Amir, giunto nei pressi della grande finestra della biblioteca provò ad affacciarsi dietro i vetri e, alla tenue luce delle candele, provò a guardare in lontananza cercando di scorgere con lo sguardo larrivo della flotta. Ma la notte era troppo intensa e scura e rinunciò immediatamente allimpresa, lasciandosi cadere sulla prima sedia capitatagli a tiro. Non aveva dormito per quasi due giorni e due notti e adesso la stanchezza e il sonno stavano prendendo il sopravvento.
In quello stesso momento si accorse del forte brusio di voci eccitate che proveniva dallentrata della biblioteca.
Dalle tipiche imprecazioni in lingua greca capì che Ermes il Greco aveva scoperto la sua nuova intrusione notturna, ma non potette fare a meno di trattenere una grossa risata immaginando la comica scenetta che si stava svolgendo lì fuori, in corridoio.
Era giunto il momento di tornarsene nella sua camera da letto per farsi una bella dormita rigeneratrice. Non fece in tempo a concludere questo pensiero che una fortissima folata di vento gelido spalancò violentemente lenorme finestra della biblioteca, sparpagliando sul pavimento tutti i fogli che si trovavano sul tavolo.
Con prontezza, Amir riuscì a richiuderla e si mise subito a raccogliere tutti quei fogli sparsi sul pavimento, anche per evitare che Ermes potesse accusarlo al re di aver distrutto chissà quale antico manoscritto.
In pochissimo tempo li recuperò quasi tutti, tranne un foglio che proprio non voleva saperne di essere catturato. Si era nascosto nellangolo più remoto della biblioteca, infilato sotto un battiscopa per quasi tutta la sua lunghezza.
Amir gli si avvicinò sospettoso.
Quindi, provò a tirare verso di sé il piccolo lembo di foglio che era rimasto fuori dal suo strano nascondiglio.
Immediatamente sentì lo scatto di un meccanismo metallico.
Con stupore, vide una parte del battiscopa aprirsi lentamente verso lesterno e, senza pensarci due volte, infilò la mano destra in quellangusto spazio. Al tatto delle sue dita gli sembrò di aver trovato un grosso libro rilegato in pelle. Lo afferrò con forza ma lo estrasse delicatamente.
Istintivamente, capì di aver fatto una scoperta sensazionale e il titolo, scritto con caratteri cubitali in oro, non ammetteva equivoci.
Aveva trovato il leggendario Libro dei ricordi.
Il Libro dei Ricordi
Nel frattempo, Ermes il greco era riuscito a superare lostinata opposizione delle due guardie allentrata ed aveva fatto irruzione allinterno della sala. In quello stesso istante la finestra della biblioteca si riaprì violentemente con un grande rumore di vetri rotti. Amir approfittò della confusione e rapidamente si diresse verso luscita e da lì alla sua camera da letto. La prima cosa che fece fu quella di nascondere il libro in un posto sicuro e segreto. Si sentiva stanchissimo e troppo assonnato per iniziare a leggerlo ma promise a sé stesso che, il mattino seguente, avrebbe iniziato a sfogliarlo senza perdere altro tempo prezioso.
Alle prime luci dellalba il principe era già sveglio. Eccitato si rimise in piedi e tirò fuori, da sotto il materasso, il Libro dei ricordi.
Ne accarezzò delicatamente la copertina, realizzata con una pregiata pelle di colore marrone scuro e intarsiata con diverse incisioni. Cerano anche diversi disegni ma riuscì a distinguerne solo alcuni.
Riconobbe lisola di Astagatt, la montagna dove viveva la strega Luthien e la pericolosa foresta degli inganni, ma non seppe dare una spiegazione al gioiello dalla forma strana che vedeva inciso, per la prima volta, su di un libro.
Sapeva di avere tra le mani il libro più antico del mondo. Era stato scritto dal misterioso mago Sekmet, di cui tutti parlavano ma che solo pochi eletti avevano avuto il privilegio di vederlo nella sua vera essenza. Amir sperava che, un giorno non lontano, anche lui avrebbe fatto parte di quel ristretto gruppo di illuminati.
