CAPITOLO DUE
Kyran grugnì nel rotolare a terra per mettersi a sedere. Non gli tornava in mente l’ultima volta in cui era stato colto alla sprovvista, il che lo fece sorridere. Mackendra era tutto fuorché prevedibile. Kyran notò che la ferita era guarita nonostante fosse trascorso solamente qualche minuto. Negli esseri soprannaturali la pelle era il primo elemento che si rimarginava, trattenendo la maggior quantità possibile di sangue; erano gli organi a impiegare più tempo per sanarsi.
Quando abbassò lo sguardo notò il lago di sangue che aveva perso. Presto avrebbe dovuto cibarsi, e la sua mente si spostò immediatamente sulla femmina che aveva causato l’emorragia. Mack era in debito con lui, e gli sarebbe piaciuto quando si sarebbe fatto ripagare. Con la coda dell’occhio vide il pugnale di lei che brillava alla luce della luna, quindi lo raccolse. Nel soppesare l’oggetto tra le mani Kyran dedusse che si trattava di un coltello di titanio di alta qualità, la cui fabbricazione era chiaramente frutto di abilità e cura. Era maestoso, e si chiese dove la ragazza se lo fosse procurato.
Kyran sapeva che Mackendra dava la caccia agli Skirm, e l’aveva vista in azione. Mackendra Callaghan era una forza da non sottovalutare, quindi non era sorpreso del fatto che fosse armata. Si rigirò il coltello tra le mani e sorrise al fatto che forse la ragazza in quel momento stava impazzendo. Kyran era pronto a scommettere che non uscisse mai senza, nascondendoselo addosso. Forse quando l’avrebbe legata l’avrebbe provocata con la lama. L’idea gli fece accelerare il flusso sanguigno e lo fece balzare in piedi. Era pronto per andare a cercarla.
Un rumore proveniente dal portale lo fece immobilizzare. Inclinò il capo mettendosi in ascolto, e percepì diverse voci maschili. Qualsiasi cosa si stesse avvicinando pochi istanti prima aveva raggiunto la sua zona. Kyran avanzò silenziosamente per ascoltare con attenzione ciò che gli uomini stavano dicendo.
“Qui non c’è nessuno. Credi che Legette si sia sbagliato?” Domandò uno di loro, il dubbio era evidente nella sua voce.
“No, plebeo, lui non si sbaglia mai. Vuole ritrovare Angus e Keira più di tutti noi. Sai quanto influisca su di lui il fatto che nessuno oltre ad Angus sia in grado di preservare la nostra razza. Probabilmente sono trascorsi secoli, ma sono certo che si ricordi di come funziona quando si apre un portale” disse un altro uomo chiaramente infastidito. Kyran prese in considerazione il mettersi a spiare il gruppo da dietro un albero. Doveva determinare se si trattassero di amici o nemici.
La voce del terzo uomo era invece carica di rabbia, il che fece restare Kyran fermo dove si trovava, non essendo disposto a farsi vedere. “Come ha fatto ad attivarsi improvvisamente? Né Angus né Keira sono in grado di aprire un portale verso un altro Reame. E quella nullità di Akilam di sicuro non è capace di scagliare un incantesimo. Che sia la profezia che si avvera?”
Era la seconda volta che menzionavano Angus, e la mente di Kyran si spostò immediatamente sull’unico Angus che conosceva, ovvero il loro maggiordomo. L’Angus che conosceva era un drago muta-forma, il quale si era recato a Zeum un paio di secoli prima. Era il maschio più efficiente che Kyran avesse mai incontrato, sempre in grado di prevedere i bisogni di tutti prima che li esprimessero, agendo di conseguenza. Si rese conto che questi non aveva mai proferito del proprio passato. Per quanto ne sapeva era assolutamente possibile che quegli uomini fossero alleati di Angus, ma Kyran li avrebbe evitati fino a quando avrebbe avuto ulteriori prove.
Doveva trovare Mackendra e accertarsi che fosse al sicuro. Inoltre si trovava in inferiorità numerica, e non era certo delle capacità di quei maschi. Kyran era un vampiro dominante, in grado di proteggersi; era però mortale.
