Dietro la spalla sinistra di Jackson, Vicki commentò: — Una specie di mistura fra Capodanno, una gara All-Star di Scooter e la Tammany Hall.
— State tutti pronti! — ammonì Shockey. — Sono le 11:48!
Jackson osservò lo schermo. All’improvviso, il numero dei Vivi si alzò, quindi crebbe nuovamente, superando quello dei Muli. Le bandierine lampeggiarono. Le persone si misero a gridare, quasi sopraffacendo le parole di
— L’iscrizione dei votanti è stata legale, no?
Cazie si passò una mano nei riccioli scuri. — È questo il problema. "È" legale. Ed è troppo tardi per fare iscrivere altri Muli; inoltre non possiamo truccare il programma direttamente, tutti i mezzi di comunicazione si saranno già tuffati sulla notizia. Soltanto perché è uno scoop. Ho chiamato Sue Livingston, Don Serrano e quelli che hanno programmato le loro campagne elettorali, penso che dovresti partecipare anche tu alla riunione. Se non altro perché è implicata anche la TenTech. Sai quanto abbiamo investito in azioni della contea e dello stato, solo per nominare uno degli aspetti della situazione?
— No — rispose lentamente Jackson. — Non lo so.
— Be’, ti aggiornerò io. In condizioni normali ti terrei alla larga dalle questioni politiche della compagnia, ma questa volta… Jackson, tu non hai mai compreso quanto fosse importante il fattore politico. La TenTech "è" connessioni politiche!
— Io pensavo che la TenTech fosse un’impresa che produceva beni di prima necessità.
Cazie sospirò. — Era chiaro. Comunque, la riunione è alle nove di domani mattina a casa mia.
Jackson non disse nulla. Alle sue spalle, il fragore dei festeggiamenti si era affievolito in un felice chiacchierio. Sentì addosso gli occhi di qualcuno, si girò, e vide Vicki a un metro di distanza, che stava origliando senza alcun ritegno.
— Jack? — chiamò l’immagine di Cazie sul piccolo schermo dell’unità mobile.
Vicki disse piano: — Se non le dici che ci hai aiutato, probabilmente non lo scoprirà mai.
— Jack? Ci sei ancora?
Vicki proseguì: — Puoi andare avanti a lavorare per la fazione opposta, proteggendo i tentacoli politici della TenTech. Perdendo… cosa? Pensi che perderesti qualcosa, Jackson?
— Jack!
Jackson sollevò l’unità mobile. Ruotò le lenti in modo che Cazie potesse vedere l’edificio della tribù, poi Vicki, poi ancora lui. — Sono qui, Cazie, a Willoughby. Sì, domani mattina verrò alla riunione per slegare gli interessi della TenTech dai risultati delle elezioni. Ma non certo per cambiare i risultati del voto.
Cazie sbarrò gli occhi. Jackson interruppe la comunicazione prima che lei potesse parlare e istruì l’unità mobile affinché non rispondesse a nessuna chiamata per le successive sei ore. Quindi si rivolse a Vicki. — Però voglio che tu sappia che non sono uno che fa brogli elettorali, ma nemmeno un riformatore politico. Sono un "medico".
— La situazione non richiede un medico — rispose lei.
— E tu non fai altro che trasformarti in quello di cui la situazione ha bisogno? Nessuna scelta personale?
— Proprio così. Sono soltanto un pugno di elementi chimici cerebrali che risponde agli stimoli.
— Non ci credi nemmeno tu — ribatté Jackson.
— No. Non ci credo. E tu, invece? — gli chiese, allontanandosi.
E avendo avuto l’ultima parola, notò lui.
I Vivi erano seduti in file di sedie ammaccate, e ogni tanto interrompevano quanto pianificavano ad alta voce Lizzie, Shockey e Billy Washington. Jackson analizzò i corpi stravaccati, sproporzionati, sgraziati, maleducati, arroganti, rozzi. Vestiti a mala pena di stracci privi di gusto in plastica sgargiante e tela tessuta a mano. Gridavano suggerimenti sciocchi l’uno all’altro motivati soltanto da avidità, aspettative irreali, caparbietà o completa ignoranza della struttura pubblica.
Lasciò la riunione politica e tornò a casa.
PARTE SECONDA
Marzo — Aprile 2121
L’affiliazione richiede limiti di demarcazione: è necessario definire su una qualche base il concetto di "noi", se ci saranno poi obblighi nei confronti di questi "noi"; e non appena esisterà un "noi" ci sarà un "loro".
James Q. Wilson,
10
Jennifer era seduta alla scrivania nel Rifugio, e stava disegnando con una penna stilografica nera. Era sbalorditivo quanto trovasse rilassante quella semplice arte, evitando di usare un programma di disegno ma vero inchiostro su carta. Si concedeva venti minuti due volte al giorno per disegnare tutto quello che desiderava, tutto quello che le saltava in mente. "Un mezzo per focalizzare la tua attenzione?" aveva chiesto il responsabile delle comunicazioni del Rifugio, Caroline Renleigh, il che dimostrava quanto poco la capisse Caroline. L’attenzione di Jennifer non aveva bisogno di essere focalizzata. Disegnare era un’interruzione rinfrescante della ferrea attenzione.