Si fece coraggio ed iniziò a leggere.
La prima pagina del libro esordiva con un terribile avvertimento: Solo i membri della famiglia reale hanno il diritto di consultare queste pagine. Su tutti gli altri indegni e usurpatori cadrà la mia tremenda vendetta.
Il principe rimase per due giorni chiuso nella sua stanza, insensibile alle richieste del personale di servizio che, al di là della porta chiusa a chiave, lo invitavano a fare colazione, poi a pranzare e, infine, a cenare. Ma Amir aveva dato disposizioni ben precise al capo della sua scorta personale: nessuno poteva entrare nella sua stanza senza un suo preciso ordine.
Grazie al Libro dei ricordi scoprì la sua vera origine.
I suoi ascendenti erano arrivati sullisola di Astagatt centinaia di anni prima, provenienti da una terra ormai perduta.
Quel vecchio mondo non esisteva più.
A causa di un terrificante e misterioso evento naturale, di cui però il libro non dava alcuna spiegazione, la terra si era trasformata in unenorme palla dacqua salata. Solo lisola di Astagatt e poche altre terre emerse erano sopravvissute al cataclisma.
Molti popoli erano scomparsi, ma molti altri si erano salvati approdando con mezzi di fortuna su ogni isola dellarcipelago. Nonostante avessero conservato la propria antica lingua, la cultura e le tradizioni, era andata perduta tutta la tecnologia precedentemente acquisita dallumanità.
Grazie allintervento del mago Sekmet, quelliniziale babele di popoli diversi era stata trasformata e modellata come si fa con una scultura di cera.
Per prima cosa, stabilì delle precise regole di convivenza e donò a tutti i popoli una lingua universale, in modo che potessero capirsi lun laltro senza malintesi.
Ogni isola fu libera di dotarsi del sistema di governo ritenuto più opportuno e conveniente da parte dei loro cittadini. Alcune popolazioni europee mantennero un regime sostanzialmente democratico, con un parlamento e un presidente eletto direttamente dal popolo, come sullIsola della Torre Bianca. Altre, tra cui le stesse Astagatt e, parzialmente, lisola di Cora, scelsero un sistema più complesso, realizzando un mix tra monarchia e califfato che tenesse in perfetto equilibrio le varie etnie presenti sulle rispettive isole.
Grazie al mago Sekmet, nonostante un coacervo di razze e culture diverse, dopo oltre mille anni non era scoppiata nemmeno una guerra o una piccola rivoluzione.
Nellarcipelago tutti vivevano pacificamente.
Per evitare che in futuro potessero sorgere problemi di convivenza tra i diversi popoli, il mago Sekmet bandì per sempre ogni forma di religione monoteista. Favorì, invece, la diffusione del politeismo e la cosiddetta magia bianca, ma solo se a praticarla fossero stati sacerdoti o sacerdotesse esperte. Al contrario, veniva punito con la morte, mediante il rogo, chiunque fosse stato scoperto a praticare rituali di magia nera.
Nel Libro dei ricordi si parlava anche della strega Luthien, ma la sua storia era completamente diversa da come gli era stata raccontata dai suoi precettori.
La strega, quandera bambina, aveva abbracciato lo spirito della luce. Aveva usato i suoi grandi poteri solo per fare del bene.
Di queste pratiche di magia bianca avevano tratto grande giovamento tutti gli abitanti dellisola di Cora, dove Luthien aveva vissuto per molti anni, insieme a tutta la sua particolare e numerosa famiglia.
Purtroppo, il libro non spiegava il motivo per cui, improvvisamente, la strega aveva subito un radicale cambiamento e si era trasformata nelllangelo del male.
Giunto allultima pagina Amir lesse la famosa profezia e immaginò di essere lui leletto. Nel libro si descriveva fin nei minimi particolari il Diaspro rosso, di cui lui non aveva mia sentito parlare prima. Adesso il mistero più grande da risolvere era trovare questo talismano.