“Ehi, cazzoni, tacete. Sentite un odore strano?” La domanda attirò l’attenzione di Kyran, il quale tornò in allerta.
Il commento rispose ad almeno una delle proprie domande. Gli uomini avevano dei sensi soprannaturali, e indubbiamente avevano percepito l’odore del sangue. Kyran non aspettò di farsi scoprire, quindi sfrecciò verso un albero qualche metro più in là. Finì in un gruppo di alberi, nascondendosi dietro a uno dal tronco largo; da lì osservò i tre uomini avvicinarsi all’arbusto che l’aveva nascosto fino a quindici minuti prima, quando aveva perso sangue nel guarire. Colse l’occasione per farsi un’idea degli uomini.
Il gruppo era formato da tre uomini, due di loro erano alti almeno un metro e ottanta, mentre l’altro era alto tanto quando Kyran, ovvero un metro e novanta. La loro corporatura muscolosa corrispondeva a quella degli altri Guerrieri Oscuri. Si era scontrato con tutti i Guerrieri diverse volte, e l’unico che non sapeva battere era Bhric, il proprio fratello, che era grosso come un armadio a due ante. Fortunatamente nessuno di quegli uomini era eccessivamente corpulento. Non che Kyran avesse intenzione di tendere loro un’imboscata; non lo preoccupava più che altro il corpo a corpo, solo non desiderava affrontare un gruppo intero.
Analizzò ulteriormente il contesto; era chiaro che si trattasse di soldati o di guerrieri. Avevano una sorta di coltello appeso al collo sul petto nudo; la cui lama brillava alla luce della luna. Il coltello di Mackendra sfigurava a confronto di quelli degli uomini, i quali erano armati fino ai denti. Indossavano solamente le armi, il che lo portò a domandarsi se fossero dei muta-forma di qualche tipo.
Kyran li osservò perlustrare l’area. Non impiegarono molto tempo a scoprire un lago di sangue, nonostante la fitta vegetazione avesse collaborato a coprire la macchia scura. Un biondo si rannicchiò e portò un dito nel liquido perso da Kyran, il quale pregò la Dea che non riuscissero a seguire il proprio odore. Un pensiero molto più inquietante lo fece sudare freddo; questi uomini erano in grado d’individuare l’odore di Mackendra e rintracciarla velocemente come avrebbe fatto lui?
“Sangue” commentò il biondo, mettendosi subito allerta.
“È di Buggane, Lorne?” Domandò un maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri.
Il biondo chiamato Lorne portò i propri occhi verdi in quelli azzurri di chi gli aveva posto la domanda “Non sembra appartenere a nessun Buggane che abbia mai incontrato, Caleb. Oltre all’ovvio odore di ferro c’è anche un accenno di pepe”.
Quando notò che Lorne sollevò lo sguardo e dilatò le narici, Kyran si spostò immediatamente sul versante opposto del gruppo di alberi per non farsi scoprire.
Un uomo bruno, leggermente più alto degli altri, commentò “Io percepisco l’odore di un maschio e una femmina. L’odore della femmina è inconfondibile. Wow, quanto è allettante. Mi piacerebbe molto trovarla”. Kyran riuscì a vedere meglio chi aveva fatto quel commento dal proprio nascondiglio, e si accorse che i suoi occhi erano gialli ma non un giallo qualsiasi; sembravano contenere pepite ambrate. Osservando con più attenzione si rese conto che gli occhi di tutti e tre i maschi assomigliavano a dei gioielli, essendo dai colori sgargianti.
“Che cretino che sei, Blane. E se questa creatura fosse sia maschio che femmina? Lo faresti comunque?”
“Piantala. Non lasciare che papino mangi il tuo amico” ribatté Blane. Kyran era confuso dal loro gergo, e si chiese dove diamine fosse finito.
“Sarà. Ma forse questo sangue è un altro degli inganni di Akilam, quel Fae ignorante vive solo per tormentarci. Caleb, nascondi quel sangue, e ritorniamo da Legette a fare rapporto. Sarà incazzato perché non gli abbiamo fornito risposte. Ho la sensazione che dovremo fare a turno la guardia al portale”.