Il suo studio, posto all’estremità della stazione orbitale cilindrica arbitrariamente designata come "sud", condivideva lo spazio nella cupola con la camera del Consiglio del Rifugio. A "nord" le zone gricole, i quartieri abitativi, i laboratori e i parchi creavano una vista piacevole e serena che si incurvava dolcemente nel cielo. A "sud", lo studio dava sulla plastica trasparente e super resistente che sigillava la stazione orbitale. La scrivania di Jennifer fronteggiava lo spazio.
Quando era stata più giovane, aveva tenuto la sua consolle lontana da quella oscurità. Nel suo studio, durante le riunioni del Consiglio, Jennifer aveva sempre guardato il Rifugio e il suo delicato sole artificiale. Nei lunghi anni di prigionia sulla Terra, aveva compreso che quella era una debolezza inaccettabile. Quindi aveva sistemato la sedia per fronteggiare il vuoto, con le sue stelle troppo lontane anche per la tecnologia degli Insonni: la fuga irraggiungibile. A volte guardava verso la Terra, che riempiva la finestra, oppressiva, e ricordava perché la sua gente doveva fuggire. Jennifer contemplava le due visuali. Per disciplina.
Non avrebbe portato il suo popolo più lontano di così dal nemico. La Luna, sì, ma c’era andata Miranda con i suoi traditori: la generazione modificata geneticamente che sarebbe dovuta essere il mezzo per evitare la regressione genetica verso la norma, assicurando che gli Insonni continuassero a espandere la propria superiorità sui Dormienti e che invece aveva tradito i propri amorevoli creatori e genitori, mandandoli in prigione per tradimento.
Marte era colonizzato da svariate nazioni e, in maniera più ambiziosa, dal Nuovo Impero della Cina, potente e pericoloso. Lì agli Insonni era stata piantata una pallottola nella nuca.
Titano apparteneva ai giapponesi che si stavano espandendo anche sulle altre Lune del sistema solare. Più ragionevoli rispetto al Nuovo Impero, anche loro non avevano mai accettato di buon grado gli outsider etnici. In una generazione, o due o tre, si sarebbero potuti rivoltare contro un eventuale Rifugio nell’orbita di Saturno o di Giove proprio come gli Stati Uniti si erano rivoltati contro il Rifugio originario, sulla Terra. A quel punto i bis-bisnipoti di Jennifer avrebbero dovuto ricominciare a eseguire l’intera danza sanguinaria.
No, non poteva portare la sua gente in nessun altro posto se non in quella stazione orbitale, quel fragile porto di titanio e acciaio, costruito prima della nanotecnologia. Non avrebbe nemmeno sfidato direttamente la Terra. Ci aveva provato, aveva fallito, e aveva trascorso ventisette anni in prigione. Quando si aveva un nemico che ossessionava, insultava e uccideva il proprio popolo, un nemico che non si poteva combattere e al quale non si poteva scappare, allora bisognava operare in modo sotterraneo: usare l’astuzia, essere subdoli, sfruttare le debolezze del nemico e fare in modo che non si accorgesse mai di chi lo aveva privato della sua capacità. Così non si otteneva un aperto trionfo, ma Jennifer aveva imparato a vivere anche senza. Sempre che ottenesse la cosa più importante: sicurezza per il suo popolo. Era sua responsabilità.
Responsabilità, autocontrollo, dovere. Le virtù morali, senza le quali non erano possibili realizzazioni né grandezza. Sulla Terra avevano dimenticato tali virtù. Strukov, il classico mercenario, tradiva la sua gente ogni volta che produceva virus patologici per denaro. Gli aristocratici del Nuovo Impero di Cina avevano conquistato Marte, ma lasciato i propri poveri a combattere in quell’inferno di virus modificati geneticamente in cui le fazioni in guerra avevano trasformato la Cina Occidentale. I Muli americani, che tenevano legato finanziariamente e legalmente il Rifugio agli Stati Uniti per le tasse immense che pagava la stazione orbitale, avevano abbandonato la propria morale per inseguire vuoti piaceri nelle enclavi rinchiuse all’interno di scudi a energia-Y.
Restava lo spazio.
La stazione orbitale, ultimo bastione di responsabilità rispetto alla sua gente. Ultimo bastione di responsabilità, di autocontrollo, di dovere. Di una moralità in grado di guardare oltre il piacere del momento o i bisogni individuali di una singola persona, a favore dei bisogni della comunità. Il resto del mondo aveva dimenticato che una "comunità" aveva una base biologica oltre che sociale. Un essere umano non apparteneva soltanto alle comunità che sceglieva, professionalmente e geograficamente, ma a quella in cui era nato. Il suo primo obbligo era verso la comunità che lo aveva nutrito, altrimenti l’intera catena delle generazioni che lo avevano prodotto si sarebbe interrotta. Quella lealtà doveva essere frutto di una scelta, non di un dogma insignificante. Ecco, alla fine, che cosa significava essere completamente umani: non si trattava della lealtà dei lupi rispetto al branco ma del fatto che le persone "potessero" scegliere altro rispetto al loro branco e scegliessero di non farlo. La scelta morale.
