Si era reso conto solo in quel momento di essere uscito dal nascondiglio e di aver messo in pratica i propri poteri. Aveva atteso venticinque anni per diventare un adulto, scoprendo di che cosa fosse in grado. Tuttavia non era in grado di godersi la gioia di aver sviluppato finalmente i propri poteri a causa delle circostanze. Scoppiò a piangere, cadendo in ginocchio e abbracciando il corpo della madre.
Kyran si ricompose, tornando con la mente al presente, e ascoltò quindi il battito di Mackendra. Si rilassò quando percepì un battito qualche istante più tardi. Portò il volto al petto di lei e le ascoltò il respiro, che risultava debole e irregolare. Kyran si guardò attorno in cerca di ciò che aveva potuto ridurla in quello stato. Degli enormi segni rossi le ricoprivano le braccia, e a terra erano sparsi numerosi ragni morti. Non aveva mai visto degli insetti talmente grandi; il loro diametro era almeno quindici centimetri, ed esponevano dei canini che avevano sicuramente iniettato del veleno nel corpo di Mackendra.
Giaceva a terra senza la maglietta, e anche il suo seno abbondante era disseminato di morsi. Lo sguardo di Kyran venne attirato dai tatuaggi e dalle cicatrici sulle braccia di lei. L’ampio tatuaggio che raffigurava uno squalo bianco e che doveva fungere da copertura delle cicatrici più brutte era stato rovinato da talmente tanti morsi da essere irriconoscibile. Non aveva mai avuto occasione di ammirare da vicino l’arte sul corpo di lei, quindi si prese un momento per osservare con attenzione la pianta rampicante che si faceva strada fino al lato destro del collo della ragazza. Trovò appropriato che il rampicante avesse più spine che rose.
Kyran non era un guaritore come Jace, e non aveva idea di che cosa darle per contrastare il veleno dei ragni. E anche se avesse saputo che erbe somministrare a Mackendra per aiutarla a trattare la tossina, non conosceva il Reame in cui si trovavano, e di conseguenza la sua flora. Le prese la testa tra le mani e se la sistemò in grembo.
Gli tornò alla mente il momento in cui Elsie, la Prescelta di suo fratello, venne rapita da un vampiro traditore e per poco non rimase uccisa. L’avevano salvata diverse donazioni di sangue vampiro proveniente da diversi Guerrieri Oscuri. Ovviamente ciò l’aveva portata a trasformarsi in un vampiro, ma la Dea aveva detto loro che non sarebbe mai più successo. Lo preoccupava il trasformare Mackendra involontariamente donandole il proprio sangue, ma doveva fare un tentativo. Si morse un polso e la scosse affinché si svegliasse.
“Mackendra, mi senti? Sono Kyran, piccola. Devo darti il mio sangue o morirai”. La ragazza non rispose, quindi le aprì delicatamente la bocca e vi sistemò il polso in corrispondenza, facendo cadere alcune gocce sulla lingua di lei. Poi la osservò per determinare la sua reazione.
Qualche istante più tardi Mackendra non reagì e il suo colore non mutò. Kyran non era in grado di stabilire se dovesse versare altro sangue in bocca alla ragazza. Sollevò un braccio e notò il segno del morso che si era già rimarginato, quindi ripeté l’azione. La bocca di Mackendra era già aperta, quindi Kyran sistemò il polso sulle labbra di lei e le manovrò la gola in modo da farla deglutire.
Spostò il polso dalla bocca della ragazza solamente quando la ferita si richiuse. Le labbra di Mackendra erano sporche di rosso, il che lo ammaliava. Prima di rendersene conto posò le proprie labbra su quelle di lei, assaggiando il suo stesso sangue e il peculiare aroma agrumato e di vaniglia. Kyran indietreggiò talmente velocemente da farle quasi cadere la testa a terra.
Che diamine stava facendo? Non baciava le donne. Le legava e faceva sesso con loro, ma non le baciava mai. Non aveva mai baciato una ragazza prima di quel momento, e inconsciamente aveva baciato un’umana. La parte peggiore era il ritrovarsi desideroso di rifarlo. Scosse il capo bruscamente per allontanare il bisogno inquietante.