Ma dove cercarlo?
Istintivamente, iniziò a ripetere sempre la stessa frase.
Una tragedia sfiorata un talismano. Una tragedia sfiorata un talismano.
Allimprovviso ebbe un sussulto, come se fosse riuscito a risolvere quellintricato e misterioso enigma.
Ci sono ci sono», iniziò ad urlare a voce alta, come sono stato stupido a non averci pensato prima. La tragedia sfiorata in mare con mio fratello Akhmed è quello il posto e lì che si trova il potente talismano il Diaspro rosso. Io lho visto io lho visto!! Domani mattina presto uscirò in mare e cercherò nelle profondità degli abissi così come recita la profezia.
Capitolo settimo
IL DIASPRO ROSSO
Dovè dovè», si sentiva riecheggiare nella stanza.
Il principe Amir si aggirava tra le sue cose buttando allaria tutto ciò che gli capitava tra le mani, come se stesse cercando il bene più prezioso del mondo.
Dovè il Libro dei ricordi maledetti ridatemelo subito o vi farò fucilare anzi impiccare allalbero più alto dellisola e dopo vi fucilo personalmente.
Proprio nel momento in cui pronunciava quelle minacce si materializzò la figura del capo bibliotecario: Ermes il greco.
Mio principe, si affrettò a tranquillizzarlo, il libro è già al sicuro ed in buone mani. Se desidera mi troverà in biblioteca ad aspettarla. Penso che sia giunto il tempo per una lunga e approfondita chiacchierata da fare insieme.
Amir si voltò sorpreso e puntò il suo sguardo diritto verso di lui, aggrottò le sopracciglia e irrigidì la mascella, poi lo redarguì violentemente: Fino a prova contraria sono ancora il principe ereditario di questisola anzi tra non molto tempo diventerò il re di Astagatt e nessuno soprattutto un capo bibliotecario come te può dirmi cosa devo o non devo fare!!.
Caro principe, replicò Ermes, la responsabilità per la custodia di questo preziosissimo libro mi è stata affidata da suo padre, il re Mohammed, lo stesso giorno in cui presi servizio nella biblioteca reale. Solo il sovrano può autorizzare qualcuno a consultare il testo. Purtroppo Lei ha sottratto il libro con linganno e di questo dovrà rendere conto direttamente a suo padre quando ritornerà dallisola di Cora. Adesso mi scusi ma il dovere mi chiama.
Amir non potette fare altro che osservarlo, immobile, mentre si allontanava dalla stanza con il libro sotto al braccio.
Fu in quel momento che decise che fosse giunto il momento di attuare il suo piano. Doveva assolutamente trovare il Diaspro rosso e dimostrare a tutti, suo padre compreso, che lui era lunico e solo eletto indicato nella profezia. Si vestì rapidamente con gli abiti tipici di Astagatt e si avviò verso luscita segreta del palazzo reale, quella stessa che utilizzava tutte le volte che desiderava camminare per la citta senza essere riconosciuto dai passanti.
Al porto si fermò al cantiere navale dove procedevano febbrili i lavori di potenziamento della flotta. Qui poté ammirare la costruzione della nuova nave ammiraglia a cui era stato dato il nome di sua madre Regina Adeela. Un velo di commozione sembrò scendergli sul viso ma riuscì a farsi forza per non piangere.
Sua madre era partita già da due settimane e la mancanza dei genitori iniziava a farsi sentire.
Girò i tacchi e si avviò verso la bottega del panettiere dovera sicuro che avrebbe potuto respirare lodore del pane fresco appena sfornato.
Diego, il fornaio, si divertiva a preparare delle pagnottelle dalle forme più curiose e strane, ma pur sempre buonissime.
Proveniva da una nobile famiglia, di lontane origini italiane, e avrebbe potuto seguire la strada professionale del padre: diventare ambasciatore.