“Sarebbe uno spreco di risorse. Qui non c’è niente. A un certo punto dobbiamo rassegnarci al fatto che il nostro Re e la nostra Regina non torneranno più” rispose Blane.
“Ascolta, cazzone. Angus era l’ultimo della sua stirpe. È l’unico in grado di battere Akilam, grazie ai suoi poteri. Ed è l’unico in grado di evocare Civappu. Io spero vivamente che un giorno sarà circondato da piccoli Lorne. Non smettiamo di sperare; altrimenti possiamo anche rinunciare adesso a tutte le nostre terre” rispose Lorne.
“Non cederemo mai le nostre terre a quella disgrazia. Adesso andiamo” esordì Caleb prima di mutare in drago color ardesia; la mutazione produsse un flash di luce. Kyran non aveva dubbi che quei soggetti fossero imparentati con l’Angus che conosceva, e lo turbava l’apprendere che questi fosse un Re. Kyran avanzò di un passo dal proprio nascondiglio con rinnovata energia, e nel frattempo gli altri due individui mutarono a loro volta. I tre spiccarono poi il volo velocemente.
Per prima cosa avrebbe trovato Mackendra, poi si sarebbe messo alla ricerca dei draghi. Se questi ultimi erano veramente collegati ad Angus significava che erano amici, non nemici. Kyran aveva un piano. Sollevò il capo, come attirato dall’inconfondibile profumo di arancia e vaniglia. L’aroma gli faceva venire voglia di mangiare quelle dannate barrette di gelato. Individuò la direzione da seguire e si mise sulle tracce di quel peperino di ragazza.
Non si era allontanato molto quando individuò dove era inciampata, grazie all’orma lasciata dal suo corpo nel terreno morbido. Procedette a ritmo lento, e presto percepì la paura di lei nell’aria. Raccolse dei ramoscelli da terra e si accorse dell’impronta che poteva essere stata lasciata solamente da lei, quindi capì da che parte si era diretta.
Kyran si ammonì per l’ossessione che provava per lei. Dal loro incontro fortuito era talmente preso dalla ragazza da seguirla ovunque. Era triste da ammettere, ma conosceva ogni dettaglio della routine serale di Mackendra. Di lunedì tornava direttamente a casa appena terminato di lavorare all’officina, gli altri giorni invece indossava la tenuta da combattimento all’officina e poi o si allenava o andava a caccia di Skirm.
La prima volta in cui l’aveva vista cacciare ne era rimasto affascinato e terrorizzato. Era bellissima da osservare in azione, nonostante Kyran non ritenesse opportuno che un’umana si cimentasse in attività talmente pericolose. Con il trascorrere dei giorni si disse che la sorvegliava per proteggerla. I sogni incessanti erano invece qualcosa di completamente diverso. Mackendra era l’antitesi del tipo di ragazza che piaceva a Kyran, ma non sembrava avere importanza.
Non era un uomo romantico e non aveva la pazienza di fare sesso in modo normale. Preferiva di gran lunga metterci un po’ di violenza. Aveva accettato tempo prima la propria depravazione, ed era tutto ciò che conosceva da primi anni di vita. Le attività sessuali che intratteneva si limitavano infatti a incontri con femmine sottomesse dei bordelli. Diverse volte aveva immaginato Mackendra al posto delle proprie partner, il che gli era piaciuto fin troppo; sapeva però che una ragazza come lei non avrebbe mai accettato le proprie tendenze. Ciò non fece mai decrescere l’interesse di Kyran nei confronti di lei.
Venne distolto dai propri pensieri quando si accorse che il cielo si era fatto leggermente più chiaro. La giungla circostante era composta da folta vegetazione, ma le chiome degli alberi non sarebbero bastate a fornirgli protezione. Presto avrebbe dovuto mettersi al riparo; non avrebbe dato per scontato che non esistesse il sole su quel pianeta. Accelerò il passo, e qualche minuto più tardi l’aroma agrumato di Mackendra gli indicò dove si trovava la ragazza. Quando la fragranza di lei si fece putrefatta, Kyran si mise a correre.