I Dormienti, abbacinati dalla tecnologia che doveva essere serva e non padrona, avevano dimenticato quel genere di morale. Peggio per i Dormienti. Avrebbero distrutto se stessi. Era compito di Jennifer assicurarsi che non fossero in grado di distruggere prima il Rifugio.
Completò il suo disegno a penna. Una complessa figura geometrica, con linee e angoli così precisi da sembrare tracciati con un righello. Disegnava sempre figure geometriche. Le restavano ancora quattro minuti per disegnare. Iniziò un’altra figura in fondo alla pagina.
— Jennifer? C’è qualcosa che devi vedere. — Paul Aleone, vicepresidente delle Imprese Sharifi, era in piedi sull’arco della porta. Paul, come Caroline Renleigh, era stato uno dei dodici Insonni che avevano partecipato al piano per costringere gli Stati Uniti ad accettare la secessione del Rifugio. Anche lui era stato tradito dai suoi nipoti, era stato imprigionato e aveva trascorso dieci anni nella prigione federale di Allendale. Di lui ci si poteva fidare. Jennifer ruotò la sedia per guardarlo in faccia e sorrise.
— Guarda — disse Paul, consegnandole una pila di carta stampata. Modificato geneticamente nella bellezza, si muoveva ancora con la leggerezza di un giovanotto. In fondo, però, aveva soltanto settant’anni. — Il programma di controllo notiziari di Caroline ha evidenziato questo sui canali terrestri. Il nome da segnalare era "Billy Washington". È il Vivo che…
— Ricordo chi era — interruppe Jennifer. Il Rifugio aveva sempre monitorato le banche dati dell’Ente per il Controllo degli Standard Genetici, ovviamente, e della maggior parte degli altri Enti governativi. Billy Washington, sua moglie Annie Francy, e la figlia di lei erano stati le prime cavie degli esperimenti biologici di Miranda. Insieme a un Mulo, agente dell’ECSG, con una copertura talmente profonda che nemmeno il Rifugio era stato in grado di scoprire chi fosse.
Paul riprese: — Il programma doveva evidenziare anche "Lizzie Francy", la figliastra di Washington. Adesso ha diciassette anni. Lei e la sua cosiddetta tribù stanno tentando di fare eleggere un candidato a una carica governativa.
— Un candidato Vivo? — Jennifer analizzò le stampe. Anche se riflettevano il solito sensazionalismo tipico dei Dormienti, riuscì a estrapolare i fatti dalle ampollosità. I Vivi nella Contea di Willoughby in Pennsylvania si erano iscritti per votare. Cosa che i Vivi solevano fare fedelmente, ma non facevano più da quando Miranda Sharifi aveva trasformato l’ottanta per cento della civiltà in nomadi che non seguivano né selvaggina né mandrie, ma soltanto il sole. Quei votanti in Pennsylvania programmavano di eleggere un loro candidato a una carica governativa in una speciale elezione che si sarebbe tenuta il primo aprile. Un candidato Vivo.
Jennifer restò seduta immobile, riflettendo. Paul proseguì: — Per quanto riguarda i nostri interessi, ci sono due modi di considerare la situazione. Uno è che più lotta ci sarà fra i Dormienti, più attenzione punteranno a combattersi e meno ne rivolgeranno a noi, indipendentemente da ciò che decideremo di fare. L’altra, negativa, è che alcuni Vivi al potere creeranno una seconda entità dalla quale dovremo proteggerci, di tipo sconosciuto e meno prevedibile dell’aristocrazia dei Dormienti. Queste notizie presumono che i Vivi al potere siano una possibilità reale. Anche facendo una cresta sulle loro isteriche esagerazioni.
Jennifer lanciò un’altra occhiata ai titoli:
LA MINACCIA CONTRO IL GOVERNO IN CARICA: "VOGLIAMO FARE LE COSE AL MODO DEI VIVI, TANTO PER CAMBIARE" DICE CANDIDATO DELLA PENNSYLVANIA A SUPERVISORE DISTRETTUALE
LASCIARE CHE I BAMBINI GESTISCANO L’ORFANOTROFIO: INVERSIONE DELLE PRIORITÀ DEL QUATTORDICESIMO EMENDAMENTO
OLIGARCHIA LEGALE: UN GOVERNO IL CUI TEMPO BIOLOGICO È FINALMENTE SCADUTO?
COM’È POTUTO ACCADERE? COMMISSIONE INDIPENDENTE PER INVESTIGARE L’INDECENTE CAMPAGNA ELETTORALE IN PENNSYLVANIA
"LASCIATE ANDARE LA MIA GENTE" — L’INAPPROPRIATA FORMULA CHE MASCHERA UN DISASTRO GOVERNATIVO
"È ARRIVATO IL MOMENTO PER RIVEDERE I TEST DI ISCRIZIONE DEI VOTANTI" DICHIARA IL CAPO DELLA MAGGIORANZA BENNETT