Le accarezzò la gola con un dito per percepire il battito debole di lei. Ogni volta in cui l’aveva vista era chiaro che il lei brillasse una certa scintilla, e non sembrava giusto che morisse per mano di insetti grandi un decimo di lei, specialmente considerato il fatto che Mackendra era in grado di eliminare creature molto più possenti con alacrità.
Accaddero diverse cose nello stesso momento. Il battito cardiaco di Mackendra accelerò, la ragazza trasalì e un dolore lancinante raggiunse il lato sinistro del petto di Kyran. Era certo che si trattava di uno dei quei dannati ragni, quindi si strappò la maglietta e si controllò la pelle.
Si ritrovò a fissarsi il petto con fare incredulo. Gli era apparso un segno sul lato sinistro della cassa toracica. Un’immagine che gli era fin troppo familiare...si trattava del marchio di accoppiamento della propria famiglia. La famiglia Tarakesh aveva governato sui vampiri per tutta la durata del Reame Tehrex; in quanto famiglia reale, sulla pelle di ogni membro compariva la medesima croce celtica quando si accoppiavano. Kyran maledisse il Destino e la Dea quando inclinò il capo di Mackendra e le controllò l’area sotto l’orecchio sinistro; vi troneggiava la stessa croce sotto forma di marchio mistico. La croce iridescente era come un’insegna luminosa per tutti gli essere soprannaturali, il che fece stringere il petto di Kyran. Come diavolo poteva essere successo?
Non era possibile che Mackendra fosse la sua Prescelta. Non era possibile. Non perché non fosse attratto da lei, e sicuramente non perché non la desiderasse, ma perché non aveva ancora fatto sesso con lei. I segni di accoppiamento comparivano solamente dopo aver fatto sesso, e Kyran non aveva toccato la deliziosa femmina. Non era nemmeno avvenuto un vero e proprio scambio di sangue tra i due. Quindi la comparsa del marchio era cazzo di mistero per Kyran.
Doveva ammettere di aver trovato un metodo per provare sollievo, in quanto dal momento in cui l’aveva incontrata non era stato in grado di raggiungere l’apice o di avere un’erezione senza pensare a lei. L’ossessione di Kyran per Mackendra acquisì senso in quel momento. All’epoca tutto ciò su cui si concentrava era la propria paura di non poter mai più godere del piacere procurato dal sesso. Sfortunatamente Mackendra era l’unica donna con cui volesse fare sesso, e aveva cercato di ucciderlo. Sorrise quando s’immaginò la litigata che avrebbe preceduto il legarla alla croce e fare di lei ciò che desiderava. Provò entusiasmo al pensiero di punirla.
Quella femmina era fatta per lui, che le piacesse o no. Non avrebbe sprecato energie a contrastare il Destino, e non vedeva l’ora di dimostrare a Mackendra cosa fosse il vero piacere. Lei l’avrebbe indubbiamente affrontato, e lui avrebbe raccolto il guanto di sfida.
CAPITOLO TRE
Riprese improvvisamente conoscenza. Mackendra era coricata a occhi chiusi, era confusa e allo stesso tempo provava sollievo. L’ultima cosa che si ricordava era tanti schifosissimi ragni enormi che la mordevano. Le avevano ricoperto ogni centimetro di pelle, penetrandole freneticamente la carne. Gli insetti le avevano lasciato innumerevoli segni gonfi sulle braccia e sul torso, e quando l’acido le aveva raggiunto le vene, Mackendra si era resa conto che i ragni erano velenosi. Era scioccata di essere viva. Non si aspettava di riprendersi dopo aver sentito gli organi liquefarsi. Non aveva idea che fosse possibile provare dolore al fegato e al diaframma. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi come avesse fatto a non morire.
Aprì gli occhi quando qualcosa le sfiorò un braccio. Si mise a sedere talmente velocemente da farle girare la testa. Sollevò le braccia e le osservò. Non solo non aveva più ragni addosso, ma erano spariti anche i segni dei morsi. Si accarezzò il seno e il ventre, ma anch’essi erano intonsi, ovviamente a eccezione delle cicatrici già presenti. Com’era possibile? Le venne la pelle d’oca. Aveva stranamente molta energia in corpo nonostante fosse stata in punto di morte poco tempo prima. Che cosa stava succedendo?