Gli batteva forte il cuore nel petto mentre teneva lo sguardo attento in cerca della ragazza. Era preoccupato che avesse incontrato delle difficoltà sul percorso e che si fosse ferita...o peggio che fosse morta. Perse un battito al solo pensiero, e la sua vista si fece buia. L’idea non gli sembrava adeguata. A quel Reame conveniva che Mackendra fosse incolume, altrimenti Kyran avrebbe scatenato l’inferno.
Qualche istante più tardi si fermò improvvisamente sui propri passi. Mack si trovava una quindicina di metri più in là, quindi la raggiunse subito. Si inginocchiò accanto alla ragazza e le sistemò una mano sul volto freddo e grigio. Il vederla senza vita lo faceva tremare dalla rabbia e dalla paura, il che lo riportò indietro di settecento quindici anni; l’unica volta in cui aveva provato un tale turbinio di emozioni.
Bum,
Bum,
Bum.
Si udì una risata minacciosa, seguita dal suono terrificante di una lacerazione; sembrava un incubo. Nella stanza da letto dei suoi genitori era entrata una creatura che non aveva mai visto. Era alta più di due metri e dieci e aveva delle corna nera sulla testa.
“Tenetela ferma” aveva ordinato il demone ai propri tirapiedi. La madre di Kyran aveva protestato, imprecandogli contro. Le labbra di quest’ultimo avevano scoperto degli enormi canini, e prima che Kyran potesse rendersene conto, la bestia aveva affondato i denti nella gola di sua madre. In quel momento il ragazzo si era portato una mano alla bocca per celare il proprio pianto. Avrebbe voluto scappare dal proprio nascondiglio e andare in aiuto della madre, ma non si sentiva all’altezza della creatura mastodontica.
Kyran aveva chiuso gli occhi. “Per favore non farmi del male” si era udita una supplica sussurrata provenire dalla madre. Kyran aveva osato alzare lo sguardo e aveva visto che era stata ferita alla gola.
Il demone aveva sorriso e le aveva accarezzato una guancia con la mano. “Shh, stronza. Farà male, e tanto”. Poi era scoppiato in una risata sinistra. Le aveva quindi strappato la vestaglia verde di velluto.
Kyran non era riuscito a distogliere lo sguardo, e aveva osservato il demone affondare gli artigli nella carne del petto di lei, strappandole un seno. Le aveva poi succhiato un capezzolo e le aveva divaricato le gambe nonostante le proteste di lei. Quando il demone aveva infilato il proprio pene disgustoso nel corpo di lei, la madre di Kyran si era voltata nella direzione del figlio. Questi era in procinto di soccorrerla, ma la donna aveva scosso il capo, indicandogli di non farlo. Il demone aveva quindi stuprato con violenza la madre di Kyran.
Questi aveva deglutito la bile, grato del fatto che il demone avesse decapitato la madre dopo essersi sfogato. Nessuna donna avrebbe dovuto convivere con un ricordo simile. In quel momento Kyran si era reso conto di essersi nascosto nell’arsenale del padre. Pervaso dall’ira aveva afferrato una scimitarra e aveva fatto oscillare la pesante lama separando i tendini e l’osso dalla carne del demone, decapitandolo prima che potesse violare ulteriormente la madre.
Sapeva che i propri fratelli minori erano nascosti ed erano al sicuro, ma non lo sarebbero stati a lungo se gli altri demoni li avessero trovati. Il pensiero di qualcuno che faceva ancora del male alla propria famiglia gli faceva vedere rosso.
Non si rese nemmeno conto di ritrovarsi accanto alla madre; respirava a fatica ed era ricoperto di sangue. Non si ricordava di aver ucciso tutte le creature nella stanza, ma aveva realizzato una vera e propria carneficina. Non aveva idea di come avesse potuto avere la meglio su di loro. Era un adulto, ma non aveva ancora maturato fisicamente, ed era ancora un maschio debole.