monete d'oro fino allo sfinimento lo aveva probabilmente fatto regredire in ogni aspetto della sua vita.

“Su che gioco stai lavorando in questo periodo?” gli domandò Marie.

Come al solito, spiegò cosa stava facendo scendendo nei minimi dettagli. Adorava il suo lavoro; la passione con cui ne parlava era una delle cose che Marie amava di lui. Quando finì, le chiese della sua giornata. Ma sembrava quasi aver messo il pilota automatico.

“Oggi per me è stata una giornata strana,” cominciò a raccontare. “Dal nulla, mi sono messa a pensare a quando ero bambina, e a tutte le cose che volevo, sai? Ti ho mai parlato del Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie? Era il mio sogno.”

“Pensavo volessi fare la veterinaria.”

“Quello era il sogno da adulta. Il sogno verso cui mi hanno spinta i miei genitori, in qualche modo. Il mio grande desiderio da bambina era questa cosa del bed-and-breakfast… Oh, Dio, Chris… Mi sono licenziata, oggi.”

Era fatta. Gettata lì, senza giri di parole, quasi dal nulla.

“Sul serio?”

“Già.” Si aspettava una ramanzina di qualche tipo, sul fatto che aveva quarant'anni ed era senza lavoro.

“Bene così,” commentò lui. “Quel posto fa schifo.”

Certo, a volte avrebbe voluto che non parlasse sempre come un ragazzino. Intuendo che non avrebbe aggiunto altro, continuò. “Lo so che dovrei essere spaventata. E lo sono… solo, non così tanto.”

“Già, certo,” disse Chris. Aspirò rumorosamente gli spaghetti e si avvicinò il cellulare.

“Come ti stavo dicendo, mi ha fatto pensare ai miei vecchi sogni. E questo mi ha portato a pensare a mio papà, a come l'ho perso… ed è lì, mi sa, che ho iniziato ad abbandonare i miei sogni. Ma non posso biasimare la mia famiglia, sai? E perché mai? Mio papà è morto e mia mamma era già scomparsa misteriosamente da qualche anno. Ho dovuto lasciare l'università e rilevare l'attività semi-disastrata di mio padre. Insomma, inutile piangersi addosso, no?”

Chris annuì, continuando a sbafarsi gli spaghetti. Sembrava molto distratto e, peggio ancora, persino a disagio, come se non volesse trovarsi lì in quel momento.

“Chris!”

“Cosa?”

“Ma mi stai almeno ascoltando?”

“Certo. Io…”

Il telefono vibrò: gli era arrivato un messaggio. Fece scivolare verso di sé il cellulare e iniziò a digitare una risposta. Doveva trattarsi di un affare di lavoro, immaginò Marie. Solo una volta lo aveva visto così distratto. Non le era piaciuto allora, e non prometteva affatto bene per il resto della loro serata.

Fu attraversata da un lieve fremito di rabbia, come se avesse iniziato a circolarle dentro del veleno. Ma si trattava di un veleno buono, come tracannare una Red Bull o essere tutti eccitati prima dell'uscita di un nuovo film della Marvel. La rabbia, come una specie di mostro furioso dai mille tentacoli, si irradiò in ogni suo singolo nervo. Non stava domandando a Chris di fare una conversazione profonda; voleva solo che le prestasse ascolto, aveva bisogno dell'attenzione dell'uomo che amava.

“Allora oggi,” continuò, “c'era questo golden retriever che mi ha mostrato un video in cui ha battuto Ninja a Fortnite.”

Chris finalmente alzò lo sguardo. Le sopracciglia aggrottate, aveva un'espressione piuttosto confusa. “Cos'è che hai detto?”

“Proprio così.” Marie portò il suo piatto al lavandino e si versò nuovamente del vino.

“Cosa c'è che non va, Marie?”

“Sono tre minuti che ti parlo e non ti sei nemmeno degnato di guardarmi fino a che non ho accennato a Fortnite.”

“Già… perché tu non parli mai di Fortnite.”

“Lo so. Sono una donna di trentanove anni. Perché mai dovrei?”

Lui sospirò, le diede un'occhiataccia e si alzò in piedi. “Devo andare in bagno.”

Devo scappare, questa conversazione è un campo minato, a Marie sembrò che volesse dire in realtà.

“Sai cosa?” gli urlò lei mentre lui percorreva il corridoio diretto verso il bagno. “Non ti avrei fatto nemmeno entrare nel Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie!”

“Il… il cosa?” rispose.

“Il toast era un po' raffermo, ma il tè sapeva sempre di fiori!”

Назад Дальше