Nulla aveva avuto senso da quando si era risvegliata circondata dalle fiamme nella propria camera da letto. Molto probabilmente casa sua era andata distrutta, e si ritrovava in un luogo sinistro circondata da Dio solo sa che razza di creature; inoltre era appena sopravvissuta all’attacco di ragni velenosi. Senza contare che probabilmente in quel momento un vampiro le stava dando la caccia. Provò un brivido lungo la schiena come ad avvertirla.
“Era ora che ti svegliassi” udì pronunciare in forte accento scozzese dietro di sé. Balzò in piedi dallo spavento, e quando si voltò si trovò faccia a faccia con lui. Mackendra notò che l’uomo aveva contratto un muscolo della mascella quando si guardarono. Una brezza tiepida le accarezzò la pelle nuda, e si rese conto che stava fissando un vampiro senza maglietta. Lo stesso vampiro che aveva pugnalato al cuore. Provava disagio quando raccolse velocemente il proprio top da terra prima di indossarlo senza nemmeno preoccuparsi di pulirlo dalla sporcizia e dalle budella di ragno. Non le piaceva il modo in cui il vampiro la stava guardando come se fosse stato pronto a mangiarla viva. La parte peggiore di quella giornata incredibile era che non sapeva nemmeno se sarebbe stato qualcosa di positivo o di negativo.
Gli occhi di lui le ricordavano un cielo in tempesta. Non riusciva a non chiedersi che cosa l’essere avesse in serbo per lei. L’avrebbe uccisa per averlo pugnalato o l’avrebbe punita in altro modo? L’espressione sul volto di lui suggeriva che tutto fosse possibile.
“Sei abbastanza forte da camminare, bella. Dobbiamo andarcene subito” il suo tono imperativo non lasciava spazio a compromesso alcuno.
“Cosa?” Domandò, confusa dall’atteggiamento di lui. “Dove stiamo andando?”
“Devo trovare assolutamente un nascondiglio. Non posso espormi alla luce del sole” rispose gettandole lo zaino ai piedi.
“Se non mi porti a casa non ho intenzione di seguirti, succhia-sangue” sbottò lei con ritrovato coraggio, incapace di tenere la bocca chiusa. Per come la vedeva se avesse avuto intenzione di ucciderla l’avrebbe già fatto. Aveva perso i sensi, era ferita e completamente a sua disposizione, eppure non le aveva fatto del male. L’idea in sé andava contro tutto ciò che sapeva riguardo ai vampiri. Avrebbe dovuto succhiarle tutto il sangue e lasciarla morire.
“Preparati. Sono certo che qua fuori ci siano delle creature ben peggiori dei ragni”. Il suo tono spensierato era quasi credibile; il vampiro giocherellò distrattamente con il coltello di Mackendra prima di mettersi in marcia. La ragazza aveva però notato l’espressione irritata di lui prima che la mascherasse agli occhi di lei.
Lo osservò avanzare rivolgendole la schiena, e la ragazza guardò infuriata la lama. Aveva realizzato da sola quel pugnale e lo rivoleva. Dopo diversi tentativi con varie armi e alcuni infortuni, Mackendra si era resa conto che solamente le lame di titanio uccidevano i vampiri. O gli Skirm. Non sapeva ancora per certo se i vampiri e gli Skirm fossero due tipi diversi di creature. L’uomo non era diventato cenere, e il suo sangue era rosso e non nero. Inoltre c’era qualcosa di strano nel modo in cui gli brillavano gli occhi. Non assomigliavano affatto a quelli delle altre sue prede, attorno alle cui iridi si allargava un inquietante cerchio rosso.
Anni prima, quando aveva intrapreso l’attività di caccia ai vampiri, si era resa conto in fretta di dover trovare il modo di fabbricare delle armi. Era stato costoso perdere ripetutamente pugnali e pistole quando aveva esordito cacciando Skirm. Fortunatamente aveva imparato molto grazie al proprio mestiere di meccanico, quindi non le risultò complicato apprendere di come realizzare le armi forgiandole nel proprio braciere in giardino. Aveva scoperto per caso che il titanio uccideva gli Skirm. Aveva impiegato una porzione generosa dei propri risparmi per acquistare del titanio per le armi, una di cui era tra le mani di un vampiro. Si trattava della sua opera migliore, nonché la sua gioia e il suo orgoglio.