Al contrario, scelse di frequentare lAccademia di belle arti perché sognava di diventare il pittore più famoso dellintero arcipelago.
Un giorno, mentre era diretto a scuola, incontrò lamore della sua vita Maria La Cinesina, così soprannominata a causa della forma dei suoi occhi dal taglio tipicamente a mandorla.
Purtroppo il loro amore fu contrastato dal padre di Diego a causa delle umili origini della ragazza. Inoltre, non desiderava affatto imparentarsi con una famiglia di provenienza cinese. Diego non volle sentir ragioni e decise di sposarla contro il volere di tutti. Per questo motivo fu allontanato dalla sua famiglia e diseredato di tutti i suoi averi, tranne per una piccola cifra che, per la legge dellisola, ogni primogenito aveva il diritto di ereditare al compimento dei diciotto anni.
Con quei soldi Diego Costa ebbe la possibilità di organizzare un modesto ma divertente matrimonio per la sua Maria e di prendere in affitto un piccolo forno a legna, vicino al porto, dove iniziò a lavorare come fornaio per mantenere la sua nuova famiglia. La coppia ebbe fortuna. Gli affari andarono molto bene tanto che Diego, in poco tempo, diventò il panettiere ufficiale di palazzo reale.
Le sue pagnottelle non avevano eguali sullisola ed erano famose, soprattutto, le sue ciambelle condite alla Vergara, la rara spezia. Ma, come purtroppo accade nella vita, linfame destino era in agguato.
La moglie Maria, dopo aver partorito senza alcun problema la prima figlia Jasmine, morì dando alla luce Fatima, la figlia più piccola, a causa di complicazioni sorte dopo il parto.
Da quel giorno, negli occhi azzurro cielo di Diego, scese un perenne velo di tristezza.
Amir, fin da bambino, aveva frequentato la sua panetteria e qui aveva conosciuto Fatima. Tra i due nacque subito una forte simpatia tanto che, ogni volta che poteva, si recava in quella panetteria solo con la speranza di poterla rivedere. In quelle occasioni doveva essere sempre accompagnato dal capo della sua scorta personale, il fedele Colosso.
Quando non gli veniva concesso dal re il permesso di uscire, allora sintrufolava nelle cucine reali nella speranza che, con larrivo di Diego e il suo pane, ci fosse anche la bella Fatima. Il principe, in quelle circostanze, si accontentava di lanciare solo dei brevi ma intensi sguardi che la silenziosa ragazzina ricambiava, con un sorriso misto di timidezza e vergogna.
Tutti a palazzo sapevano della passione di Amir per la figlia del panettiere, compresi i suoi reali genitori. Un giorno Re Mohammed volle parlare con suo figlio per metterlo in guardia dai facili innamoramenti.
In quella occasione gli rammentò il suo rango e gli disse che molto presto gli sarebbe succeduto sul trono di Astagatt. Doveva rinunciare a Fatima, immediatamente, perché quello era un amore impossibile, mentre doveva occuparsi solo della bellissima Sofia, sua promessa sposa.
Amir rimase molto impressionato dal discorso di suo padre tanto che, per alcuni mesi, si tenne a debita distanza dalla panetteria e fece di tutto per dimenticarla. Si concentrò nello studio e nello sport, più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Ma tutto fu inutile.
Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, era sempre per lei, la bella figlia del panettiere. La sua immagine gli frullava nella testa come quei ritratti di fanciulle dal volto angelico che, fin da piccolo, aveva visto appesi nella sala del trono.
Amir allontanò da sé quei ricordi e si diresse velocemente verso la casa di Diego il fornaio. Nel suo elaborato piano anche Fatima avrebbe avuto un ruolo importante. Doveva solo trovare il modo per incontrarla da sola e convincerla a seguirlo senza fare troppe domande. Non era solo laspetto fisico di quella ragazza ad attirarlo come una calamita, ma anche la sua caparbietà e tenacia nel fare le cose. Con il suo aiuto, probabilmente, sarebbe riuscito nellimpresa di ritrovare il Diaspro rosso.