“Ehi, ridammelo subito” gli ordinò nel raccogliere lo zaino da terra prima di seguirlo. Era sorpresa di quanto lui si muovesse velocemente e in silenzio, mentre a Mackendra sembrava di avanzare pesantemente come un elefante.
“Perché, così puoi pugnalarmi ancora? Nah, me lo tengo”.
La ragazza prese quindi a correre e lo raggiunse, e dovette faticare il doppio per restare al passo di Kyran. Questi non si preoccupò nemmeno di rallentare per facilitarla, non comportandosi assolutamente da gentiluomo. Non che Mackendra volesse un uomo che la trattasse con estremo riguardo, ma non gli avrebbe fatto male rallentare. “Quel pugnale mi appartiene. L’ho realizzato io e lo rivoglio” ritentò.
Kyran si passò quindi la lama tra le mani per ispezionarla. Mack si ritrovò a trattenere il respiro, in attesa di apprendere l’opinione di lui. Sperava assurdamente che gli piacesse. Non aveva idea del perché il giudizio di Kyran avesse importanza, eppure era così. “Non male per un’umana. Te lo ridarò se ti comporterai bene. Confido nel fatto che tu abbia capito che non è facile uccidermi. Prima lezione, Mackendra. Si uccidono gli esseri soprannaturali solo decapitandoli”.
Il ghigno sul volto di lui mentre le porse il coltello le fece venir voglia di conficcarglielo dritto in mezzo agli occhi. Che arrogante. “Lo prendo come un complimento per il mio spiccato talento”.
“Come preferisci, bella”. Questa volta ridacchiò liberamente, e lei gli diede un pugno amichevole al braccio senza pensarci, come se fosse un suo amico. Kyran abbassò lo sguardo dove la ragazza l’aveva colpito, e le rivolse un ghigno misterioso. “Per quanto sia tentato dal proseguire questo scambio, dobbiamo trovare riparo” commentò.
Ignorò la risposta irriverente di lui, e si chiese come mai fosse talmente urgente ripararsi dal sole. “Mi sono sempre chiesta quanti miti sui vampiri siano veri. Veramente il sole ti riduce in cenere?”
“Eccome” rispose con nonchalance. Non era una persona molto incline alla conversazione, ma la cosa non la scoraggiò. Svolgeva ricerche sui vampiri da anni, ma non aveva mai trovato una fonte attendibile di informazioni. Davanti a sé aveva un vampiro vero, il quale sembrava disposto a condividere nozioni, e sicuramente avrebbe colto l’occasione per imparare tutto ciò che poteva. Dopo tutto, sapere è potere.
“Okay. Cos’altro è vero? I crocifissi ti fanno male? E l’aglio?” Domandò Mackendra nel sistemare due bastoncini a forma di croce.
Kyran scoppiò a ridere di gusto. “No” scosse il capo, e le sembrò che sul volto di lui fosse apparso brevemente un sorriso. Era sconcertante vederlo divertito. Non credeva che i vampiri fossero in grado di provare altre emozioni oltre l’ira. Inoltre era bellissimo quando sorrideva. A essere onesta tutto di quel vampiro era bellissimo...dai suoi tratti possenti e mascolini al suo corpo incredibilmente muscoloso.
Quando Mackendra alzò lo sguardo su Kyran si rese conto che era alto, almeno quindici centimetri di più del suo metro e settantacinque. Il respiro le accelerò quando notò il modo in cui le gambe di lui riempivano i pantaloni. Le spalle larghe di Kyran facevano sì che la maglietta gli risultasse aderente, e la vista le faceva battere forte il cuore. Si chiese se si trattasse del frutto di un duro allenamento o se facesse parte della sua natura di vampiro. Nonostante il corpo incredibile, ciò che attirava maggiormente Mackendra erano gli occhi grigio tempesta di lui che in quel momento la stavano fissando. Sembrava alquanto infastidito.